Soter
sentiva caldo. Le
fiamme avevano
raggiunto anche lui.
Riaprì
gli occhi e si ritrovò in un’oscurità
ancora più profonda di quella della
precedente allucinazione. Il
calore si
rivelò essere reale. La temperatura era aumentata. Che
fossero gli acidi
digestivi del mostro?
L’aria
continuava a mancare ma questa volta il dolore che gli stava procurando
la
torrida caldana lo spronò ad agognare la sopravvivenza.
In
piena agitazione, con le mani tremanti cercava una via di fuga tra
quella massa
fibrosa di carne e muscoli facendosi strada tra i viscosi orifizi.
L’uomo
sprofondò ulteriormente. Il calore lo fece urlare di dolore.
Cominciò a
dimenarsi energicamente mettendo a raccolta tutte le proprie forze.
Improvvisamente
nella disperata ricerca tentoni di una via di uscita tastò
qualcosa di diverso.
Era metallico.
E
il metallo ricambiò la stretta. Quell’ignoto
materiale gli aveva letteralmente
afferrato la mano aderendo con la sua superficie fibrosa su ogni
singolo dito.
Prima
che Soter potesse sorprendersi e ritrarre la mano, la superficie di
metallo,
L’Innominato
cercò di divincolarsi spaventato. Che quell’essere
fosse un nuovo orrore,
ospite della creatura più grande? Si chiese sgomento.
La
lega vivente continuava a ricoprire il suo corpo senza che
l’Innominato potesse
nulla per impedirglielo. Nel
giro di
pochi secondi si era estesa su tutto il torace, poi gli
rivestì le gambe, l’altro
braccio e infine si cosparse anche sul volto.
Phobos
non era più nemmeno umano. L’antico re di un
remoto passato divenuto Innominato
aveva assaltato l’accampamento dei falchi lasciando tutti di
sorpresa.
E
se prima la prospettiva di poter placare la sua distruzione era
annichilita
dalla sua abilità e dai mezzi di cui disponeva, in seguito
la sua
trasformazione aveva fatto perdere agli uomini ogni speranza.
Ma
adesso la speranza umana divampava manifestandosi sotto forma di fiamme
incandescenti. Sideris s’era rialzato dalla morte e come un
onnipotente
stregone aveva plasmato a proprio piacimento la realtà
stessa del proprio
corpo.
Le
sue braccia erano divenute bastoni cavi dai quali erompevano lingue di
fuoco incandescenti
che si alzavano fino a sei metri investendo l’orrenda
creatura.
“Quello
lì è
Sideris, Pilade. L’ho visto rialzarsi. Non è
umano, è uno di loro”
osservò Oreste
che gli era seduto accanto.”
Lentamente
incominciò a sentire anche la paura.
Non
potendo avanzare verso Sideris, l’essere arretrò
sopraffatto dal dolore. Ma i
suoi movimenti erano goffi e impacciati. Se fosse stata una creatura
mortale sarebbe
morta per le ferite già da diverso tempo, invece continuava
a soffrire
intensissimamente agognando la morte. Quello era il fio per aver
abbandonato la
propria umanità: un dolore lancinante e prolungato.
Anziché
ferirsi come qualsiasi altro essere, la creatura soffriva nel ridurre
le
proprie dimensioni passando dai sette ai quattro metri di altezza.
Non
aveva arti, occhi od organi interni ma solo una massa bulbosa che
sostituiva di
continuo i pezzi mutilati finché aveva il materiale
sufficiente per farlo.
Sideris
non demorse, innaffiando il demone con le fiamme dell’abisso
nel quale sarebbe
dovuto sprofondare per sempre. La creatura rimpicciolì
pateticamente fino a
diventare una densissima macchia di sangue sul terreno.
Al
suo centro era steso a terra un uomo in posizione fetale. Era rivestito
di una
minacciosa quanto tenebrosa armatura nera. L’uomo si
alzò in piedi e Sideris
riconobbe la corazza di Phobos che indossava prima della
trasformazione. Si
mise in guardia.
L’elmo avvolgente dell’uomo si aprì mettendo in luce il suo viso. Era Soter.
-------Parentesi anacronistiche 2:
Armamentario 1
Le
balestre singole o a
ripetizione sono tra le armi standard assieme alle armi bianche
composte di
leghe metalliche più avanzate rispetto al normale.
All’ultimo livello di
concessione l’Araldo ha diritto a un’arma
tecnologicamente avanzata. Possono
essere spade (come nel caso di Soter e Klearcos), fruste (Varsos),
mazze
(Deimos) o armature complete (Phobos). Sono armi apparentemente normali
ma
dotate di un sistema di sicurezza biometrico in grado di riconoscere il
dna
delle cellule di una o più persone prestabilite. Se i
risultati dei test
biometrici corrispondono, chi le brandisce è in grado di
attivare le
funzionalità tecnologiche dell’arma.