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Autore: Kucchan_    01/08/2014    1 recensioni
[SOSPESA]
Tayuya è una giovane liceale che frequenta il secondo anno. Ai suoi cari amici d'infanzia, Kidomaru e Jirobo, si aggiungeranno presto due nuovi impicci: Sakon, il suo più acerrimo rivale, che le renderà i giorni più 'allegri', e Kimimaro, che stringerà subito amicizia con il goloso del gruppo.
Una commedia romantica che si basa sull'amore che verrà a crearsi fra Tayuya e Sakon.
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Spero che la trama non sia troppo banale... ^_^'
Beh, vorrei solo aggiungere che ho avuto l'illuminazione per questa storia durante la lezione d'inglese, ed è proprio per questo che la storia inizierà con quella materia.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jirobo, Kidomaru, Kimimaro Kaguya, Tayuya | Coppie: Sakon/Ukon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 13 –  Novità
 
 
Poco dopo, rise, un po’ rossa in volto: «Pff, che ti credi? Anche io so fare gli scherzi!».
In fin dei conti, pensò, la giornata era passata bene. Si era divertita, aveva avuto un’esperienza emozionante, e soprattutto.. No, non voleva ancora ammetterlo. Ma in fondo lo sapeva anche lei: ne era innamorata.
 
 
«Che palle! Sono già le 15 e non abbiamo nemmeno mangiato… come se non bastasse si torna a casa alle 16!» esclamò Tayuya, una volta sedutasi al tavolino.
«A chi lo dici… Sto morendo di fame!» annuì Jirobo.
«Ma se hai mangiato schifezze tutto il giorno! Kimimaro dice che stavi mangiando anche mentre mi cercavate…» ribatté Kidomaru, un po’ seccato, dopo essere stato messo allo stesso livello di un lecca-lecca.
Il goloso del gruppo si zittì, cercando una risposta adatta. La trovò pochi istanti dopo: «Appunto, ho mangiato soltanto cose come patatine o caramelle. Io voglio un panino, di quelli buoni che prepara la mamma di Tayuya!»
La ragazza appena nominata, fece finta di non aver sentito, e disse: «Piuttosto… Io ho portato lo zaino dei giochi, Jirobo ha portato lo zaino delle merendine e Sakon ha portato le bibite. Chi di voi – domandò rivolta a Kimimaro e Kidomaru – doveva portare i panini?».
Kimimaro restò zitto a fissare la rossa, mentre anche il compagno faceva lo stesso.
Tayuya, sentendosi osservata, urlò: «Beh? Che diavolo avete da guardare? Se fate così non mi date nemmeno degli indizi!».
Il ragazzo dai capelli bianchi, allora, mosse la mano come per indicare qualcosa o.. qualcuno. Non alzò del tutto la mano, però, perché venne fermato dal ragazzo con sei braccia: mentre gli teneva ferma la mano, si scusò in fretta e furia: «Vado un attimo in bagno! Ne parliamo do… - tentò di dire, ma fu frenato giusto in tempo - Ma porca puttana!».
Un flauto argentato venne tirato sulla testa di Kidomaru, creandogli un enorme bernoccolo poco più in alto della fronte.
«Tayuya! – si lamentò lui – Mi hai fatto male! Quello strumento maledetto te lo porti sempre dietro?!». Raccolse il piffero, per poi tirarlo all’amica, tentando di colpirla. Vano fu il tentativo: lei lo prese al volo, e subito gli rispose: «Tch, ovvio. È il mio migliore amico!». Schioccò poi un bacio al suo strumento musicale, ma, sentendosi leggermente ridicola, continuò: «P…parlando d’altro… vuoi per caso che te le suoni? Sai di cosa sono capace. Si può sapere perché non hai portato lo zaino? Adesso noi che cavolo dovremmo mangiare?».
«Potremmo mangiare te…» interloquì Sakon, che fino ad ora era stato zitto. «Secondo me sei davvero deliziosa!» aggiunse poi con tono malizioso.
«Buona idea!» annuì Kidomaru, sorridendo lievemente.
Tayuya, per la seconda volta, finse di non aver sentito nulla; ma, appena i due inziarono a litigare per chi dovesse prendersi la ragazza, tirò nuovamente il flauto sulla testa del ragazzo con otto arti e diede un pugno sulla guancia dell’altro, che era più vicino a lei.
«State zitti, pervertiti!», arrossì. Poi, disse nuovamente: «Vabbè… è quasi ora, torno a casa.»
Fece per girare i tacchi, quando Sakon la fermò. Si avvicinò a lei e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Tayuya diventò nuovamente rossa, poi acconsentì, facendo un cenno con la testa.
«La accompagno a casa! Bye bye!», salutò l’altro.
I tre amici che restarono lì al parco, intanto, decisero di tornare a casa. Tanto, ormai, senza videogiochi, bibite o cibo, lì non restava nulla da fare.
«Senti, Kidomaru. – interpellò Kimimaro – Jirobo adesso viene un po’ a casa mia. Ti va di seguirci?».
Lui non rispose, ma si limitò ad acconsentire.
 
Ore 16.00. Intanto, nel vialetto sotto casa di Tayuya...
Tayuya e Sakon camminavano tenendosi per mano. Lei, stranamente, sembrava aver perso la lingua. Continuava a fissare il cielo, quel cielo che poche ore prima era così azzurro, adesso stava abbuiando sempre più, ricoprendosi di dense nuvole colorate - si fa per dire - di tutte le sfumature del grigio.
«Tra poco comincerà a piovere…» disse infine.
Sakon la guardò per l’ennesima volta: con quello sguardo perso nel vuoto, assorta nei suoi pensieri, la sua amata sembrava cento volte più bella del solito.
«Faresti meglio ad entrare, ora. Io tornerò a casa.», affermò dopo essersi ripreso da quella stupenda visione.
Lei, per risposta, si limitò a ricambiare il suo sguardo, e, dopo pochi secondi, emise solo un «mh…», appena accennato, annuendo col capo.
Le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere. Poche, ma pur sempre gocce; fastidiosissime gocce. Una dopo l’altra, si tuffavano sull’erba del vialetto della casa di Tayuya, producendo un picchiettio regolare.
Sakon, che aveva appena iniziato ad incamminarsi verso casa sua – senza nemmeno salutare: aveva intuito che Tayuya aveva qualche pensiero per la testa, ed era meglio non disturbare ulteriormente -, venne fermato dalla voce della rossa: «Piove», aveva detto.
I due si guardarono nuovamente negli occhi: «Aspetta, ti porto un ombrel-». Tayuya tentò di pronunciare quella frase, ma non poté farlo, perché Sakon ribatté prontamente: «No, non serve. Conoscendomi, mi dimenticherei di riportartelo e… Conoscendo anche te, tu mi sbraneresti. Già, lo faresti solo per un ombrello!» rise.
Anche lei accennò un sorriso, e poi lo invitò: «Allora vieni da me. Abbiamo un caminetto niente male, riscalda davvero molto!».
 
Ore 16.00, a casa di Kimimaro...
«Sono a casa» annunciò Kimimaro ai suoi familiari, pur sapendo che non avrebbe ricevuto risposta.
«Cavoli! Casa tua è gigante, Kimimaro-kun!» commentò Kidomaru entrando nella villa dell’amico.
«Sì…» si limitò a rispondere l’interpellato. «Venite», li chiamò salendo delle scale, per poi sparire nella porta.
Anche Jirobo era già arrivato alla porta. Solo Kidomaru era rimasto lì, immobile, a guardarsi intorno, quasi smarrito nella grandezza di quella casa.
«Caspita! Ma tu hai sei braccia!» urlò qualcuno. Non sentendo alcuna risposta, lei continuò: «Sei fantastico!». Poi iniziò a provare le sue capacità: notando che era riuscita a far congiungere l’indice e il pollice, stringendoli intorno al polso, volle verificare se riusciva a farli unire anche cingendo due mani, invece di una.
«Uffa!» si lamentò, dopo aver notato che l’impresa era impossibile. Prese dunque a giocare con le mani del ragazzo, che solo allora si smosse: «Ma che cavolo… E tu chi sei? Ma soprattutto, che diavolo vuoi?!» urlò lui.
«Questo dovrei chiedertelo io», rispose la creatura.
Kidomaru la squadrò per bene: gli arrivava solo alla pancia, probabilmente – pensò – era solo una bimba. Portava dei sandaletti rosa, rosa scuro; dei pantaloni blu scuro erano visibili solo fino al bacino: da lì, erano coperti da una maglia che li copriva, di un grigio tendente al celeste. Per finire, osservò il suo piccolo viso: due occhioni verdi brillavano su quel faccino tondo. Proprio come Kimimaro, c’erano due piccoli pallini rossi sulla fronte, e uno dei due era coperto da un ciuffo bianco.
Solo dopo averla guardata a fondo, le rispose: «Sono un amico di Kimimaro. Ora, se non ti dispiace…». Fece per andarsene, ma la piccola lo trattenne, tirandogli le mani: «Dai, dai, resta con me. Mi piaci! Secondo me sei anche simpatico!».
Non avendo voglia di risponderle, lui le lanciò un’occhiataccia.
«Va bene… Ti va di parlare un pochino con me, prima? Potresti scoprire delle cose su Kimimaro-niichan!*», sorrise l’infante.
Tanto per accontentarla, Kidomaru le chiese: «Sei sua sorella?».
La bambina sorrise nuovamente: «Vedo che hai capito! La risposta è no! Kimimaro-niichan è mio cugino.» Poi, indicò una figura che passò nel corridoio lì vicino: «Lei è la mia mamma, poi ci sono anche il papà, il nonno e il mio cagnolino!».
«E Kimimaro? Intendo… i suoi genitori?» chiese il ragazzo, oramai incuriosito.
«Vivono lì!» rispose la bimba, indicando il soffitto.
«…Eh?»
«Nel cielo. Ci sono andati tanto tempo fa, quando Kimimaro-niichan era piccolo. Secondo la mia mammina, quando aveva la mia età, Kimimaro-niichan era davvero allegro. Rideva sempre! Poi però è successo un incidente e…».
Il rumore di una porta che si apriva echeggiò nel grande salotto. Kimimaro uscì da quella porta, e, affacciatosi dalle scale, rimproverò la sua cuginetta: «Kidomaru! Quanto ci metti? Oh! Kagu-chan… Stai nuovamente importunando gli ospiti? Lascialo stare, vattene in camera tua.»
Lei fece una faccia triste, poi disse al nuovo arrivato: «Comunque sia, puoi chiamarmi Kagu-chan! Kagu viene da Kaguya**, però abbreviato è molto più carino! Ci sentiamo!». Poi sparì in una stanzetta lì vicino.
 
Finalmente nella sua stanza, il ragazzo dai capelli bianchi si chiuse la porta alle spalle.
«Dovete sapere che non vi ho chiesto di venire qua per divertirci.» suscitando stupore negli amici, spiegò subito la situazione: «Kidomaru, tu ci nascondi qualcosa: dopo il tuo rapimento sei diventato parecchio strano; io ho già intuito cosa potrebbe essere, ma… preferirei che ce ne parlassi tu.»
«Sono proprio un libro aperto, eh?» rise il ragazzo. «Ebbene…»
 
Ore 16.30, a casa di Tayuya...
«Io prendo il bis!» ordinò Sakon, pulendosi la bocca con un tovagliolo.
Tayuya, però, gli fece notare: «Veramente sarebbe la terza volta che ordini il ‘bis’…».
«Che ci posso fare? I cornetti fatti in casa da tua madre sono prelibati» Si pulì nuovamente le labbra, dopo aver sorseggiato un po’ di cioccolata calda. Alzando la tazza, aggiunse: «E anche questa! Jirobo aveva proprio ragione!». A quelle parole, la rossa sorrise: «Beh, sarà… Ma conciato così sei proprio buffo!». Sfilò dallo zaino – quello che aveva portato al parco - uno specchietto e lo porse al suo amico. Questo guardò il proprio riflesso e subito esclamò: «Cavoli! Ma avvertirmi prima ti avrebbe dato fastidio?».
Quando si era immerso nella scodella per berne tutta la cioccolata in un fiato, si era sporcato il naso di quel liquido, e un po’ anche la guancia.
«Sì! Così sembri una maschera di carnevale!», disse continuando a ridere.
Sakon, seccato, commentò: «Maledetta! Vorrei vedere te al mio posto!» poi, si fermò a riflettere. Sdraiò Tayuya sul tappeto, dandole una piccola spinta. Si sdraiò accanto a lei e le confessò: «Se fossi stato in te, avrei leccato via il cioccolato. Si vede che non ci somigliamo per niente!»
«Cosa?! Ti è dato di volta il cervello? Ma non lo farei mai e poi mai, idiota!», si arrabbiò lei.
Sakon riprese: «Vabbè… Comunque, ora ti va di parlare di quella cosa? Quella… che ti ho sussurrato all’orecchio, proprio oggi».
La ragazza tornò seria e arrossì leggermente, di nuovo. «Okay…» mormorò.
 
Una settimana dopo, nel corridoio della scuola 
Tutti i ragazzi dell’istituto erano nuovamente riuniti lì , proprio come la settimana prima.
«Tayu-nyan! Idiota! Kimi-kun e.. Come potrei chiamarti? Ah, ci sono: grassone! Ci siete tutti!» salutò Sakon, correndo verso il gruppo.
«No, ma dai? Ti pare normale rimanere a casa proprio oggi? E poi come ti salta in mente di chiamarmi idiota?! Eh? Ti sei visto tu?» rispose arrabbiato Kidomaru.
«Non ricominciate! Volete farmi arrabbiare proprio il primo giorno di scuola? …Uff. Piuttosto, cosa succede oggi?» domandò curiosa Tayuya.
Il ragazzo si zittì all’istante, per poi balbettare: «N.. Niente… è il primo giorno di scuo-» tentò di giustificarsi, ricevendo un leggero schiaffo sulla schiena. Si voltò: Kimimaro era lì, con il suo solito viso serio: «Hai promesso che oggi l’avresti detto. Sbrigati.»
Subito dopo, Sakon commentò stupito: «Cosa? Devi confessarci qualcosa? Anche io e Tayu-nyan dobbiamo dirvi una cosuccia… Abbiamo aspettato una settimana, per dirvelo». Abbassò la testa, in attesa di ascoltare il suo rivale.
«Cosa? Spara! Dillo prima tu!» tentò di ‘scappare’ Kidomaru, ma poi venne sollevato di peso da Jirobo che gli intimò: «Muoviti! Se sei riuscito a dirlo a noi devi farlo anche con questi due. Tayuya è la tua migliore amica, no?».
«Va bene, va bene! Mi sono innamorato di…» lì si interruppe per pochi secondi, per poi riprendere: «Mi sono innamorato di Kin!», disse tutto d’un fiato. Guardò Sakon, che stava sorridendo maliziosamente, e gli proferì: «Vorrei che tu oggi mi aiutassi a dichiararmi… Secondo Kimi-kun è la cosa giusta. Ma sia chiaro che Tayuya non sarà tua!»
«Oh, questo è quello che credi tu…» sussurrò il ragazzo dai capelli argentati «Va bene. Accetto, ti aiuterò. Ma non perché ti considero un amico, sia chiaro… Se questo mi farà avere via libera, lo farò. Tayuya, ora se non ti dispiace tocca a te.  …Tayu-nyan?» chiamò.
Lei era lì, immobile, con il viso rosso – per la dichiarazione che di lì a poco avrebbe dovuto fare – e un’espressione di puro stupore. Non voleva assolutamente che una maledetta rivale le portasse via il suo migliore amico.
«Sì, va bene.» si destò lei. «Io non ho paura di nulla, affronto le cose così come stanno. Questo oramai lo sapete tutti.» Esitò qualche istante, poi riprese il discorso: «Nonostante io stia per dirvi una cosa che molto probabilmente vi stupirà, voglio che sappiate che io resto sempre la Tayuya che conoscete. Non pensate male; capito, ciccione? - disse fulminando con lo sguardo Jirobo, che sorrideva. Probabilmente aveva già capito tutto -. Dunque, io e Sakon…» E lì esitò nuovamente. «Io e Sakon ci siamo messi insieme.». Restò a fissare il pavimento per qualche secondo, finché non udì la campanella dell’inizio delle lezioni: era ora di andare, e, dopo le lezioni, sarebbe arrivato il grande momento.
 
 
Le lezioni erano oramai finite.
Il quintetto del suono era radunato su una panchina, sotto l’edificio scolastico.
«Ehi, Kidomaru! Arriva!» indicò Jirobo.
«E basta! La state facendo tragica! Guardate che io me la cavo sempre, eh!»
Sakon e Kidomaru si alzarono, in direzione dell’entrata della scuola.
«Kin.» Sakon la salutò con un cenno del capo. «Il mio amico vorrebbe parlarti un secondo, avresti un po’ di tempo?»
Lei lo guardò un po’ sbigottita, poi sorrise lievemente e pronunciò un «sì» quasi sussurrato. Sakon tornò alla panchina.
I quattro ragazzi rimasti seduti lì iniziarono a parlare – ovviamente – della rivelazione di Tayuya fatta quella mattina. Mentre la rossa rispondeva ad alcune domande, continuava a lanciare occhiate al suo amico: intanto che parlava, continuava a toccarsi il collo con una mano. Le altre cinque erano ovviamente rigide rispetto al solito.
Tayuya socchiuse gli occhi, e, per ricordarsi che quel ragazzo era solo il suo migliore amico - e doveva avere una vita tutta sua -, schioccò un bacio sulle labbra di Sakon.
«Tayuya? Che fai?» chiese lui arrossendo leggermente.
«Non posso?» domandò lei, facendogli gli occhioni dolci.
Come risposta, lui l’abbracciò.
Pochi minuti dopo tornò Kidomaru, con una faccia piuttosto soddisfatta.
«Già fatto?» chiese il ragazzo dai capelli argentati.
«Eh? Quanto avrei dovuto metterci, scusa?» ribatté l’altro.
Sakon ci pensò su per qualche istante: «Mh… In effetti Tayu-nyan si è dichiarata in pochi secondi. Ci hai messo troppo.»
Per evitare una lite, il moro mostrò un bigliettino di carta: «Ci sentiremo per telefono questa sera.», sorrise.
 
 
 
---------------------------- Note ♫
Non voglio immaginare quanto tempo è passato. Forse un mese? No, un mese e mezzo. Chiedo scusa soprattutto a Tata Randagia e Otogakure_no_Sakon perché seguono la storia ogni santo capitolo… -dunque non oso pensare quanto avranno sofferto!-
Piuttosto (eh sì, in questo capitolo ci sono parecchi ‘piuttosto’! xD)… Che ne pensate? Ho cercato di fare del mio meglio per allungare il capitolo, e da due/tre pagine siamo arrivati a quattro e mezzo. Ho ripetuto infinitamente di voler arrivare a sei, ma proprio non ce la faccio! Pardon.
Anyway, spero di non essere andata troppo ‘out of character’… altrimenti devo inserirlo nelle note della storia!
Inizio ad amare Tayuya e Sakon #=W=# No, veramente li amavo già, ma questi son dettagli.
E poi odio tantissimo Kin! Come mai ho deciso che il mio ragnetto preferito si innamorasse di lei? ò.ò Idiozia portami via!

>> Ultima cosa, è abbastanza importante: Credo che con Kidomaru stia andando un po' OOC, che ne pensate? Lo aggiungo alle note?
 
Okay yo [Cit.], vi lascio con le noticine e scappo!
 
 
 
*Niichan: è una parola giapponese. Letteralmente significa “fratellino” (usato in modo affettuoso), ma i bambini lo usano anche per nominare le persone a cui sono affezionate.
Vedasi Konohamaru, che, nel doppiaggio giapponese, chiama Naruto “Naruto no nii-chan”.
**Kaguya: per non fare confusione con [Spoiler] la Kaguya che appare ora nel manga, che tra l’altro sta facendo molti più casini di quanti quella bimba possa farne, [Fine spoiler] vorrei ricordare che Kaguya è il cognome di Kimimaro, e di conseguenza di tutto il suo clan.
 
 
 
Sayonara!
 
    Kucchan_, l’autrice [immettere qui un aggettivo]
  
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