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Autore: ThatsAmorrre    01/08/2014    0 recensioni
Alaska, una quasi diciassettenne alle prese con la sua adolescenza ma anche qualcosa di più grande.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno

 
Il fresco pungente di metà settembre si faceva sentire.
La luce fioca che entrava dalle tapparelle era abbastanza per recare fastidio ai miei occhi.
La scuola era iniziata a malapena da tre giorni e già non ce la facevo più.
Il letto era così caldo e comodo.
Perché sarei dovuta alzarmi per andare in un posto che odio?
«Alaska, tesoro alzati o farai tardi».
La voce di mia madre riempì la stanza, fin ora silenziosa, e la luce proveniente dal corridoio,
a causa della porta lasciata aperta da mia madre, scacciò il buio facendomi richiudere gli occhi per l’improvvisa luminosità.
Emisi un grugnito di disapprovazione e mi girai dalla parte opposta della porta.
Sentii mia madre sbuffare e i suoi passi farsi sempre più vicini.
«Alzati pigrona!» mi ripeté più autoritaria e scoprendomi dalle dolci e calde coperte.
«Mamma!» le urlai mentre lei usciva da camera mia.
Guardai l’ora dal cellulare.
Erano le sette del mattino, un orario improponibile per una dormigliona come me.
 
-
 
L’aria londinese era pungente di prima mattina.
Avevo appuntamento con Lily da Starbucks ed ero, inevitabilmente, in ritardo.
Alla fine avevo finito per riaddormentarmi e per essere risvegliata dalle urla isteriche di mia madre.
Niente che un buon caffè non potesse cancellare.
Le foglie degli alberi ricoprivano gran parte del ciglio della strada e del marciapiede.
Londra era sempre spettacolare nei colori autunnali.
Ero quasi da Starbucks, i tavoli esterni erano vuoti.
Entrai.
Una ventata di profumo di caffè mi inondò.
Vidi Lily.
Era impossibile non notarla.
I suoi capelli rosso mogano leggermente mossi, spiccavano su tutto il resto.
La carnagione era chiara, sembrava fatta di porcellana, ed era in perfetto contrasto con il colore scuro dei suoi capelli.
Gli occhi erano di un castano-verde, variavano a seconda del tempo e della luce, che truccava sempre alla perfezione.
Indossava la sua giacca color cammello, jeans neri con i suoi amati Dr.Martins e l’immancabile borsa nera con dentro le cose di scuola.
«Grazie a Dio, Alaska!» esclamò vedendomi e venendomi incontro sorridente.
«Scusa per il ritardo» mi scusai mentre le davo due baci sulla guancia.
«La solita! Ti sarai riaddormentata come sempre» disse mentre mi porgeva il mio caffè da asporto.
Ok, non era la prima volta che mi capitava di riaddormentarmi.
Mi succedeva più volte di quante ne volessi ammettere.
Che male c’è ad essere dormigliona?
«No..no..» negai.
«Si certo e gli asini volano» mi rispose con il suo solito sarcasmo «Ti conosco da quando portavi ancora il pannolino, Eaton. Non mi puoi mentire»
aggiunse mentre uscivamo dal calore nel negozio per essere avvolte nell’aria fresca di Londra.
Alle volte dimentico da quanto siamo amiche io e Lily.
Praticamente da sempre.
Non c’è un ricordo nella mia mente dove non ci sia anche lei.
Il primo giorno di scuola, le feste di carnevale con i costumi sempre coordinati tra loro, i natali e i compleanni.
Quest’anno avremmo compiuto 17 anni.
«Donna sai troppe cose di me» dissi scherzando e tenendo fra le mani il caffè caldo.
«Si, anche la cotta che avevi per Tyler Lott in seconda media» mi rinfacciò ridendo.
Davvero, sapeva troppe cose di me.
Soprattutto imbarazzanti.
«Da che pulpito!» dissi « vogliamo parlare di Alexander Turner?»  le rinfacciai a mia volta ridendo.
Le nostre camminate per arrivare a scuola erano sempre così.
Chiacchieravamo, scherzavamo e ci confidavamo.
Sapevamo che tra noi potevamo parlare di tutto perché nessuna delle due giudicava l’altra.
Se mi succedeva qualcosa lei era la prima a saperlo.
Se avevo bisogno di sfogarmi lei c’era, e io per lei.
«Aveva il suo fascino» si giustificò bevendo un sorso del suo caffè.
«Certo, certo» le risposi ironicamente bevendo un sorso del mio caffè.
Era caldo mentre scendeva in gola e ti scaldava dall’interno.
Adoravo quella sensazione.
«il fascino lo vedevi solo tu, comunque» aggiunsi ridendo.
Fece spallucce ma anche lei rideva.
«Non sono l’unica a saper troppe cose, donna» disse ridendo «dovrei ucciderti» aggiunse scherzando ma con il volto serio.
«Saprei già dove sotterreresti il mio cadavere» dissi ridendo.
Perché è vero, già lo sapevo.
«E dove? sentiamo» domandò curiosa
«Facile, al lago dove ai seppellito Mr.Flaffer» risposi con un sorriso beffardo.
Mr.Flaffer era il criceto di Lily che morì perché lei gli dava troppo da mangiare.
Mi guardò e scoppiò a ridere.
Avevo indovinato, ovviamente.
«Mr.Flaffer mi manchi e manchi a tutti noi. Riposa in pace»
 Sentenziò quasi seriamente.
«Amen» conclusi e scoppiammo a ridere.
 
-
 
«Dovrebbero fare una legge dove si proibisce la matematica alla prima ora» protestai «o a qualunque ora della giornata.
Aboliamo direttamente la matematica e facciamo prima» aggiunsi.
Ormai eravamo a scuola ed era questione di minuti perché la campanella suonasse.
Stavamo prendendo i nostri libri dagli armadietti.
«Soprattutto se a insegnarla è Faccia da rospo» aggiunse Lily sconsolata.
La matematica era la mia croce, il mio tallone d’Achille o in qualunque altro modo la vogliate chiamare, facevo schifo.
E per Lily non era diverso, la detestavamo.
Ma detestavamo ancora di più Faccia da rospo, la nostra professoressa.
Miss. Butterbon.
Era denominata così da tutti perché aveva davvero una faccia che ricordava quella di un rospo.
Per non parlare della sua ossessione per il rosa.
Penso, in tre anni da mia insegnante, di non averla mai vista vestita con un colore diverso dal rosa.
«Stavate parlando di me?» entrò Ansel nella conversazione.
Ansel era il terzo membro della combriccola.
Ci conoscevamo da quando avevamo sette anni, quando Ansel si era trasferito nella nostra scuola.
Era più alto di me e Lily.
Spesso gli appoggiavo la testa sul petto e devo dire che era davvero comodo.
Portava i capelli sempre scompigliati ed erano del colore del miele e gli occhi avevano un colore simile, forse un po’ più scuro.
Avevo sempre adorato il sorriso di Ansel.
Era dolcissimo e così sincero, spontaneo.
Oggi indossava dei jeans, maglietta a maniche corte della Abercrombie&Fitch bianca e una camicia a quadri blu e bianchi.
«Se sei soprannominato Faccia da rospo,allora sì» gli rispose Lily.
«Naah, con questo bel faccino» rispose portandosi la mano al mento mentre sorrideva.
Ansel era irrimediabilmente autoironico, ed era una cosa che adoravo di lui.
Credeva in sé stesso e aveva autostima di sé ma era sempre pronto a scherzare su di sé.
I corridoi erano pieni di adolescenti scherzosi e assonnati che maledicevano il posto in cui si trovavano.
C’era chi mangiava qualcosa, chi leggeva, chi rideva e scherzava.
Una solita mattinata tra i banchi.
Suonò la campanella.
«Dio ti prego, fammi passare senza problemi quest’ora» pregai.
«Amen» finirono Lily e Ansel.
Scoppiammo in una risata mentre andavamo in classe.
 
 

SPAZIO AUTRICE:


Ed ecco qui il primo capitolo della mia FanFiction.
Come vi è sembrato?
Se mi sono sfuggiti degli errori grammaticali, ortografici o di battitura perdonatemi.
Vi piacciono Alaska, Lily e Ansel?
Fatemelo sapere con una recensione!

al prossimo capitolo

                    xx All Is Possible
   
 
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