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Autore: NightWatcher96    01/08/2014    5 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Quando ebbe una chiara visuale di quegli occhi rossi, si arrabbiò non poco.
"Mikey..." sussurrò, accarezzandogli la guancia: "Ora ci sono io".
"Sto meglio..." mormorò l'altro: "Ma ho bisogno di te".
Il genio sorrise e insieme uscirono dal bagno, vogliosi di un po' di tempo per stare da soli...
 
....
 
Il tempo trascorreva molto lentamente ma per Hanami e Reiki vedere quel mondo così futuristico era un vero spasso; soprattutto torturare Serling a non finire, poi! Quel robot sempre a lamentarsi era troppo buffo e per questo gli rendevano la vita complicata!
"Siete identiche ai vostri padre!" sbuffò Serling, raccogliendo i cocci di un vaso prezioso finito in terra.
"Sì!" esclamarono in coro le piccole, saltellando sui piedini.
"Hanami, Reiki, ora basta" stoppò Leo, non nascondendo una risatina.
"Andiamo, Leo. Lasciale divertire. Tanto c'è Serling a tenerle d'occhio" ironizzò il rosso, dando un'occhiatina maliziosa al robot.
"Babysitter, poi..." si lamentò quest'ultimo.
Raph e Leo se la risero sonoramente, mentre le piccole continuarono a saltellare divertire.
Erano tutti ignari di un enorme pericolo che stava lentamente prendendo forma nelle viscere di una voragine dimenticata dal tempo. Era un qualcosa di spaventoso tinto di viola, che desiderava ardentemente distruggere il sole, la fonte più potente di energia che gli stava sbarrando la strada per il suo nuovo ordine mondiale.
In un androne violaceo, scavato nella roccia, quattro figure muscolose stavano guardando in silenzio i numerosi tentacoli che si muovevano rapidi su un computer.
"Non è possibile che la mia Finestra del Tempo abbia riportato qui quei quattro miserabili rettili e quell'insopportabile ratto!".
"Credici. I fatti parlano chiaro" mormorò atono Dark!Leo.
Sh'Okanabo si voltò molto lentamente, squadrando i quattro cloni con i suoi occhi luminosi e gialli. I tentacoli si convogliarono nel suo corpo, formandogli le gambe e parte dell'armatura cobalto, dai bordi metallici che indossava.
"E ora ci sono due piccole sgorbiette con loro" ringhiò ancora, avvicinandosi ai cloni.
"Che vuoi che facciamo? Distruggerli quanti più ne sono?" propose Dark!Raph, picchiando il palmo della mano con il pugno.
"No. Voglio distruggerli tutti in una volta. E ho in mente qualcosa che possa sfruttare il deterioramento dello spazio-tempo".
"Cioè?" chiese Dark!Don.
"Se le particelle di fotoni che hanno ancora attaccate alle corazze entrano in collisione con questa instabile Finestra del Tempo, salterà tutto per aria e di conseguenza, un'enorme cappa energetica avvolgerà la Terra, schermandola dai raggi del sole e a quel punto, la dinastia dei Kanabo potrà tornare splendente come un tempo!".
"Ma scusa, non ti avevano già distrutto le uova per il Giorno del Risveglio?" chiese Dark!Mikey, muovendo la lunga lingua.
Sh'Okanabo ringhiò e dissolse il suo corpo in una poltiglia elastica e viola, comparendo dietro il clone giallo: gli soffiò alito caldo sul collo, facendolo irrigidire e senza alcuna pretesa lo scaventò in terra, con una frustrata sul carapace. Il povero clone ruzzolò più volte, ritrovandosi ai piedi di Dark!Don.
"Parli troppo tu" sbuffò: "Adesso toglietevi dai piedi. Devo elaborare un piano coi fiocchi".
I quattro cloni lasciarono in silenzio l'oscuro androne...
 
....
 
Mikey sedeva stancamente su una poltrona bianca dallo schiena inclinato ed era davvero comodo! Ogni tanto si accarezzava la pancia, scambiando sorrisi radiosi a chiunque passasse... eccetto Leo. Quando lo vedeva, non poteva far a meno che abbassare lo sguardo, in ricordo a ciò che aveva dovuto sentire.
Ma adesso, Leonardo voleva scusarsi e lasciando momentaneamente Raphael con le bambine, era già marciato dritto verso il soggiorno, fermandosi davanti al fratello minore.
"Posso parlarti un attimo?".
Michelangelo annuì e si raddrizzò meglio sulla poltrona.
"Volevo chiederti scusa. Non avevo alcun diritto di scaricare su di te la mia frustrazione. Specie nelle tue condizioni. So quanto si è facili prede degli ormoni" spiegò l'azzurro.
Mikey sorrise malinconicamente e tese le braccia, avvolgendole intorno al guscio di Leonardo, che certamente non si era tirato indietro!
"E' anche colpa mia. A volte penso troppo irrazionalmente e credo di potermi ancora destreggiare come ninja... ma l'ultima cosa che vorrei è metterlo in pericolo" sussurrò Mikey, guardando il pancino.
Leonardo sorrise semplicemente e lo accarezzò sul capo, come era solito fare da bambino.
"Dov'è Donnie?" chiese, poi, l'arancione.
"E' uscito con Cody per comprare alcune cose".
Mikey annuì, corrucciandosi un po'. Avrebbe voluto andarci anche lui e si sarebbe anche accontentato di un "no" se glielo avrebbero chiesto. Era stato chiaramente ignorato e questo gli fece male.
"Tutto bene?" formulò ancora Leo, preoccupato.
"Sì".
"Io non credo. Hai cambiato espressione quando ti ho detto di Donatello".
Era incredibile quanto perspicace fosse Leonardo. Non gli si poteva nascondere nulla. Sapeva sempre cosa fare in situazioni di sentimenti e come fronteggiare a testa alta anche il più forte dei nemici. Era un grande fratello, non c'era alcun dubbio e il piccolo sorrisino che aveva increspato le labbra di Mikey lo confermavano. Leo era un grande!
"Vuoi venire nel giardino sul terrazzo con me?" propose Leo, dopo un breve silenzio.
L'arancione annuì calorosamente e con molta attenzione si alzò dalla comoda poltrona, seguendo il fratello maggiore fuori. Il cielo era scuro di pioggia e l'aria fredda dava un senso di inquietudine sulla grande New York cupa. La pioggia non era tardiva, ormai: pochi minuti e sarebbe caduta su qualsiasi cosa, naturale e non.
Mikey si strofinò le braccia, colto da un brivido sinistro lungo la corazza: era come un'oscura presenza che gravava sul suo spirito. Aveva misteriosamente paura ma lo sguardo calmo di Leonardo la raccontava diversamente.
"Verrà a piovere" mormorò Leonardo.
Michelangelo annuì semplicemente, mentre osservava il paesaggio con finta tranquillità. I suoi occhi si spostavano confusi, risalendo immaginariamente le forme spigolose dei grattacieli, soffermandosi su qualcosa di piccolo e lucente dietro un'alta statua di cemento.
"Leo, guarda lì" indicò.
Anche lo sguardo dell'azzurro era corso sul punto che cominciava a ingigantirsi inesorabilmente, roteando lentamente con il suo nero profondo.
"Che si fa?" domandò Mikey, sporgendosi sul parapetto con titubanza.
"Nulla. Non possiamo dominare quei portali in alcun modo e-".
Leo non terminò la sua frase: una luminescenza azzurra lo aveva appena avvolto, sollevandolo leggermente dal pavimento chiaro del terrazzo, sotto lo sguardo scioccato di Michelangelo. L'azzurro si dimenava, cercando disperatamente di liberarsi da quella morsa terrificante che pungeva sulla pelle e martellava nella mente, respirando affannosamente.
"LEO!" urlò Mikey, non sapendo cosa fare: "Dannato buco!".
"Michelangelo, cos'hai da grid- LEONARDO!" aggiunse un'altra voce.
Con tutto quel baccano, Splinter aveva abbandonato la meditazione e si era precipitato immediatamente sul terrazzo, con l'intenzione di avere spiegazioni. Ma adesso, guardando il figlio maggiore così sofferente in quell'alone azzurro che stava risucchiando la consistenza del suo corpo, la sua rabbia si era trasformata in puro terrore.
"Lasciami, lasciami!" continuava a inveire l'azzurro, senza successo.
Lo squarcio dimensionale era cresciuto ancora, raggiungendo le dimensioni di un dirigibile!
"A quanto pare qualcuno è nei guai".
Splinter, Mikey e Leonardo sobbalzarono: quella voce burbera non era nuova. L'avevano già sentita!
E infatti, quel corpo muscoloso azzurro, seguito da altre tre lo potevano confermare. Rosso, giallo e viola, con quelle armature blu scuro. I Dark! Clones! Ma come ci erano arrivati lì?
"Divertiamoci!" sghignazzò Dark!Mikey con le sue doppie mazze di ferro.
Il combattimento fuori programma era appena iniziato. Dark!Leo sguainò le katana dal fodero sul guscio scuro, pronto per colpire a tradimento il sensei Splinter, che armato del suo bastone, già parò senza problemi un affondo di una katana.
"Sei sempre molto forte, maestro" espresse Dark!Leo.
"Che ti prende, fratellone? Da quando lo chiami maestro?" formulò divertivo Dark!Mikey, scegliendo il ratto come bersaglio.
Due contro uno.
"Beh, a quanto pare ci rimane solo la tartaruga ingrassata perché l'altro fa il pallone sonda" constatò Dark!Don a braccia incrociate.
Dark!Raph si leccò semplicemente le labbra mentre pregustava la vendetta negata in sei anni. Così, senza alcuna esitazione, scattò verso Michelangelo, pronto a colpirlo con un pugno a mani giunte sulla testa.
"Mi sa che dovrò combattere!!" squittì Mikey, scansandosi verso destra.
Leonardo guardava il combattimento impari dalla sua gabbia azzurra con grande impotenza: i cloni sapevano come sfruttare quella situazione drammatica e avevano perfino scelto il momento migliore.
"Devo liberarmi!" mormorò per l'ennesima volta.
Come avessero fatto i cloni ad arrivare sul terrazzo era ancora un mistero che avrebbero risolto sicuramente, poi.
Inutile, però. La luminescenza era come una guaina impossibile da rompere.
Michelangelo si era nuovamente gettato sulla sinistra con un salto per evitare un'artigliata al braccio destro e già aveva il fiatone. Da quando era iniziata la sua gravidanza, il normale allenamento ninja si era notevolmente ridotto a passeggiatine, qualche sollevamento pesi (manubri, più che altro) e leggeri squat.
"Permetti?" sghignazzò Dark!Don, stanco di aspettare.
Dark!Raph si fece da parte, solo per posizionarsi dietro Michelangelo, facendolo capitare giusto al centro.
"Due contro uno? Non molto leale" mormorò l'arancione, a pugni stretti.
Si studiavano lentamente, con rapidi sguardi e la guardia era ben alzata, pronta per lasciar prevedere ogni mossa.
La tensione era già molto alta... sorgeva spontaneo chiedersi chi l'avrebbe spuntata.
"Diamine!" ringhiò ancora Leonardo, agitandosi a più non posso.
Adesso si era alzato a più di cinque metri dal terrazzo e la luminescenza lo stava portando verso il vuoto, pronto per lasciarlo sfracellare al suolo. Leonardo non ci stava a morire così stupidamente, specie se gli altri avevano bisogno di lui!
Dark!Don rise e piroettò per colpire Mikey con una sferzata della coda.
La tartaruga si parò subito il viso con gli avambracci stretti e afferrando la punta più stretta di quella coda viola lo tirò a sé per poi scagliarlo contro Dark!Raph, che nel frattempo si era già caricato uno dei suoi possenti pugni.
I due cloni ruzzolarono pateticamente in terra, con un gemito e Mikey sorrise vittorioso, pronto per aiutare il maestro Splinter che fronteggiava abilmente Dark!Leo.
"Sei un guerriero molto forte, nonostante sia dal lato oscuro" commentò Splinter, bloccando la lama di una katana fra due mani.
Il clone era rimasto spiazzato: come sei anni prima, quando era stato ferito per salvare Cody, Splinter gli aveva parlato con una tale dolcezza da creargli mille dubbi sulla via da seguire. Erano la versione dark delle tartarughe ma non erano del tutto oscuri, come voleva Sh'Okanabo.
Ricordava di quando era a tavola con tutti quanti, consumando una ricca colazione in un ricco attico di tutta New York. Aveva mangiato così in fretta e disgustosamente ancora con il terrore che qualcuno potesse togliergli il cibo.
Poi aveva dormito in un letto, curato e trattato come un membro della famiglia da tutti quanti.
Dark!Leo era confuso e chinò le katana, barcollando a un ultimo calcio da parte di Splinter nell'addome.
"Forse ha ragione" sussurrò: "Conservo ancora il bonsai che mi ha dato".
La piccola pianta che era stata amorevolmente curata dal sensei gli era tornata in mente. Il sensei sorrise al ricordo e chinò il capo per un piccolo inchino rispettoso.
"Stiamo sbagliando" borbottò Dark!Leo, negando con il capo: "Ma lui... ci ha dato una vita e una casa...".
"Di chiunque tu stia parlando, figliolo, non è come vuole farvi credere" ricordò Splinter, morbidamente.
Il clone lo guardò con i suoi occhi ciechi e gialli, con un'espressione sperduta, come un bambino solo al mondo. Sh'Okanabo non li aveva mai trattati come allievi o... anche figli suoi. Sempre con odio, rabbia, colpendoli e insultandoli.
"Lei ha ragione" concluse, rinfoderando le armi e voltandosi verso gli altri. "Andiamo. Qui abbiamo finito".
"Che cosa? Proprio quando stavo cominciando a scaldarmi?" protestò Dark!Raph.
Dark!Don aveva una strana espressione sul viso, mentre continuava a fissare maliziosamente Michelangelo. La sua coda frusciava di tanto in tanto e un piccolo rossore era visibile sulle guance.
Si avvicinò all'arancione, togliendogli un po' di polvere dalla guancia, in un gesto affettuoso.
"Ehm... che stai facendo?" sibilò il minore, strattonandosi via.
"Sei delizioso. Non so perché ma solo ora me ne sono reso conto".
Gli tirò un braccio, stringendolo a sé e gli strofinò il naso contro la guancia, baciandogliela anche!
"Ma che cazzo stai facendo?!" ringhiò indispettito Dark!Mikey: "Lascia perdere quel grassone e... oh, cazzo!".
Dark!Leo si girò di spalle, senza emettere un suono e rimase perfettamente immobile nel ritrovarsi praticamente Donatello e Cody in posizione di difesa.
Dark!Mikey, al contrario, era tutto nel suo mondo roseo: i suoi grossi occhi si erano ulteriormente ingranditi e la lingua danzava fuori la bocca, come se si trattasse di uno yo-yo bavoso.
"Ehi, Don" chiamò il clone al fratello oscuro. "Tieniti pure il tuo cosetto grasso. Io mi godo il tuo omonimo!".
Ridendo con la sua vocetta stridula, non ci impiegò molto a balzare letteralmente sul corpo di Don per farlo cadere in terra e subito ne approfittò per baciargli collo, mento e labbra... sotto lo sguardo contrariato di Mikey.
Dark!Don si muoveva sinuoso, senza lasciare una sola possibilità di fuga alla tartaruga più piccola. La sua coda sfregava le parti intime del minore, strofinandogli o pizzicandogli i fianchi giocosamente.
Aveva proprio perso la testa. Amore a prima vista, eh?
"Come sei morbido qui" sussurrò Dark!Don, palpando la pancia.
Mikey ebbe un brivido di freddo. "Lasciami stare! DONNIE!".
Il genio era nella sua stessa situazione, solo in una posizione più imbarazzante. Era bloccato al suolo, con Dark!Mikey sedutogli sull'addome, mentre strofinava gli interni delle cosce e non solo, lasciando a Cody il momento propizio di afferrare una della mazze di ferro del clone e colpirlo duramente dietro la corazza.
Il clone cadde stordito, picchiando la fronte contro quella del povero genio piagnucolante.
"Grazie, Cody!" espirò il viola, togliendosi il mutante da dosso.
"Figurati. Volevo preservare un certo contegno!".
"Dai, lasciami!" gemette Michelangelo, spingendo via il viso di Dark!Don per non farsi baciare.
"Mi piace la tua morbidezza. Posso dire che adoro le persone in carne... ma tu batti tutti i miei sogni più rosei".
"In carne?" ripeté l'arancione: "Mi trovi grasso?".
"Parecchio, a mio parere. Hai molta ciccia, sai?".
Mikey chinò le spalle, tremando un po'. Poi, senza una sola parola, pestò la coda del clone e lo mise K.O. con un calcio alle parti intime.
"Come sei focoso..." ridacchiò Dark!Don, finendo al suolo addormentato.
-Sono davvero così grasso? E se il bambino rischia di prendere malattie come il diabete o altro per la mia ingordizia? Devo limitare tutto ciò che mangio!- pensò Mikey.
Per Leonardo tutto si trasformò in velocità.
La guaina di luce esplose in miliardi di minute particelle fluorescenti e lui stesso si ritrovò avvolto da grida, colori e suoni nel modo più naturale possibile. Il senso ovattato era sparito subito, da quella schermatura di luce.
E ora si ritrovava a fronteggiare la forza di gravità.
Era troppo distante dall'aggrapparsi al cornicione o al parapetto e ciò che aveva disperatamente provato a evitare si stava avverando: si sarebbe schiantato al suolo, in una frittatina di tartaruga.
La lacrime bruciavano nei suoi occhi. Era destinato a morire e non voleva accettarlo.
Non gridò mentre il suo corpo cadeva inesorabile nel vuoto freddo e dette una semplice occhiata allo squarcio che si era rimarginato sotto forma di nuvolone temporalesco.
Chiuse gli occhi, protendendo inutilmente la mano...
E di colpo il suo braccio fu strattonato da qualcosa. O qualcuno.
"Ti tengo, sta tranquillo".
Leonardo aprì gli occhi e il suo cuore batté ferocemente nella pura incredulità. Dark!Leo si era gettato oltre il balcone, sostenuto per le gambe da Dark!Raph e lo teneva saldamente per il braccio, che adesso doleva.
Probabilmente la forte forza d'inerzia glielo aveva fatto slogare.
"Reggiti" ordinò semplicemente il clone.
Leonardo non riuscì nemmeno a replicare qualcosa, mentre lo issavano su, strappandolo dalla gravità vertiginosa e la morte sicura.
In poco tempo il suo fondo guscio toccò il freddo pavimento e il guscio si appoggiò al muro giallo chiaro: solo allora poté tirare un sospiro di sollievo e tossire semplicemente la paura che gli si era formata in gola.
"G... grazie..." riuscì ad articolare.
Il clone chinò il capo semplicemente e guardò i suoi fratello -più i due cloni intontititi che sorridevano come drogati a Donnie e Mikey- e si inchinò davanti a Splinter con rispetto.
Non dissero nemmeno una parola e mostrarono chiaramente come avessero fatto ad arrivare: Dark!Don pigiò un congegno installato sui para-avambracci di metallo ed ecco che un portale verde smeraldo si aprì come una porta, dal nulla.
"Ci si vede" salutò Dark!Mikey, con tanto di bacio volante per Donnie.
"Mi raccomando, pensami!" cinguettò Dark!Donnie.
Con Dark!Leo per ultimo, il portale si richiuse velocemente, lasciando gli Hamato e Cody scossi e senza parole.
"MIKEY!" gridò Donatello, inghiottendolo in un abbraccio: "Stai bene? Ti hanno ferito?".
"No. Per fortuna nulla di rotto".
Il genio strofinò amorevolmente la pancia, strofinando il naso sulla guancia del minore, cercando di allontanare il terrore precedente.
"Secondo te sono grasso?" chiese Mikey, in un sussurro.
Al genio servirono qualche secondo per rispondere all'inusuale domanda e negò dolcemente.
"Sei sottopeso, Mikey. Considerando che sei in gravidanza. Ricordi cosa ti ha detto Starlee? Ti mancano sei chili e mi pare che se ne sia aggiunto anche un altro. Mangia di più".
"Il tuo clone ha detto che ero... troppo in carne...".
Donnie gli prese la mano, facendogli guardare la grandezza effettiva del polso appuntito. Il braccio era piccolo in costituzione e l'unica parte più prosperosa era lo stomaco.
"Secondo te sei grasso? A me sembra che il mio clone abbia seri problemi di vista!" sbuffò Don, indignato.
Mikey sorrise, accoccolandosi ancora di più sul suo petto. Ora si sentiva molto meglio.
"LEO!" urlò un'ultima voce preoccupata.
L'azzurro alzò il capo e tese le braccia per stringersi a Raphael, mentre le gemelline saltellarono per attirare l'attenzione per essere issate in braccio.
"Ero così spaventato! Ero in ascensore, poi c'è stato un black-out e sono rimasto bloccato con Hanami e Reiki. Ci siamo dileguati per il condotto di areazione e solo ora siamo arrivati. Ci siamo persi qualcosa?".
"Molto, direi" annuì Donnie.
"Lascia che ti spieghi, Raph" iniziò Leo, giocherellando con le code della sua maschera...
 
“Papà, quando iniziamo il corso di ninjitsu?” chiese Reiki, eccitata.
“Presto, tesoro mio. Ne parliamo anche con papi, però”.
Erano nell’ascensore, di ritorno da un piccolo tour nella O’Neil Tech e adesso attendevano semplicemente di ricongiungersi a Leo e a tutti gli altri.
Di colpo, però, l’ascensore iniziò a rallentare e la bianca luce del neon lampeggiò più volte prima di spegnersi e riaccendersi in un rosso molto debole.
“Papà! Ho paura!” esclamarono le due gemelline, aggrappandogli alle gambe.
“Va tutto bene. Adesso usciremo da qui!”.
Raphael lo sperava davvero. Iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca di un solo spiraglio per uscire da quella gabbia di metallo così opprimente. Poi, l’intuizione comparve con il semplice sguardo ai Sai. Si caricò le bimbe sul guscio e forzò le porte chiuse dell’ascensore ma non fu una grande mossa.
Il vuoto che si vedeva in basso era tetro e oscuro. L’ascensore era sospesa a metà grattacielo e non c’erano altre uscite. Ringhiando, Raphie premette più e più volte il pulsante per richiamare almeno aiuto, grazie al bottone della campanella per il soccorso.
“Dannazione!” ruggì indignato.
“Papà, guarda! C’è un buco nel soffitto” indicò Hanami.
Prontamente il rosso alzò la testa e sorrise nel vedere una botola: poteva usarla!
“Brava, bimba mia”.
Saltò in quella botola e iniziò a gattonare, per raggiungere un’uscita sicura…
....
 
Era ormai notte fonda. Ognuno dormiva beatamente nel letto, tutti eccetto una focosa tartaruga di nostra conoscenza, il cui naso chiuso gli dava un bel po' di fastidio!
Si girava e rigirava nel letto, cercando di addormentarsi e anche la sveglia che segnava quasi le 03:10 lo innervosiva.
Cinque ore in bianco, oramai.
Sbuffò sottovoce e si voltò verso Leo, che riposava tranquillo, con la spalla destra bendata a causa della slogatura subita nel salvataggio del pomeriggio. Sorrise un po', tirandolo a sé senza destarlo e lo guardò attraverso il raggio lunare che penetrava dalla finestra ampia.
Era semplicemente incantevole, con quel lieve sorriso sulle labbra morbide.
-L'uovo...- pensò.
Iniziò a sfregare la mano sulla pancia di Leo, ridacchiando ai minuscoli gemiti che uscivano dalla bocca del suo compagno, in pura eccitazione. Com'era invitante!
Ma non voleva svegliarlo. Così, gli aggiustò la coperta addosso mentre lui lasciava la camera senza il minimo rumore.
Era da un po' che ci pensava circa un altro uovo. Fin da bambino, nei suoi segreti più profondi, aveva sempre desiderato una famiglia numerosa con quattro bambini, rispecchiando la sua vita come ninja di un team di quattro, per l'appunto.
Aveva due gemelle e voleva altre due uova per coronare il suo sogno. Gli piacevano i bambini, anche se non sembrava. L'apparenza inganna, come si soleva dire.
"Cavolo..." mormorò, tirando su con il naso. "Odio i residui febbrili".
Si palpò la fronte, adesso. Era calda, più del normale.
"Eh, no! Basta febbre!" ringhiò con voce bassa.
Senza nemmeno accorgersene, dalla camera da letto si era spinto fino in cucina, dove c'era una luce bianca accesa. Curiosamente, Raphael si appiattì contro la parete, curiosando all'interno.
Mikey sorseggiava del latte caldo, leggendosi un libro. A così tarda ora? Che gesto inusuale!
"Non ti sembra che l'ora del letto sia trascorsa da parecchio?".
L'arancione irrigidì. Non si aspettava una voce burbera ma allo stesso tempo morbida nel cuore della notte inoltrata e nel silenzio più invasivo. Sorrise comunque e fece le spallucce.
"Starlee mi ha prestato questo libro sulla gravidanza e siccome non riuscivo proprio a chiudere occhio ho deciso di venire a leggere un po'. Sono già a otto capitoli su ventidue, sai?".
Raph sorrise e gli si sedette a fianco, guardandogli la soffice pancia. Cosa avrebbe dato per coccolare di nuovo Leo con un nuovo uovo! Ma lui non lo voleva, però!
"Hai dovuto combattere, oggi. Nulla di grave, spero".
"No" confermò Mikey. "Tutto a posto. Ho avuto un'ecografia urgente per vedere se il mio bambino stesse bene e pensa un po'? E' un mini-ninja sanissimo!".
"Ottimo! Don ne sarà contento!" ridacchiò Raph, tossendo un po'.
"Sì. E' eccitato!" annuì Mikey, incupendosi, poi. "Che succede, Raph? Ricaduta?".
Raphael non lo sapeva e si strinse semplicemente nelle spalle. Forse avrebbe dovuto portare un cappotto o una sciarpa nella sua passeggiatina con Hanami e Reiki ma non lo aveva proprio considerato. E adesso ne pagava le conseguenze!
Testaccia dura la sua!
"Vuoi latte caldo e miele? Ti farà bene" propose Mikey.
"Non stancarti".
"Lo prendo per un sì, allora!".
Michelangelo non aveva aspettato una risposta; aveva già preso tutto il necessario e stava già riscaldando. Si sfilò anche la coperta gialla addosso e la usò per riscaldare Raphael.
"Mikey" avvertì il rosso.
"Raph, sei pallido. Ne hai bisogno più tu che io" insistette l'arancione.
Sapeva di non discutere. Raphael apprezzava molto tutta questa vena materna che Michelangelo aveva cominciato a mostrare dal primo mese della gravidanza. Sarebbe stato un grande genitore, non aveva dubbi!
Il suo sguardo era, inoltre, caduto sul libro aperto della gravidanza e non potendo frenare la curiosità, iniziò a leggere mentalmente, assimilando informazioni e disegni niente male.
"E' interessante, vero?" chiese Mikey, porgendogli il latte caldo.
"Oh, sì. Io mi sono informato sulla gravidanza con Don".
"Io non ricordo le spiegazioni. Ho bisogno di leggere per assimilare" specificò Michelangelo, tornando a sedersi.
Fra una pagina e l'altra, la sonnolenza arrivò, finalmente, puntuale per i due. Raph trattenne uno sbadiglio, mentre Mikey non si preoccupò nemmeno di nasconderlo. Alla fine, si alzarono dal tavolo e si stiracchiarono.
Erano le 04:00.
"Io vado a nanna, Raph" mormorò Mikey. "Notte".
"Notte, fratello. Grazie per la coperta e il latte".
"Ma va. E' a questo che servono i fratelli, no?" sorrise Mikey: "Grazie a te per la compagnia".
"Qualunque cosa".
Restare con suo fratello minore gli era piaciuto, molto più di quanto avesse dimostrato!
Il rosso mise la tazza nel lavandino e spense le luci, dando un ultimo saluto al fratellino che si rintanò nella camera di Don, pronto ad accoccolarsi accanto a lui.
-Prima o poi Leo mi farà un uovo, ne sono certo- pensò: -Solo aspettare...-.
Sbadigliò con un sorriso: era felice...


Angolo dell'Autrice

E così anche i Dark!Clones sono entrati in scena! Ahahahaha! Che felicità! Ho intenzione di sfruttare molti personaggi di questa serie e di rigirarli a modo mio! Ho in mente parecchie cose per questo sequel. Quindi, come detto dalla mia cara amica Conn, non cambiate canale gente! In fondo l'attesa dura sempre 24 ore, no?
A domani con un capitolo che mi ritrovo già scritto! Baci e soprattutto abbracci alla Mikey per coloro che mi seguono sempre! :)

 
  
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