Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Ortensia_    01/08/2014    2 recensioni
«Ricordi sbiaditi, luci soffuse, amori spezzati e ombre evanescenti. Il tempo si porta via tutto: anche le nostre storie.» — Dal Capitolo IV
Sono passati alcuni mesi dalla fine delle scuole superiori, e ogni membro dell'ex Generazione dei Miracoli ha ormai intrapreso una strada diversa.
Kuroko è rimasto solo, non fa altro che pensare ai chilometri di distanza fra lui e Kagami, tornato negli Stati Uniti.
Tuttavia, incontrato uno dei suoi vecchi compagni di squadra della Teiko, Kuroko comincia una crociata per poter ripristinare la vecchia Gerazione dei Miracoli, con l'aggiunta di nuovi membri, scoprendo, attraverso un lungo e tortuoso percorso, realtà diverse e impensabili.
«La Zone era uno spazio riservato solo ai giocatori più portentosi e agli amanti più sinceri del basket, era, in poche parole, la Hall of Fame dei Miracoli.» — Dal Capitolo VII
[Coppie: KagaKuro; AoKise; MuraHimu; MidoTaka; NijiAka; MomoRiko; forse se ne aggiungeranno altre nel corso della fanfiction.
Accenni: AkaKuro; KiseKuro; MiyaTaka; KiMomo; KuroMomo; KagaHimu.
Il rating potrebbe salire.]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Ryouta Kise, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hall of Fame'
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Capitolo XIX





Ci sono parti di noi che muoiono insieme alla persona amata, inghiottite dalla sua assenza.

A poco a poco che ci si inoltrava nel pieno inverno, fino a raggiungerne il fulcro con temperature che arrivavano rasenti gli zero gradi centigradi, allenarsi diveniva sempre più difficile: c'erano giorni in cui non faceva altro che piovere, e quando smetteva il campetto restava ricoperto di foglie viscide e fango, mattine e sere in cui la pioggia cadeva mista a nevischio e risultava fastidiosissima anche su un solo millimetro di pelle scoperta, e notti in cui la temperatura scendeva effettivamente di qualche grado sotto lo zero, disseminando le strade di sottili lastre di ghiaccio molto difficili da individuare e sulle quali era facilissimo scivolare.
In quella situazione atmosferica disperata, gli ex Miracoli avevano continuato a frequentarsi al di là della sfera del basket e avevano deciso che ogni volta che la giornata lo permetteva si sarebbero ritrovati al campetto - a meno che non avessero avuto altri impegni -
Dagli ultimi di novembre, il quindici dicembre fu il primo giorno in cui, essendo il cielo coperto e le temperature sopportabili, riuscirono a ritrovarsi tutti.


«Ma come, Himurocchi? Già ve ne andate?» Kise esordì in una piccola lagna, inseguendo Himuro fuori dal campo.
«Già, mi dispiace, ma la ristrutturazione del negozio è più lunga e complicata del previsto.» Tatsuya forzò un sorriso, non tanto perché non fosse realmente dispiaciuto di lasciare gli altri così presto, ma piuttosto perché era stanco e provato da tutto il lavoro che ultimamente lo teneva occupato.
«Beh, non dovresti preoccuparti, Kise-kun.» Riko intervenne e attirò l'attenzione dei due «domani non è prevista pioggia e le temperature resteranno invariate, quindi ci ritroveremo di nuovo tutti qui.»
«Giusto.» Himuro annuì e si sistemò il borsone in spalla, per poi soffermare il proprio sguardo su Murasakibara, ancora in campo: a giudicare dal cruccio che aveva sul volto, doveva aver appena litigato con Kagami o con Aomine.
Tatsuya si ritrovò a sorridere senza fatica, senza neppure rendersene conto: era buffo come fosse cambiato in pochi mesi, perché, mentre fino a qualche settimana prima sarebbe stato felice di abbandonare i suoi ex compagni per dedicarsi alla ristrutturazione del negozio, ora sembrava non voler più uscire dal campo.
«Atsushi? Dobbiamo andare!»
«Muro-chin, ancora cinque minuti.»
«Me lo hai già chiesto, dieci minuti fa.»
Murasakibara gli rivolse un'occhiata piena di disappunto, poi sbuffò spazientito e si decise a lasciare la palla a Midorima, avviandosi fuori dal campo.
Tuttavia anche Aomine, Kagami, Kuroko e Midorima pensarono di approfittare del momento per prendersi una piccola pausa e reidratarsi.
«Ohi, Kise, pensi di tornare in campo?» Aomine sibilò non appena Himuro e Murasakibara si congedarono e un attimo prima di far aderire le labbra al collo della bottiglietta: nonostante lui e Kise avessero cominciato a frequentarsi non più come amici, ma come fidanzati, Daiki non aveva ancora scacciato del tutto quella sensazione di fastidio, di gelosia e di inferiorità che gli provocava il rapporto fra Ryouta e Tatsuya.
«Sì, sì! Stavo solo salutando Himurocchi e Murasakibaracchi!»
«Oh, se torni in campo, io e Kuroko vi sfidiamo in un due contro due.» Kagami si intromise, rigirandosi la palla a spicchi - evidentemente rubata a Midorima -, fra le mani.
«Come al solito.» Riko sbuffò spazientita e incrociò le braccia al petto, attirando l'attenzione dei presenti.
«Che c'è?» fu Momoi a incitarla a spiegare il motivo del suo disappunto.
«Sono sempre dispari.» sbottò poi, arricciando il naso: se ci fosse stato anche Akashi non avrebbero più avuto problemi di numero, ma di lui non si era più parlato e si attendeva ancora un segnale, molto probabilmente invano.
«Non preoccuparti, credo che me ne tornerò a casa.»
Quella voce, pur essendo sommessa, attirò l'attenzione di tutti: Midorima, che aveva ancora gli occhi fissi sullo screensaver del cellulare, aveva parlato.
«Ah? Fai l'offeso, adesso?» Aomine brontolò e parve essere l'unico a non accorgersi che qualcosa non andava.
«Midorima-kun, va tutto bene?» fu Tetsuya il primo ad avvicinarsi all'altro, cercando di catturare un indizio in più nel suo sguardo, nonostante fosse lontano e in parte anche assente.
«È successo qualcosa?» e anche Riko lo interpellò, mentre gli altri decisero di lasciargli la libertà di parola.
«No.» Midorima esitò per qualche istante «non credo, è solo che ho ...»
Shintarou si bloccò e continuò a fissare quel numero.
«Hai?» anche Satsuki si avvicinò, forse cercando di sbirciare lo screensaver del suo cellulare.
«Ho dodici chiamate perse, da parte di Takao.» mai gli era capitato di avere così tante chiamate perse, e il fatto che fossero da parte di Takao era un vero e proprio campanello d'allarme.
«Prova a richiamarlo.» quando Kise parlò, Midorima aveva già portato il cellulare all'orecchio, in attesa di una risposta.
Dopo aver atteso qualche minuto, chiuse la chiamata e si rivolse agli altri che, incuriositi, non avevano mai smesso di fissarlo.
«Non risponde, pare che abbia spento il cellulare. Sarà meglio che vada.»
«D'accordo. A domani, Midorima-kun.» Riko intese l'entità della situazione e lo lasciò libero di andare.
«Facci sapere!» e Kise, oltre che curioso anche abbastanza preoccupato, gli raccomandò di avvertirli il prima possibile.
«A domani.» infine Shintarou afferrò il borsone e si avviò velocemente in strada.


Non aveva motivo di preoccuparsi per Takao: lo Scorpione era terzo in classifica quel giorno, per cui era probabile che tutte quelle telefonate fossero perché gli era successo qualcosa di bello e sentiva l'urgenza di comunicarglielo, non per altro.
Midorima aveva deciso di fare un salto veloce a casa sua per cambiarsi e poi andare da Takao per controllare la situazione, e aveva confermato mentalmente quella prima possibilità quando, a pochi metri da casa sua, Kazunari non rispose neppure alla sua sesta chiamata.
Che motivo aveva di chiamarlo così tante volte e poi spegnere il cellulare? Midorima cercò di essere ottimista: forse gli era successo davvero qualcosa di bello ed era entusiasta di comunicarglielo, ma il cellulare si era scaricato e spento; poi si chiese perché gli avesse telefonato dodici volte e non avesse mai pensato di mandargli un sms: il che faceva intendere che volesse parlargli di persona, e che quindi doveva trattarsi di qualcosa di molto importante - o grave -
Shintarou accelerò il passo e girò l'angolo, ritrovandosi di fronte lo stesso scenario di sempre: un marciapiede grigio chiaro lungo un centinaio di metri, disseminato di foglie provenienti dagli alberi del piccolo parchetto di fronte a casa sua.
Essendo ormai in una zona di periferia, le case erano piccole e abitate da un solo nucleo famigliare, non erano appartamenti ed erano circondate da mura che Shintarou cercò di scavalcare con gli occhi, senza però smettere di camminare: sperava sinceramente di scorgere Takao in uno di quei giardini, ma era improbabile che si fosse sbagliato, visto che ormai conosceva come le sue tasche il quartiere.
Shintarou si fermò all'estremità della breve stradina di pietre che lo avrebbe portato alla sua porta e trasse un grande sospiro di sollievo: Takao era seduto davanti alla sua porta, aveva il capo chino e non mostrava il viso, ma lui avrebbe riconosciuto quei capelli anche fra mille.
«Come mai mi hai chiamato così tante volte? È successo qualcosa?» nonostante fosse sollevato di vederlo lì, Midorima si avvicinò con cautela e parlò lentamente, quasi avesse avuto paura di coglierlo alla sprovvista e spaventarlo.
Il silenzio di Takao lo destabilizzò: gli parve di scorgere un fremito sulle sue spalle e quando lo sentì tirare su col naso fece per chinarsi in cerca del suo viso, che sembrava non aver voglia di mostrare.
«S-Shin-chan.»
Midorima sgranò gli occhi e si paralizzò senza riuscire a chinarsi ulteriormente verso di lui: la voce di Takao era stata più simile ad un tremolio, era rotta dal pianto.
«Takao?» lo chiamò di nuovo, con voce più flebile: adesso cominciava ad avere paura.
«Shin-chan!» Takao alzò solo per un attimo il viso, per poi alzarsi e gettarsi contro il suo petto, ma a Shintarou bastarono quei pochi secondi per catturare ogni particolare dell'espressione di Kazunari: era distrutto, aveva il viso completamente rosso e gli occhi gonfi.
Da quanto stava piangendo? Perché stava piangendo?
Midorima non riuscì a ricambiare immediatamente quella stretta, questa volta non tanto per la sua natura timida e introversa, ma perché la voce rotta e tremante di Takao che continuava a chiamarlo fra un singhiozzo e l'altro lo aveva pietrificato.
Shintarou cominciò a percepire un dolore diffuso e intenso nel petto, sentì un nodo alla gola e boccheggiò, destabilizzato dalla sua stessa reazione: la stretta così forte di Takao, quasi come se avesse potuto contare solo su di lui e avesse deciso di abbandonarsi completamente alle sue cure, la sua voce impregnata di pianto e il calore delle lacrime contro il suo petto, fecero sì che anche gli occhi di Midorima si riempissero a loro volta di lacrime.
Shintarou si sforzò di cacciare indietro l'imminente pianto e ricambiò finalmente la stretta, sentendo Takao tremare fra le sue braccia: era stato chiaro fin da subito che le sue lacrime fossero di tristezza e non di gioia, ma quei singhiozzi e il fatto che stesse urlando contro il suo petto erano segno di disperazione.
Midorima era ancora confuso, non riusciva davvero a trovare una ragione che giustificasse quelle lacrime, ma non insistette e rafforzò la stretta, avvolgendo completamente Takao nel vano tentativo di proteggerlo da qualcosa che non era esterno ma veniva da dentro.
Midorima avrebbe voluto sciogliere la stretta per smettere di sentire il corpo di Takao tremare in quel modo, avrebbe voluto tapparsi le orecchie per impedire che quel pianto lo spezzasse, eppure si limitò a chiudere gli occhi e continuò ad abbracciarlo, pregando che quei singhiozzi finissero presto.


«Spero che Himurocchi e Murasakibaracchi si trattengano di più, domani.»
Lo sguardo di Aomine guizzò dall'asfalto umido al viso di Kise, poi sfiatò dalle narici e assottigliò lo sguardo.
«Quand'è che la pianterai di parlare di quello lì?»
«Eh?» Kise gli rivolse un'occhiata sorpresa: non era mai capitato che Aomine esternasse così il suo fastidio verso Himuro, anche se, ad essere sincero, Ryouta aveva notato fin da subito che non doveva stargli molto simpatico.
«Mi sto solo augurando che possano passare un po' più di tempo con noi.»
«Possiamo giocare benissimo anche senza quello lì.»
«E poi ho parlato anche di Murasakibaracchi, non solo di Himurocchi.»
«Adesso, ma di solito non fai altro che parlare–» Aomine arrivò quasi a mordersi la lingua per frenare le proprie parole: aveva resistito per settimane a quella scenata di gelosia e non aveva alcuna voglia di sfogarsi su Kise proprio ora che le cose per loro stavano andando bene.
Ryouta inspirò appena e gli rivolse uno sguardo pieno di disappunto, per poi scuotere appena la testa e incrinare le labbra in un sorrisino vagamente divertito «Aominecchi, Himurocchi mi sta simpatico, ma oltre questo non c'è nulla. Non hai motivo di essere geloso.»
«Mhn.» Aomine brontolò e si strinse nelle spalle, per poi soffiare il suo imbarazzo contro l'altro «e-ehi! Io non sono geloso!»
«Aominecchi! Non mi prendere in giro!» il sorriso di Ryouta si ampliò, lusingato dalla gelosia di Daiki.
Aomine, dal canto suo, si limitò a sbuffare e distogliere lo sguardo da quel sorriso che, al posto di metterlo a suo agio, lo stava imbarazzando ancora di più.
Non appena si fermarono di fronte alla porta di Kise, questo circondò il busto di Aomine con le braccia e lasciò aderire la propria guancia al suo petto.
«Aominecchi, vieni a dormire da me, stasera?»
Ad Aomine ci era voluto un po' per abituarsi agli abbracci improvvisi di Kise, ma a poco a poco aveva capito come controllarsi e aveva smesso di irrigidirsi per l'imbarazzo o per paura che l'eccitazione del momento lo tradisse; in quel momento, però, si immobilizzò e fu inizialmente incapace di parlare: “Dormire da me” significava dormire insieme, nello stesso letto, magari abbracciati, e c'era il rischio che gli saltasse davvero addosso, che non riuscisse a trattenersi.
«Nah, sarà per un'altra volta.»
«E dai, Aominecchi! Te lo chiedo da almeno una settimana e mi dici sempre di no!» Kise gonfiò appena le guance e sfregò la guancia contro il suo petto, per poi sollevare il viso e guardarlo negli occhi.
Aomine ricambiò lo sguardo e allacciò le mani dietro la schiena di Kise, poi, subito dopo aver sospirato la sua resa, parve rilassarsi.
«E va bene.» Aomine sciolse la stretta e gli fece cenno di restare in silenzio, poi si portò il cellulare all'orecchio e rimase in attesa per qualche attimo.
Quando Kise lo sentì dire a sua madre che avrebbe dormito da Momoi, dispiegò le proprie labbra in un sorriso e attese che chiudesse la chiamata.
«Grazie!» poi si sollevò in punta di piedi e gli stampò un bacio sulle labbra, che Daiki si ritrovò a ricambiare immediatamente.
Kise si scostò dal compagno e si affrettò ad aprire la porta, mentre Aomine si mise in cerca del contatto di Momoi.
«Ohi Satsuki, se mia madre te lo chiede, io sono a dormire da te, ok?»
Momoi rimase in silenzio solo per qualche attimo.
«Sei con Ki-chan?»
Aomine si morse il labbro inferiore e aggrottò la fronte, cercando di non badare al fastidioso pizzicore diffusosi nelle guance: era pronto a scommettere che Momoi stesse sorridendo.
«A te che importa?»
«Sì, sei con Ki-chan!» Satsuki accennò una risata e Daiki sbuffò infastidito, pronto a chiudere la chiamata.
«Ci vediamo domani.»
«A domani, Dai-chan!»
Per fortuna Momoi aveva accettato la loro relazione senza alcun problema, anzi quella notizia le era servita per rendersi conto che ciò che per un breve periodo di tempo aveva provato per Kise non era stato altro che la conseguenza alla delusione amorosa subita da Kuroko: un effetto collaterale che era scemato in poche settimane.
Aomine rimase immobile per qualche attimo, a fissare la porta socchiusa: Kise era già entrato e lo stava aspettando, avrebbero cenato e dormito insieme, proprio come una coppia e, pur non sentendosi davvero preparato ad una svolta del genere, era davvero contento che Ryouta fosse finalmente riuscito a convincerlo ad accettare, a telefonare a sua madre senza temere eventuali domande.
Non appena entrò, Aomine lo vide destreggiarsi col cellulare e sbuffò sommessamente.
«Ho appena finito io e ti ci metti tu?»
«Voglio chiamare Midorimacchi per assicurarmi che vada tutto bene.»
Aomine sapeva di non potere niente contro la curiosità di Kise, e poi, a pensarci bene, dodici chiamate perse erano davvero troppe e non era da escludere che fosse successo qualcosa di grave, per cui lo lasciò fare.
«Mhn ...»
«Che c'è?»
«Ha il cellulare spento.»
Kise ripose il suo sul tavolino del salotto e incontrò gli occhi del compagno.
«Vedrai che domani sarà al campetto.» Aomine si avvicinò e Kise si limitò ad annuire, permettendogli di afferrargli il viso fra le mani e di baciarlo: Daiki gli stava chiedendo semplicemente di smettere di pensare agli altri, di dedicare un po' più di tempo a loro, e Ryouta pensò che avesse ragione e si lasciò andare a quel contatto ormai abituale e al quale entrambi erano assoggettati e fedeli, come se fosse stata l'aria da respirare per vivere.


La previsione di Aomine si rivelò errata: Midorima non si presentò al campetto il giorno dopo e, a detta di Kise che aveva riprovato a chiamarlo, il suo cellulare risultava ancora irraggiungibile.
«Penso che dovremmo aspettare, magari è solo in ritardo, dopotutto lo sono anche Kuroko-kun e Kagami-kun.» Riko si pronunciò con voce calma e si mise a sedere sulla panca, dando un'occhiata oltre la rete del campetto, nella speranza di scorgere i tre mancanti all'appello.
«Però è strano, insomma, dodici chiamate perse non sono poche.» Momoi, che era seduta accanto a lei, parlò sommessamente, immersa nei propri pensieri e senza riuscire a scostare i propri occhi dalla superficie rossastra del terreno.
«Sono d'accordo con te.»
«Anche io.» sia Himuro che Kise si pronunciarono della sua stessa idea, mentre Aomine si limitò a sospirare spazientito, palleggiando con un movimento cadenzato e rapido della mano senza scostare i propri occhi da oltre la rete. Murasakibara, dal canto suo, continuò a masticare le sue caramelle preferite e si soffermò proprio sul movimento ritmico della palla a spicchi, seguendo i suoi movimenti con gli occhi, incantato come un bambino.
Aomine smise di palleggiare non appena intravide Kuroko e Kagami avvicinarsi all'entrata del campetto, così anche Murasakibara distolse la sua attenzione dal pallone e la rivolse ai due in procinto di raggiungerli.
«C'è Kuro-chin.» ovviamente non si curò di annunciare anche l'arrivo di Kagami, ma gli altri lo videro da loro, visto che si voltarono immediatamente e seguirono con lo sguardo il passaggio lento di Taiga e Tetsuya.
«Che facce ...» Kise sussurrò e tolse le parole di bocca a tutti i presenti.
«Deve essere successo qualcosa.» Aomine assottigliò il proprio sguardo per mettere ulteriormente a fuoco le espressioni che campeggiavano sui volti di Kuroko e Kagami: parevano scossi, avviliti.
Sia Aida che Momoi si alzarono dalla panchina e furono le prime a muoversi, raggiungendo i due all'entrata del campetto.
«Tetsu-kun, cosa c'è?»
Non fu Tetsuya a risponderle, ma Kagami, che attese l'arrivo di Aomine, Kise, Himuro e Murasakibara prima di porgerle il giornale.
«C'è stato un incidente.»
Inizialmente nessuno badò al giornale e tutti rimasero a fissare Kagami, con le labbra schiuse in un'espressione confusa e vagamente spaesata.
«Che tipo di incidente?» Riko gli strappò il giornale di mano, ancor prima che Momoi potesse trovare il coraggio di afferrarlo.
«L'aereo sul quale viaggiava Miyaji ...» nonostante stesse stringendo il giornale fra le mani, Aida continuò a guardare Kagami e boccheggiò, senza riuscire a parlare.
Gli altri sgranarono gli occhi e trattennero il fiato.
«È precipitato questa notte, non ci sono superstiti.»
Le dita di Riko arrancarono sulla carta del giornale e riuscì a trovare il coraggio di abbassare gli occhi solo in quel momento.
«Ka-Kagamicchi, scherzi, vero?» Kise balbettò appena e gli altri furono incapaci di parlare.
«No ...» Momoi, che aveva appena letto le ultime righe dell'articolo, dove venivano citati i nomi dei connazionali giapponesi morti nell'incidente, intervenne «no, non sta scherzando.»
«Non è possibile.»
«Miyaji è morto.»
Riko lasciò il giornale nelle mani di Satsuki, che si occupò di indicare il nome agli altri quattro, ancora increduli, spiazzati da quella notizia improvvisa e inaspettata.
«Ecco il perché di quelle dodici chiamate.» dopo diversi minuti di silenzio, Himuro fu il primo a trovare il coraggio di parlare e si sedette a terra, accanto a Murasakibara e Momoi.
«Takao-kun deve essere distrutto.» anche Riko si sedette a terra e decretò così il fatto che quel giorno la pallacanestro sarebbe stata fuori discussione.
Pochi attimi dopo anche Kise, Aomine, Kuroko e Kagami raggiunsero gli altri quattro e si sedettero di fronte a loro, si raccolsero in silenzio in un cerchio e i loro pensieri andarono a Takao e Midorima: mai si erano sentiti tutti così vicini, mai avrebbero pensato che fra loro si sarebbe creato un legame così forte.


Per qualche secondo, la vista e i sensi di Kagami si annebbiarono e quasi gli sembrò di aver dimenticato come si respirasse, anzi come si buttasse fuori l'aria, perché continuava ad inspirare e inspirare, con il viso sprofondato contro la spalla pallida di Tetsuya, ad inebriarsi del profumo e del sapore della sua pelle.
Non si sarebbe mai aspettato che fossero capaci di prendere quella decisione così in fretta, in contemporanea e soprattutto senza bisogno di parlare, ma sapere che Kuroko e Akashi non erano mai approdati alla tappa del sesso e immaginare il dolore di Takao per la perdita del compagno li aveva avvicinati a tal punto da farli riflettere su quanto si amassero, su quanto volessero proteggersi e non lasciarsi più.
Era bastato che Tetsuya restasse immobile sulla porta, ad osservarlo solo per una manciata di secondi in più del solito, e sorridesse, chiamandolo per nome. Erano bastati i suoi occhi, la sua voce e il suo sorriso, perché Kagami venisse investito da una foga molto simile a quella che provava durante le partite di basket.
Non sapeva esattamente come muoversi, perché voleva tutto di Tetsuya e sentirlo sospirare affannosamente sotto di sé lo rendeva ancora più avaro, faceva raddoppiare la sua adrenalina e la sua eccitazione di minuto in minuto.
Mentre le labbra di Taiga avevano scelto di stuzzicare principalmente il collo e le orecchie del compagno, con le mani si decise ad esplorare tutto il resto del corpo, ma quella impresa si presentò più difficile del previsto: era talmente eccitato, agitato e confuso da dimenticare cosa avesse toccato e baciato, non ricordava se le sue dita si fossero già strette intorno ai fianchi magri e asciutti dell'altro, se avessero già carezzato le piccole natiche sode e le cosce bianche; non sapeva esattamente, mentre gli torturava il lobo sinistro dell'orecchio, se avesse già fatto lo stesso anche col destro.
Nonostante fosse completamente in balia delle attenzioni di Kagami, forse più fragorose e meno contenute di come se le aspettava, Tetsuya riuscì - almeno per un po' - a tenere le redini e a guidare il compagno, ritrovandosi a supplicare qualche bacio con un gemito o una carezza in più lungo i fianchi con leggeri ondeggiamenti della vita.
La ferocia carnale di Kagami sembrò placarsi quando tutti i vestiti finirono a terra e si ritrovarono entrambi nudi, così vicini, occhi negli occhi e un poco destabilizzati dall'imbarazzo e dall'emozione della prima volta.
Nel breve istante in cui si ritrovò a pensare, per poi tornare all'azione e schiaffeggiare lontano ogni riflessione, Taiga pensò a quanto fosse strano: aveva passato molti anni a chiedersi se sarebbe mai riuscito a trovare la donna giusta per lui, aveva pensato di aspettarla, di cercarla, aveva provato a immaginarla, e ora stava per fare l'amore con un ragazzo, con Tetsuya, che nel suo immaginario aveva sostituito quella donna in un batter d'occhio.
Indubbiamente era una situazione strana, imbarazzante e confusionale, ma era bella, e Kagami non era mai stato così tanto eccitato in vita sua.
Ad ogni sospiro un poco più profondo e affannoso di Kuroko, si sentiva mancare il respiro e bruciare la pelle del viso, forse avvertiva addirittura dolore, ma l'eccitazione lo superava di gran lunga e lo sminuiva, perché due corpi nudi e innamorati che si sfioravano e si toccavano erano molto più importanti dei polmoni senza aria e del volto scottato: era qualcosa di eterno, una sensazione di pace e serenità di cui Kagami si sentiva già dipendente, assuefatto completamente dal profumo del compagno, dalle sue dita sinuose che gli carezzavano la schiena, dalle sue labbra gonfie di piacere che supplicavano un altro bacio e lo avevano chiamato sommessamente, fra un sospiro e l'altro.
Nello stesso istante in cui una delle mani di Kagami carezzò la coscia di Kuroko, spingendo le dita ad insinuarsi fra le sue natiche, furono colti entrambi da un intenso brivido di piacere che li spinse ad approfondire il contatto fisico.
Per un attimo, Taiga pensò di aver perso quasi completamente la cognizione di ciò che stava facendo e il controllo del corpo dalla vita in su: le dita indugiavano ancora fra le natiche del compagno, incapaci sia di procedere che di tornare indietro; i baci si erano arrestati, ma le labbra schiuse erano incollate alla spalla dell'altro, contro la quale non faceva altro che emettere aria bollente e dalla quale non riuscivano a staccarsi; il cervello era in tilt e la sua attenzione era tutta per le gambe tremanti, cariche di adrenalina, per l'erezione che supplicava di essere soddisfatta al più presto e per quel corpo minuto che sospirava di piacere sotto il suo.
Quando le labbra di Tetsuya tremarono, per pronunciare ancora una volta il suo nome, e le sue dita circondarono il suo membro per stuzzicarlo e donargli un vago sentore di piacere, Taiga emise un gemito sommesso e roco e si decise a baciare ancora la spalla dell'altro, per poi salire al collo e torturare un lembo di pelle bianca con i denti, penetrandolo con un dito e poi, dopo aver compiuto i primi movimenti, con un altro.
Visto che Tetsuya aveva già cominciato a soddisfare la sua erezione con movimenti rapidi e fluidi della mano, Taiga poté allentare almeno in minima parte la foga che altrimenti avrebbe potuto portarlo ad agire troppo frettolosamente, magari finendo per fare del male al compagno.
Un po' per inesperienza, un po' per la voglia implacabile di farlo suo immediatamente e sigillare finalmente un contatto che potesse portarli molto al di là di ciò che erano stati fino a quel momento, Kagami aveva cominciato a cercare disperatamente di frenare i propri istinti, di riprendere il controllo sulla propria mente e ragionare su ciò che stava facendo.
Tuttavia, avendo paura di cedere ancor prima di riuscire a congiungere il proprio bacino a quello del compagno, si decise a penetrarlo non appena i movimenti delle sue dita divennero abbastanza rapidi e fluidi; Kuroko, dal canto suo, accolse la sua decisione abbandonandosi sotto di lui e divaricando le gambe in un gemito sommesso.
i Taiga si insinuò dentro di lui con cautela e lentezza, fermandosi non appena le natiche di Kuroko entrarono in contatto con il suo bacino: prima di cominciare a muoversi, voleva abituarlo - e abituarsi - a quella sensazione, a quell'accadimento così improvviso e forse prematuro - dopotutto non avrebbe mai pensato che Tetsuya potesse essere così intraprendente ed era fermamente convinto che fosse una di quelle persone che in una relazione decidono di affrontare la tappa del sesso solo dopo mesi e mesi -.
Kagami stesso si sarebbe trovato in imbarazzo e a disagio di fronte all'idea di fare l'amore così presto, ma si parlava di Tetsuya, di quel ragazzo conosciuto tre anni prima e che a poco a poco gli aveva cambiato la vita in meglio: avevano già raggiunto l'intimità di due persone innamorate da molto tempo, forse anche prima di mettersi insieme, anche se c'era stato un momento in cui l'avevano persa e l'avevano dovuta cercare e recuperare.
Kuroko si lasciò scappare un flebile gemito di piacere non appena Kagami cominciò a muoversi dentro di lui, rivelandosi sorprendentemente attento e docile, probabilmente perché ancora succube della paura di compiere un gesto troppo avventato e fargli male. Tetsuya, però, non sentiva affatto male, la sensazione iniziale di bruciore aveva lasciato il posto ad un piacere che pareva avergli tolto completamente il fiato e smuoveva le sue viscere, facendogli inarcare appena la schiena e intrecciare le dita dei piedi.
Se quella era la strada verso la follia, visto che per un attimo pensarono entrambi di impazzire, l'avrebbero percorsa volentieri, fino alla fine e, perché no, per più volte.
La lingua di Kagami lasciò una scia umida lungo il collo arrossato del compagno, finché le labbra non approdarono alle guance morbide e leggermente imporporate, le baciarono e scivolarono fino all'angolo della bocca.
Non appena sentì le dita di Taiga carezzargli i fianchi e infliggergli piacevoli scosse nel basso ventre, Tetsuya inarcò ulteriormente la schiena e soffiò il suo piacere sulle labbra dell'altro, socchiudendo gli occhi: pur essendo inesperto e palesemente agitato, Kagami sembrava averlo capito perfettamente, sapeva dove toccare e come fare, sapeva dosare i propri movimenti e stava riuscendo a dargli un piacere che non aveva mai provato prima.
Le dita di Tetsuya tremarono e si intrecciarono dietro la nuca dell'altro, le labbra si incontrarono più volte, in schiocchi dolci e poi in un contatto più prolungato e passionale, finché Taiga non si aggrappò alle sue anche con le mani e aumentò la velocità dei suoi movimenti, costringendolo a cercare aria e a liberare sospiri accaldati e gemiti di piacere che di secondo in secondo si facevano sempre più forti e distinti.
Ascoltando la voce e il respiro di Kuroko rotti dall'eccitazione, Kagami perse di nuovo il controllo del cervello e si lasciò andare completamente alla libidine, permettendosi di aumentare ancora un poco la velocità dei propri movimenti e schiudendo le labbra per lasciar andare sospiri affannosi e profondi.
Le gambe di Tetsuya tremarono contro i fianchi di Kagami e con un po' di fatica iniziale, probabilmente a causa delle scosse continue di piacere che lo attraversavano da capo a piedi, riuscirono ad intrecciarsi intorno alla sua vita, come se avesse avuto paura che potesse interrompere il contatto da un momento all'altro - una cosa da pazzi, insomma -
Tetsuya fu il primo a raggiungere l'amplesso e a venire contro il ventre caldo di Kagami, ma anche lui non ci mise molto per arrivare all'apice del piacere e riempire il compagno del suo seme.
Dopo aver sfogato quella passione e soddisfatto la propria eccitazione, Taiga uscì lentamente dal compagno, ma rimase sopra di lui e chinò il viso per stuzzicargli ancora il collo, questa volta con baci più lenti e cauti: la dolce intimità che non avevano avuto tempo di dedicarsi perché investiti entrambi dalla voglia inarrestabile di fare l'amore, sopraggiunse proprio dopo il sesso, quando, pur ritrovandosi entrambi con la mente annebbiata e il respiro smorzato, vollero continuare a dimostrarsi il bene che si volevano.
Tetsuya afferrò il viso dell'altro fra le mani e si sollevò leggermente per baciarlo, più volte e con una dolcezza diversa, probabilmente influenzata dalla spossatezza e dell'eccitazione che a poco a poco aveva cominciato ad abbandonare il suo corpo, lasciandogli comunque una piacevole sensazione addosso. Kagami, dal canto suo, ricambiò il bacio e lasciò aderire la fronte a quella dell'altro, socchiudendo gli occhi in un sospiro affannoso.
«Kagami-kun?»
Kagami fu sollevato di sentire Kuroko chiamarlo di nuovo per cognome e non per nome come aveva fatto fino a poco prima.
«Cosa?» la sua voce suonò molto più flebile e tremante di quella del compagno: non immaginava che fare l'amore con Tetsuya potesse devastare così tanto ogni centimetro del suo corpo.
Tetsuya gli afferrò nuovamente il viso fra le mani e lo guardò, lasciando sprofondare la testa nel cuscino.
«Ti amo, Kagami-kun.»
Taiga si ritrovò ad incatenare i propri occhi a quelli dell'altro e deglutì appena, sentendo una vampata di calore stuzzicargli le guance: non c'era dubbio sul fatto che Tetsuya riuscisse a metterlo spesso in imbarazzo, ma non era mai capitato che lo facesse in quel modo.
Taiga non fu infastidito da quelle parole, né lo misero a disagio, ma piuttosto fu felice di sentirgliele pronunciare e gli avrebbe chiesto volentieri di ripeterle.
Dopo qualche attimo di esitazione, lasciò che la fronte si corrugasse in un cruccio appena visibile e che le labbra si increspassero in un piccolo sorriso imbarazzato.
«Anche io.»
Taiga si sentì improvvisamente più leggero e Tetsuya sorrise, circondandogli le spalle con le braccia.
Kagami non disse altro e lo strinse a sé, osando un poco più di forza: adesso che lui e Kuroko erano uniti sia mentalmente che fisicamente, lo spettro di Akashi non gli faceva più paura.


«Kagami-kun?»
Taiga si chinò per controllare la fiamma e poi si voltò verso il compagno, seduto a tavola in attesa che la cena fosse servita.
«Che c'è?»
«Pensavo ...»
Kagami si morse istintivamente il labbro: quella parola non gli piaceva affatto, soprattutto se pronunciata da Kuroko.
«Vorrei provare a richiamare Akashi-kun, dopotutto è passato un po' da quando abbiamo parlato.»
«Non aveva detto che vi avrebbe chiamati lui? Forse non è ancora il momento.» ovviamente Kagami non voleva schierarsi contro Kuroko e difendere Akashi, anzi, ma il motivo per cui gli disse così era molto semplice: non gli piacevano affatto le serate in cui il loro argomento principale era l'ex capitano del Teikou, voleva che Tetsuya imparasse a non pensarci e ad aspettare il momento giusto, al posto di continuare a sbattere la testa contro un muro che non avrebbe scalfito neppure al millesimo tentativo.
«Lo so, ma sono preoccupato.»
Taiga inarcò un sopracciglio e sfiatò spazientito, spegnendo il fuoco.
«Pensi che possa essergli successo qualcosa?»
«Di certo ciò che è accaduto con suo padre non è un fatto positivo, ma non so se possa essere successo altro. Come mai, poi, non si trova in Giappone? Dove potrebbe essere andato?»
Kagami si strinse nelle spalle e sistemò la pentola al centro del tavolo.
«Kuroko, tu pensi troppo.» sfiatò, immergendo il mestolo per raccogliere il brodo e sistemarlo nel piatto del compagno «se vuoi chiamalo, ma se ti sgrida non dire che non ti avevo avvisato.»
«Non è mica mia madre.»
«Ok, ma sbrigati, se no il brodo si fredda.»
«E neanche tu sei mia madre, Kagami-kun.»
Taiga arricciò il naso e fece per protestare, ma dovette rinunciare all'idea, perché Tetsuya aveva già il cellulare fra le mani.
Kagami riempì anche il suo piatto e rimase in silenzio, in attesa che fosse l'altro a parlare; Kuroko, dal canto suo, trattenne il fiato finché non udì la voce di Akashi.
«Non ti avevo detto di aspettare?»
Tetsuya boccheggiò, indeciso su cosa dire: il tono di Akashi era alterato dal nervoso, probabilmente non gli piaceva l'idea che Kuroko gli avesse disubbidito e fosse tornato ad insistere.
«Lo so, Akashi-kun.»
«E allora perché mi hai chiamato?»
«Sono preoccupato.»
Akashi gli rispose col silenzio.
«Voglio solo sapere se stai bene, se non vuoi dirmi dove ti trovi non importa, ma almeno potresti–»
«Quanto sei testardo, Tetsuya.»
Questa volta fu Kuroko a restare in silenzio: cercò qualcosa da dire ma non lo trovò, si arrese all'idea che Akashi lo avrebbe liquidato come l'ultima volta.
«Ci tieni così tanto a saperlo?»
Tetsuya sgranò gli occhi e trattenne il respiro: Akashi stava per dirglielo?
«Certo che ci tengo, per favore, Akashi-kun ...»
Taiga sollevò i propri occhi dal piatto fumante e fulminò con lo sguardo il compagno, sfiatando dalle narici, ma Tetsuya, ovviamente troppo concentrato su quella conversazione, non lo notò neppure.
Akashi inspirò e rimase in silenzio solo per un istante.
«D'accordo, se ci tieni così tanto te lo dirò.»

E parti di noi che tornano a galla quando qualcun altro decide di salvarci.




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L'angolino invisibile dell'autrice:

O-ok.
Se leggendo questo capitolo avete pensato di uccidermi … non fatelo. Non fatelo, perché altrimenti non potrete sapere come andrà a finire la storia! D:
Quando ho controllato e riletto la parte MidoTaka sono stata sorpresa di trovarla così breve, perché quando l'ho scritta mi è sembrata lunga un'eternità, ed è stata tutta colpa di “Someone like you” (canzoni allegre, insomma!) e delle lacrime ti Takao. Ho frignato come un'idiota quando l'ho scritta (sì, anche io piango, anche io sono umana (??)).
In questo capitolo ho dato meno spazio all'AoKise, è vero, ma vedrete che recupererò presto questa mancanza!
E niente … il morto in questa fanfiction ci mancava, no? L'idea di uccidere Miyaji nell'incidente aereo l'ho avuta fin dall'inizio, anche se mi sono fatta male da sola (voglio bene a Miyaji, anche se in questa fic non è neanche comparso ;u;'').
Passare da una notizia simile al sesso non è molto carino da parte mia, ma devo portare avanti la storia di ogni coppia e penso che sia stata proprio la notizia della morte di Miyaji a smuovere qualcosa, sia in Kuroko che in Kagami. Probabilmente si sono chiesti entrambi: “E se fossi al posto di Takao? E se la persona che amo fosse morta?” e questo li ha spinti (per la mia e la vostra gioia) a fare l'amore.
Stranamente sono anche abbastanza soddisfatta di questa parte ;*; (e sì, Kuroko l'ha chiamato Taiga).
Dall'ultima alla penultima scena c'è un piccolo salto temporale (roba di due giorni, tipo) e prima di dirvi un'ultima cosa mi faccio pubblicità: https://www.facebook.com/pages/Neu-Preussen-EFP/416393978469818?ref=hl
Ovviamente ho interrotto sul più bello (vi supplico di nuovo di non uccidermi, se state pensando di farlo ;3; )
Nel prossimo capitolo … beh, potete immaginare su cosa sarà il prossimo capitolo. Non aspettatevi qualche entrata epica/trionfale/fantastica/wowow(?) … non ci sarà.
   
 
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