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Autore: perfcjen    01/08/2014    1 recensioni
Jane Miller è una normalissima ragazza di 17 anni e mezzo, frequenta la Seven Kings High School a Londra, è testarda, raramente dolce ma quando si affeziona ad una persona le diventa difficile allontanarsene, ha una sorella Jocelyn di 6 anni e un cagnolino di nome Guss, sua mamma Elizabeth e suo padre Carter sono una felice coppia inglese.La sua migliore amica Keila e lei dovranno partire come gita di fine anno verso la California.Ed è proprio qui che Jane troverà l'amore della sua vita, ma il primo incotro non andrà molto bene e Jane proverà odio e disprezzo verso Bradley, affascinante ragazzo che la travolge con la sua fama di vita, di risate, di passioni, di amore, di scherzi. Ma succede qualcosa, qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato, neanche Jane.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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“L’AEREO PARTE FRA UN’ORA E MEZZA! TI VUOI SVEGLIARE?”continuava a urlare mia madre per tutta la casa, perchè doveva urlare prima mattina?Avrei voluto sotterrarmi sotto le coperte e restare a dormire ancora per un pò, ma per giusto risposi “va bene, va bene! mi sto alzando!’ quando mi alzai, vidi mia madre entrare con lo spazzolino in bocca, sul punto di ammazzarmi, ma si limitò a farmi spazio per andare in bagno.

ci misi quasi 10 minuti per lavarmi e truccarmi, il mio era un trucco semplice, mascara, matita e fondotinta, stop.

Quando uscì mi ritrovai Guss, il mio cagnolino, fuori dalla porta che scodinzolava, e mi faceva capire che voleva essere accarezzato. Di colpo, come un fulmine passò mia madre per il corridoio.

“Vuoi smettere di fangingirlare con Guss e andare a vestirti?”

“Fangingirlare?in quale vocabolario l’hai letto?” le dissi per scherzare, magari facendo così avrei sdrammatizzato un pò e la sua rabbia sarebbe calata, almeno credo.

Andai a vestirmi, semplice, maglietta azzurra e pantaloncini.

“sono prontaa!” gridai dalla camera e poco dopo sentii “SCENDI!” l’inconfondibile voce di mio padre.

Scesi le scale e mi ritrovai mia sorella, Jocelyn di 6 anni, che beveva il latte.

“Io accompagno Jocelyn a scuola, la mamma ti accompagna all’aereoporto, buon viaggio tesoro!” mi disse dandomi un bacio sulla fronte.

Salii in macchina con mia madre, ci fu qualche minuto di silenzio, e quando partimmo mi disse “Sai, la California è molto grande, molto lontana, ed io non voglio ch...”

“Mamma,” le dissi subito, “devi stare tranquilla, okay?ho quasi 18 anni!voglio dire, mi hai visto no?sono quasi maggiorenne ormai” fece un mezzo sorriso e poi si voltò verso di me.

“Hai ragione, però comunque mi raccomando, non fare cose stupide”

“Mamma!”

“Non uscire con NESSUNO” disse.

“Mamma” alzai gli occhi al cielo.

“E soprattutto, non andare a casa di nessuno, ci siamo capiti?” mi fece uno sguardo malizioso.

“capito” risposi solamente.

Appena arrivati all’aereoporto vidi subito Keila, la mia migliore amica, e tutta la mia classe a fare il check-in.

“credo che debba venire con te a fare il check-in” disse mamma slacciandosi la cintura.

“no, no no!” dissi subito “non devi, ciao mamma, ti voglio bene!” le dissi mandandogli un bacio volante, e lei si limitò a fare un sospiro, e poi se ne andò.

“indovina chi sta per andare in california?” disse Keila tutta esaltata.

“ehm non lo so..” le dissi con disinvoltura.

“QUESTE RAGAZZE!” disse con i pollici in su.

“queste ragazze” dissi imitandola.

“oh ma non sei mai contenta! dai, è la California, Malibù, Los Angeles, Santa Monica! ho sempre sognato di andarci!”

“ma io sono felice” dissi, e lo ero veramente.

e prima che Keila potesse rispondere, sentimmo una voce “I voli per la California delle 8:30 partiranno tra 5 minuti, invitiamo i passeggeri a salire a bordo”

“ci siamo” disse Keila eccitata prendendomi per il braccio.

 

 

Okay, ci sono volute quasi 14 ore per arrivare in California, dove le avevo passate a sentire Keila che mi parlava di quanto fosse bella Malibù, di quanti bei ragazzi ci sono e do quanti artisti musicali ci vanno, un bambino che sganciava calci da dietro al mio sedile, ed un ciccione che si addormentava sulla mia spalla ogni ora.Ma poi l’inferno finì e feci un respiro di sollievo sentendo la voce del pilota che diceva “Siamo arrivati, stiamo per atterrare, slanciare le cinture prego” 

“HELLO CALIFORNIAA!” gridò Keila all’uscita dell’aereoporto.

Mi limitai a prenderla per un braccio, e trascinarla via, visto che tutti ci stavano guardando.

“Sai, se inizi così non vivrai molto in california!”

“sei la solita” disse.

“la solita? ti stanno guardando tutti, e non hanno un’aria molto socevole, sembrano ladri” disse dando piccole occhiate a quelli che ci stavano intorno.

“ma ti rilassi?siamo con la scuola, nessuno si permetterebbe di toccarci!divertiti un pò” mi disse.

“si, giusto scusa, hai ragione” le dissi.

L’insegnante di scienze, la signora Stone, ci guidava verso l’hotel dove avremmo dormito e fatto colazione, era un hotel a cinque stelle, dentro era fantastico, arredato bene, molto solare, con un lampadario gigante di swarovski sul soffitto.

Io, Keila e Margaret, una nostra compagna, avevamo una stanza bellissima, dove la vista del mare era stupenda, davvero magnifica.

Ordinai tutti i cassetti con il mio intimo, e mi cambiai la maglietta, sempre una semplice, di colore verde-acqua.

Margaret e Keila fecero lo stesso, e poi mi scaraventai sul mio letto, era così morbido che mi sarei addormentata subito, ma..

“usciamo, dai!” mi disse prendedomi il braccio.

“che cosa?siamo appena arrivati, lasciami riposare”

“va bene, allora me ne esco sola,” disse indietreggiando, “con tutti questi ladri in giro” continuò “sola, soletta..” disse.

“ e va bene!” mi alzai di scatto dal letto, “contenta?muoviti!”

fece un sorriso e poi si rivolte a Margaret “ei, tu vieni?”

“no grazie, sono un pò stanca” rispose lei.

“va bene, a dopo” le disse Keila.

“COME?” le urlai.

“muoviti!” rispose lei ridendo.

Con tutta sincerità, la California è meravigliosa, era tutto stupendo, adoravo quella città, ma mai quanto Keila..

“MAMMA CHE BORSAAA!!” disse correndo verso una vetrina.

“Sarà la centesima che vedi e dici così” dissi stufata.

“entro un secondo, tu entri?” mi disse indicandomi la porta.

Diedi un’occhiata dalla vetrina trasparente dentro, tutte queste cose mi annoiavano, poi spostai lo sguardo verso Keila.

“no, vado a distendermi in spiaggia” le risposi, visto che la spiaggia era a qualche metro vicina.

Lei si limitò a guardare e poi mi fece un cenno.

La vidi entrare come un fulmine, feci un sospiro e andai in spiaggia.

Era pieno di persone, famiglie, ragazze, ragazze che giocavano a palla, bambini che si lavavano sulla riva, avrei giurato di aver contato oltre 10 bar pieni di persone, “wow” mi limitai a dire.

Mi stesi ad uno due metri dalla spiaggia, era tutto così bello, tralasciando le voci dei bambini che urlavano “smettila di lavarmi!” e altri invece “okay, okay ora mi butto, ora no, è congelata!” ma oltretutto era bello stare lì.

Finchè non mi arrivò una maledettissima pallonata che mi fece balzare di scatto, e con istinti omicidi mi alzai.

“scusa!” urlò un ragazzo che correva verso di me, avevo i capelli ricci/mossi castani, arrivò con un sorriso stupendo, ma non mi feci ipnotizzare da quello e mi avvicinai portandogli la palla.

“tranquillo” dissi e con disinvoltura mi girai per tornare indietro.

Mi stesi di nuovo nella pace assoluta, con calma e gentilezza.

E arrivò un’altra pallonata.

“OH ANDIAMO!” gridai.

“scusa ancora!” rispose il ragazzo dal bel sorriso venendo di nuovo verso di me,

“con tutta la spiaggia che c’è, proprio a me venite a colpire?”

“probalbilmente la palla ha un debole per le belle ragazze” disse facendomi l’occhiolino.

già lo odiavo.

   
 
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