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Autore: Tom Kaulitz    02/08/2014    3 recensioni
La prima volta che lo vide era a dicembre, a Magdeburgo pioveva. Tom stava passeggiando infreddolito abbracciandosi per cercare di bagnarsi meno possibile.
Un'ombra. Un ragazzo dai lunghi capelli neri. Anzi, a pensarci bene era tutto nero, niente escluso: i vestiti, le scarpe, i bracciali e le collane che portava. Aveva la pelle bianchissima, e, quando Tom guardò meglio, aveva alcune meches bianche. Era un ragazzo dai lineamenti abbastanza femminili, gli occhi truccati. Lo guardava, da dietro un albero distante almeno cento metri da lui. Quando l'ombra notò che il rasta lo aveva visto, esibì un sorriso, ma un ghigno malefico, raccapricciante. Poi si dissolse, insieme a tutta la figura, in una polvere nera.
***
Tom rigirò quei fogli nelle mani. Li aveva tutti collezionati nel giro di alcune settimane, trovandoli sulla scrivania la sera, dopo la scuola. Un pennarello nero, tramite la stessa scrittura, aveva scritto alcune frasi inquietanti.
"Non scappare"; "Ho bisogno che tu sia solo"; "Ci riuscirò"; e "Sei molto bello" erano i più interessanti. Nessuna firma, nient'altro, a parte una piccola ciocca di capelli neri e bianchi, ogni volta.
***
Sorrise. «Proprio come lo Yin e lo Yang...»
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
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3.


 

Tom doveva riprendersi da tutte le cose che era venuto a sapere. La cosa buffa era che i fatti lo riguardavano ma non aveva potuto sapere nient'altro all'infuori di "Sono in tuo demone custode" e "il Prescelto" che, detto col tono che aveva usato quel Bill, suonava veramente, ma veramente figo. Unica pecca era che Tom e i suoi tre neuroni non avevano afferrato un'acca. Sperava che adesso non dovesse vivere con uno spirito attaccato alle palle "perchè sono il prescelto". Eh no eh.
Quante volte aveva fatto quella strada per la Sternstrasse? Almeno un centinaio. Quante volte era capitato di perdersi? Una. E quella accadeva proprio quando una ragazza lo aspettava.
Proprio in quel momento riapparve, e la polvere nera se ne andò per scoprirlo del tutto. Nessuno parve accorgersi che era comparso dal nulla, perchè i passanti non batterono ciglio.Tanto meglio.

Si rialzò e tolse con stizza la polvere dai jeans extralarge. Dopo aver detto di essere il Prescelto Bill aveva semplicemente fissato il vuoto e pensato, mentre Tom lo guardava in attesa di qualche altra informazione, notando che i suoi occhi erano veramente belli. Le pagliuzze viola quasi si confondevano nel nero dell'iride, in una specie di vortice che, pensava il rasta, sicuramente avrebbe portato ad un'anima che aveva vissuto qualcosa da dimenticare. Come era morto? Non ne aveva idea, ma lo avrebbe scoperto. Cosa si prova nel morire? Non aveva avuto il coraggio di chiedere neanche questo.
Sospirò e iniziò a camminare, sperando che il tempo non fosse passato nel... presente? Mondo dei vivi? Non sapeva come definirlo.
Sperava che la mezz'ora passata nel... mondo dei morti? Paradiso nero? Comunque, sperava che per Lise non contasse come ritardo. Per fortuna fu così. Trovò Lise appena in tempo, si era appena seduta sulla panchina. Tirò un sospiro di sollievo, ce l'aveva fatta. La salutò con un grande sorriso che lei ricambiò, accompagnandolo con un cenno della mano.

*

Tom si stiracchiò sulla sedia.
Ripensò al pomeriggio con Lise. Erano andati da Starbucks (si, fortunatamente c'era anche a Magdeburgo) a prendere una cioccolata calda e poi a fare una passeggiata. Tutto stava andando bene quando un piccolo dettaglio lo turbò assai. A parte il fatto che non gli aveva mai toccato la pelle, anzi l'aveva evitata con discrezione, ma ci fu una cosa che lo insospettì di più.
«Hai sempre il colletto della felpa messo male.. aspetta che ti aiuto.» stava dicendo lei, fermandosi. Rimise a posto la stoffa che era tutta arrotolata e poi guardò Tom negli occhi, ridacchiando.
«Voi maschi non ci fate mai caso a queste cose..»
Il sorriso di Tom si spense non appena lei gli toccò per sbaglio la pelle del collo con l'unghia, senza accorgersene, e l'interno dei suoi occhi divenne simile a quelli di Bill; soltanto che le pagliuzze all'interno erano rosse, e che la parte bianca era colorata anch'essa di nero. Sembrava un mostro. Un bellissimo mostro, incorniciato dal volto da fata di lei, ma pur sembre una creatura non umana.

Rabbrividì e si irrigidì. Quando lei interruppe il contatto, i suoi occhi tornarono al consueto color nocciola.
Poteva darsi che la luce era messa male, ma Tom era praticamente certo di ciò che aveva visto. Non le aveva detto niente, e aspettava il prossimo salto da Bill per parlargliene. Sempre se lui era disponibile a parlare e la smetteva di torturarsi e dire frasi sconnesse.
Era molto curioso, quando e come sarebbe capitato il prossimo incontro?
La risposta gli arrivò subito dopo, quando un mal di testa lancinante lo pervase per la seconda volta e l'oscurità lo avvolse.
Trovò Bill ad aspettarlo. Il moro aveva le braccia incrociate e un'espressione impassibile sul volto, i piedi puntati verso il punto in cui era appena comparso Tom, che strabuzzò gli occhi, stupito di quella strana accoglienza.

«Ehi, ciao...hmm.. Bill» il moro accennò un sorriso stanco e alzò la mano in un cordiale saluto.
«Come facevi a sapere..?»
«Ti spiegherò tutto se avrai pazienza sufficiente per aspettare che siamo soli nella biblioteca. Comunque, sapevo circa dove comparivi perché è lo stesso punto in cui sei scomparso la scorsa volta..» Bill si girò e iniziò a camminare. Il alzò le braccia, impotente, seguendolo come un cagnolino.

Il silenzio era interrotto soltanto dai passi dei cavalli e dei passanti che passeggiavano con tutta la calma del mondo, conversando con i visi sereni. Evidentemente nell'aldilà si stava davvero meglio che nella vita reale..
Tom si guardava intorno. Riconobbe la strada che aveva percorso per raggiungere la casa di Bill e sorrise, senza capirne il motivo. Scrutò gli occhi dei passanti, curioso di sapere se qualcuno ce li aveva belli come quelli del moro, ma niente da fare: solo lui aveva le pagliuzze viola. Gli altri ce le avevano marroni, nocciola, azzurro e verde, ma nessuno aveva quel bagliore, quel colore vivo e quasi irreale, e non si vergognava a pensarlo. «Senti Bill, sai cosa vuol dire quando uno ha gli occhi rossi?» Bill non rispose e si limitò a guardarlo allarmato. Tom capì che c'era da preoccuparsi, e all'improvviso non ne voleva più sapere niente.
Fu strappato dai suoi pensieri quando entrarono in un edificio che recava la scritta "Bibliotek". Strano... quella biblioteca era così familiare... Ma certo! Era quella vicino alla sua scuola.. ma come mai si trovava qui? Sembrava una sorta di universo parallelo in cui gli edifici si spostavano liberamente.

"A loro piace cambiare."

Ridacchiò citando una frase di Percy Weasley, che aveva detto quando quelli del primo anno dovevano raggiungere la loro sala comune.
In quel momento Bill si girò e gli fece cenno di avvicinarsi, così che potesse seguirlo meglio fra gli scaffali. «Devo mostrarti vari libri, Tom, è meglio se poi ci sediamo. Così parliamo con calma.»
Tom annuì e lo seguì.
Si fermarono varie volte e collezionarono in tutto cinque libri da consultare, cosa che fecero seduti ad uno dei tavoli di legno, come stabilito.
Bill sospirò e poggiò i libri con un tonfo sordo sul piano per poi sedersi lentamente. Tom lo imitò mettendosi di fronte a lui.
Si guardarono. Fu Bill a chiedere:

«Come stai?» Tom, sorpreso dalla strana domanda, rispose.

«Non c'è male, a parte il mio stato di totale confusione.. Te?»

Alzò le spalle e aprì un libro scostando i suoi capelli corvini dal volto. «Tranquillo, oggi abbiamo tempo, posso spiegarti tutto e metteremo in ordine il caos. Oh, non c'è male neanche per me, grazie.»
Il rasta annuì fiducioso, mentre Bill sfogliava le pagine in cerca di qualcosa. Il libro -lesse Tom in alto della pagina a sinistra- si chiamava "Profezie – volume primo.". Sussultò: quel libro esisteva persino nel presente, l'aveva riconosciuto, ma nessuno lo apriva mai. Era una serie di cinque libri. Prossimamente l'avrebbe letta di sicuro.
Bill si torceva un labbro e si fermò bruscamente mormorando un «Ecco qui». Battè un paio di volte l'indice su un paragrafo e poi recitò:

Il buio avvolge lo straniero
un drago lo accoglie, fiero.
Soltanto il Prescelto, di quel mondo
riuscirà a portarlo fino in fondo.

Tom lo guardò allibito. Tornava. Per prima cosa aveva visto un drago, no? Però voleva togliersi aluni dubbi prima di aggiungere carne al fuoco. Alzò una mano come per fermarlo (Bill aveva già aperto la bocca), e parlò.
«Toglimi prima una curiosità. Come si chiama questo posto? Che ci faccio io qui? Chi sei te?»
«Calma, ti stavo per spiegare tutto. Siamo sempre a Magdeburg, soltanto un pò... distorta. Più precisamente questo posto si chiama Obscurum. Ci vengono tutte le anime morte. Ma fra noi c'è una certa gerarchia, non siamo tutti morti. Io non sono morto, per esempio. Sono un angelo nero, chiamato comunemente demone. Non sono cattivo, se te lo stai chiedendo. Oltre a me ci sono altre creature come draghi, altri angeli, elfi, ninfe, sirene, pan e demoni Ziagar -nome buffo, lo so-, che sono un pochino più fastidiosi. E altre creature che rivestono meno importanza.»
«In quanto alla domanda di che ci fai te qui, avrei un'ipotesi. C'è una profezia -l'unica- che dice che arriverà un umano -ovvero un angelo bianco- che saprà metterci in contatto con il mondo vivente e che sarà l'unico in grado di scoprire i segreti dell'Obscurum, potendo tornare indietro. E sarà il Prescelto -la prima persona che l'angelo bianco incontrerà- che verrà guidato attraverso il mondo dei Vivi, potendo tornare nell'Obscurum quando vuole. Tutto chiaro?»

Tom scosse lento la testa, incredulo.
«Io sarei... un angelo bianco?» Bill sorrise debolmente e annuì.
«E tu sei un angelo nero, il Prescelto?» Continuò ad annuire. Tom ridacchiò e parlò. «Ma perchè io non mi chiamo Prescelto come te? Suona più figo!» fece finta di fare il broncio mentre l'altro ridacchiava alzando gli occhi al cielo.
«E... tu mi devi far vedere l'Obscurum? A quale scopo?»
«Non solo "far vedere"...diciamo che hai una qualità, puoi venire qui, e poi tornare indietro, sfruttala! Non so, è così, tu lo puoi fare e basta.»

Tom annuì.

«E io... ti devo.. mm.. portare nel mondo dei Vivi? Giusto?» Bill annuì di nuovo, soddisfatto. Si guardarono.
«Toglimi di nuovo una curiosità, ti prego. Perchè mi fissavi e facevi lo stalker con me? Eh?» domandò il rasta, malizioso.
Bill rise e disse: «Sai, io amo spaventare i vivi. Non sapevo cosa fare nel tuo mondo, e allora ho iniziato a lasciare strane scritte -so muovere gli oggetti, come tu sai fare qui- e a fissare i bambini tanto (s)fortunati da potermi vedere. Sono in pochi, lo sai?» piegò la testa di lato e sorrise beffardo.
Tom scosse la testa ricambiando il sorriso. Oh, se fosse andato avanti così sarebbe finito per ricordarsi a memoria e magari dare un nome -già che c'era- ad ogni pagliuzza viola degli occhi del moro...

«E... scusami... come fai a venire da noi quando vuoi?»
«Oh, semplice, chiudo gli occhi e mi immagino nel tuo mondo. Invece di aspettare quella fitta alla testa -che già conosci-, visto che non viene quando desideri ma in un momento imprecisato, è meglio questo metodo, che ho scoperto nel tempo...» Tom annuì.
«Ah, di solito non abbiamo un tempo limite, ma possiamo controllare salti incontrollati con questa tecnica. Nel senso, in automatico tu salti qui una volta al giorno, è il tuo necessario. Superata la prima volta giornaliera, non salti più se non vuoi.»

Tutte quelle informazioni l'avevano leggermente rimbambito. Leggermente. Rimase a fissare il vuoto per un paio di secondi, il tempo per lasciare che Bill trovasse altri articoli interessanti.

 

Guida del passato, guida del futuro,
in grado di superare quel muro
che si staglia fra i vivi
e l'Obscurum, con le anime che vivono ivi.

 

*

 

Quando la fine arriverà
soltanto la loro storia rimarrà:
vivranno in eterno
legati al tempo in un abbraccio fraterno.

 

*

 

«Ebbene? La prima si capisce bene, la seconda mica tanto.. Cioè, quando finirà tutto -??- rimarremo solo noi due, legati per sempre al... tempo?» Bill rise. Era davvero tenero, non ci capiva niente. Doveva intervenire.
«Non proprio. Credo che dica che alla fine dei tempi rimarremo solo noi -di gente umana, chiaramente- e siamo immortali, legati al tempo... non l'ho capito. Anche quando dice "guida del passato, del futuro.." sembra che o l'Obscurum sia il passato o il futuro della terra...» si morse un labbro, rileggendo quelle righe. Tom lo interruppe.

«Si può mangiare nell'Obscurum?» Bill sorrise e alzò le sopracciglia.

«Hai fame??» chiese leggermente sorpreso. Tom annuì perplesso -che domande, lui aveva sempre fame- e si arrotolò le maniche della felpona, iniziava a fare caldo.

Però le ritirò subito giù, turbato, sentendo gli occhi del moro puntati sui tagli ancora freschi che aveva sull'avambraccio. Bill aveva un'espressione dispiaciuta, e parlò cauto, quasi sussurrando.
«Secondo me ci sono altri modi per superare i problemi, Tom...»
Tom cambiò subito umore e sbuffò infastidito, alzando gli occhi al cielo. Quando Bill insistette per Tom era già troppo.
«Senti, siamo "legati" in un certo senso, ma ora non pretendere di capire tutto! OKAY? NON SONO TE! E' INUTILE che perdi tempo a dirmi queste cose. NON CAPIRAI MAI, CAPITO? MAI!» detto questo si rimise a sedere e prese la testa fra le mani, il capo chino. Bill era un pò deluso e spaventato dalla reazione del rasta, e chiuse il libro con uno scatto stizzito.
Schioccò la lingua e disse soltanto una frase prima di allontanarsi per poggiare i tomi, mentre l'altro lo guardava leggermente in colpa.
I loro occhi sembravano sfidarsi mentre le parole del moro restavano nella mente di Tom come un'eco.
«Qui l'unico che non capirà mai che la gente si preoccupa per il tuo bene sei te».

*

Il silenzio gelido che li divideva si poteva tagliare col coltello. Tom ogni tanto lanciava occhiate di soppiatto al moro, che però fissava testardo la strada e faceva in modo che i cavalli non li arrotassero. Tom non negava di averlo un pò ferito, e gli dispiacque.
«Mi spiace.» disse il rasta mesto, e Bill rispose alle prime burbero, per poi sciogliersi in un piccolo sorriso. Lo sapeva lui, Tom era buono.
«Niente.»
Pochi minuti dopo avevano un gelato in mano e ridevano di gusto.

*

HEYYY♥
Eccomi col capitolo 3♥ Avete visto quanta roba c'è di nuovo? Huh sono... piuttosto fiera contenta dei questo capitolo. Non è stato facile inventare tutte queste cose.. u.u
Vabbé, fatemi sapere se vi convince e se ho scordato qualcosa, se vi va♥♥
Grazie a tutti del perenne, stupendo supporto che mi date♥
A presto (spero), baci♥




(Diffido chiunque di copia non autorizzata e simili, grazie.)
Precauzione u.u♥

  
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