Apologize
You tell me that you need me,
then you go and cut me down.
Avevano litigato quella sera.then you go and cut me down.
Si punzecchiavano spesso in realtà, ma non litigavano mai in quel modo. Non si riversavano mai parole rabbiose, e sguardi delusi. Discutevano e facevano pace in una frazione di secondo, risolvendo le cose come comunemente fanno i bambini. Un sorriso, uno sguardo e si tornava a giocare insieme, a vivere insieme.
Quella sera era andata diversamente. Non avevano sorriso reciprocamente e adesso dividevano due parti opposte dello stesso letto.
Lui con un braccio disteso lungo il fianco e l’altro adagiato sotto il capo, osservava il soffitto dell’appartamento che dividevano da qualche mese.
Lei girata di fianco, in posizione fetale, rannicchiata come per proteggersi. Non aveva nulla da cui proteggersi ormai, ma certe paure sono difficili da sradicare.
<< Dici che hai bisogno di me.. E poi vai via, lasciandomi stroncato! >> Le aveva urlato quelle parole con tutta la rabbia che aveva in corpo, e lei continuava a rifletterci sopra. Si rendeva conto che il suo comportamento era sbagliato, che non faceva altro che mettere in discussione tutto ciò che lui faceva e voleva veramente porre un taglio alla cosa. Voleva e doveva fidarsi, lasciarsi andare, se non voleva perderlo. E non lo voleva.
Si mosse piano nel letto, girandosi sull'altro fianco e avvicinandosi lentamente. Lui continuava a fissare il soffitto, la mascella tesa e contratta. Emma continuò ad avvicinarsi, e quando fu abbastanza vicina, sfregò il naso sul collo di Killian, istintivamente lui allargò il braccio per permetterle di accoccolarsi sul suo petto e stringerla subito dopo.
Era il suo modo di scusarsi e lui lo sapeva.
L’aveva perdonata.
E finalmente, entrambi riuscirono ad addormentarsi.