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Autore: NightWatcher96    02/08/2014    4 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Restare con suo fratello minore gli era piaciuto, molto più di quanto avesse dimostrato!
Il rosso mise la tazza nel lavandino e spense le luci, dando un ultimo saluto al fratellino che si rintanò nella camera di Don, pronto ad accoccolarsi accanto a lui.
-Prima o poi Leo mi farà un uovo, ne sono certo- pensò: -Solo aspettare...-.
Sbadigliò con un sorriso: era felice...
 
....
 
Le tartarughe e Splinter si rilassavano nel salotto leggendo, guardando la olo-tv o semplicemente allenandosi un po'. E a quanto pare, Raphael stava impartendo le lezioni base del ninjitsu a Reiki, mentre Hanami preferiva meditare -per quanto ci riuscisse- con suo padre Leonardo.
"Reiki, sposta il piede sinistro in avanti e colpisci con il braccio analogo" impartì il rosso, pazientemente.
La bambina annuì vigorosamente e fece quanto chiesto... peccato che scivolò, sbattendo il viso in terra.
"REIKI!" esclamò il rosso, inginocchiandosi prontamente.
Il silenzio era calato: Leonardo era a bocca aperta non tanto per quello che era appena successo bensì per l'espressione determinata che sua figlia aveva sul visino paffuto. Il fuoco e la voglia di riprovare erano nei suoi occhi!
"Stai bene, tesoro?" espirò Raph, per poi ghignare.
"Sì, papà. Riproviamo!".
Per Raph queste parole furono musica per le orecchie e annuendo le rispiegò nuovamente i movimenti correnti per eseguire un pugno frontale destro mentre la bambina imparava molto in fretta!
Hanami, al contrario, continuava a distogliere lo sguardo, avendo già abbandonato la sua meditazione.
"Che succede, piccola?" domandò Leonardo, schiudendo un occhio.
"Io non so fare come Reiki...".
Leonardo era rimasto molto stupito dalle parole della sua piccola bambina calma e quindi, con un sorriso sulle labbra, l'accarezzò sulla testa, sul soffice cotone della bandana.
"Shhh. Non devi assomigliare a tua sorella. Tu sei unica".
La bambina lo guardò con i suoi occhi lucenti e lo abbracciò semplicemente, scodinzolando la sua minuscola codina.
"Grazie, papi".
Leonardo annuì e insieme tornarono a meditare, ignari che Raph avesse udito tutto e si fosse rallegrato! Amava Leo anche per il suo dolce carattere, in fondo!
"Qualcuno di voi ha visto Michelangelo?" interruppe Serling.
Aveva in mano una scodella con un frusta immersa nel composto omogeneo di una torta e un leggero strato di farina cosparso sul suo corpo robotico.
"E' uscito con Donnie. Perché lo cerchi?" rispose Raphael, curioso.
"Mi aveva detto che voleva prestarmi una ricetta infallibile per un nuovo tipo di torta che il padroncino Cody adora".
"Lo ha fatto, in effetti" corresse Splinter, mentre meditava dinanzi alla olo-tv: "Se guardi bene dovresti trovare la ricetta attaccata al frigorifero".
"Controllerò immediatamente"...
 
....
 
Mikey e Donnie camminavano tranquilli fra le strade di New York e ora erano giunti a ChinaTown. L'aspetto cinese non era poi cambiato così tanto... beh, eccetto per le classiche lanterne rosse che adesso svolazzavano a mezz'aria sotto forma di ologrammi incredibilmente realistici.
Nei vicoli stretti, modesti edifici di cinque-otto piano rendevano bene l'idea di un tunnel da scoprire, tutto punteggiato da vetrine luccicanti e luci accattivanti.
Una vera attrazione per Michelangelo, che, senza pensarci su due volte, si era letteralmente spiaccicato sulla vetrina di un negozio di maternità cinese.
Tutine, culle, biberon e simpatici pupazzetti per l'infanzia erano esposti al pubblico, con fiocchetti di raso colorati e adorabili decorazioni di farfalline-ologramma capaci di simulare voli o fremiti d'ala!
"Donnie, guarda questa tutina!" indicò l'arancione.
Era un piccolo vestitino per neonati di poche settimane tutto bianco, con fragoline rosse adorabili. Aveva un bavaglino merlettato di raso e un nastrino sul lato sinistro.
"Fantastica! E questa?" replicò il genio.
La tutina che lo aveva colpito era gialla con piccole paperelle arancioni. Era simile a quella vista da Mikey, eccetto per il bavaglino sostituito da tre bottoni viola.
"Sai che bianco o giallo non mi dispiacerebbero come colori?" fece Mikey.
"Neanche a me. A proposito di neonati, dovremmo cominciare a scegliere qualche bel nome per nostro figlio".
Mikey annuì vigorosamente, accarezzandosi la pancia ben protetta sotto una calda giacca nera, con i polsini arancioni. La stessa che Donnie indossava, solo con il colletto viola.
"Mi piacerebbe l'orientale" espresse l'arancione, ricominciando a camminare.
"Beh, sì! Qualcosa di molto bello e significativo!".
"Avrei due nomi in mente che mi sono sempre piaciuti".
"Ti ascolto" sorrise Donnie, avvolgendogli un braccio intorno alle spalle.
"Keeichi che intende Figlio prezioso come un gioiello e Reina, che sta per pura" spiegò Mikey.
Donatello spalancò gli occhi. Non aveva più parole: quei nomi erano bellissimi e se avrebbe potuto, li avrebbe dati entrambi. Non voleva sceglierne altri!
Così, gli si avvicinò, prendendogli il viso nelle mani e lo baciò dolcemente, mentre Mikey lasciava crollare le spalle in segno di tenerezza.
"Come sono carini" mormorò qualcuno di passaggio.
Entrambi sorridevano. Si sentivano bene e lo stress per la situazione in cui vivevano adesso era molto meno influente. I loro cuori svolazzavano di gioia e di amore.
Donatello gli accarezzò ancora una volta il ventre e decisero di proseguire il loro piccolo tour quando il vento ricordò che non era salutare restarsene troppo al freddo.
“Nel libro che ho letto, ho scoperto che il bimbo qui presente dovrebbe muoversi al quinto mese… quindi, direi fra un paio di settimane o più, considerando che sono alla metà del quarto mese!”.
E non vedeva l’ora! Mikey si era sempre chiesto cosa provasse Leonardo a sentire i piccoli movimenti nel suo ventre, quando aspettava. E ora ne poteva avere l’occasione!
“Mi sorprende che tu legga libri al di fuori dei fumetti” sghignazzò Donnie.
In realtà, era molto affascinato che il suo compagno avesse spostato l’attenzione su qualcos’altro.
“Beh, mio caro genio, avremo un bambino. Siamo cresciuti entrambi. Non possiamo essere ragazzini per sempre, no?”.
“Punto per te, Michelangelo”.
L’aria era ancora più fredda, adesso. Il venticello solitario aveva intensificato il suo flusso, tanto da scuotere fortemente gli alberi del Central Park. Le nubi nel cielo non presagivano che un temporale di quelli molto forti.
“Che ne dici di tornare a casa?” propose Donnie.
“Facciamo dopo? Avrei urgente bisogno del bagno!”.
Il genio si grattò la nuca e fortunatamente per lui individuò un centro commerciale sviluppato in altezza a proprio due passi da loro. Ringraziando la fortuna, si diressero tranquillamente, gradendo la calda aria che li investì al momento dell’entrata.
Salirono una scala mobile e Mikey trottò verso il bagno, mandando un bacino volante a Donnie, che si sedette su una panchina ad aspettare che il compagno uscisse dalla toilette femminile!
Era ancora incredibile l’idea di diventare papà! Ripensando a come l’aveva pensata inizialmente non poteva che sentirsi disgustato e si sarebbe preso a calci in culo. Adesso voleva il piccolino più di ogni altra cosa al mondo e se ora la pensava nel modo giusto doveva tutto anche a Shadow e a April.
Un pensiero improvvisamente lo colpì, facendolo irrigidire e fissare scioccato il vuoto. Con tutto quello che era accaduto, si erano completamente dimenticati dell’invito della loro amica nella serata! Chissà Shadow come ci era rimasta male!
Si scurì in volto e appoggiò il mento sulle dita incrociate, con i gomiti poggiati sulle cosce. Proprio un bel colpo!
-Va bene… cercherò di costruire qualcosa alla piccola per farci tutti perdonare- pensò.
“Eccomi qua, ho finito”.
Donnie alzò lo sguardo e sorrise, alzandosi: “Hai fatto presto”.
“Sono veloce di natura e tu lo sai”.
Il rumore della pioggia batteva sul tetto del centro commerciale, rumoreggiando dappertutto. Donatello non voleva assolutamente far bagnare il suo compagno e così, come unica e non così male idea, scelse un piccolo tour nel centro commerciale.
“Hai fame, Mikey?”.
“Oh, altroché!”.
Il genio aveva portato il portafogli con lui e c’era abbastanza denaro per qualcosa sotto ai denti!
Entrambi tornarono a camminare, tenendosi per mano, per i vari corridoi illuminati dalle vetrine colorate, perdendosi in quel mondo accattivante.
“Mikey, ricordi se gli altri volevano qualcosa?” chiese, poi, Don.
“No. Perché ce lo hanno detto?”.
“A dire il vero sì. Io ho scordato”.
Mikey fece le spallucce e ghignò oscuramente, guardando il genio con i suoi occhi… leggermente strani.
“Stai bene? Mi sembri… diverso” mormorò Don, sollevando un sopracciglio.
Il suo sguardo cadde sulla pancia di Mikey… sembrava un po’ più piccola rispetto a prima e la giacca era più forzata sui bicipiti. Cosa impossibile dato che l’arancione era molto magro e di muscolatura ne aveva poca.
“Mikey, mi stai spaventando”.
L’arancione gli si avvicinò, lasciando cambiare i suoi occhi azzurri in onice brillante. Sorrise oscuramente e si guardò intorno, accertandosi che non ci fossero occhi indiscreti.
“Vieni, Donatello. Fammi vedere quanto sei buono”.
Mikey pigiò qualcosa sul braccialetto di metallo che portava -da quando?- al polso e lo trascinò fortemente nel portale che si richiuse dietro alle loro corazze.
Non era Mikey?!
Sicuramente no, visto che quello vero era appena uscito dal bagno!
“Donnie, sono tornato. Scusa se ci ho messo tanto” cinguettò.
Si guardò intorno ma del compagno nessuna traccia. Michelangelo inclinò il capo da un lato, visibilmente confuso ma due braccia forti gli presero la vita, pizzicandogli i fianchi.
“Scherzetto” sussurrò maliziosamente Donnie.
“Cattivo! Credevo mi avessi abbandonato”.
“E come potrei mai farlo?”.
Eppure c’era qualcosa di strano. Il genio aveva un’espressione oscura sul viso e quel sorriso ampio non era quello dolce di solito. In più continuava a palpargli il fianco, la coscia e la pancia.
“Donnie, stai bene?” chiese nuovamente l’arancione.
“Mai stato meglio. Ora che sono con te”.
Questa frase gli tolse ogni dubbio. Forse il genio era semplicemente in vena di scherzare e voleva un po’ di coccole.
“Ehi, che fai, Donnie?!” esclamò Mikey, quando si sentì sollevare dal pavimento.
Il genio lo zittì con un leggero bacio sulle labbra, mentre lo spostava in posizione comoda, con il classico stile sposa fra le sue braccia. Quelle sue labbra erano molto più morbide di quanto ricordasse e la lingua più lunga del necessario, mentre scavava nella sua bocca, danzando e assorbendo sapori diversi.
Tenendo occupato Mikey, Donnie si fece scivolare un minuscolo tablet dalla manica della sua giacca e pigiò un tasto, mentre sul muro nocciola che affiancava la porta della toilette si aprì un portale rosato. Il genio ci entrò indietreggiando e non poté che sorridere vittorioso…
 
….
 
Raphael aveva appena finito di fare il bagnetto a Reiki, stanca dopo il suo primo allenamento ninja e la portò a nanna, dove Leonardo aveva fatto lo stesso con la piccola Hanami, allo stremo delle forze mentali per aver meditato per un po’.
Di ritorno dalla zona notte, il rosso prese posto sul divano, guardando Leonardo con la coda dell’occhio che seguiva un film alla olo-tv. Ridacchiò mentalmente, lasciando muovere la mano sulla coscia di Leo.
“Che silenzio, eh?” introdusse.
“Sì. Cody e Serling sono con Starlee al piano superiore per ultimare i braccialetti spezza-fotoni e il sensei medita nelle altre camere”.
“Quindi, in altre parole, ci siamo solo io e te” completò Raphael.
L’azzurro ridacchiò. Raphael approfittava sempre del silenzio per fare il sensuale e le sue moine per sedurre riuscivano sempre ad ammaliarlo perfettamente. Come in questo caso. La mano del focoso strisciava sensualmente sulla coscia, cadendo verso l’interno, nella zona più calda e proibita.
“Raph…” espirò Leo, mordendosi le labbra.
“Ti sto eccitando, per caso?” sogghignò il rosso, palpando il rigonfiamento che l’azzurro faticava a tenere sotto controllo.
“Smettila. Non qui, almeno”.
“A me sembra che sia tutto perfetto. Buio, silenzio, nessun occhio indiscreto”.
Raphael si avvicinò con le labbra e strofinò il naso contro la guancia di Leo, infilando la mano fra le gambe strette del compagno, diteggiando la coda.
“Raphie…” avvertì invano Leo.
Adesso si stava eccitando ancora di più. Raph era subdolo quando aveva fame d’amore e resistergli era impossibile! Ma era anche vero che Leo adorava essere spinto in quel gioco erotico dove il compagno era l’Alpha e lui la “vittima” del piacere fisico.
Boccheggiò.
Leonardo guardò la mano di Raph pronta per palpare l’organo già gonfio e palpitante e le sue labbra erano già state catturate da un bacio di grande passione.
“Sei una testa dura”.
“La tua testa dura” corresse Raph.
Leonardo sospirò, avvolgendogli le braccia al collo. Lo amava. Lo voleva e come al solito era riuscito a sedurlo per bene! Raph gli era vicino più che mai, tanto che i loro pettorali sfregavano dolcemente con un lieve rumore raspante.
“Io ti amo, Leo” sussurrò.
“Più della mia vita, tigre…”.
Leo spense la tv e si lasciò distendere sul divano, sebbene non fosse stato proprio un ottimo posto per coccolarsi, ma ugualmente Raph gli montò su, iniziando ad accarezzarlo.
“Non dovrei essere io lassù?” chiese Leonardo.
“Cambiare è positivo, baby”.
Il rosso lo baciò immediatamente e avrebbe continuato con il suo gioco erotico preferito se dei passi in arrivo non si fossero avvicinati!
Leo e Raph si staccarono in fretta, mettendosi seduti, mentre la olo-tv si accese nuovamente, illuminando il salotto e disperdendo parzialmente le ombre della sera.
“Oh, scusateci” mormorò Cody. “In verità cercavo Donatello ma a quanto pare non è ancora tornato. Volevo chiedergli un parere”.
“E’ uscito con Mikey, ma ora che ci penso è stato più di due ore fa” spiegò Leo.
“E ora sono le 20:40” aggiunse il rosso, leggendo l’ora sull’olo-tv.
“Diamogli un altro po’ di tempo e se non tornano, li andremo a cercare. Ora che ne dite di cenare?” propose ancora Cody.
“Buona idea. Sveglio le bambine” annuì Raphael…
 
….
 
Donatello non sapeva dove si trovava. Era su una superfice molleggiata, probabilmente in una stanza.
Era stato rapito?
Un’improvvisa luce bianca si accese alla sua destra: il genio sobbalzò e squadrò attentamente il nuovo e tetro luogo. Era una camera da letto e lui ci stava sopra, con i polsi legati alle sbarre da una dura corda. Tutto era in una sfumatura viola e scavato nella pietra, tanto da dare l’impressione di essere un cavernicolo.
-Spero che almeno non spunti fuori un dinosauro- pensò.
Le sue caviglie erano legate in modo che le gambe fossero ben aperte e ora che si guardava meglio, era stato spogliato da tutto, mantenendo solo la maschera.
Gli era stato tolto anche il respiratore, ma non aveva problemi a inalare.
“Sono molto invidioso, sai?” pronunciò una voce familiare, più subdola.
Dalle ombre frontali era appena spuntato Michelangelo… solo che non aveva la pancia gonfia! Che diavolo stava succedendo adesso?!
“Mikey, dove mi hai portato?!” ringhiò Donnie.
Il cuor suo sapeva che quello non poteva essere il compagno che gli aveva rubato il cuore. E infatti, con una morfosi veloce, Mikey ritrovò le sembianze spigolose di Dark!Mikey.
“TU?!” ruggì il viola. “Avrei dovuto capirlo che eri stato tu! Dove mi hai portato!”.
“Relax” istruì morbido il clone, mettendogli un dito sulle labbra. “Sei in camera mia. Dovresti essere orgoglioso, perché sai, non faccio entrare nessuno qui”.
“Che vuoi da me?”.
“Tutto. Da quel giorno sul terrazzo, ho capito che mi sono innamorato di te e ti voglio” spiegò, accarezzandogli il piastrone centrale. “Non dovrai più preoccuparti. Adesso mi prenderò cura io di te e non dovrai nemmeno più pensare al tuo esserino”.
La rabbia si accese nel genio. Il clone di Mikey lo voleva tutto per sé ma lui non avrebbe mai ricambiato! E inoltre, non poteva permettersi di definire “esserino” il suo piccolo. Anche se lo aveva fatto lui inizialmente, aveva capito che era un’offesa. E tutto grazie ad April.
“Lasciami” ordinò freddamente.
“Mai. Resteremo sempre insieme. Non è magnifico?” sibilò il clone, penzolando la lingua.
“No! E’ un’emerita cazzata! Liberami!”.
“Voglio solo fare l’amore con te!”.
Il genio emise una faccia disgustata e cercò di non gemere quando la mano gialla del clone iniziò ad accarezzargli lo spacco intimo con innata dolcezza.
“Io no invece”.
“Andiamo! Se non vuoi avere la mia faccia, posso sempre mutarmi nel tuo stupido fratellino o potresti pensare a me come a lui!” elencò Dark!Mikey.
“Sei sordo? Ho detto che non ti amo e non voglio accontentarti in alcun modo! Secondo me la botta che ti ha dato Cody ti ha spiattellato il cervello!”.
“Io credo proprio che quella botta mi abbia aperto la mente” sghignazzò il clone, chinandosi per appoggiare la testa sui piastroni inferiori.
“No! No!” tuonò il genio. “Io amo Mikey. Solo e soltanto lui!”.
“Non mi interessa. Capirai che sono mille volte meglio di lui e in più non mi puoi mettere incinto perché sono un maschio bellissimo a tutti gli effetti”.
“Io sarò padre, lo capisci sì o no?!” contrastò Donatello, sudando sempre più.
“Non ti sento!” canzonò il clone, strisciando la lunga lingua fra le gambe.
-MIKEY!- gridò mentalmente il genio…
 
….
 
“Donnie, dove mi hai portato?” chiese Michelangelo.
Erano su un’ampia balconata di pietra di un edificio storico, riparati da una balaustra sporgente e nascosti da spessi pilastri deteriorati dal tempo. L’altezza che li separava dal suolo era tremenda ma la luna che brillava nel cielo serale offriva parziale rassicurazione.
“E’ il mio posto speciale”.
Donatello lo fece sedere in terra, sbottonandogli la giacca, per avere ampia visuale dell’addome gonfio dell’innocente tartaruga. Si leccò le labbra e inspirò tranquillamente, mentre la luna marchiava il suo profilo sempre più spigoloso.
Il cuore di Mikey affondo. Non si aspettava certamente di ritrovarsi davanti nientemeno che Dark!Don. Era stato imbrogliato con una facilità incredibile che gli faceva rabbia.
“T… tu non sei Donatello!” inveì.
“Già. Sono molto meglio. Ho aspettato così tanto tempo per averti, mia piccola pallina di riso”.
L’arancione voleva fuggire ma non poteva. Adesso capiva perché era stato portato in un posto del genere. Voleva Donnie! Dov’era in questo momento?
I suoi pensieri furono interrotti dalla coda leggiadra del clone viola che si muoveva fra le sue gambe, pungendo dolcemente la sua per invogliarla a scodinzolare.
“Adoro la tua ciccia… e credo di averti fatto già questo complimento” sorrise Dark!Don, in un orecchio. “Sei perfetto, lo capisci?”.
Mikey sbuffò come risposta, incerto se dirgli o meno che era incinto e non grasso. Però non voleva mettere in pericolo il suo bambino e così preferì semplicemente assecondare il clone che continuava a pizzicargli -quella per lui- la ciccia.
“Sei un po’ strano tu” borbottò Mikey.
Il clone sorrise ampiamente, baciandogli affettuosamente la guancia.
“Sei così carino, pallina di riso. In tutta la mia vita non mi sono mai sentito così”.
“Senti. Per quanto mi faccia piacere che per una volta non pensi a come ammazzare il prossimo, io sono già felice con Donnie e non posso essere tuo, lo capisci? Quindi, perché non mi lasci andare e provi a vedere se puoi confortare il tuo bisogno di un compagno con qualcuno dei tuoi fratelli?!”.
“No. Impossibile per me” zittì il clone, negando vigorosamente. “Tu non lo sai, ma Michelangelo è la persona più stupida e scontrosa che abbia mai avuto a che fare. Tutto il contrario di te, che sei dolce, bello e paffuto. Voglio essere io il tuo compagno. Inoltre, a quest’ora Donatello si sarà già accoppiato con mio fratello, che stravede per lui”.
“No, questo no!” soffocò Mikey, spalancando gli occhi enormemente.
Si appiattì contro il muro, tremando a più non posso.
“Mi dispiace, ma lui ha preferito stare con mio fratello perché non potrebbe mai diventare padre com’è accaduto ai tuoi altri fratelli” continuò convinto Dark!Don.
Due lacrime calde erano scivolate sulle guance di Mikey, che tremava senza sosta, sconvolto e ferito più che mai. Improvvisamente, la sua visione iniziò a roteare e le sue orecchie presero a fischiare.
“D… Donnie… n… no…”.
Un dolore al petto fortissimo, proprio all’altezza della cicatrice. Michelangelo ansimava duramente e gemette al pungere di fuoco, poggiandosi la mano nella speranza di lenire in qualche modo.
Questa reazione spaventò Dark!Don.
“Stai bene? Che succede, Michelangelo?”.
L’arancione non poteva rispondere. La sua bocca si apriva e chiudeva lentamente, a ritmo delle lacrime sul viso.
“Michelangelo?” ripeté il clone, preoccupato.
“D… Donnie…” sussurrò Mikey, chiudendo gli occhi e cadendo fra le braccia del clone.
Era privo di sensi ma non era questa la cosa peggiore: il clone, infatti, si era già accorto che la tartaruga non stava respirando più.
“Oh, no!”.
Lo raccolse in braccio e aprì un nuovo portale, pronto per condurlo dritto in ospedale.
 
….
 
Dark!Mikey guardava l’organo di un Donnie rosso di rabbia e di imbarazzo. Era così appetitoso!
“Resteremo sempre insieme!” canticchiò il clone.
“Rimettimi l’organo a posto!” tuonò il genio. “E fammi andar via!”.
“Uffa! Tanto non te ne vai!” lagnò.
Improvvisamente, il braccialetto apri-portali che indossava il clone si illuminò, vibrando. Sbuffando per essere stato interrotto, pigiò un tasto e accettò immediatamente la chiamata.
 
“Ehi, fratello, Donatello è con te?”.
“Che domande, ovvio che sì. Il mio piano ha funzionato e me lo stavo godendo in senso unilaterale quando non mi hai interrotto!”.
“E’ urgente. E’ accaduta una cosa terribile al dolce Michelangelo! Fammi parlare con Donatello, ho detto!”.
 
Il clone sbuffò e avvicinò il braccialetto alla bocca di Donnie.
 
“Sono io. Se hai fatto del male al mio compagno, io-.
“Silenzio! Michelangelo ha avuto una crisi respiratoria e l’ho portato al pronto soccorso. Ho pensato di informarti visto che… con quell’adorabile pallina di riso non ho speranze. Lui vuole solo te”.
“Che cosa gli hai fatto per ridurlo così?! Michelangelo, se si stressa, smette di respirare!”.
“Gli ho semplicemente detto che tu ami stare con mio fratello perché non potresti mai diventare padre com’è accaduto ai tuoi altri fratelli e di colpo ha iniziato ad affannarsi finché non è crollato”.
 
Donatello aveva gli occhi brucianti di lacrime. Il suo piccolo Mikey era stato in balia del clone e adesso soffriva per una menzogna raccontata così bene!
“Tu liberami immediatamente!” urlò a Dark!Mikey che spaventatosi da una reazione del genere, eseguì immediatamente.
Il genio si rimise tutto ciò che gli apparteneva e batté furiosamente il piede in terra, fino a quando il clone giallo non aprì un portale e lo condusse facilmente nella sala attese dell’ospedale in questione.
Quando entrambi si materializzarono, Donatello corse con foga innata verso il clone viola, sbattendolo pesantemente contro un muro.
“Come hai potuto, razza di bastardo!” urlò.
“Non ne sapevo nulla!”.
“Non è una buona scusa! Non sai che con quell’arresto respiratorio hai potuto uccidere il mio bambino? O provocare danni a entrambi? Maledetto, non te lo perdonerei mai!”.
“Bambino?” espirarono i due cloni, stupiti.
“Ero convinto che Michelangelo fosse ingrassato” mormorò Dark!Don. “Non me lo aveva detto”.
Il genio avrebbe voluto baciare Michelangelo dappertutto. Aveva deciso di mantenere il segreto circa il bambino per evitare possibili intenzioni di rimuoverlo. Sorrise dolcemente ma guardò ancora truce i due cloni.
Ed ecco che una dottoressa in camice bianco, capelli biondi e occhi azzurri si fece avanti.
“Signor Hamato?” chiese cordiale.
“Sì, sono io”.
“Ci sono complicazioni. La gravidanza è diventata instabile e uno dei due potrebbe non farcela. L’interruzione di ossigenazione ha provocato danni cardiaci al paziente e possibili quelli celebrali al feto”.
Il cuore di Donnie affondò nel dolore. Tremava, adesso, addolorato più che mai della situazione terribile. I due cloni mormorarono uno scusa e svanirono in un portale, alle sue spalle, per evitare di ritrovarsi in una poltiglia sicura.
“Po… posso vederlo almeno?”.
La dottoressa annuì e lo condusse nella stanza numero 45, dove Michelangelo non era che una flebile forma piccola in un mare bianco, denominato letto. La donna preferì lasciarlo solo e il genio si sedette accanto al suo compagno, prendendogli la mano.
Deglutì e guardò la pancia. Chiedere a Michelangelo di abortire era come ucciderlo. Non avrebbe mai accettato di perdere questo bambino.
“Mikey…” soffocò, baciandogli la mano.
Aveva una mascherina d’ossigeno sul volto, la pelle cadaverica e l’espressione ancora addolorata. Donatello non poteva dirgli qualcosa del genere.
O Mikey o il bambino.
Danni per tutti e due.
“Mikey… mio adorato Mikey…”.
Corrucciò la fronte e appoggiandosi sulla pancia del suo compagno iniziò a singhiozzare, sperando che tutto questo fosse soltanto un incubo maledetto…


Angolo dell'Autrice

Questa storia mi ha preso parecchio, tanto che quando finirà (e non mancano molti capitoli) mi sentirò depressa, come ogni volta!
Beh, che vi posso dire se non che sono tremenda? Faccio sempre di tutto per rendere un inferno la vita dei nostri amici, eh? Ma è questo il bello delle fanfiction!
Qualcosa di molto grosso accadrà, state tranquilli! E vi faccio compagnia, mentre venerdì 8 agosto uscirà il tanto atteso film delle TMNT in America, mentre il 18 settembre da noi (Uff! Volevo che lo facessero ad agosto anche qui da noi, giusto per avere un 18esimo compleanno con qualcosa di bello.Vabbè, pazienza!).
Ok, mi sembra di aver spoilerato troppo!
Abbraccio sempre tutti quelli che mi seguono in ogni pazza idea che mi viene e sempre calorosi bacini !
Ciao!

 
  
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