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Autore: sku    09/09/2008    1 recensioni
Vent'anni prima Allanon aveva svelato a Shea la sua discendenza reale e lui aveva sconfitto il Signore degli Inganni. Adesso un nuovo nemico minaccia le Quattro Terre e il druido torna a calcarle per fermarlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. Era mattina presto quando qualcuno bussò alla sua porta. Leian si svegliò e cercò di capire per qualche secondo da dove provenisse il suono poi con gli occhi pieni di sonno si avvicinò alla porta e la aprì.
- Buongiorno. Vedo che fai ancora fatica ad alzarti la mattina. - la salutò Allanon con un sorriso sarcastico.
- Buongiorno. Vedo che non fai per niente fatica a presentarti ancora all'improvviso. - rispose lei acida per poi lasciarlo passare. Il druido si sedette su una sedia e la guardò. Leian fece finta di niente ed andò a cambiarsi dietro il paravento nell'angolo della stanza. Solo quando decise che era il momento riapparve davanti all'uomo. Allanon sorrise, nonostante gli anni passati con lui era riuscita a mantenere la sua femminilità e con essa le piccole manie delle donne.
- Cosa sai delle pietre degli Elfi? - le chiese.
- Quello che tu mi hai detto. Che sono l'ultimo residuo della magia degli Elfi, del mondo delle creature fantastiche. Che proteggono dalla magia nera. - gli rispose dopo averci pensato un po' su. - Che Shea le ha usate per proteggersi dai Messaggeri del Teschio. Le pietre possono essere usate solo dagli Elfi e solo se sono state cedute liberamente. -
- Esattamente. Ma ogni gruppo di pietre ha anche un compito specifico. Quelle azzurre che diedi a Shea servono per la ricerca. -
- E queste? - chiese l'elfa facendo scivolare le tre gemme sul suo palmo e giocandoci con il pollice.
- Le pietre bianche sono le pietre della memoria. - disse semplicemente. - E sono tue. - specificò.
- Non le voglio. - Improvvisamente le pietre sembravano scottare nella sua mano.
- Non hai scelta. Sono state cedute a te. L'incantesimo era chiaro; chi le avesse prese, se elfo, ne sarebbe stato il proprietario. -
- Tu non me lo avevi detto! Non avrei mai accettato altrimenti. E' solo per questo che ieri sera ti sei esposto per me, perché io sarò la balia delle tre pietre! Ma puoi scordartelo! - Non sapeva neanche lei perché si era così infuriata, o forse, in qualche recesso della sua mente, lo sapeva. C'erano tante cose che aveva dimenticato e che preferiva rimanessero sepolte.
- Non è stata una scelta. Lo sai. -
- Non mi interessa, mi hai usata, come usi tutti. Perché con me doveva essere diverso? Solo perché mi sono sempre fidata di te e non ho messo mai in discussione le tue parole? Flick aveva ragione... - Si voltò verso la finestra incurante delle ferite che le sue parole potevano procurare. "Allanon non ha sentimenti!"
- Non possiamo permetterci di cedere adesso. - La collera risuonava nella voce dell'uomo.
"Buffo, dicono sempre non possiamo permettercelo. Dev'essere la frase standard da usare con le donne!"
- Leian, lo sai che vorrei che tutto fosse diverso, vorrei non doverti coinvolgere e permetterti di vivere la tua vita... -
- Ma non possiamo permettercelo. - completò lei la frase al posto del druido. Poi con rassegnazione si sedette sul letto di fronte al druido.
- Cosa vuoi che faccia? - gli chiese con un sospiro. Era arrabbiata con se stessa per aver ceduto così in fretta alla sua richiesta, ma si rendeva conto che non poteva fare altrimenti.
- Vorrei che tu provassi a ricordare di quando eri piccola, prima della morte dei tuoi genitori. -
Leian prese in mano le tre piccole pietre così scintillanti nella luce del mattino, quasi abbaglianti nel loro candore. Le fissò cercando di capire cosa doveva fare, pensando intensamente ad esse, stringendole nel palmo. Una luce bianca soffusa si diffuse dalle sue dita chiuse e la avvolse come una nebbia. Non riusciva più a vedere Allanon.

C'erano delle voci, erano un uomo e una donna che discutevano. La donna era un'elfa esile dai capelli rossi, mentre l'uomo era alto, abbronzato e con capelli e occhi castani. Non stavano litigando ma la discussione era accesa.
- Non puoi permettergli di rovinarti la vita. Se la pensa così è affar suo e non tuo. Che faccia quello che vuole basta che non ci coinvolga. - disse la donna.
- Ma è mio fratello. Come puoi pretendere che lo escluda dalla mia vita? - replicò lui.
- Io non voglio escluderlo, sarà sempre il benvenuto. Solo non voglio che tu te ne vada con lui non si sa dove. -
- Vuole solo andare nelle Terre del Sud e mi ha chiesto di accompagnarlo. Sono la mia terra d'origine, nel caso tu l'avessi dimenticato. -
- Lui non mi permette di dimenticarlo. Ogni volta che viene a farci visita coglie l'occasione per ricordarci quanto siamo diversi, quanto la vostra città era animata e che mortorio c'è qui nelle Terre dell'Ovest... E' geloso di me. E adesso è geloso anche di tua figlia. -
- Non è vero. -
- Sarà.. Però vorrei anche che tu rammentassi che adesso sei un padre, hai una bimba di pochi mesi e devi assumertene la responsabilità, non puoi scorrazzare in giro come un cane randagio solo perché tuo fratello senza di te si annoia! -
- Ma io non voglio abbandonarvi... - Le si avvicinò e passo una mano nei suoi lunghi capelli.
- Ma io lo temo. Cambi sempre un po' quando lo vedi... -
- Ho nostalgia di lui e della mia terra. Ma non rinnego niente. Io ti amo e adoro la piccola Leian. Non preoccuparti, non vi lascerò. -

Leian si sentiva strana. La luce si era spenta all'improvviso. Allanon la guardava ancora seduto. Sentiva una lacrima solcarle il viso e l'asciugò in fretta.
- Ho visto i miei genitori... parlavano del fratello di mio padre, che voleva compiere un viaggio nel Sud con lui, ma mia madre era contraria. - A Leian sembrò che una luce si accendesse negli occhi di Allanon, ma sparì repentinamente e l'elfa si convinse di averla solo immaginata.
- Per oggi hai fatto abbastanza. Ti lascio, devo andare a organizzare la spedizione. Partiremo domani all'alba. Se puoi evita gli altri, a parte Dreiden e Adael che già ti conoscono. - Si chiuse la porta alle spalle e Leian rimase sola coi suoi nuovi ricordi. Per la prima volta dopo tanti anni vedeva i volti dei genitori, aveva risentito le loro voci, melodiosa quella della madre, bassa e profonda quella del padre. Aveva detto che l'adorava... era euforica e triste allo stesso tempo. Averli così vicini eppure irrimediabilmente lontani. Non riuciva a comprendere perché Allanon le avesse chiesto una cosa del genere, quale vantaggio potesse dargli.
Dopo qualche minuto si riscosse e sentì il bisogno di esercizio fisico, di movimento, per non pensare a quello che provava. Chiuse le pietre nel sacchetto e lo pose sotto la casacca. Poi prese i suoi pugnali ed uscì nel giardino esterno. Non c'era nessuno. Con sollievo uscì attraverso il cancello e si ritrovò nella strada quasi deserta. Si diresse verso il bosco e quando fu sicura di non essere stata seguita e che non ci fosse nessuno nei paraggi cominciò ad allenarsi nel lancio.

Erano passate ore da quando era uscita, le sue braccia dolevano per lo sforzo ma non riusciva a smettere quell'esercizio meccanico e ripetitivo. Era rassicurante e le permetteva di non pensare. Concentrata nello sforzo non sentì i passi alle sue spalle finché il nuovo arrivato non parlò.
- Vedo che te la cavi sempre meglio coi tuoi coltelli. -
- Adael! Mi hai spaventato! I miei sensi elfi non sono più acuti come un tempo... - si prese in giro avvicinandosi all'elfo con un sorriso.
- Eh già, cominci ad avere una certa età... - L'uomo si sedette su un tronco - Non volevo disturbarti, puoi continuare. -
- Non ti preoccupare, posso smettere. -
- Hai ancora una tecnica eccezionale, è un piacere guardarti. Non ti ho mai chiesto chi ti ha insegnato a combattere. Immagino non sia stato Allanon. -
- I rudimenti dell'uso della spada me li ha dati Balinor a Tyrsis, non avrei potuto chiedere maestro migliore. L'uso dell'arco me l'hai insegnato tu; e i coltelli... mi ha insegnato un po' Flick, il mio padre adottivo, e un po' un uomo della Legione di Frontiera che era un tiratore formidabile. Mi ha preso in simpatia e nonostante tutti gli altri soldati lo deridessero per quella bizzara decisione ha fatto di me una tiratrice provetta. Allora hanno smesso di ridere! -
- Per avere solo vent'anni hai già avuto tante vite. - considerò l'elfo al suo fianco.
- Cosa mi racconti dell'Ovest? - domandò per cambiare discorso.
- Sono tutti preoccupati e quasi prossimi al panico. Continuano a sparire elfi, adesso intere famiglie nelle campagne. Praticamente tutti si stanno riversando ad Arborlon. Non posso dar loro torto, ma ci stanno creando notevoli problemi. -
- E Eventine? -
- Manda pattuglie di cacciatori elfi in lungo e in largo ma senza risultato. Sembra una tigre in gabbia. Sa che probabilmente c'è sotto Rentro ma non può dimostrarlo. Quando Allanon gli ha parlato della missione io mi sono proposto subito. Ha dovuto pensarci un po', ha detto che ero troppo prezioso, ma poi ha acconsentito. Ho addestrato personalmente il mio vice e può sicuramente fare meglio di me. -
- Siamo fortunati ad averti con noi. Cosa sai degli altri? -
- Il troll si chiama Nur, viene dalle montagne e fa parte dell'esercito, non so se come ufficale o meno, ma posso assicurarti che è una macchina da guerra. L'uomo della frontiera che non ti voleva.. - Si lasciò scappare un sorriso davanti all'aria corrucciata di Leian - è un battitore, a quel che so. Si chiama Sour Mentere. Lo gnomo se n'è andato dall'Anar superiore da giovane e vive a Varfleet. E' quello che mi lascia più perplesso, non capisco come abbia fatto Allanon a convincerlo ad unirsi alla spedizione. Il suo nome è Garvo. Devo decidere se fidarmi o meno di lui. Cosa mi dici dell'uomo che era seduto accanto a te? -
- Si chiama Dreiden e viene dal Sud, ma non so da dove. E' una guida ed è un uomo di Allanon. -
- Come tutti noi. - le ricordò l'elfo.
- Già... -

Era sera quando il druido tornò da lei.
- Lo so che per te è difficile ma devi usare ancora le pietre. -
- Perché? - Non c'era sfiducia nelle sue parole, solo legittima curiosità che Allanon sapeva andava soddisfatta.
- Penso che sia importante sapere cosa è successo ai tuoi genitori. -
Leian non ripose meditando su quelle parole.
- Credi veramente che possa essere utile alla spedizione? -
- Leian, non ti ho mai parlato della morte dei tuoi genitori, perché quando sono venuto a prenderti eri così terrorizzata che rifiutavi qualsiasi contatto umano. Il giorno dopo hai deciso di dimenticare tutto, in un certo senso. Ti sei lasciata avvicinare da me e quando ti ho chiesto cosa fosse successo hai detto che non ricordavi. Per rispettare quella tua strana decisione non ti ho più chiesto niente, per timore che potesse peggiorare la tua situazione già complicata di orfana ed esule. Ma è giunto il momento di ricordare. -
Leian estrasse le pietre e le fissò, aspettando che la loro luce bianca la avvolgesse.

Suo padre stava osservando dalla finestra inquieto.
- Non sono tranquillo, c'è qualcosa che non va. -
Sua madre fece un sorriso tirato e lo raggiunse abbracciandolo. - Vedrai che non accadrà niente. Non può essersela presa per la tua decisione. -
L'uomo annuì senza convinzione poi fissò la bambina che giocava per terra.
- Ad ogni modo voglio che tu metta al sicuro Leian. -
L'elfa lo guardò stranita.
- Tu avrai la magia, anche se hai promesso di non usarla. Ma io sento che accadrà qualcosa di brutto, ne sono certo. Voglio che tu metta al sicuro nostra figlia. -
- Va bene. - Prese in braccio la bambina e la portò vicino al padre che la mise sulle ginocchia.
- Io ti voglio bene, bimba mia. Farò in modo che non ti accada nulla di male. - La abbracciò stretta e le baciò i capelli. Poi la passò alla donna, che la portò nella sua camera.
- Scegli due giochi. - La riprese in braccio e andò in cucina dove fece scorrere una leva e rivelò un passaggio nascosto e un cubicolo abbastanza grande per contenere la piccola Leian. - Adesso devi stare qui. Non devi piangere anche se sentirai urlare. Non devi chiamare. Gioca e se hai fame o sete c'è questo.- Le passò un cestino. - Qualcuno ti tirerà fuori quando sarà il momento. Non devi avere paura, va bene? - La guardò negli occhi per assicurarsi che avesse capito perfettamente. Le porse alcuni sassi grigi.  - Con questi non avrai paura del buio, ce li ha regalati il druido e fanno luce senza fuoco. Ti voglio tanto bene. - La baciò sulla guancia. Poi chiuse il passaggio e lo coprì con un mobile.
Leian non sapeva quanto tempo era passato, si era addormentata. Ma le grida l'avevano svegliata. Strinse a sé la bambola e desiderò essere sorda. Riconosceva le voci, erano i suoi genitori. Ma c'era qualcun'altro. Aveva paura e voleva sapere cosa stava succedendo. E improvvisamente senza sapere come, la bambina vide. Vide degli uomini con vestiti scuri che erano entrati armati in casa e che fronteggiavano suo padre. Sua madre era dietro di lui, il volto devastato dall'angoscia. Vide gli uomini buttarsi su di loro con furia. Poi tutto accadde in pochi momenti, quasi senza che la piccola elfa se ne rendesse conto. Vide la spada di uno degli uomini trapassare suo padre che si accasciò sull'arma per poi cadere a terra, coperto di sangue, gli occhi rivolti al cielo, invisibile al di là del tetto. Vide sua madre lanciarsi verso di lui urlando con un pugnale in mano e vide la mazza calare dall'alto e colpirla alla testa facendola schiantare al suolo, accanto al marito. Li vide, con le loro ultime forze, guardarsi per un'ultima volta. Vide quello sguardo. Conteneva tutte le emozioni possibili. Amore, angoscia, disperazione, odio e ira.
Poi vide un uomo entrare mentre tutti si facevano da parte per farlo passare. Era vestito di grigio, con eleganza e ricchezza, i capelli scuri ricadevano sugli occhi castani iniettati di sangue. Osservò i due corpi ormai senza vita quasi con disgusto. Si rivolse ai suoi - Cercate la bambina. -
- Sì, mio Signore. - rispose il più vicino. Li vide sparpagliarsi per la casa, sentì i rumori mentre frugavano in ogni angolo.
- Mio Signore, era necessario? - chiese titubante un soldato che era rimasto accanto all'ultimo venuto.
- Osi dubitare me? - chiese con rabbia.
- No, mio Signore. -
Poi non vide più nulla, si ritrovò al buio con il suo terrore, stringendo la bambola e impedendosi di piangere. I rumori continuarono per un'eternità. Poi più niente.

L'elfa aveva il volto rigato dalle lacrime e non riusciva a smettere di piangere. Allanon decise di lasciarla sola, gli avrebbe raccontato tutto quando si sarebbe ripresa, non aveva bisogno di lui al momento e lo sapeva bene.
Leian guardò la stanza vuota, poi si alzò, le pietre sempre strette in pugno e corse nella stanza di Dreiden, che rimase spiazzato nel vederla così devastata, incapace di parlare. La fece sdraiare e la coccolò, la cullò finché troppo stanca e triste non si addormentò. La coprì e andò a cercare il druido.
Lo trovò nella sua stanza, con Adael.
Era infuriato - Cosa le hai fatto? - gli sibilò contro con un'audacia inaspettata anche per lui.

***
Sì, lo so che Leian è molto emo in questo capitolo, però non lamentatevi perché mi andava così.
Alaide: Ben ritrovata! Sono felice che tu mi stia ancora seguendo e soprattutto che tu abbia detto che il mio Allanon è IC. Adesso posso morire contenta! Spero che anche questo capitolo ti piaccia.
Grazie anche a chi legge senza recensire.
A presto,
sku
  
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