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Autore: Greywolf    02/08/2014    6 recensioni
Una giornata di pioggia come non si vedeva da tempo. Una corsa sfrenata. Un amico in difficoltà. L'inizio di un dramma...un lento cambiamento...fino ad un nuovo inizio.
""-Si può sapere dove mi porti?- gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.
Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.
-Da Naruto!- mi disse.
-Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora?- domandai senza sapere che altro dire.
Rispose dopo un attimo:
-In ospedale…-""
E' la mia prima storia a capitoli e aggiungerei che è una storia delicata. Sperò vi possa interessare e piacere alla fine. Pubblicherò il nuovo capitolo di giovedì e di sabato. Qualsiasi appunto che avete, critiche, apprezzamenti, qualsiasi cosa, fatemi sapere e recensite per dirmi cosa ne pensate. Ci terrei molto! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Salve a tutti ragazzi! Finalmente riesco ad aggiornare! ^^ So che ci è voluto parecchio ma tra capitolo ed extra non resterete delusi! ^^ Scoprirete (più o meno) cosa è successo a Naruto e anche al piccolo "incidente" della vasca da bagno di Kurama XD Di nuovo un capitolo Triste/Comico (badate, io il comico ci provo non so se mi riesce) Inoltre vi informo che il precedente capitolo è stato aggiornato, cioè all'inizio ho inserito la foto di Kurama che non ero riuscita a caricare subito. Vedetela e ditemi cosa ne pensate! ;) Fate attenzione durante la lettura...man mano iniziamo a far combaciare i pezzetti :3 Non vi fate scappare nulla! Ultima cosa: proverò in tutti i modi ad aggiornare entro il 10, cioè prima della mia partenza e mi auguro con tutto il cuore di farcela! Ma il prossimo sarà bello lungo...quindi non garantisco! Ma ci proverò!

Mi pare di avervi scocciato abbastanza! Quindi vi auguro una buona lettura! :D









Tutto intorno a me sembrava aver iniziato a scorrere a rallentatore.

Le voci divennero ovattate e i movimenti rapidi, indistinti mentre le persone concentravano la loro attenzione su Kurama. Non solo gli abitanti ma anche i nostri amici, persino Kaiza. Erano distratti, concentrati su quel che era appena successo, desiderosi di condividere quelle sensazioni derivate dalle parole del cercoterio, avvicinandosi a lui per la prima volta.

Così però, nessuno si era accorto delle lacrime di Naruto. Tranne me.

Il mio pensiero tornò immediatamente a quella sera in cui si era svegliato, quando avevo cercato di scusarmi ma lui mi aveva pregato e supplicato di andarmene mentre piangeva ad occhi chiusi, di un pianto disperato e al limite delle sue forze. Il dolore che avevo provato allora si rinnovò nel mio cuore…e fu qualcosa che non potevo sopportare.

Non sapevo cosa avesse scatenato quella reazione, perché stesse soffrendo e anche se stavolta sicuramente non dipendeva da me, mi sentii come l‘artefice di quello sfogo.

Credevo che avesse incrociato i suoi occhi con i miei ma mi sbagliavo. Era fissi nel vuoto.

Il dolore sul suo volto sembrò intensificarsi perché strinse gli occhi lasciandoli aperti pochissimo, si morse un labbro e chinando la testa, si voltò iniziando a camminare, lasciandosi tutti noi alle spalle.

Fu in quel momento che finalmente riuscii a sbloccarmi.

“Naruto, fermati!” gli urlai mentre gli correvo dietro. Ma lui non si voltò…o perché non mi aveva sentito o perché non voleva ascoltarmi. Più probabilmente la seconda.

Ringraziai il fatto che non potesse correre e che fosse costretto a muoversi con quel passo lento e faticoso nonostante il bastone gli desse un notevole supporto. Ci volle poco per raggiungerlo.

“Che ti sta succedendo?” domandai cercando di fermarlo, tenendolo per un braccio. Ma lui lo tirò forte in avanti, facendomi mollare la presa. Non potevo stringerlo troppo forte, non volevo fargli male.

Siccome si ostinava a non rispondere, mi parai davanti a lui fermando la sua avanzata, bloccandolo per le spalle.

“Rispondi, ti prego!”

“Lasciami passare, Sakura…” mi rispose con un filo di voce finalmente, cercando di proseguire a testa bassa.

“Voglio sapere perché stavi piangendo!”

“Non sono affari che ti riguardano…” e cercò nuovamente di passarmi oltre, ma glielo impedii ancora.

“Invece si, che lo sono! Per cui adesso devi dirmi perché!”

“Ti prego, lasciami andare...voglio tornare a casa!” continuò a opporsi.

“Naruto, ti prego, parliamone! Cosa ti è preso così all’improvviso?!” chiesi e pregai di ottenere una risposta.

Stavolta non mi rispose, ostinandosi  a cercare di spostarmi.  Ma le forze che gli erano rimaste non erano sufficienti. Per di più, le sue ferite non gli facilitavano affatto nemmeno i movimenti.

“Naruto,rispondi” lo incitai, cercando di costringerlo a guardarmi.

“DANNAZIONE SAKURA! QUANDO CAPIRAI CHE VOGLIO RESTARE DA SOLO?! urlò guardandomi stavolta veramente negli occhi. In quel momento le iridi azzurre non erano più del loro azzurro limpido e chiaro…sembravano racchiudere il blu intenso di un mare in tempesta.

I nostri visi erano così vicini. Vidi nitidamente il rossore e il gonfiore dei suoi occhi affranti, benché fossero leggermente coperti dalle ciocche dorate che senza copri fronte gli ricadevano su di essi,  le guance bagnate dalle lacrime che non avevano smesso di scorrere via da essi, le labbra che tremavano.

Nonostante la disperazione che gli leggevo in volto, non riuscì a non pensare a quanto potesse essere bello anche in quel modo. Alla sensazione che avrei potuto provare se solo avessi avuto il coraggio di sollevare la mano  per pulirgli il viso  da quel tristezza, accarezzandolo con calma per trasmettergli sicurezza. Per fargli vedere e sentire che volevo aiutarlo…che io ero lì e tutto quello che volevo era vederlo stare meglio…sereno, libero da quella sofferenza.

Erano davvero quelli i miei pensieri?  Potevano essere semplicemente condizionati da quella situazione così particolare in cui mi trovavo in quel momento?

No, rispose una vocina dentro di me. Era nati in modo talmente spontaneo che non potevano essere altro…

Sinceri.

La voce furente di Naruto però riprese a parlare, non sentendo più nulla da parte mia.

“ DEVI LASCIARMI IN PACE , SONO STATO CHIARO?!” e a queste ultime parole si accompagnò una spinta più forte che non mi aspettavo. Persi l’equilibrio e caddi a terra, su un fianco.

Per fortuna non fu una caduta pesante, ero riuscita ripararmi con il braccio per cui non sentii troppo dolore. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che Naruto fosse arrivato a quel punto…non era da lui. Sollevai lo sguardo per osservarlo e mi accorsi che lui era lì, immobile e fissarmi. Mi guardava intensamente, respirando con fatica e con uno sguardo indecifrabile…possibile che fosse dispiaciuto e incredulo allo stesso tempo?

“Ragazzi! Si può sapere che è successo?”

Kaiza ci stava venendo incontro, correndo come un matto, seguito da Hinata e tutti gli altri ragazzi. Naruto si sbrigò ad asciugarsi entrambi gli occhi dai residui del pianto, come meglio poteva.  Sembrava davvero molto agitato. Quando l’uomo ci raggiunse, mi porse entrambe le mani per farmi rialzare:

“Tutto apposto, piccola?”

“Si…grazie.” risposi, una volta che fui di nuovo in piedi.

“Come mai ti sei allontanato senza dirmi nulla?” si rivolse verso di lui “Quando non ti ho visto più mi sono preoccupato!”

Il mio compagno di squadra sembrava tremasse e stava facendo di tutto per non guardarlo negli occhi. Ma non poteva sfuggire in nessun modo alla domanda che arrivò un momento dopo:

“Cos’hai?” chiese, alzandogli il viso per capire cosa non andasse. E quando lo guardò, rimase sorpreso.

“Ma tu…hai…”

Non riuscì a finire che Naruto scansò immediatamente la mano dell’uomo  con un gesto brusco. Riprese a camminare, dicendogli:

“Torniamo a casa…”mentre camminava  di buon passo…più di quanto potesse fare nelle sue condizioni.

“Naruto…aspetta…” cercò di fermarlo.

“HO BISOGNO DI TORNARE A CASA! ANDIAMO!” disse a voce troppo alta, lasciando Kaiza interdetto.

Mentre Naruto si allontanava, l’uomo si rivolse a noi più preoccupato di quanto non l’avessi mai visto:

“Ragazzi, non ho idea di cosa sia successo ma lo scoprirò. Voi due…” disse indicando me e Hinata “Recuperate Kurama e raggiungeteci a casa! Voi altri, direi che è il caso che torniate a casa, vi terremo aggiornati…in qualsiasi caso ci vediamo domani! Sbrighiamoci!” e detto questo raggiunse il nostro amico.

“Ma cosa è preso a quella Testa Quadra, ora?” si chiese Ino.

“Che seccatura! E dire che oggi le cose sembravano andare un po’ meglio…”

“Non ho capito nemmeno io cosa gli è preso ma per ora direi che dovremmo fare come ci è stato suggerito da Kaiza.” disse Shino.

“Sakura, Hinata...prendete Kurama e portatelo da lui. Domani mattina ci vediamo davanti alla montagna dei Kage, come avevamo già stabilito.”

“No, fermi! Non possiamo più andare alla montagna!” esclamò Shikamaru. Tutti si voltarono verso di lui.

“Cos’è questa storia? Eppure quando abbiamo deciso eravamo tutti d’accordo!” fece notare Tenten.

“E’ vero, ma parlando con la Volpe, mi è stato raccomandato di non portarlo lì per nessun motivo!” spiegò.

“E perché non dovremmo farlo? Lui adora quel posto…oppure no?” domandò Lee.

“Organizzatevi e poi fateci sapere! Ora dobbiamo andare ad aiutarlo!” intervenne Hinata, facendo zittire tutti.

“Sakura, andiamo!” mi disse poi, dirigendosi verso la folla di gente.

“Ha ragione, và con lei!” aggiunse sempre Shikamaru “In qualche modo ci terremo informati!”

“D’accordo!” e seguii la mia amica.

Senza perdere tempo prezioso, Hinata aveva iniziato a farsi largo tra la folla e io la seguivo a ruota. La persi un attimo di vista ma la ritrovai poco dopo.Quando arrivò finalmente di fronte al cercoterio, gli disse allarmata:

 "Kurama devi venire subito! Si tratta di Naruto!"

“Aspetta…come sarebbe a dire?!” sembrava confuso.

“Ti prego, è urgente!” lo pregai anche io.

Doveva aver capito la gravità della situazione, così si schiarì la voce e dichiarò:

“Ascoltatemi tutti!” e calò il silenzio “Ho detto che proverò a rimediare a quello che ho fatto e io sono una volpe d’onore! Mi rivolgo a voi, Sopravvissuti di quella notte…domani, a quest’ora, vi voglio tutti qui! Se ora all’appello manca qualcuno, fate in modo che sappia dove trovarmi! Vedete di non mancare! E ora scusate ma c’è un’Idiota che ha bisogno di me! Ehm…Salute!”

Si accucciò e poi ordinò:

“Salite su, muovetevi!”

Né io né Hinata ci aspettavamo che ci avrebbe invitate a salire sulla sua groppa. La cosa che più ci intimoriva era che nessuna delle due aveva l’esperienza necessaria per una cosa simile.

“Avete detto che è urgente?! Così facciamo prima, avanti!” ci incitò di nuovo.

“Forse dovremmo…”

Stavo per proporre di andare ognuno per i fatti propri ma non appena vidi le zanne affilate di Kurama pericolosamente esposte, mi rimangiai quel che stavo per dire. Facendo attenzione, mi aggrappai delicatamente alla sua pelliccia quanto bastava per darmi lo slancio e riuscire a sedermi appena dietro le scapole della Volpe. Tesi la mano a Hinata e le diedi una mano a salire. Una volta su, si aggrappò a me, impaurita. Kurama, dopo averci ringhiato di non raccontare agli altri di quel “passaggio”, si alzò. D’istinto mi aggrappai al suo collo immenso, ottenendo da parte sua uno sbuffo.

“Non vi farò cadere, non preoccupatevi. Vi avverto però…se una di voi si azzarda, anche per sbaglio, a darmi un calcio sui fianchi, giuro che gli amputo la gamba colpevole a morsi!”

Dopo avergli garantito che avevamo colto a pieno il suo avvertimento, partì a tutta velocità.

Credevo che quella “cavalcata” mi avrebbe dato la nausea , invece stare sulla sua groppa era fantastico!

L’agilità con cui saltava da un tetto all’altro, con cui si infilava per le stradine e con cui evitava tutti i passanti era a dir poco straordinaria e mi aveva affascinata. Il naso mi si riempì di un intenso odore di vaniglia che proveniva dal suo pelo. Chissà come mai sapeva proprio di vaniglia?

Lungo il tragitto avevo cercato di spiegare quello che era successo…e tralasciai ancora le sue lacrime, dicendo solo che avevo notato in lui un’espressione strana prima che decidesse di rientrare nella sua abitazione con tutta quella fretta. Non sapevo il motivo per cui avevo deciso di farlo una seconda volta…ma sentivo che nessuno doveva sapere che Naruto Uzumaki aveva pianto. Almeno finché non avessi scoperto il mistero legato ad esso.

Non appena dissi a Kurama che avevo letto un profondo dolore nei suoi occhi, lui ruggì furioso:

“QUEL PICCOLO BASTARDO! A che cazzo ho fatto a fare tutta questa strada per venire fin qui ad aiutarlo, se poi lui mi taglia fuori in questo modo?! Oh…ma ora mi sente!”e balzò pericolosamente.

“Aspetta…tagliato fuori?” chiesi spiegazioni.

“ESATTO!! Siamo legati in modo indissolubile ormai. Quindi quando prova emozioni molto forti come il dolore, la tristezza…qualsiasi cosa insomma, lo sento anche io! Come credete che mi sia accorto della situazione nonostante mi trovassi addirittura in un’altra dimensione?! Ma quell’idiota deve aver eluso temporaneamente il nostro legame per evitare che mi accorgessi di quello che gli stava succedendo!”

“Si può fare?” chiesi meravigliata.

“Se ci riuscito direi di sì, tu che dici? Non è così difficile! Da parte di uno che poi che ha un’ottima esperienza del contatto fisico e mentale ce lo si doveva aspettare. Tutta colpa di quel dannato polipo e del babbeo delle rime che gliel’hanno insegnato!”

“Parli dello scambio con i pugni?”

“Vi sembrerà una stronzata ma è una cosa potente! Se sei uno capace, quando agganci la tua mente a quella di qualcuno che invece è un ignorante che non sa come schermarsi, puoi ottenere tutte le informazioni di cui hai bisogno perché anche se mente con la lingua, non può farlo con i pensieri.

Il rischio però consiste nel fatto che il contatto va in due versi…come tu che vuoi informazioni, puoi prenderle anche l’altro può fare altrettanto con te. Ma chi è bravo, riesce a isolare i propri pensieri. Può addirittura nasconderne alcuni ma per farlo ci vuole una volontà di ferro. E mi spiace dirlo…ma quel ragazzo ne ha da vendere!”

“Kurama…” lo chiamò Hinata “…Naruto ha nascosto qualcosa anche a te?”

Il cercoterio aspettò alcuni secondi prima di rispondere.

“Si…c’è qualcosa che si rifiuta di fare vedere persino a me.” confessò.

“Ma…hai provato a forzarlo?”

“Ci ho provato in tutti i modi…ma la sua volontà non si piega in alcun modo.”

Ora molte cose avevano un senso. Ecco come Naruto era riuscito a leggere completamente i miei pensieri, quelli di Hinata, nonostante almeno io personalmente avessi cercato di contenerli in tutti i modi. Ed avevo chiaro anche il motivo per cui non ero riuscita a percepire nulla da parte sua, se non alcune sensazioni legate probabilmente ad un suo calo di concentrazione.

Cosa stava nascondendo però? Possibile che tenesse all’oscuro di qualcosa persino il suo amico demone?

In ogni caso arrivammo vicino casa di Naruto, in brevissimo.

Kurama ci fece scendere dalla sua groppa ma non riuscimmo nemmeno ad arrivare alla porta che da dentro sentimmo le loro voci. Il demone ci sussurrò di restare un attimo in ascolto, così ci appoggiamo tutti e tre con un orecchio alla porta e:

“Lasciami Kaiza!”

“No Naruto, sei troppo agitato! Devi calmarti…”

“CALMARMI?! E COME POSSO?! TU NON CAPISCI…IO NON CE LA FACCIO!”


“Si che ce la fai! Devi soltanto cercare di rilassarti. Prova a metterti seduto, avanti!”

“No…no…”
il suo tono calò di colpo, ed ebbi l’impressione che stesse girando nervosamente per la stanza .

“Ragazzo…” la voce di Kaiza si era fatta dolce, come quando cercava di consolarlo.

“I-io…D-da solo.” la voce tremava “ Lasciami solo…”

“Non lo farò. Voglio aiutarti!”

“NON TOCCARMI!”


Rumore di passi. Un suono un po’ più forte. Poi un lungo gemito e infine un colpo secco e deciso.

“FERMATI!” gridò Kaiza.

“ANDIAMO!” fece Kurama, dando uno spintone alla porta ed entrando come un furia nell’appartamento. Io e Hinata lo seguimmo a ruota.

Quando entrammo nella stanza di Naruto, lo trovammo vicino al muro con Kaiza che con una mano lo teneva stretto a se e con l’altro gli aveva bloccato il braccio a mezz’aria. Notai la parete leggermente incrinata e capii che doveva averci dato un pugno fortissimo. Lo teneva stretto con una forza tale che tremava…

“LASCIAMI…”

“Non ti permetterò di farti ancora del male!” gli disse il medico a fatica. Trattenerlo non doveva essere facile.

“CHE CAZZO STAI FACENDO IDIOTA?!” lo interrogò con serietà.

Naruto si girò verso di noi e ci fissò. Poi disse all’uomo:

“Bene… E’ così che mi aiuti? Non ti rendi conto che così continuerò soltanto a stare peggio…?”

“Te l’ho già detto questa mattina…sono i tuoi amici, dagli una possibilità…”

“NON CE LA FACCIO! TE L’HO GIA’ DETTO! Non ci riesco…” urlava con foga ma ad un certo punto sembrò non aver più fiato per parlare.

“Cazzo…” sentì dire sottovoce “…non di nuovo…”

Non capì a cosa si riferiva. Mentre stavo per chiederglielo, vidi Kurama avvicinarsi alla sua ex Forza Portante.

“Naruto…smettila! Non puoi continuare così. Non farti più del male…” gli disse con calma, con tono addolorato. Era la prima volta che si rivolgeva a lui in quel modo.

Quello scosse la testa, debolmente.

Kaiza delicatamente allentò la presa, sperando che si fosse calmato. Invece il biondo colse il momento per liberarsi dalla sua presa, facendo barcollare indietro l’uomo anche se per fortuna non cadde.

Poi appoggiò la fronte alla parete, dando dei piccoli colpi con la testa, lasciando il braccio con la mano imbrattata di sangue e probabilmente fratturata a penzoloni. Non piangeva  ma soffriva. Ne ero sicura.

Kaiza non si avvicinò ma ci guardò come se sperasse che gli dicessimo come comportarsi. Anche lui, per la prima volta, non sapeva cosa fare. Aveva bisogno di un aiuto.

“Avanti!” sbuffò il demone “Dammi la mano così rimedio ai tuoi danni…”

“No…”

“Senti, mi sono scocciato dei tuoi capricci! Datti una mossa e avvicinati!”

“CAPRICCI?! E’ QUESTO CHE PENSI?” chiese voltandosi verso di lui. Quello tirò indietro le orecchie, ma non rispose.

“Anche tu, adesso…Credevo che almeno tu mi avessi capito! INVECE NO!” continuò.

Non sapevo cosa fare, cosa dire per fermare tutto quello.

Poi notai un dettaglio che mi fece preoccupare da morire. Naruto si era portato una mano sul petto, stringendo la maglietta tra le dita con la mano sanguinante che tremava. Indietreggiò fino a toccare il muro con la schiena.

“Perché…?” diceva tra se e se, respirando sempre più velocemente.

“PERCHE’?!” urlò, girandosi di scatto e mollando un altro pugno alla parete.

“BASTA ADESSO!” e gli si avvicinò per fermarlo ma Naruto prese a colpire dietro di se, alla cieca.

Il demone si beccò un calcio che ebbe l’effetto di farlo innervosire parecchio.

“Non c’è bisogno di fare così Kurama!” lo rimproverò Kaiza, afferrandogli il collo con una morsa per tirarlo indietro e impedire che si lasciasse trascinare dalla rabbia, facendo qualcosa di sconsiderato.

“Ringrazia che in questa forma il mio potere è limitato, Vecchio…” ringhiò.

“Non otterrai nulla con quest’atteggiamento!” gli disse.

“Naruto…ti supplico, calmati!” cercò poi di parlargli il medico.

“ANDATEVENE! LASCIAtemi in pace…!” gli intimò lui.

Non aveva più la forza di gridare…di respirare. Traeva boccate profonde come se non ci fosse abbastanza ossigeno nell’aria con cui riempire i suoi polmoni. Prese a tremare con più vigore mentre cercava di colpire il muro con forza, senza riuscirci…si stava sentendo male.

Riconobbi i sintomi tipici di un attacco di panico.

E io cosa stavo facendo? Nulla. Sembravo incapace di muovermi.

Hinata si mosse al posto mio.

Superò me, ma anche Kurama e Kaiza, ancora avvinghiati come se stessero facendo un incontro di lotta libera.

“Naruto…” sussurrò, poggiandogli piano una mano sulla schiena.

“Va via…” disse, girandosi per allontanarla.

Ma era stanco e si sarebbe accasciato a terra se lei non gli si fosse avvicinata velocemente per sorreggerlo. Tentò di allontanarla, ma Hinata non cedette. Tenendolo abbracciato a se, gli massaggiava la schiena  nel tentativo di farlo rilassare. Vidi il viso di Naruto stravolto, non guardava nulla di particolare…di nuovo quello sguardo perso nel vuoto. Lei, gli parlava piano e con dolcezza:

“Adesso passa, non devi avere paura…respira profondamente.”

“Lasciami solo…” ripeteva lui, anche se spesso non si capiva, per via delle difficoltà respiratorie che aveva in quel momento.

“Permettimi di aiutarti…Posso farlo sai? Ma tu devi fidarti di me e ascoltare quello che ti dico…”

Smise di opporre resistenza quindi sperai che quei tocchi stessero avendo il loro effetto.

“N-non…” tentò di parlare.

“Non sforzarti!” lo fermò “Passerà Naruto…abbi solo fiducia!”

Lasciò passare qualche secondo…poi aggiunse:

“Mi ascolti?”

Il corpo di Naruto si rilassò, il viso si distese e con un grandissimo sforzo, sussurrò un flebile “si”.

“Bene!” disse, sciogliendo l’abbraccio per poterlo guardare in faccia, ma tenendolo sempre per un braccio in caso rischiasse di cadere “Guardami, adesso per prima cosa devi iniziare a respirare profondamente e con calma. Non fare così, so che è difficile. Ti senti soffocare, vero? E’ solo un’illusione, puoi e devi recuperare il controllo del tuo corpo. Inspira ed espira lentamente, coraggio!” mentre parlava compiva anche lei lo stesso gesto.

Naruto tremava ancora ma nonostante l’evidente difficoltà cercò di fare quel che gli era stato suggerito. Non ci riuscì subito, era troppo nervoso:

“E’ i-inutile…non posso farcela…”

“Si che ce la fai!” lo incitò poi si rivolse a noi ”Kaiza o Sakura, aprite un po’ la finestra per far entrare un po’ d’aria, per favore!”

“Subito!” dissi e mi precipitai ad aprire.

 “Vieni, cammina un po’ ti farà bene!” parlò ancora e iniziò a farlo camminare piano.

Kaiza intanto tirò un po’ indietro il cercoterio per dar più spazio a  Hinata e Naruto.

Quando quest’ultimo tentò di sdraiarsi sul letto, lei lo bloccò:

“Non farlo o peggiorerai le cose. Continua a camminare!” continuò, portandolo vicino alla finestra.

Io andai vicino a Kaiza e Kurama ad osservare la scena,  con la speranza che funzionasse.

Da quando Hinata aveva imparato a gestire gli attacchi di panico in modo così competente?

Naruto sporse appena la testa fuori dalla finestra, iniziando finalmente a respirare normalmente ad occhi chiusi. Il tremore non cessò ma lui sembrava stare un po’ meglio.

“Come va?” gli chiese poi.

“Bene…” rispose.

Il medico si avvicinò lentamente ai due e chiese:

“Ragazzo…è tutto apposto?”

L’altro annuì leggermente. Si lasciò andare ad un paio di sospiri profondi.

“E’ importante che tu mi dica una cosa…” continuò “ Devo sapere se ti è già successa una cosa simile e quanto tempo fa è stato…”

Lui cambiò per un attimo espressione. Le mani si strinsero involontariamente.

“Ehi…” la voce limpida di Hinata tornò a chiamarlo, accompagnata da una carezza sulla guancia. Si guadagnò uno sguardo stupito dal biondo davanti a lei. E uno di disappunto da parte mia.

“Non possiamo darti una mano se tu non ci vieni un po’ incontro. Per favore…”

Naruto guardò a terra, senza rispondere.

“Ragazzo…ti prego…” aggiunse Kaiza.

Stringendo gli occhi forte, finalmente rispose:

“Una sola…e…” sembrò sul punto di fermarsi, facendo una pausa “…più o meno…un mese fa…” poi sospirò.

“Grazie…grazie di cuore!” gli sorrise. E lui rispose appena ad esso.

Mentre parlavano, sentii crollare su di me un ‘ondata di sensi di colpa. Perché non avevo fatto nulla?

“Incredibile…Non avrei mai immaginato che la Hyuuga avrebbe trovato il coraggio di fare una cosa simile…” commentò sottovoce Kurama.

“Già…nemmeno io…” risposi senza accorgemene

“Al contrario...non mi aspettavo che tu invece rimanessi così bloccata, Ragazzina!”.

Perfetto, ci mancava solo la Volpe ad aumentare il carico.

“Credimi…me lo sto chiedendo anche io, il motivo per cui non ho fatto nulla…” risposi sincera.

Lui mi fissò con quei suoi grandi occhi rossi. Poi sghignazzò.

“Perché ridi?”

“Lascia perdere…” e continuò con la sua risata.

Decisi di ignorarlo e tornai a osservare quei tre che stavano aiutando Naruto  a distendersi sul letto. Dal momento che l’attacco di panico era passato, non c’erano più problemi. Lo adagiarono su un fianco, lasciando fuori la mano ferita per poterla medicare. Ma quando si rese conto della loro intenzioni, cercò di tirarla indietro. Ma Hinata gli parlò subito, per calmarlo:

“Ehi…se non vuoi essere curato, non lo faremo. Però lascia che Kaiza disinfetti quel taglio e controlli che la tua mano non sia fratturata, va bene? Vogliamo evitare solo che le cose peggiorino…ok?” e con tutta la delicatezza di cui era capace, strinse con delicatezza il polso per tirare fuori la mano dalle lenzuola.

Il silenzio di Naruto venne interpretato allora come un permesso a fare quel che dovevano.

Dalla sua sacca, il medico tirò fuori il disinfettante, un po’ di cotone  e un rotolo di bende. Passò un attimo il chakra curativo su tutta la mano per capire se effettivamente ci fosse qualche frattura. Fortunatamente non trovò nulla, così bagnato un batuffolo di cotone, pulì con cura la ferita, poi il resto del palmo. Infine fasciò il tutto strettamente, e adagiò la mano bendata sul cuscino.

Mi chiese di prendergli un po’ d’acqua, così raccolsi il batuffolo sporco di sangue, lo gettai e scattai per portare ciò che mi era stato chiesto mentre Kurama si sdraiò e rimase ad osservare.

Dopo aver preso il bicchiere dalle mie mani, il medico vi mise alcune gocce e poi invitò il biondo a bere.

“Ti aiuterà a conciliare un po’ il sonno.” spiegò.

Lui bevve subito. Poi affondò la testa nel cuscino, in cerca del sonno. Dopo aver rimesso tutto apposto ed essersi lavato le mani,  Kaiza prese una sedia e si mise seduto ai piedi del letto.  Hinata rimboccò le coperte a Naruto e si sedette accanto a lui, massaggiandogli ancora un po’ la schiena.

“Ora tranquillo…cerca di riposare.”gli consigliò in ultimo. L’altro annuì.

Restammo a lungo in silenzio …finché finalmente il sonno ebbe il sopravvento su di lui. Si era raggomitolato sotto le coperte, ancora leggermente scosso dai tremiti come un bambino con la febbre alta, come se il calore lo proteggesse e confortasse.

“Hinata cara, sei stata straordinaria!” sussurrò Kaiza “Sul serio, hai preso in mano una situazione che anche io mi trovavo in difficoltà a gestire! E poi l’hai condotta alla perfezione, complimenti!”

Lei arrossì, sentendo tutti quei complimenti ma rispose tranquilla:

“Volevo soltanto che stesse bene…”

“Ci sei riuscita benissimo…” aggiunsi io, mentre pensavo che se solo fossi riuscita a smuovermi, ci sarei riuscita anche io. “Ma come facevi a sapere esattamente quello che dovevi fare?”

Lei mi rivolse un sorriso:

“Non volevo più essere inutile per lui…”

Non ero sicura di aver capito a cosa si riferisse. Continuò:

“Quella sera in cui ha avuto l’incubo…non puoi capire. Lui stava male e io non sapevo come comportarmi, come poterlo aiutare! Ripensando a tutto quello che ha fatto per me…mi sono sentita un’irriconoscente perché non sono riuscita a fare nulla, ho pensato solo a piangere. Quel mio comportamento mi è pesato moltissimo…come avevo potuto lasciarmi trascinare da tutte le mie insicurezze quando la persona a cui voglio più bene,  aveva bisogno di aiuto?”

Sicuramente era troppo timida per dire “la persona che amo”…

“Così sono andata in biblioteca e mi sono documentata…in modo che, se fosse successo ancora, non sarei più stata impreparata e avrei potuto rendermi utile. Come lo sei stata tu, Sakura.” mi sorrise ancora “Non sai quanto ti sono grata per averlo aiutato quella sera! Se gli fosse accaduto qualcosa per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato!

Vederti così sicura di quello che stavi facendo, così determinata…mi ha fatto stare malissimo all’inizio, perché pensavo che io ero stata tutto il contrario di te…ma mi ha dato anche la carica necessaria per non farmi scoraggiare oggi, perseguendo l’obbiettivo che volevo raggiungere. Ed è questo…” concluse indicando Naruto, con un cenno del capo.

Facevo fatica a credere alle sue parole. Il pensiero di non essere riuscita a fare nulla, la sera in cui aveva fatto quell’incubo, l’aveva spronata a cercare di migliorarsi per potergli essere d’aiuto in un altro momento che si era presentato oggi. Stavolta era stata lei ad avere in mano la situazione, mentre io…

La situazione si era capovolta. Perché?

“L’importante è che tutto sia andato bene.” intervenne Kaiza, alzandosi. Continuò:

“Inoltre possiamo stare tranquilli, se consideriamo che si è trattato di un caso abbastanza isolato dal momento che si è ripetuto oggi per la seconda volta. Probabilmente è stato semplicemente il culmine di un momento di crisi che con tutta probabilità è stato la causa anche dell’altro. Fosse stato un problema serio,  li avrebbe avuti più spesso quindi si può escludere che abbia una patologia vera e propria. Speriamo solo che non si ripeta più…”

“Sei riuscito a capire cosa ha scatenato tutto questo?” domandai.

“Purtroppo no…” rispose scuotendo la testa “Per quel poco che sappiamo, potrebbe essere stato qualsiasi cosa…

Gli attacchi di panico sono più frequenti in periodi della vita particolarmente stressanti oppure da un qualche evento che provoca forte preoccupazione…ovviamente è chiaro che è tutto legato al tentato suicidio. Ma il fatto che lo abbia avuto anche poco più di un mese fa, mentre il fatto è accaduto meno di due settimane fa…significa che potrebbe…”

“Vuoi dire…che già allora poteva avere in mente di farlo?” chiesi terrorizzata.

Rimase in silenzio quindi immaginai che fosse una risposta affermativa.

“Smettetela di pensare al passato, bisogna pensare a quel che bisogna fare adessoe in futuro! E direi che la prima cosa da fare è quella di chiarire agli altri che domani è meglio evitare di andare nei pressi della montagna dei Kage, visto quello che è successo…”

“Ci vuoi spiegare il motivo a proposito? Shikamaru ci ha detto che gli hai raccomandato di non portarlo lì.”

“Infatti…non è ancora pronto per tornarci. Rischia un altro attacco come quello di oggi.”

“Perché però?”

“Te l’ho già detto Ragazzina, non otterrete da me informazioni che non posso darvi. Ciò che posso, lo dico senza problemi ma per il resto, nulla. Quindi fareste bene a darmi retta, ascoltando quello che vi dico senza fare domande!”

“Kurama ha ragione! Lasciamo stare le domande inutili. Ora la cosa importante è comunicare agli altri dell’accaduto e annullare qualsiasi attività per domani. Credo che una giornata di riposo a casa, non gli farà male. Voi piccole, restate qui con lui. Tu Volpone, vieni con me!”

“Primo: non sei autorizzato a chiamarmi così! Secondo: dammi una buona ragione per seguirti! E terzo: sono ancora incazzato con te per avermi fermato prima!”

“Uno: se tu mi chiami Vecchio, io sono autorizzato a chiamarti come voglio! Due: vieni con me perché dobbiamo parlare di un paio di cose! Terzo:  come potevo lasciarti avvicinare quando ti si leggeva negli occhi quella rabbia assassina, spiegami!”

“D’accordo, basta numeri!” sbraitò “Per questa volta lascio correre…ma non farlo più!”

“Affare fatto!”

“Bene! Possiamo andare!” poi, rivolgendosi a noi “Guai a voi se gli succede qualcosa mentre non ci sono!”

Gli assicurammo che non sarebbe successo nulla, poi Kaiza ci salutò e uscirono con Kurama che pretendeva di camminare davanti mentre lui doveva limitarsi a stargli alle spalle.

Restai per un po’ in silenzio, poi trovai il coraggio di dire:

“Grazie…”

Lei mi guardò curiosa:

“E per cosa?”

“Per averlo calmato…”

Si alzò dal letto e prese una sedia per sedersi davanti a me:

“Che succede, Sakura?”

“Che non capisco cosa mi succede! Non capisco perché non riesco più a fare nemmeno più quello che mi compete! Perché mi paralizzo ogni volta che lui è in difficoltà, lasciando che siano gli altri a risolvere il problema! Non so cosa mi sta succedendo e questo…mi distrugge…perché l’unico che ci rimette è lui…” confessai tutto d’un fiato, con gli occhi ormai irrimediabilmente lucidi.

Lei sembrava triste. Come mai però?

Prese le mie mani nelle sue:

“Sicura di non saperlo?” chiese.

Quella domanda mi colse all’improvviso …c’era qualcosa che avevo ignorato, una consapevolezza che piano piano si era ingigantita ma fino a quel momento era rimasta sopita…in attesa che l’accettassi.

Il mio dolore, osservandolo soffrire…la paralisi, mai capitata in certe situazioni…quella sensazione di rabbia…quando Hinata lo aveva baciato sulla fronte o quando poco fa lo aveva accarezzato e abbracciato per calmarlo...

Possibile che tutto fosse collegato?

“Pensaci…ma stai attenta. Devi avere la certezza che sia la verità.” mi raccomandò.

“E’ sempre quello che stavo cercando di dirti anche prima…sono sicura che tu riusciresti a stargli vicino, esattamente come ci riescono Kaiza e Kurama! Devi soltanto riuscire a fargli capire che sei sincera con lui, su ogni cosa. Che non sei condizionata da nulla!”

Mi tornò in mente il discorso di Kaiza sull’importanza di essere se stessi…

“Sakura…” continuò spedita “…dovresti averlo capito ormai il motivo per cui lui ti tiene così distante!”

Parlò con il tono di chi sta spiegando ad un interlocutore una cosa ovvia ma quest’ultimo sembra ostinarsi a non capire.

“O perché gli hai fatto male in qualche modo di cui non ti rendi ancora conto, involontariamente…ma che lo ha ferito nel profondo e per cui non riesce a perdonarti…”

Tentennò come prima…stavolta però né Shino né Rock Lee l’avrebbero interrotta.

“Oppure…perché conti a tal punto per lui che l’unica cosa che può fare per proteggersi , è tenerti lontana…”






Quella notte, non sarei riuscita a dormire…non avrei trovato pace nel letto, troppo tormentata da quelle due certezze che ormai si erano fatte largo dentro la mia testa e nell’angolo più profondo del mio cuore. Davanti alle quali non sarei più potuta scappare o nascondermi con parole e ragionamenti insensati…

Primo : ero stata e sarò ancora gelosa di Hinata Hyuuga.

Secondo:

Ero innamorata di Naruto Uzumaki…il mio compagno di squadra…il mio migliore amico.



 

Extra: Complicità e vendetta

Quando Kurama aprì gli occhi, pregò con tutto se stesso che fosse molto tardi e che quel bisogno che provava di continuare a dormire fosse infondato. Purtroppo dopo aver valutato la scarsa quantità di sole che filtrava dalla finestra, comprese che l’alba era sorta da poco.

Sospirò sconsolato. Ormai non sarebbe più riuscito a prendere sonno.

Concentrò la sua attenzione sul biondo che dormiva accanto a lui. Gli sembrava abbastanza tranquillo, adagiato sul fianco, con il respiro  regolare anche se, notò che era leggermente affannato. Facendo attenzione, con la zampa gli tirò giù leggermente le coperte in modo che stesse un po’ più fresco. In breve percepì un cambiamento che indicava che aveva individuato la causa di quel leggero malessere.

Non si meravigliò di quella situazione. Dopotutto era reduce da una nottata difficile…

Scosse energicamente la testa. Pensarci ancora non sarebbe servito a nulla. Inoltre, dato che lui non si era mai definito uno che si ferma troppo a pensare, non avrebbe avuto senso. Agiva sempre valutando le  circostanze.

Lo fece anche in quel momento, in cui un’idea malvagia si insinuò nella sua mente. Assunse un’ espressione soddisfatta di sé, e decise di attuarla.

“Datevi una svegliata, che il sole è già sorto da un pezzo!” ringhiò, facendo risuonare la propria voce in tutto l’appartamento e facendo sobbalzare non solo Naruto, che si era ritrovato quelle parole direttamente nelle orecchie, ma anche Kaiza e Shikamaru che dormivano ai piedi del letto che si alzarono di scatto in preda al panico.

Una volta che il moro si fu calmato, esclamò:

“Kurama, si può sapere cosa diavolo ti è venuto in mente?!”

Il demone sghignazzò mentre Shikamaru e Kaiza lo guardavano decisamente molto male:

“Com’è che dite voi umani? Il mattino ha l’oro in bocca! Quindi non vedo il motivo per cui avreste dovuto continuare a dormire! E poi io sono sveglio da un pezzo!”

“Per mattino si intende all’incirca dalle sette in poi! Invece non saranno nemmeno le sei! E in ogni caso ti pare modo di svegliare le persone?! Mi hai fatto prendere un colpo!” disse il medico tenendosi una mano sul petto, in cui il cuore probabilmente rimbombava ancora per lo spavento.

“Siete dei conigli!” rispose il demone, decisamente di buon umore.

“Kurama…”

La voce di Naruto raggiunse appena le sue orecchie. Era tremendamente flebile.

“Che c’è, moccioso?”

“Non farlo più…” gli chiese “…mai più…”

Il cercoterio si morse le labbra nel sentire quella richiesta così accorata e osservando  quel volto che faceva trasparire una terribile stanchezza. Era stato decisamente troppo impulsivo, per una volta avrebbe dovuto pensare prima di agire. Allora disse:

“E va bene...la prossima volta farò un po’ più piano.”

Il biondo si sdraiò a pancia in giù, facendo affondare la testa nel cuscino nel tentativo di calmarsi. Era teso, gli occhi stretti come se avesse paura di aprirli, decisamente scosso. Kaiza rendendosi conto della situazione, si avvicinò e gli si sedette vicino. Poi iniziò a passargli la mano sulla schiena , in lenti movimenti circolari per farlo rilassare.

“Tutto ok, ragazzo?” gli chiese, preoccupato.

Lui annuì piano, tenendo gli occhi chiusi.

Shikamaru provò dentro di sé un grande disagio osservando l’amico che in quel momento appariva così fragile. Non sapeva come comportarsi. Kurama sembrava nella sua stessa situazione. Preferì lasciarlo alle attenzione del medico, sperando che riuscisse ad aiutarlo…

“Già che ormai sono sveglio vado a cambiarmi, va bene?”

“Si, fai con comodo.” gli rispose il medico, senza sollevare lo sguardo da Naruto.

Il moro prese il suo cambio dalla sacca che si era portato e si diresse verso il bagno.

Il medico sollevò lo sguardo, seguendo il ragazzo mentre chiudeva la porta. Non appena la sentì scattare, si chinò e domandò sottovoce:

“Ti è successo ancora, vero?”

“Si…come te ne sei accorto?” sussurrò l’altro.

“Se potessi vederti ora….te ne accorgeresti anche tu. Dannazione! Per non accorgermene, devo proprio essere crollato ieri sera! Ti prego… scusami…” lo supplicò, sinceramente dispiaciuto.

“Tranquillo…anzi, se sei stanco è solo per colpa mia…” cercò di calmarlo,

“Oh Naruto…” sussurrò, spostandogli i capelli dalla fronte “...io posso perdere un po’ di sonno se serve per un buon motivo. Purtroppo però non sono più così’ giovane…”

“Ci ho pensato io stasera, Vecchio! Non è stato facile ma ho risolto la situazione. Comunque bisogna trovare una soluzione…non può andare avanti così!”

”Lo so…ma ci vuole pazienza con queste cose.”

“Tsk! Con questa scusa, voi esseri umani perdete tanto di quel tempo, appunto! In ogni caso, aspettare non serve a nulla! Basterebbe che quest’idiota ci dicesse cos’è che lo tormenta così...”

Invece di ottenere una risposta,ricevette però solo silenzio.

“Ecco! Se lui non collabora, vuoi dirmi cosa possiamo fare noi?!”

Di punto in bianco, Kurama si ritrovò la mano dell’uomo sulla testa a dargli una grattatina.

“Dovresti cercare di stare un pochino più tranquillo, sai? Quando sarà pronto a dircelo, lo farà.”

“To-gli-la…SU-BI-TO!” ordinò sillabando, il che indicava che stava davvero perdendo le staffe.

“Perché non ci racconti tu cos’è che ti tormenta, per essere sempre di così cattivo umore e così diffidente verso i segni di confidenza?” lo provocò Kaiza, incurante del fatto che il cercoterio se solo l’avesse voluto avrebbe potuto staccargli la mano, se non l’avesse tolta immediatamente.

“IO NON HO NULLA CHE MI TORMENTA!” rispose, scrollandosela di dosso e tirando fuori e zanne.

“E ANCHE SE CE L’AVESSI, NON TE LO DIREI LO STESSO!”

“Puoi vedere allora che siete nella stessa situazione.” sorrise l’uomo.

Quando capì quello che era successo, Kurama rimase a bocca aperta.

“Anche tu hai qualcosa che tieni per te e di cui non vuoi far parola con nessuno.” continuò “Per cui, evita di parlare degli altri come se fossero solo loro a sbagliare…e pensa prima a te stesso!”

Con queste parole, diede un colpetto alla mascella del demone, facendogli sbattere i denti e quasi mordere la lingua. Era consapevole di star rischiando grosso con quell’atteggiamento ma Kaiza sapeva che era l’unico modo di trattare con lui.

“TU…TU…” fremeva di rabbia.

“Con permesso, vado a prendere un po’ d’acqua.” affermò alzandosi e senza farlo finire “Porto qualcosa da bere anche a te?”

“Si, per favore.” rispose. L’uomo sparì in cucina.

“MA COME SI E’ PERMESSO?! Se si azzarda a farlo di nuovo, giuro che io lo…” terminò con un ringhio poco rassicurante.

Una leggera risata da parte del ragazzo, però calmò il temperamento del demone. L’arrabbiatura almeno era servita a qualcosa.

“Su, mettiti seduto!” lo incitò poi.

Facendo pressione sul braccio buono, si tirò su. Kurama intanto scese dal letto per darsi una poderosa stiracchiata. Quella posizione notturna gli aveva fatto indolenzire tutti i muscoli, decisamente quel letto era troppo piccolo per entrambi.

Poco dopo arrivò Kaiza con due bicchieri di succo d’arancia.

“Questo ti darà un po’ d’energia!” disse, passandogliene uno.

 Non fece in tempo a mettere il bicchiere nelle mani di Naruto che l’aveva già bevuto tutto.

“Grazie…” disse, consegnandogli il contenitore vuoto.

“Di nulla.” rispose, poggiandolo sul comodino.

“Allora che ne dici di cambiarti?” continuò mentre sorseggiava dal suo bicchiere “Prima dò un’occhiata alle ferite e poi ti prendo qualcosa di pulito da mettere…”

“Kaiza, posso chiederti una cosa?”

“Certamente, dimmi!” lo invitò a parlare.

“Vorrei farmi un bagno nella vasca. Mi sento così…” cercò una parola senza trovarla. Poi sospirò “Ne ho proprio bisogno! Pensi si possa fare?”

Kaiza afferrò al volo quello che il ragazzo intendeva:

“Capisco. Sicuro che si può fare!” gli rispose con un sorriso incoraggiante. Poi aggiunse:

“Penso proprio che dopo lo faremo anche a te! Puzzi ancora di carne cruda!”

Kurama lo guardò con sufficienza:

“A me questo odore piace…e poi sul serio, non crederai di potermi mettere in una vasca come un qualsiasi pulcioso cane domestico, vero?!”

“L’odore è davvero sgradevole e poi non è igenico, quindi mi farai il sacro santo piacere di darti una pulita! Non importa come! Basta che ti togli di dosso questo fetore!”

“Senti un po’ Vecchio, nessuno può dirmi cosa posso o non posso fare, chiaro?!”

“Stavolta lo farai!”

“Vi prego, smettetela!” intervenne il biondo.

“ Kurama, sai che ha ragione. E poi a dirtela tutta…il tuo odore mi sta veramente dando la nausea…”

Il demone fece stridere tra di loro i denti.

“E va bene…più tardi andrò in cerca di un fiume o qualcos’altro, contenti?”

Soddisfatto l’uomo si alzò e si mosse veloce avanti e indietro, andando alla ricerca di ciò di cui aveva bisogno. Per prima cosa prese delle bende pulite e tutto il necessario per le medicazioni. Poi dopo una rapida ricerca nell’armadio, prese il necessario per farlo vestire, qualcosa di comodo per farlo stare più tranquillo.

Proprio mentre finiva, Shikamaru uscì dal bagno, così gli disse:

“Oh bene, appena in tempo!” e si fiondò nel bagno a lasciare tutto ciò che aveva in mano.

“Posso sapere cosa succede?” chiese il moro perplesso.

“Il Vecchio si è messo a fare la mammina apprensiva, ecco cosa!”

“Allora, il bagno è occupato per la prossima ora! E tu…se devi liberarti dei tuoi bisognini, sei pregato di cercati un albero possibilmente molto lontano da qui!”diede ordini mentre aiutava Naruto ad alzarsi e si sbrigava a raggiungere il bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

“MA COME SI PERMETTE DI TRATTARMI COME UN BASTARDINO QUALSIASI?!” ringhiò con il pelo ritto sulla schiena.

Shikamaru intanto se la rideva, mentre si cambiava maglietta:

“Non credevo che fossi un tipo così suscettibile, lo sai? Ti stava provocando e nient’altro.”

“NON DEVE PERMETTERSI! MA CON CHI CREDE DI AVERE A CHE FARE? IO SONO LA VOLPE A NOVE CODE E NESSUNO PUO’ TRATTARMI IN QUEL MODO!”

“Naturalmente!” rispose giusto per accontentarlo, mentre tirava via le coperte dal letto per far prendere un po’ d’aria.

Borbottando una serie di imprecazioni poco simpatiche nei confronti degli esseri umani, il cercoterio si sdraiò a terra, a zampe incrociate, palesemente offeso.

Rimase ad osservare il moro mentre con calma rifaceva il letto e poi tirava fuori qualcosa dalla sua sacca e la sistemava sul letto.

“Pensi che accetterà?” domandò dopo un po’.

“Cosa?”

“Di fare una partita con te. Perché è per questo che stai preparando quella scacchiera, vero?”

“Esattamente.” dichiarò.

“Sei solamente un illuso…”

“Sai cosa penso Kurama? Che dovresti evitare di sottovalutare troppo gli esseri umani…anche io conosco Naruto e so perfettamente che per una Testa Quadra come lui, questo sarebbe un gioco impegnativo anche in condizioni normali. Ma sono abbastanza sicuro di sapere come prenderlo…quindi quando sarà il momento, lasciami fare.”

“Contento tu…“ rispose facendo spallucce.

Lasciò passare ancora un po’ di tempo, poi chiese di nuovo:

“Dì un po’, avete in mente qualcosa per oggi o dobbiamo restare in casa?”

“Tranquillo, abbiamo organizzato le uscite per i prossimi giorni!” lo rassicurò “Ad esempio oggi avevamo pensato di andare da Ichiraku a mangiare il ramen. Con al speranza che lo faccia stare un po’ meglio…”

“Come farà a mangiare quella roba…bah! Contento lui, vorrà dire che per oggi mi adatterò…che altro?”

“Domani invece avevamo pensato di andare sulla montagna degli Hokage. Sakura dice che è un posto speciale per lui, per cui staremo lì appena fuori dalla foresta e vicino all’altura  a pranzare fuori, il tutto con vista Villaggio. E poi pensavamo di tornare all’Accademia…sperando che le nuove reclute gli facciano tornare un po’ di voglia di vivere…”

“Vada per l’Accademia ma lasciate perdere la montagna.”

“Aspetta che vuoi dire?”

“Sei sordo forse? NIENTE MONTAGNA! Portarlo lì sarebbe troppo rischioso!”

Shkamaru notò subito che il demone pareva essersi irrigidito, così cercò di capirne il motivo.

“Centra qualcosa vero? Con quello che è successo…”

“Nara, dammi retta…portarlo lì, significa rischiare che accada ancora. E non vogliamo questo…giusto?”

“Certo che no!” rispose subito l’altro.

“Bene, Quando verrà il momento, ce lo porterò io al limite. Per ora tu e gli altri mocciosi dovrete pensare a qualcos’altro. Evitate quella zona in tutti i modi! Mi sono spiegato?”

“Si…”

Detto ciò, Kurama appoggiò nuovamente la testa tra le sue zampe e chiuse gli occhi, ponendo fine alla conversazione.



 
 
 
 Kaiza tirò un sospiro di sollievo non appena fece girare la chiave nella toppa chiudendo la porta del bagno. Non era molto grande…ma centravano bene in due. C’era la vasca sul fondo, un lavandino sopra  il quale sembrava mancare lo specchio e un piccolo sgabello accanto la vasca, su cui in quel momento erano poggiate tutto quello che l’uomo aveva portato poco prima. Spostò tutto, appoggiando ogni cosa sul lavandino, cercando di farli rimanere in equilibrio.

“Salvo! Che dici, avrò esagerato?”

“Kurama non è un tipo paziente…” rispose lui, sedendosi sullo sgabello, posizionato di fronte alla vasca “Forse dovresti evitare di provocarlo così. Comunque hai avuto fegato a sfidarlo…e ammetto che vedere la sua reazione è stato divertente.”

“Esatto! E’ spassoso vederlo così arrabbiato!” esclamò, chiudendo la vasca e aprendo i rubinetti per riempirla.

“Ho capito che nonostante l’atteggiamento duro e i suoi scatti d’ira dopotutto nasconde un cuore buono…sono convinto che nonostante le minacce, non mi farebbe mai veramente del male.”

“Non giurarci troppo… non ti ucciderà ma se continui a farlo arrabbiare…credo possa farti passare un brutto quarto d’ora.” lo ammonì il biondo.

“Tranquillo, starò attento a non farmi mangiare!” lo rassicurò, aiutandolo a sfilarsi la maglietta.

Prese un rotolo di bende e iniziò a fare un‘altra stretta fasciatura su quella già presente sull’addome, mentre gli spiegava:

“Dunque…facendo il bagno nell’acqua calda, senza dubbio questa ferita  inizierà a darti parecchio fastidio. Per questo ora sto rafforzando il bendaggio, in modo da limitare il dolore. Non appena avrai finito, le tolgo entrambe e dopo aver medicato al ferita, rifarò completamente la fasciatura. Ci sei?”

L’altro annuì.

“Bene! Una raccomandazione: tieni il braccio completamente a mollo nell’acqua. Il calore gli farà bene. Non cercare di uscire da solo, se scivoli poi sono guai! Appena ti sei stufato del bagno, mi chiami e io ti aiuto a uscire, va bene?”

Un altro cenno d’assenso lo fece continuare.

“Le altre non credo dovrebbero darti problemi, se così fosse poi provvediamo.” continuò, liberando con estrema delicatezza il braccio fratturato dalle stecche e tastando con calma la fasciatura alla spalla. Sulle mani erano rimaste soltanto piccole croste a ricordo dei tagli che aveva riportato. Si abbassò per aiutarlo a sfilarsi anche i pantaloncini, lasciandolo in boxer, per esaminare anche quella sulla gamba. Poi dichiarò:

“Direi che sei apposto! Pronto?” ma non appena sollevò gli occhi, notò che stava fissando qualcosa dietro di lui, leggermente in alto.

Seguì il suo sguardo e capì che stava fissando il posto vuoto lasciato dallo specchio, sopra il lavandino.

“Non pensarci ora. Lasciati andare…” gli disse, facendolo alzare.

Sondò la temperatura e resosi conto che forse era troppo calda, lasciò aperto ancora un po’ il rubinetto dell’acqua fredda mentre chiuse l’altro. Quando fu soddisfatto, aiutò Naruto ad entrare. Non appena  la gamba ferita toccò l’acqua, il ragazzo si irrigidì ma continuò a immergersi anche quando arrivò alla ferita più grave, che gli fece sfuggire un gemito.

“Che dici? E’ sopportabile o vuoi uscire?”

“E’ stato solo il primo impatto…ora è tutto apposto.” affermò.

Poggiò schiena e testa all’indietro e chiuse gli occhi mentre il calore lo penetrava fin dentro le ossa.

“Mi fa piacere. Allora, appena hai finito chiamami.”

Si girò per andare verso la porta:

“Ehm Kaiza…”

“Serve qualcosa?” chiese.

Naruto sembrava leggermente in imbarazzo.

“Avrei…un’altra cosa da chiederti.”

“Ti ascolto, quello che vuoi!” disse subito.

Tenendo lo sguardo chino, chiese timidamente:

“Non è che…resteresti a farmi compagnia?”

Il medico non si aspettava una richiesta del genere. Personalmente sarebbe rimasto volentieri ma se aveva deciso di andarsene era stato solo per permettere al ragazzo di avere un attimo di intimità per se. Dopotutto, capiva bene che essere costretti a restare sempre strettamente in compagnia di due persone poteva decisamente essere una cosa stressante. Ma se glielo stava chiedendo lui…

“Con grande piacere! Sai…pensavo volessi restare un po’ per i fatti tuoi.”

“Si…però preferirei che restassi. E poi…mi serve una mano per la schiena. Dubito che con questo braccio, io riesca a insaponarmi. Sempre che tu voglia farlo…capisco che insomma ti sto chiedendo molto…”

“Hai una spugna, qui da qualche parte?” non lo fece finire l’altro, mentre si dava una rapida occhiata intorno.

“Sotto il lavandino….se apri l’armadietto, dovresti trovarla.” rispose anche se un po’ sorpreso.

Subito, si chinò ad aprirlo e trovò quello che stava cercando.

“Bene ci sono anche un paio di saponette qui! E…” se ne portò una sotto il naso “…sanno di vaniglia!” esclamò soddisfatto.

Ne passò una a Naruto e inumidì l’altra, prima di passarci sopra la spugna, impregnandola per bene. Poi poggiò a terra il pezzo di sapone e disse:

“Mentre ti insaponi davanti, mettiti seduto, così io penso alla schiena!”

Il biondo non si aspettava che lo avrebbe fatto con tanta naturalezza.

“Su, dai…non sentirti imbarazzato, vedrai che è una cosa piacevole!” lo incoraggiò.

Alla fine, fece come gli era stato detto. Mentre lui lentamente si insaponava le braccia, il medico gli passava la spugna piena di schiuma sulle spalle, con movimenti che potevano ricordare proprio quelli di un massaggio. Non ci volle molto prima che Naruto interrompesse l’insaponamento per lasciarsi andare completamente a quelle sensazioni piacevoli. Si lasciò sfuggire un sospiro.

“Bello vero?” chiese Kaiza, notando con piacere che il trattamento non dispiaceva al suo giovane paziente. “Mentre ne stai in acqua sembra che tutte le preoccupazioni e quello che ti circonda ti scivoli addosso…”

“Perché lo fai?” la domanda arrivò senza preavviso e lo lasciò con un punto interrogativo.

“Penso che questo vada molto oltre il tuo lavoro…” continuò “Insomma…non sei obbligato a stare qui a casa mia giorno e notte, a consolarmi…ad aiutarmi a fare il bagno! Voglio sapere…che cosa te lo fa fare?”

L’altro rise, di quei suoi sorrisi divertiti..ma sinceri:

“Naruto…a te fa piacere quello che faccio? Che abbia deciso di restarti vicino e che sia pronto ad aiutarti in ogni momento di bisogno? Sii sincero.”

Lui esitò ma poi annuì.

“Ecco! E’ per questo che lo faccio!” spiegò.

“Te ne sei accorto anche tu ormai…tra di noi è cambiato qualcosa. Non siamo più medico e paziente. Cioè…teoricamente lo siamo ma praticamente siamo molto di più. Naruto, io e te ormai siamo diventati amici…perché tu sei entrato nella mia vita e, in qualche modo ,anche io nella tua. Tu sai molte cose di me, probabilmente più di quante io ne ho imparate su di te…ma non c’è più distanza professionale tra di noi. Ci siamo guardati entrambi dentro in qualche modo …tu attraverso i pugni…ed io, beh attraverso l’esperienza di una vita.

E’ successo e basta. In passato mi è capitato di fare amicizia con i pazienti. Ma mai come questa volta. Mai sono stato emotivamente coinvolte come mi è successo con te. Hai detto bene…questo và molto oltre il mio incarico. Insomma se avessi dovuto seguire degli ordini, l’unica cosa che mi sarei limitato a fare sarebbe stato medicarti e cambiarti le fasciature. Invece no.

Noi due parliamo, condividiamo insieme questa situazione…ci diamo dei consigli.”

“Diciamo che questo è quello che fai tu…” obiettò.

“Tu lo fai senza accorgertene, fidati.” affermò.

“Comunque sia…” andò avanti “Non puoi negare che le cose stiano così. Sbaglio?”

“No…è vero in effetti…”

“Ecco…anche tu sei consapevole di questo. Per cui non dovrebbe sorprenderti quello che faccio.”

Posò la spugna sul bordo della vasca, e prendendo con le mani un po’ d’acqua iniziò a far scivolare via la schiuma dalla schiena del biondo. Riprese a parlare mentre prendeva un catino e lo riempiva di acqua tiepida:

“L’amicizia è questo…esserci. Quando? Tanto nei momenti piacevoli quanto e soprattutto in quelli di difficoltà. E si è pronti a fare qualsiasi cosa…anche a prendere su di se la sofferenza dell’altro. “

“Dove vuoi andare a parare?” chiese, capendo il perché di quel discorso.

“Sto cercando solo di farti riflettere. E farti capire che dal momento che permetti a me di aiutarti, potresti farlo fare anche agli altri. Perché loro vogliono farti stare meglio, allo stesso modo in cui lo voglio io. Proprio perché siamo tutti tuoi amici dopotutto.” spiegò.

“E’ qui che sbagli. Nonostante tra me e te si sia creato questo rapporto speciale, non puoi paragonarlo con quello degli altri. Noi non ci conosciamo nemmeno da due settimane…con loro invece da anni!”

“E allora? Non è forse un buon motivo per farti sostenere da loro?”

Naruto abbassò lo sguardo…

“No…” sussurrò “Perché anche se ci conosciamo da anni…sembra che questo non conti nulla.”

L’uomo chiuse il rubinetto, anche perché l’acqua stava quasi per uscire e senza alcun preavviso lo rovesciò in testa a Naruto. Quello era rimasto veramente scioccato:

“Che ti è preso?” chiese sputacchiando e strofinandosi gli occhi “Perché l’hai fatto?”

“Scusa se sono stato impulsivo ma non ho resistito, dopo aver sentito quello che hai detto! Ti sarei grato se non dicessi più sciocchezze! Loro ti vogliono bene, ragazzo! Se sono qui a tentare in tutti i modi di tirarti su, significa che per loro significano molto gli anni passati! Non prenderla alla leggera questa cosa…”

Non ottenne risposta. Capì che c’era qualcosa che il ragazzo cercava di dirgli ma lui non riusciva a cogliere di cosa si trattasse.

Decise di concludere quella conversazione, cercando di essere il più diretto possibile:

“Ascoltami bene. L’unica cosa che vorrei è che tu gli dessi una possibilità…”

“Ancora non capisci? Non ci riesco…” rispose, lasciando cadere il braccio nell’acqua e schizzandone un po’ fuori.

“Invece puoi e devi farlo, Naruto! Nessuno prova in eterno…inevitabilmente poi ci si rassegna.

Io non ho idea del motivo per cui tu stai assumendo quest’atteggiamento nei confronti di quelli che dovrebbero essere i tuoi amici più cari…e non lo voglio sapere, a meno che tu un giorno non ti decida a dirmelo. Ma se non dai loro almeno la possibilità di provare a rimediare…prima o poi li perderai tutti, uno dopo l’altro. E resterai veramente da solo a quel punto!

Sono convinto che questa scusa che accampi davanti a loro di voler essere lasciato in pace e in solitudine, sia soltanto una maschera che nasconde qualcosa che ti sta logorando nel profondo. So per certo, che non è quello che vuoi davvero. Quindi te lo ripeto: fai un tentativo! Provaci! Non perdere ciò che hai guadagnato in tutti questi anni l’affetto, la solidarietà, le risate…tutto ciò che c’è di bello quando si è anche solo in due, come me e te ora…Credimi...”

Gli tenne una mano sulla spalla, per fargli capire l’importanza di quello che stava per dire:

“Non ne vale la pena!” disse a voce alta “Te l’assicura uno che ha vissuto un po’ più a lungo di te e quindi in merito ne sa abbastanza!”

Studiò il volto di Naruto, finchè non lo vide assumere un’espressione che poteva essere quasi convinta anche se di certo i dubbi non lo avevano abbandonato:

“Lo faccio per te…” disse poi.

“No…fallo per te! E’ della tua vita che stiamo parlando!”

“D’accordo…” fece poi sottovoce.

“Così mi piaci!” e gli passò affettuosamente la mano tra i capelli bagnati.

“Su, smettila!” rise l’altro, cercando goffamente di farlo smettere.

“Se ridi così allora scordati che io lo faccia!"







Restarono così a scherzare finché non vennero raggiunti da una voce al di là della porta:

“Che diavolo state combinando? Fatemi entrare! SUBITO!!”

“Che dici, gli apro?” domandò l’uomo.

“Meglio di si…potrebbe sfondare la porta altrimenti.”

Ritenendola un’ ottima motivazione, l’uomo si alzò per andare ad aprire. Trovò sia Kurama che Shikamaru in attesa fuori. Il cercoterio lo guardò dapprima sdegnato e poi gli passò davanti ignorandolo bellamente. Si avvicinò alla vasca, dove Naruto si stava insaponando nuovamente, e chiese:

“Non è che quello ti stava torturando vero?”

“No! Come ti viene in mente?” rispose.

“Bah, sentivo dei rumori strani. Pensavo c-.”

Non terminò la frase che si ritrovò il collo sbattuto contro il bordo della vasca, le zampe anteriori spalancate e il muso dentro l’acqua saponata.

Quando riemerse, prese a sputacchiare e a tossire bolle di sapone:

“Ma che…” colpo di tosse “...cazzo..” un altro “…è stato?”

Naruto non aveva capito come mai il suo amico demone fosse finito quasi dentro la vasca ma non appena vide Shikamaru e Kaiza con una mano davanti alla bocca, nel disperato tentativo di trattenere le risate, iniziò a farsi un’idea.

“Aspettate…non ditemi che…” tentennò guardando a terra e vedendo cosa aveva causato quella sua terribile figuraccia.

“Non ci credo…mmm…” iniziò a dire casa ma cercando in ogni modo di trattenere le risate “Sei…scivolato sulla saponetta! Ahahaha!”

“Non credevo che avrei mai visto una cosa simile ahahaha!” si lasciò andare al riso, persino il giovane Nara, perdendo tutta la sua compostezza e calma.

“Vuoi dire che l’hai lasciata tu qui?!” chiese infuriatissimo.

“Mi spiace, non ho pensato a toglierla. Dopotutto non avevamo finito.”

“Ora vorrei uscire però…” chiese poi il biondo.

“Certo! Kurama, Shikamaru, aspettereste fuori un attimo?”

Il moro era già fuori così annuì, il demone uscì lanciandogli un’occhiata vendicativa.

Il medico lo ignorò e diede una mano a Naruto ad uscire dalla vasca. Gli avvolse un asciugamano intorno al corpo e lasciando che si occupasse da solo del suo corpo mentre lui gli asciugava i capelli con un altro asciugamano più piccolo. Si tolse i boxer bagnati per si mise da solo quelli puliti, poi il medico lo fece sedere quando fu asciutto e disfò le fasciature. Medicò e applicò ancora l’unguento preparato da Tsunade su tutte le ferite. Rifece il bendaggio e lo aiutò a rivestirsi. In ultimo, bloccò nuovamente il braccio fratturato.

“Apposto!” esclamò poi accompagnandolo fuori.

Entrambi erano rimasti sull’uscio della porta. Kurama era ancora furioso.

“Su non guardarmi così ora! In ogni caso ben ti sta però! Così impari a voler entrare così in fretta e furia!” lo canzonò un po’ il medico.

L’altro inarcò un sopraccigli in segno di sfida.

“E’ così? Bene!”

Prima che Kaiza lo potesse anche solo chiedere cosa aveva in mente,  il demone entrò nel bagno e balzò letteralmente dentro la vasca, facendo uscire tutta l’acqua fuori e facendola riversare sul pavimento e raggiungere persino l’ingresso, costringendo il tre ad arretrare.

“Volevi che mi facessi il bagno? Ecco, sto facendo il bagno!” esclamò girandosi due o tre volte dentro la poca acqua rimasta.

Kaiza, nonostante cercasse di restare calmo, sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

“Ragazzi andate in camera…” chiese, tirandosi su le maniche “Ho un demone da sistemare!”










Naruto e Shikamaru preferirono lasciarli soli a risolvere quella situazione. Il biondo contava di potersi sdraiare di nuovo a letto ma notò la scacchiera pronta per essere usata.

“Che stavi facendo con quella?” chiese.

“Aspettavo te in attesa di poter fare una partita.” disse.

“Scordatelo…”

“Che c’è? Paura di perdere?” lo stuzzicò.

“No. E’ che non ne ho voglia e inoltre non so nemmeno giocare.”

“Tranquillo ti insegnò io. Avanti siediti!”

“Ti ho detto che non mi va…”

“Sai ho perso l’allenamento a giocare a scacchi, anche un principiante come te forse riuscirà a battermi.”

“E come mai avresti perso l’allenamento?”

L’altro rise ma di una risata amara:

“E’ stato il maestro Asuma a regalarmela ed è sempre con lui che ho giocato, nonostante perdesse sempre. Ma si ostinava a continuare a provare per insegnarmi a svolgere il mio compito. Secondo lui ero come il cavallo…insidioso, quello che prima di fare la mossa strategica resta lontano e quindi non viene preso di mira. Solo che dopo si rivela fatale.

Imparare a paragonare i pezzi degli scacchi con i componenti del Villaggio è stato importante per me. Mi ha insegnato qual è il mio posto e per che cosa bisogna continuare a combattere sempre e non arrendersi…”

Prese un pezzo e lo lanciò verso Naruto, che lo prese al volo.

Lesse l’ideogramma sul pezzo. “Re”.

“Ognuno di noi combatte per proteggere il re…cioè tutti i bambini che popoleranno la Foglia. Combattiamo perché il Villaggio possa prosperare permettendo alla nuove generazioni  di avere un futuro migliore!”

Il biondo rimase a riflettere su quelle parole, contemplando l’oggetto che aveva in mano.

“Secondo te che pezzo potrei essere io...?”

Il moro non si aspettava quella domanda...ma trovò subito la risposta:

“Tu? Bhè io credo che potresti essere l’alfiere. Non sei un pezzo sacrificabile…ma nonostante saresti più produttivo rimanendo al fianco del re, per proteggerlo dagli attacchi, ti butti sempre nella mischia e combatti in prima linea. Direi proprio che si intona con la tua testardaggine e la tua avventatezza in qualsiasi circostanza!”

Non riuscì a capire se Naruto fosse rimasto soddisfatto o no da quella risposta.

Dopo un momento però lui si mosse e avvicinandosi, si sedette dall’altra parte della scacchiera, rimettendo poi il re al suo posto.

“La prima regola l’ho imparata…proteggere il re. Per il resto… c’è un libretto di istruzioni per caso?”










Nota Finale: credo di aver creato un'accoppiata fantastica! Kaiza-Kurama! Li ho immaginati insieme...ed ecco cos'è uscito! XD Riguardo il capitolo...so quel che sto facendo!

Spero vi sia piaciuto tutto :)) Grazie a tutti coloro che mi seguono, a chi ha aggiunto tra le preferite e le ricordate ma soprattutto a chi recensisce <3 
 
 

 
  
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