Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Iaiasdream    03/08/2014    5 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
12° capitolo: IMPAZZITI        
 



“Non mi lasciare… non mi lasciare…”
È da ore che ormai questa frase, mi rimbomba nelle orecchie. Che cos’è successo? Anzi che cosa sta succedendo?
Non riesco a chiudere occhio, sono sul letto, sdraiata su un fianco rivolta verso l’immagine di Armin. Ha gli occhi chiusi e sta dormendo beato. Ripenso a ciò che è successo qualche ora fa. Non l’avevo mai visto così. Mi ha pregato con le lacrime agli occhi di non lasciarlo. Mi sono sentita morire, nel sentire quelle parole. Naturalmente, per tranquillizzarlo ho fatto la gnorri, dicendogli che forse gli avevo attaccato la febbre, lui allora è salito in camera senza dire niente e l’ho trovato addormentato.
Lo guardo con dolcezza, come potrei lasciarlo? È stato lui a salvarmi dal baratro, e anche se non lo amo, provo un grande affetto nei suoi confronti.
Sbuffo infastidita, voltandomi dall’altro lato, e rivolgendo lo sguardo verso l’alba. Mi chiedo se ciò che sto provando e sto facendo sia giusto, se il non amarlo sia giusto. Ma d’altronde cosa ci posso fare? Non sono io che comando i miei sentimenti. Maledetto pervertito! Che diavolo sei tornato a fare? Se non ci fossi, le cose sarebbero andate a gonfie vele.
I primi raggi del sole stanno colpendo i miei occhi, stringo lentamente le palpebre, e un ennesimo pensiero m’invade. Perché devo anche mentire a me stessa? Io aspettavo il suo ritorno, lo aspettavo con tutta l’anima. Lo aspettavo perché… no, no, no, no dannazione! Con questo atteggiamento del cavolo, ferirò molte persone, Armin in primis. Sono stata io a voler questo, adesso non posso tirarmi indietro; l’unica cosa da fare, è andare a scuola e mettere in chiaro le cose come stanno… e come starebbero? Dovrei dirgli la verità e cioè che lo amo e che lo desidero e anche che aveva ragione…? No, non posso! Come cazzo faccio?!
Il suono della sveglia mi desta da quei pensieri. Allungo la mano e la spengo. Mi metto a sedere sul letto, Armin si gira su un fianco dandomi le spalle.
Sbadiglio e mi stiracchio. Scendo giù in cucina e preparo la colazione per tutti e tre, poi risalgo per lavarmi. Sono le sette e mezza tra pochi minuti dovrò lasciare la trincea, ma prima, voglio salutare il mio amato Etienne come si deve. Entro nella sua camera. Il suo modo di dormire mi sorprende sempre: alle volte lo trovo avvinghiato al suo cuscino, altre volte, accovacciato dalla parte opposta del letto coperto fin sopra i capelli, ma questa volta si trova di pancia in giù, con la testa rivolta verso la mia direzione e con le braccia e le gambe spalancate, intento ad abbracciare l’intero materasso. I suoi capelli corvini sono tutti scompigliati.
Sorrido, mi inginocchio verso di lui e gli accarezzo lentamente il viso facendo attenzione a non svegliarlo. Com’è dolce, se fossi stata un cannibale lo avrei mangiato in un sol boccone, ma siccome sono normale (almeno in quello), mi limito a mangiarlo di baci.
Dopo questi anni, vederlo ogni volta, non riesco ancora a credere che questa creatura tanto innocente quanto intelligente, sia mio figlio.
Mi avvicino al suo volto e gli stampo leggermente un bacio sulla fronte << Ti voglio bene Etienne >> sussurro, poi mi rialzo, recandomi alla porta e uscendo. Scendo velocemente le scale, afferro la borsa dalla poltrona e mi accingo a raggiungere la porta.
<< Vai via? >>. Trasalisco nel sentire quella voce alle mie spalle. Mi giro incrociando lo sguardo glaciale di Armin.
<< Ehi, non ti avevo visto… sì vado, è già tardi >>
<< Vuoi che t’accompagni? >>
“Cosa? Questa è la prima volta che lo chiede” << E con Etienne chi rimane? >> ribatto sorridendo. Lui mi fissa serio. << C’è qualcosa che non va? >> chiedo atteggiandomi ad ingenua.
<< Nulla >> risponde secco.
Esito, ma poi mi abbandono all’istinto, lo raggiungo e afferratogli il viso tra le mani, premo le mie labbra sulle sue, con questo gesto voglio fargli capire che, almeno lui può stare tranquillo. Mi accorgo che non ricambia, strano.
<< Ci vediamo dopo >> sussurro sulle sue labbra.
<< Sì >> sibila appena lui.
Esco, raggiungo il liceo dopo pochi minuti. I mocciosi sono ancora tutti in cortile ad aspettare il suono della campanella. Mi inoltro in mezzo a quella mandria di schizzati, intenta a raggiungere il portone. Quando vengo bloccata per un braccio. Mi giro di soprassalto.
<< A-Alain!... che spavento! >>
<< Ciao preside… >> risponde lui sorridendo malizioso.
<< Che vuoi? Lasciami il braccio, non vedi che ci sono gli altri? >>
<< Non sto facendo nulla di male. Volevo solo parlarti >>
<< Cosa vuoi? >> chiedo infastidita.
<< Vieni con me >> sussurra tirandomi la mano, dirigendosi all’entrata dell’istituto. Cerco di liberarmi, ma quella presa è troppo stretta.
<< Alain, lasciami maledizione, ma che diavolo ti prende? >> esclamo a denti stretti.
In un battito di ciglia, mi ritrovo nel mio ufficio. Qui, mi lascia la mano, e chiude la porta.
<< Si può sapere che cavolo… >>. Lui mi interrompe abbracciandomi e stringendomi forte a se. Riesco a sentire i suoi frenetici battiti che sembrano esplodergli in petto. << Alain… >> provo a dire, ma lui mi zittisce stringendo la presa.
<< Alain così mi soffochi >>
<< Ti prego, non parlare >>
<< Ma cos’hai? >> chiedo, iniziando ad incuriosirmi.
<< Mi sei mancata >> sussurra appena. Sgrano gli occhi non riuscendo a credere a ciò che ho sentito. Cerco per l’ennesima volta di respingerlo gentilmente, ma lui non ne vuole sapere.
<< Ma che ti prende, sono mancata solo tre giorni >>
<< Per me è come se fossero un’eternità >>
<< Alain, potrebbe entrare qualcuno… e poi, non ti avevo vietato di comportarti in questa maniera con me? >>. Non risponde. Rimane così, iniziando ad accarezzarmi i capelli. << Dimmi la verità… >> riprendo << è successo qualcosa? >>
<< Tu promettimi che qualunque cosa accada affronterai tutto a testa alta >>
“Ma che diavolo sta dicendo? cosa cavolo dovrebbe succedere?” provo a chiederglielo, lui invece di rispondermi, scioglie la sua presa su di me.
Succede tutto in un millesimo di secondo, non ho neanche il tempo di reagire. Alain, mi afferra il viso e poggia le sue labbra sulle mie, riuscendo a togliermi quasi il fiato. Sgrano gli occhi allibita e frastornata da quella situazione. Non posso credere che abbia avuto il coraggio di arrivare a tanto. Raccolgo tutte le forze e riesco a respingerlo, mollandogli uno schiaffo.
<< Che cazzo hai fatto?! >> esclamo portandomi la mano alla bocca e fulminandolo con gli occhi. Lui china il capo. I ciuffi di cioccolato gli coprono lo sguardo, ma dalle labbra riesco a capire che è serio.
<< Alain, ti rendi conto… >>
<< Ti amo! >> m’interrompe esclamando.
<< Cos… cosa? >> chiedo scioccata.
<< Ti amo >> ripete lui più silenziosamente.
<< Alain… >>
<< Sta attenta a chi ti sta intorno >> conclude dandomi le spalle e uscendo dall’ufficio.
Rimango frema, ghiacciata da ciò ch’è appena successo, non riesco ancora a concepire la realtà dei fatti, e intanto le labbra palpitano ancora dal tocco di quel bacio dato così, a bruciapelo.
Io avevo sempre creduto che Alain con me stesse giocando, perché è sempre stato un moccioso pervertito, perché nelle sue vene scorre a fiume il sangue di suo cugino, ma non mi sarei mai e poi mai aspettata una confessione del genere.
Ha detto che devo stare attenta, ma perché, cos’altro sta succedendo? Dannazione! Non dovrei preoccuparmi, ho già tanti pensieri e problemi che si aggirano indisturbati attorno a me. Alain, maledizione non ti ci mettere anche tu!
Ad un tratto la porta si apre. Trasalisco come un ladro colto con le mani nel sacco. È Castiel, ci mancava anche lui.
Mi guarda sorpreso, poi entra e chiude la porta.
<< Guarda un po’ chi c’è >> esclama con sorpresa << Non pensavo saresti venuta presto, passata la febbre? >>
<< Hai anche il coraggio di chiederlo? È per colpa tua se mi è venuta >> dico facendo il giro della scrivania e sedendomi sulla sedia.
<< Nessuno ti disse di andartene. Sapevi benissimo che c’erano tante stanze al piano di sopra >>
<< Ah-ah >> rido beffarda << Caso mai, avrei accettato la tua >>
<< Era sempre una scelta >>
<< Castiel piantala, non ho voglia di cazzeggiare con queste tue perversioni >>
<< Neanche io >> dice indifferente raggiungendo l’armadietto. Rimango allibita. Che gli prende?
<< E non ho neanche voglia di difendermi dalle tue avance >> continuo facendo finta di niente.
<< Non preoccuparti, non voglio fare assolutamente niente >>
Questa risposta mi spiazza completamente. D’istinto mi alzo, apro la finestra e odoro l’aria. Che qualcuno abbia acceso un falò di tutte le erbe con alti effetti stupefacenti? Che diavolo gli prende a tutti?
<< Che cavolo stai facendo? >> mi chiede. Chiudo la finestra, e sempre istintivamente mi avvicino a lui, il quale mi guarda con le sopracciglia inarcate.
<< Di un po’? >> chiedo guardandolo sottocchio << Non è che ti sei fumato qualcosa? >>
<< Tzè… e tu, sei per caso ubriaca? Ma che stai dicendo? >>
<< Mhm, siete tutti troppo strani, per i miei gusti… prima Armin, poi tuo cugino… >>
<< Mio cugino? >> chiede curioso << Che c’entra mio cugino? >>
“Che sia questo il motivo per cui mi ha detto che devo stare attenta alle persone che ho intorno?” mi chiedo senza fare caso alle parole del rosso.
<< Allora? >>
<< Niente… non c’entra niente >> rispondo secca.
Lui fa spallucce e ignorandomi completamente, va a sedersi al mio posto.
<< Ehi, non ti ci affezionare >> esclamo con aria minacciosa. Lui sorride e inizia a lavorare al computer.
Che strano, e io che pensavo di dover subire qualche altra perversione. Per giunta ho indossato questi jeans talmente difficile da togliere che se ci sto ancora a pensare, sono convinta di farmi un problema, quando ritorno a casa.
Non dovrei ammetterlo, ma ci sono rimasta un po’ male. Ah Rea! stai diventando una poco di buono! Bell’esempio che darai a tuo figlio un domani.
Sento bussare alla porta e quel rumore mi distrae totalmente da questi pensieri. È Castiel a dare il permesso, la porta si apre, ed entra il professor Faraize con Alain.
Oh no. Cos’altro ha combinato?
<< Signora preside! >> esordisce il professore, chiudendo la porta. Essere chiamata così dal mio professore mi fa uno strano effetto, ma al solo pensiero di sapere che è un mio subordinato, mi fa sentire quasi onnipotente.
<< Cosa c’è professore? >> chiedo sospirando, conoscendo la risposta.
<< Ho dovuto portavi Alain, è impossibile fare lezione >>
<< Cos’ha combinato? >> chiede serio Castiel.
<< è imbarazzante per me dirlo, ma durante le lezioni, molesta le ragazze! >>
Istintivamente, guardo Castiel per vedere la sua espressione. Sembra voler bruciare suo cugino soltanto con gli occhi.
<< Può andare professore >> dice ad un tratto << tu rimani qui, Alain >>
Il ragazzo fa una smorfia, sedendosi sulla sedia atteggiandosi a indifferente e incrociando le mani dietro la nuca.
Non mi ha guardato, non ha lanciato i suoi soliti sguardi maliziosi. Il professor Faraize se n’è andato.
Castiel continua a guardare suo cugino con aria minacciosa. Io invece comincio a preoccuparmi, semmai lo volesse picchiare. Dal rosso ci si può aspettare di tutto.
<< Alain che cosa hai fatto? >> chiede spezzando il silenzio.
<< Mhm, il professore esagera sempre… ho solo accontentato la mia compagna di banco >>
<< Che le hai fatto? >> chiedo io, curiosa della risposta.
Senza guardarmi, risponde sbuffando un sorriso << Voleva pomiciare, mi stava assillando da giorni, sembrava una gatta in calore e io l’ho accontentata >>
“Che grandissimo pervertito!... e dire che pochi istanti fa se n’è uscito con quella sceneggiata… ma come diavolo si fa?”.
Ad un tratto vedo Castiel alzarsi dalla scrivania e avvicinarsi al cugino. “Adesso sì che sei nei guai Alain” penso vittoriosa, preparando il mio sorriso di compiacimento.
Il rosso gli si piazza davanti. Alain lo fissa beffardo, standosene spaparanzato sulla sedia. L’espressione di suo cugino non promette nulla di buono, ed è in quel preciso istante che sicura di sentire riecheggiare nell’aria il rumore di un cazzotto, Castiel mi spiazza, scoppiando a ridere e aggiungendo: << L’hai davvero fatto? >>
“No, no ci posso credere!” sento frantumarmi in mille pezzi. Eppure avrei dovuto immaginarmi una scena del genere! Ma che diavolo!
<< Certo che l’ho fatto! >> afferma fiero Alain << Credevi che non ne avrei avuto il coraggio? >> chiede alzandosi e raggiungendo la porta.
<< Sono fiero di te cuginetto >> esclama Castiel alzando il pollice.
Alain si ferma, si gira guardando prima me, poi sorridendo si volge verso suo cugino e mormora << E saresti ancora fiero se ti dicessi che ho assaggiato la preside? >>
Sentendomi il cuore mancare un battito, volgo istintivamente gli occhi verso Castiel, che repentinamente ha cambiato espressione sul suo volto.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Iaiasdream