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Autore: Filmaustencat    03/08/2014    6 recensioni
Un amore odiato. Una convinzione incerta. Lo sbaglio più giusto.
Quando le parole diventano "mute" il silenzio racconta verità nascoste. Vi è mai capitato di ridere in situazioni alquanto imbarazzanti o peggio in momenti del tutto sbagliati? La divertita risata di Hermione Granger rimbombava nell'aula di Pozioni. Una reazione completamente diversa da quelle dei suoi compagni che fissavano un indignato Draco Malfoy con la divisa macchiata da una pozione. Da una sconosciuta pozione. Il povero artefice era ormai certo che la sua fine sarebbe arrivata presto: Paciock era rosso e sudato. La risata continuava mentre Malfoy si dimenava guardandola furente e...spaventato allo stesso tempo. Malfoy non riusciva più ad emettere alcun suono. -Insomma che sta succedendo?- Oh oh il pupillo di Piton era stato colpito. -Ditemi subito chi è stato!- urlò il Professore. Paciock stava per farsi avanti ma un braccio, una mano un dito diafano indicavano una sola persona di cui ora invece che della risata si sentiva solo il rimbombo del cuore spaventato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Il biondo fu colto di sorpresa: si era a malapena reso conto che lei si stesse avvicinando e, quando sentì le labbra della riccia sulle sue sbarrò gli occhi: decisamente non se lo aspettava. Sentiva le sue labbra calde premere e il suo autocontrollo svanire quando, d'un tratto, gli passarono davanti migliaia di immagini, migliaia di ricordi di lui, di lei, di loro assieme, delle sue schermaglie nei suoi confronti, del suo odio per la sua "impurezza"; rivide ogni cosa e più rimembrava, più si disgustava. Si era irrigidito rendendosi conto di aver paura. Ebbe paura che, se mai si fosse abbandonato a lei, anche Hermione avrebbe ricordato, avrebbe rinnegato ogni singola cosa che avevano condiviso in questi ultimi giorni ricordandosi della vera indole della serpe e Draco non avrebbe mai voluto vedere la faccia della Grifona inorridire rendendosi conto di ciò che era veramente lui. Non lo avrebbe mai perdonato si convinse lui, o meglio, sentiva di non meritarselo. Si sarebbe pentita: erano deboli entrambi in quel momento. Feriti nell'animo, avevano trovato conforto l'uno negli occhi dell'altra. Ma quanto sarebbe durato? Si chiese Draco rimanendo immobile. Semplicemente non sarebbe mai iniziato nulla. Non le avrebbe dato il modo di pentirsi di quello che aveva condiviso con lui. Non avrebbe permesso che il suo passato, una volta tornato a galla come un muro insormontabile, rovinasse tutto ciò che c'era stato di bello con la Granger. La vide staccarsi da lui sorpresa e delusa dal fatto che lui non avesse ricambiato il bacio. Lo fissava interrogativa, le gote rosse e gli occhi lucidi. Lui non aveva fatto nulla per fermarla mentre lei si alzava, mormorava un sommesso "ciao" e scappava, lasciando ricadere ai piedi del Serpeverde il mantello che le aveva pestato. Quello fu il suo primo atto d'amore: lo dilaniava e lo consumava ma, in quell'attimo sembrava esser la cosa più giusta da fare. 
L'incertezza del futuro non era mai stata un problema per Draco Malfoy. La sua era una vita pianificata nei minimi dettagli. Ora, invece, tutto appariva confuso: una pedina dai capelli ricci e l'animo buono aveva scombinato il gioco; tutte le mosse che pensava di fare erano inutili. 
La partita era in stallo ma, un giorno si sarebbe dovuto schierare, sarebbe stato costretto anche contro la sua volontà e l'aveva già fatta soffrire troppo. Non avrebbe permesso a se stesso di provare l'amore, tutto ciò per salvaguardare Hermione. Se avesse accettato il bacio, se avesse acceso la speranza nel suo cuore, non avrebbe potuto impedire che lei soffrisse il fatidico giorno in cui le loro vite sarebbero state divise da una guerra più grande di loro. Ma, col cuore a pezzi, aveva stroncato il tutto sul nascere. Sarebbe rimasto solo lui a soffrire per un amore che non meritava. Lei sarebbe andata avanti comunque, forse col rosso, anche se saperla con lui faceva ritorcere lo stomaco al biondo. 
In quel momento capì che lui aveva scoperto di amare nel modo più amaro e, d'improvviso la famosa partita che per tanti anni si era imposto di portare avanti non aveva più senso. Raccolse il nero mantello portandolo al naso. Sentì il suo profumo come una coltellata al cuore. Voleva solo abbandonare quella dannatissima partita. 

Hermione era corsa via da quell'albero col cuore in gola. Lo aveva baciato e lui non si era mosso, anzi, alla riccia parve persino disgustato da quel suo gesto d'impeto. Si era lasciata trasportare dalle sensazioni del momento, dallo sguardo di lui che le era parso talmente intenso da essersi domandata se stesse sognando. Il bacio che gli aveva dato le aveva regalato una sensazione di completezza, come se fosse dovuto succedere da tutta una vita. Ma lui sembrò di altro avviso. Era stata rifiutata da chi tante volte l'aveva denigrata: "forse" si disse Hermione mentre camminava velocemente per tornare nella sua camera "ho preso un abbaglio" pensò, convinta che Malfoy la odiasse ancora, che la considerasse ancora la sporca mezzosangue con cui evitare ogni contatto. Non si era sentita umiliata, si era solo dispiaciuta di esser l'unica a provare qualcosa. Il sentimento che le era nato dentro non aveva una spiegazione e proprio per questo le scaldava il cuore: con Ron era stato fin troppo semplice, amici da anni che si fidanzano. Ma Malfoy...Malfoy era comparso come un temporale estivo. Si ricordò del giorno in cui avevano parlato davanti all'aula, di come si fossero rivolti l'uno all'altra con rispetto e ripensò anche agli anni di vessazione che aveva subito da lui. L'aveva fatta sentire male, umiliata e malvista. Ma non l'aveva mai fatta sentire come quella sera: col cuore ferito. E la Granger si rese conto che tutto ciò che aveva fatto lui prima non contava nulla, non al confronto di quello che poteva farle adesso. Adesso che aveva il suo cuore. Avrebbe potuto distruggendo e lei non ne sarebbe uscita integra. 

Draco aspetto ancora parecchio tempo sotto l'albero, le ginocchia raccolte e la faccia tra esse. Quando iniziò ad aver freddo decise che era il momento di tornare al dormitorio. Fortunatamente, ancora alcuni ritardatari stavano tornando dalla cena così, non fu difficile entrare ed arrivare in camera sua. Passava davvero troppo tempo lì dentro: ormai compiva movimenti meccanici: toglieva le scarpe, si stendeva di schiena sul letto mettendosi a guardare il soffitto. Lo faceva per talmente tanto tempo, da vedere solo bianco e confondersi, scordandosi per un momento dove fosse o chi fosse. Semplicemente spariva tutto. Tutti i pensieri sembravano svanire per un secondo. 
-Draco!- fu riscosso dalla voce di Blaise che lo richiamava da fuori della sua porta bussando. 
-Devo parlarti!- continuò. Malfoy sbuffò alzandosi: in quel momento non aveva proprio bisogno di un'altra predica di Blaise. O peggio, ancora di altri insulti rivolti alla Granger. 
Scrisse un biglietto che fece scivolare da sotto la porta. 
-No!- rispose Blaise -Non ho intenzione di litigare, sono venuto un pace- disse rispondendo. Se era lì per porgere le sue scuse Draco sarebbe stato ben contento di vederlo e così fece: aprendo si fece in disparte mente l'amico entrava e si sedeva sul suo letto come era solito fare.
-Ascolta- cominciò subito -non lo ripeterò ma mi dispiace- continuò tirato. Porgere delle scuse gli stava costando un certo sforzo ma cercando di non darlo troppo a vedere continuò.   
-Devo aver reagito in modo esagerato...ho pensato male di te: non fraternizzeresti mai con quella- gli disse sorridendo. L'espressione soddisfatta di Draco mutò velocemente a quelle parole. 
"Non hai pensato male" gli scrisse. Il moro lo guardò con un'espressione scioccata. 
-Draco...cerca di ragionare: sei un Malfoy e lei è una Grifona, peggio ancora è una del terzetto.- gli disse come se lui non lo sapesse già. La frase di Blaise riassunse tutte le angosce che Draco si era portato dietro e, un suo sguardo di pura tristezza, senza che scrivesse nulla fece capire a Blaise quanto fosse seria la cosa.
-Ma tu questo lo sai...lo sai bene, per questo sei così- disse Zabini alzandosi e andando verso l'amico -per questo ti struggi...ti vedo Draco, sei mio amico da tanto e non volevo crederci ma ti vedo- disse ancora fissandolo. Malfoy non sapeva se ciò che stesse dicendo fosse un altro rimprovero oppure se stesse semplicemente prendendo atto della cosa.
-Non ho intenzione di salvarti- disse l'amico di punto in bianco.
Zabini lo disse rassegnato e distaccato, in realtà dentro di se, vedendo il biondo così irrimediabilmente perso, si sentì felice per lui. Lo avrebbe lasciato scegliere cosa fare senza mettersi in mezzo. Si fidava di lui. Quel giorno, quello della loro litigata, il moro non aveva fatto altro che pensare alla reazione di Draco: in tanti anni non lo aveva mai affrontato così apertamente e, se lo avesse fatto, sarebbe stato schiantato senza remore ma, in quel momento rassicurato anche dal fatto che l'amico non potesse lanciare incantesimi si fece avanti: in quel momento Blaise si rendeva conto che nulla turbava l'amico, lo aveva rimproverato ma sembrava non averlo toccato. Era sereno. Ma quando nominò la Granger in un attimo un fulmine di rabbia passò per quegli occhi grigi. E in quel momento Zabini aveva capito.
-Non mi importa Malfoy, io sono tuo amico e continuerò ad esserlo, sei libero di farti del male- gli disse dandogli una pacca sulla spalla, spiegandosi. Malfoy lo guardò interdetto sapendo perfettamente che quello era il suo modo di dare la sua benedizione. Probabilmente non avrebbero mai parlato tra loro di lei, avrebbero evitato il discorso, evitando così di scontrarsi di nuovo. 
-Vorrei farti un'ultima domanda però...- iniziò Zabini. Malfoy lo incitò annuendo. 
-Quanto sei andato oltre, Draco? Quanto sei perduto?- gli chiese avviandosi alla porta mentre il biondo scriveva una risposta. 
"Ho appena subito una centrifuga" gli scrisse ridendo poi della faccia completamente persa dell'amico. 



Hermione non riuscì a dormire per tutta la notte, quella mattina ancora con gli occhi spalancati si rese conto di essere irrimediabilmente triste e sfortunata: era appena uscita da una relazione con Ron, perché di certo non avrebbe più riprovato a metter insieme i pezzi, e, l'unico ragazzo che mai le avesse fatto battere furiosamente il cuore sembrava rigettare completamente l'idea anche solo di sfiorare le sue labbra. Insomma, in tutta la sua vita non aveva fatto nulla di male per meritarsi tale ingiustizia anzi, ogni suo giorno era stato dedicato alla salvaguardia del bene. 
Uscire dal letto col pensiero che tutto le si ritorceva contro non fu semplice. Sarebbe scesa, improvvisando un'espressione serena. Avrebbe svolto diligentemente la sua giornata come sempre, avrebbe visto lui. Pensare a Draco la fece subito arrossire, cosa avrebbe dovuto fare? Fissarlo con rabbia perché l'aveva rifiutata? Abbassare lo sguardo per evitare i suoi occhi freddi? O guardarlo sperando di scorgere un moto di scuse per il suo comportamento? 
Arrivare in Sala Grande fu un'agonia, salutò freddamente i compagni che incontrava per la via, accelerando sempre di più la sua andatura. Decisamente non ce l'avrebbe fatta si disse quando incontrò Harry che aspettava poco prima dell'ingresso per la Sala Grande. 
-Hermione, ciao!- disse lui sempre allegro. 
-Ciao Harry- 
-Oh, scusa- disse il ragazzo -Ron mi ha chiesto di aspettarlo, si era dimenticato non so cosa- fece, spiegando il motivo del perché stesse lì impalato. Al nominare del suo ex ragazzo Hermione assunse un'espressione dura e rigida che ad Harry non sfuggì.
-Ehi, va tutto bene con lui?- le chiese a bassa voce, sperando che il via vai di studenti non li sentisse. Lei fece un sorriso triste:
-No, Harry- disse senza scrupoli Hermione -mi sono stancata, mi sono stancata di come mi tratta, deve accorgersi che non esiste solo lui e probabilmente sarà qualcun'altra a farglielo capire: io mollo- fece d'un fiato. Harry la guardò, sinceramente dispiaciuto.
-Mi dispiace Herm, davvero. Ma...lui lo sa? Stamattina mi parlava di te normalmente- 
-L'ho capito stanotte: non ho dormito- gli spiegò.
-Faresti bene a diglielo, Herm...io...- disse cercando le parole -sono anche suo amico e...Merlino, non avrei mai voluto trovarmi in questa situazione ma, credo che se tu gli parli potreste rimanere amici- spiegò.
-Cero Harry, non ho intenzione di mandare all'aria la mia amicizia con...-
Mentre formulava la frase venne interrotta da Ron che rumorosamente urlò i loro nomi.
-Eccovi- disse ormai vicino -il mio migliore amico e la mia ragazza- disse dandole un bacio prima che potesse rendersene conto. Hermione lanciò uno sguardo imbarazzato ad Harry.
-Scusate- disse sempre baldanzoso Ron -avevo dimenticato una cosa- spiegò enigmatico avvicinandosi ancora ad Hermione cingendola con un braccio. Lei, a disagio si spostò.
-Ron- fece lei rimproverandolo e guadagnandosi un'occhiata stranita.
-Non voglio che mi abbracci!- gli disse scura in viso.
-Sei la mia ragazza. Perché non posso abbracciarti?- le chiese piccato.
-Ragazzi, questa non è una conversazione da fare qui- ricordò ai due Harry. 
-Ron, Harry ha ragione: ne parliamo dopo- gli sibilò. Non c'erano ancora molti studenti che entravano: la maggior parte era già a mangiare.
-No Hermione- si impuntò Ron -dimmi. Adesso.-
Non sopportava mai quando le dava ordini e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Se prima aveva avuto qualche remora ora, piccata, gli avrebbe detto tutto: era quello che voleva. 
-Ron, io non sono più la tua ragazza- gli disse risoluta. Harry ebbe un sussulto e lui la guardò con uno sguardo allucinato e poi...poi si mise a ridere. 
-Bello scherzo Herm!- le disse avvicinandosi ancora a lei cercando di darle un abbraccio.
-Non toccarmi- disse al limite dell'esasperazione lei scostandosi. Se prima gli altri ragazzi passavano indifferenti adesso qualcuno si girava nella loro direzione e altri pochi si fermavano facendo finta di parlare per origliare.
-Hermione- disse lui tornando serio e capendo che la ragazza non scherzava.
-Ragazzi, davvero sarebbe meglio...-riprovò Harry senza esser considerato.
-Posso sapere il perché?- chiese Ron alla riccia.
-Ti basta pensare a ieri- gli disse -non hai nessuna considerazione di me e mi menti Ron. Mi menti in continuazione- spiegò. "E ho baciato Malfoy e mi piace" quello non lo disse ma lo pensò.
-Tutto qui!?- chiese lui con scherno. 
-Tutto qui?!- ripeté lei incredula -Si, Ron tutto qui- gli disse facendo per andarsene ma lui la prese per un braccio trattenendola.
-Lasciami- gli disse seria.
-Non può esser tutto qui! Mi hai tradito?- le chiese inorridendo. Voleva farla passare da vittima a carnefice e lei non si sarebbe sottomessa a questa cosa.
-Lasciami ti ho detto, mi fai male- gli disse più sicura.
-Ron!- intervenne anche Harry più serio e preoccupato.
Attorno a loro si era formata una piccola folla ma il rosso non accennava a lasciar andare la presa.
-Rispondimi!- urlò, Hermione iniziò ad aver paura: non lo aveva mai visto così. 
-Tanto lo so che sarai stata nel letto di tanti altri raga- non riuscì a concludere la frase. 
Un pugno di brutale potenza lo colpì in pieno viso facendolo cadere indietro. Una mano incredibilmente chiara lo aveva colpito con rabbia. Fu tutto troppo veloce ed Hermione rimase con la bocca aperta a fissare Ron sanguinante a terra. In cuor suo sapeva e sperava che ad aver steso Ron fosse stato lui. Sembrava strano ma oramai lo riconosceva, perfino da una mano. Eppure per esser certa che non stesse sognando si girò e lo trovò affianco a lei con un espressione rabbiosa e la mano aperta, probabilmente dolorante. Draco Malfoy l'aveva appena difesa, lo guardò e lo vide ancora ansante: non aveva distolto lo sguardo dalla figura inerme di Ron che, nel frattempo, era stato soccorso da Harry. 
Lei invece lo guardava sorpresa e felice. Non si era sbagliata: quel forte sentimento che provava non poteva esser a senso unico e ora ne aveva la prova. 
-Malfoy!- furono riscossi entrambi dalla voce della McGrannit. Probabilmente era stata attirata dalla insolita folla -Nell'ufficio del preside. Ora!- urlò perentoria. Lui scoccò ad Hermione un'occhiata per poi girarsi e seguire la professoressa. Hermione sentiva i suoi compagni mormorare, lei rimaneva ancora immobile a guardare Ron che piano piano si riprendeva, che le regalò un'occhiata di rabbia: e all'improvviso capì. Il suo posto non era lì. Si girò e correndo seguì il suo cuore. 

Aspettò davanti all'ufficio di Silente per dieci minuti buoni. Non sentiva nulla e non voleva origliare, perciò si limitò ad aspettare pazientemente finché la grande porta fu aperta. Draco uscì di lì con lo sguardo arrabbiato che si distese non appena la vide. 
-Ti va di fare quatto passi?- propose lei. Aveva provato ancora, Hermione. Aveva riprovato ad avvicinarlo e forse non avrebbe smesso mai. Lui fece cenno di si con la testa.

-Allora- iniziò lei mentre si sedevano sotto quello che ormai era diventato il loro albero -qual è il verdetto?- chiese riferendosi a Silente. 
"Ronde doppie" scrisse. 
-Sarei dovuta entrare e spiegare tutto, con la mia testimonianza non sarebbe successo nulla- gli disse cercando di scusarsi. Lui fece cenno di no poi si mise a scrivere.
"No. Non ho nemmeno parlato di te: ho detto di averlo fatto perché mi dava fastidio" lei lo lesse e lo guardò subito sorpresa.
-Perché?- gli chiese. Lui la guardò per un tempo che sembrò infinito poi si decise a rispondere.
"Non so...suppongo non volessi coinvolgerti in questa cosa più di quanto non lo fossi già: parecchi studenti hanno visto la scena...non volevo che anche i professori sapessero di te e di lui e..." C'era l'incertezza nella sua calligrafia ed Hermione seppe anche il perché: lui aveva appena fatto un gesto pieno di sentimento, forse non era amore ma per adesso sarebbe bastato si disse lei. Lo guardò con gratitudine. 
-Grazie, per tutto- gli disse.
"Non ringraziarmi, sono stato uno stupido...ora penseranno che tu abbia a che fare con me e sarai vista male e" Hermione non finì di leggere meravigliata.
-Ti preoccupi di quello che penseranno di me? Non credi che penseranno che tu, Draco Malfoy, ti sei battuto per me, una mezzosangue?- gli chiese alzando la voce.
"Non mi importa, non importa più nulla" scrisse lui. 
-Beh, allora per quanto mi riguarda si, sei uno stupido e hai commesso un errore- gli disse lei facendolo spaventare -ma non per questo motivo- lo rassicurò in fretta -So che per voi...serpi...è difficile mostrare ciò che provate ma...sarebbe bastato che tu avessi ricambiato il mio bacio ieri invece che fare il mio paladino tirando pugni- gli disse facendolo sorridere. 
Lui fu veloce a scrivere una cosa che le fece spalancare gli occhi.    
"Non è detto che commetta lo stesso sbaglio" 
Quando alzò lo sguardo Hermione lo trovò più vicino a lei e, con la certezza di esser ricambiata posò nuovamente le labbra sulle sue. Lui stavolta non sbagliò. Appena la bocca della Grifona fu sulla sua, una sua mano si andò ad infilare tra i capelli di Hermione attirandola a se. Inizialmente la  baciò con foga facendola a malapena respirare poi divenne più dolce e lento. La sentiva ansimare ogni tanto per la profonda intimità che raggiunsero e lui capitolò quando lei, nella sua inesperienza gli cinse il collo con una mano e con l'altra stringeva i capelli biondi del ragazzo. 
Capitolò perché capì che qualsiasi cosa avesse fatto lei sarebbe sempre rimasta nel suo cuore. E così capì che, forse, non avrebbe potuto evitarle qualsiasi sofferenza, ma, che lui non gliene avrebbe mai procurate: avrebbe fatto di tutto. Aveva scelto già la fazione in cui stare quando ci sarebbe stato uno scontro: riguardò Hermione negli occhi dopo che si erano staccati senza respiro e fu sicuro. Lui si sarebbe schierato con l'amore.   



Angolo autrice: Questo è quel che si chiama un punto di svolta, almeno per quanto riguarda i sentimenti dei due protagonisti ma non è detto che sarà tutto rose e fiori. Ringrazio le persone che hanno recensito la storia: mi fa sempre piacere cosa pensate dei capitoli, spero mi direte che pensate di questo capitolo in particolare che, a me, sta a cuore. Vi ringrazio per aver letto la storia. 
Per me significa molto.
A presto, con affetto, F.
  
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