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Autore: deli98    03/08/2014    1 recensioni
Questa è una storia che si è ripetuta più volte e come vedrete ha sempre come protagonisti i due fratelli italici.
Chissà perché alla fine tendiamo a fare gli stessi errori, senza accorgersi di esserci già passati.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-MA GUARDA COSA HAI FATTO!- Arthur urla in direzione di Matthew, che rimane in piedi immobile, senza riuscire ad esprimersi per la vergogna e il dolore che prova.
L'inglese piange e trema stringendo la testa di Alfred al suo petto, accarezzandogli i capelli e il viso in modo quasi compulsivo, guardando il sangue nero e denso che scorre lentamente sul cemento formando dei lunghi rivoli che inzuppano anche la sua divisa, già sporca e polverosa.
-Arthur... M-mi dispiace...- Cerca di dire il canadese ripete come un automa, ma ancora non riesce a muoversi per lo shock. Non è stata sua intenzione ucciderlo e se lo avesse riconosciuto da lontano non gli avrebbe mai sparato, ma ha visto solo l'uniforme tedesca e tanto gli è bastato per colpirlo. Ma adesso si sente terribilmente in colpa per lo sbaglio che ha fatto e vorrebbe rimediare, ma forse è troppo tardi.
-COSA FAI LI IMPALATO?! CHIAMA IL MEDICO!- Arthur non smette di urlare e piangere addosso a suo figlio, o fratello, o compagno, o qualsiasi altra cosa per descriverlo.
Matthew scatta e corre verso il rifugio che è rimasto miracolosamente in piedi dopo il bombardamento per cercare l'unico medico sopravvissuto dei quindici che c'erano prima dell'attacco. 
Arthur intanto tenta inutilmente di svegliare l'americano e all'orecchio gli sussurra parole dolci e confortanti come per tranquillizzarlo da un pericolo, mentre lo bagna con le lacrime che continuano a scorrere senza fermarsi, alimentate dallo sconforto e il dolore. 
Un rigoletto di sangue prende a scorrere da un angolo della bocca fino al collo e Arthur lo pulisce con il suo fazzoletto candido, come faceva una volta quando Alfred si sporcava mentre mangiava. I ricordi del passato non fanno altro che alimentare la sua sofferenza.
Nel giro di un minuto arriva il medico più un paio di soldati con una barella e caricano il corpo ferito la sopra, poi lo spingono al riparo all'interno dell'unico edificio.
Romano è ancora li al suo posto, l'unico corpo non carbonizzato in mezzo alla cenere, dimenticato.


Per tutto il resto della mattinata e del pomeriggio il povero medico tenta di salvare quella povera anima, ricucendo la ferita alla gamba, già molto grave e poi anche la doppia ferita alla spalla. Per fortuna Alfred non è cosciente, perchè avrebbe sofferto tantissimo senza anestesia.
Dopo le dovute medicazioni, più un'iniezione per abbassare la febbre, bisogna solo più aspettare pazientemente il suo risveglio, sempre se ce la farà.
A Matthew nessuno ci pensa: non si sono accorti che trema dalla testa ai piedi, si tortura le mani graffiandole. Nemmeno Arthur se ne è accorto e continua a rimproverarlo da ore e ore, facendolo sentire sempre peggio.
-Ma perchè lo hai fatto?! Non lo hai visto?- Punta un dito accusatore contro Matthew, che poverino non riesce a trovare le parole per scusarsi, perchè subito viene attaccato dall'inglese con altre accuse. Arthur non smette di girare per la stanza come un animale in gabbia, maledicendo il mondo intero.
-E' sopravvissuto ad un'esplosione quasi per miracolo e tu gli spari! Ma guarda un po' te! Sei un ingrato!- Pronuncia l'ultima parola con odio, che va ad avvelenare il povero canadese con altri sensi di colpa. Fa un altro giro nella stanza e si sofferma un attimo a guardare il viso angelico del suo adorato "bambino", come lui si ostina a definire nonostante sia ora mai un giovane uomo a tutti gli effetti.
-Se lo avessi riconosciuto non gli avrei sparato di certo!- Matthew cerca di giustificarsi come può, ma naturalmente non viene minimamente presa in considerazione il suo punto di vista.
-Ti rendi conto?! Adesso dovremmo sloggiare da questo luogo maledetto ma con Alfred in queste condizioni non possiamo andare da nessuna parte!- Proprio in quel momento si sente il familiare rumore di un motore di un aliante. In un attimo tutti scattano a recuperare le proprie armi.
-Tu stai qui con tuo fratello. Non ti muovere per nessun motivo.- Accompagna questa raccomandazione che suona un po' come una minaccia con uno sguardo d'odio, insieme ai soldati americani e inglesi sopravvissuti si precipita al piano terra, pronto per entrare all'attacco.
-E' un veicolo italiano!- Quello messo di guardia si precipita per informare il generale Kirkland, che fa a tutti segno a un gruppo di andare all'ultimo piano, e agli altri di rimanere nascosti sotto le finestre in completo silenzio. L'aereo atterra poco lontano, sollevando una nuvola di cenere.

-Matthew?- Il canadese sobbalza nel sentirsi chiamare all'improvviso dietro di se. Si volta di scatto e vede Alfred sveglio. Vorrebbe saltargli addosso e abbracciarlo per verificare che sia veramente vivo, ma si trattiene perchè non è abituato a manifestare con lui il suo affetto. Gli ha sempre causato tantissimi problemi e per questo ha sviluppato anche un certo odio per lui. Alfred lo sa, se ne è accorto e vorrebbe rimediare, ma ad ogni suo tentativo viene allontanato sempre di più.
Matthew si avvicina velocemente alla branda e vede che suo fratello gli sorride, con uno di quei sorrisi ampi e sinceri che è in grado di fare solo lui anche in situazioni di questo genere. Vorrebbe mettersi a piangere per la commozione, ma cerca di trattenersi. Si siede su una cassa di munizioni vuota e con una mano stringe quella del fratello. E' vivo, per fortuna.
-Hai una buona mira, sai?- Alfred ha la voce rauca. -Ti ho insegnato bene.- Si guardano intensamente negli occhi, cercando di carpirne i segreti che nascondono. 
Quando andavano ancora d'accordo il fratello maggiore ha insegnato al minore come si spara, come si lanciano le granate, come si impugna un coltello da battaglia, come si piazzano le mine e tante altre cose, perchè lui ha avuto per primo l'esperienza della guerra già da quando era giovanissimo.
Senza gli occhiali Alfred sembra diverso, si possono vedere meglio gli occhi e di conseguenza anche le espressioni, ciò che trasmettono. Matthew invece vorrebbe nascondersi per la vergogna, per aver commesso un errore del genere. I suoi occhi si riempono di lacrime amare.
-Non preoccuparti, è tutto a posto.- Cerca di consolarlo accarezzandogli il viso e asciugargli le lacrime che fuggono dal controllo del padrone.  
-Sono qui con te.- Intanto gli sorride. Non ce l'ha con lui per quello che ha fatto, perchè in fondo anche lui ha rischiato di ucciderlo. Ma le lacrime spesso sono contagiose e tutti e due si ritrovano a piangere insieme.
-Mi dispiace... mi dispiace tanto.- Ripete come una preghiera le stesse parole, ma sa che non ce l'ha con lui, perchè che lo ha perdonato.
Dopo cinque anni che si sono persi di vista, adesso si riuniscono così. Meglio che niente, perchè rischiavano di incontrarsi nell'aldilà.
-Mi vuoi bene?- Improvvisamente Matthew si sente questo quesito e non sa cosa rispondere, perchè non lo sa. E' difficile per lui dire che gli vuole bene, perchè forse suonerebbe come una bugia, ma non può neanche dire che gli vuole male, perchè in fondo è pur sempre suo fratello, anche se si è dimenticato cosa significa averne uno.
Intanto i secondi passano e la risposta tarda ad arrivare, il silenzio di Matt vale più di mille bugie o di mille verità.
-Ho capito.- Alfred volta la testa dall'altra parte per nascondere la delusione. -Non importa.- Ora mai si è rassegnato a questo silenzio opprimente che li divide. Si libera la mano dalla presa del fratello e la chiude a pugno, per far intendere che non vuole più il suo contatto. 
Matthew, dal canto suo, si sente annegare nei sensi di colpa perchè ha già bruciato un'altra preziosa possibilità, come tutte le altre che Alfred gli aveva concesso per tentare di riappacificarlo. Non si accorge che il fratello fa finta di dormire, sperando una risposta o un segno d'affetto da lui. Una cosa che non arriverà mai, perchè si alza e per andare a recuperare il suo fucile e le munizioni ed esce dalla piccola stanza, lasciandolo da solo. Solo come è sempre e stato. Allora l'americano si concede una lacrima, una soltanto per cercare di far uscire con essa la delusione e la rabbia. Ma questa volta non funziona perchè a lungo andare la capacità di far correre certi sentimenti diventa sempre più debole, fino a quando non incominci ad accumulare aspettando di sfociare in pazzia pura.


Feliciano scende dall'aereo e si avvicina lentamente verso il loro rifugio, guardandosi intorno inorridito. 
Non molte ore prima è stata effettuata l'operazione di distruzione della base americana. I tedeschi erano già da tempo a conoscenza della sua esistenza e venivano già intercettate le comunicazioni, aspettando il momento migliore per attaccare. E poi l'occasione è arrivata sotto forma di invito: l'ufficiale a capo del comando dell'intera base è morto a causa di un incidente aereo e il caos ha incominciato a regnare la dentro, perchè gli americani non volevano finire sotto il comando degli inglesi e viceversa.
Dopo il bombardamento Ludwig ha chiesto a Feliciano di andare a fare un sopralluogo. Lo ha mandato da solo per toglierselo dai piedi, perchè nell'ultimo periodo è diventato lunatico e poco collaborativo. Gli ha promesso che sarebbe arrivato dopo di lui, perchè ha delle altre faccende da sbrigare.
Lo sguardo gli cade verso l'unico corpo non carbonizzato: Romano.
Indossa una divisa tedesca troppo grande per lui, che lo fa quasi scomparire la dentro. All'altezza dello stomaco c'è una grossa macchia di sangue nero rappreso, ma l'espressione sul volto di Romano è così rilassata che sembra essersi addormentato in un sonno piacevole, come se non fosse a conoscenza dell'inferno che lo circonda.
Per Feliciano è quasi come un miraggio, vorrebbe avvicinarsi per vedere se è vero, ma allo stesso tempo ha paura perchè pensa di essere capitato in un altro incubo.
Nell'indecisione sul da farsi rimane con i piedi piantati bene a terra, senza il coraggio di muoversi da li, con la brutta sensazione di essere osservato da qualcuno, ma guardandosi intorno non vede nessuno, se non le centinaia di corpi carbonizzati.
Non ha idea di quanto tempo passi rimanendo fisso in quella posizione, guardando da lontano il miraggio di suo fratello, ma poi la sua attenzione viene richiamata da un rumore basso e continuo: motori.
Alza la testa verso il cielo e vede tre aerei tedeschi in posizione di atterraggio. Ludwig ha mantenuto la sua promessa e lo ha raggiunto dopo di lui.

-Hai visto qualche strano movimento?- Feliciano fa segno di no con la testa per il timore di parlare. Ludwig si è portato una quarantina di soldati, sono tutti armati fino ai denti, mentre l'italiano si è portato dietro solo la sua pistola. Considerando la quiete inquietante di questo posto viene strano pensare che ci sia ancora qualche sopravvissuto.
Ma poi uno sparo echeggia a tradimento per la vallata e una pallottola va scheggiare un pezzo di cemento, passando vicinissimo alla testa di Ludwig. 
La battaglia ha inizio.
Gli inglesi e americani nascosti dietro al muro del piano terra escono in massa all'aperto facendo rotolare verso gli aerei delle bombe a mano, mentre quelli appostati all'ultimo piano fanno fuoco verso i nemici, che presi alla sprovvista si disperdono per tutta la base rifugiandosi dietro le macerie e i muri rimasti in piedi. 
Feliciano da una veloce occhiata verso suo fratello, ma il corpo non c'è più. Forse è stato davvero un miraggio! Scappa in direzione degli aerei per cercare di fuggire e prendere il volo prima che la battaglia diventi una cosa seria, ma due aerei sono già in fiamme a causa delle granate che lanciano gli inglesi, per togliere ogni via di fuga. Una granata gli rotola vicino ai piedi e istintivamente cerca di allontanarsi il più possibile, ma dopo due secondi questa esplode, scaraventandolo lontano. Si ritrova tra le macerie, incapace di muoversi perchè delle schegge della bomba si sono conficcate nelle gambe e nella schiena. Solo adesso si rende conto che fanno più male delle pallottole. Perde i sensi così, sanguinante e mezzo sepolto nella cenere. Ma una cosa positiva in tutto questo la trova: potrà raggiungere suo fratello dall'altra parte e dirgli che aveva ragione. La colpa è solo sua.

Lo scontro a fuoco non dura che una quindicina di minuti, anche se sembrano durare un'infinità perchè i tedeschi non demordono facilmente. Con qualche granata il muro abbastanza instabile dove si sono nascosti cade giù, lasciandoli allo scoperto. Solo una ventina di soldati sono sopravvissuti dei quaranta che c'erano all'inizio, compreso Ludwig, che anche se è ferito gravemente non si lascia scoraggiare e ancora non vuole dare l'ordine di battere in ritirata, anche se si rende conto che gli costa la vita dei suoi uomini.
Anche gli Alleati hanno subito gravi perdite, ma sentendosi la vittoria in pugno non si vogliono lasciar scappare questa occasione che si potrebbe definire di vendetta.
Anche Matthew è uscito allo scoperto, fiancheggiandosi ad Arthur che appena lo vede gli urla qualcosa riguardo suo fratello, ma nella confusione non afferra bene le sue parole e si butta insieme agli americani nella lotta. Ma Arthur riesce a raggiungerlo lo stesso.
-Ti avevo detto di rimanere con tuo fratello! Vai subito da lui!- non ha il tempo di rispondere che viene subito spinto via dall'inglese. Non gli rimane altro da fare che obbedire. 
Il canadese rientra al riparo e di corsa percorre i corridoi, fino alla stanza di Alfred, ma lui non c'è. Si guarda smarrito intorno e controlla tutte le camere, ma di lui non c'è nessuna traccia. Il senso di colpa già schiacciante diventa insopportabile per lui, maledicendosi per essersene andato e averlo lasciato da solo.
-Alfred! Alfred!- Incomincia a chiamarlo, ma non gli torna indietro nessuna risposta. -Alf...- Una mano gli chiude la bocca all'improvviso.
-Shh... Sono qui.- Matthew riconosce la voce del fratello e subito si tranquillizza. Lentamente si volta per guardarlo.
-Mi hai fatto prendere un colpo...- Subito viene zittito dallo sguardo di Alfred, che gli lancia un'occhiataccia per zittirlo. E' estremamente serio, con quell'espressione che prende di solito quando sa che sta per uccidere qualcuno. Matthew lo conosce abbastanza bene da sapere che quando diventa così bisogna stare molto attenti.
-Un gruppo di nemici sono riusciti ad entrare qua dentro. Sono riusciti a far fuori quasi tutti quelli dell'ultimo piano. Li ho stanati tutti tranne uno che si sta nascondendo chissà dove.- Mentre lo dice si guarda intorno e intanto carica la pistola che stringe in pugno. Matt non ribatte nulla. Come al solito rimane basito nel rendersi conto che suo fratello è sempre pieno di risorse, anche con una gamba e una spalla ferita.
-Seguimi.- Anche se zoppica visibilmente riesce comunque a mantenere un buon passo davanti al fratellino, che intanto lo segue coprendogli le spalle.
In queste occasioni lavorano come una squadra, senza il bisogno di comunicarsi cosa fare sanno già il loro compito: il maggiore attacca mentre il minore difende e copre.
Attraversano una lunga sfilza di stanze tutte uguali, collegate l'una all'altra da un'entrata. Poi arrivano all'ultima che ha solo l'entrata ma nessun'altra uscita. 
E' come un vicolo cieco, con solo una porta.
Poi tutto succede così in fretta.
Alfred si volta di scatto verso il fratello, con il braccio teso e la mano con la pistola puntata verso di lui, uno sguardo indecifrabile sul volto. 
Matthew non fa in tempo a reagire e rimane paralizzato sul posto dalla sorpresa e dalla paura. Tre colpi di pistola ritmici. 
Te li puoi sentire rimbombare nella testa talmente sono forti.


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E anche questo capitolo è giunto al termine! Cosa ve ne pare?
Fatemi sapere!
Purtroppo in questi giorni non ho molto tempo per aggiornare e sto andando un po' a rilento con la storia... Spero mi comprendiate... 
Se ci sono degli orrori nel testo vi faccio subito le mie scuse, non ho avuto modo di rileggere.


 
  
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