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Autore: __Bunny__    03/08/2014    0 recensioni
"Inizio a pensare che il mio incidente si sia portato via qualcosa di più che un paio di settimane. Ho perso la memoria. "
Una ragazza si risveglia dal coma dopo un brutto incidente e scopre di aver perso la memoria.
Gli ultimi cinque anni della sua vita sono un mistero per lei.
E' circondata da persone che pensa di non aver mai visto in vita sua.
Tra queste c'è Harry, che cercherà in tutti i modi di farle tornare la memoria.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.
Dear diary

 
Saint Thomas’ Hospital, Londra, 21 Ottobre 2014.
 
Caro diario,
non so più chi sono.
Mi sono risvegliata in un letto di ospedale con i miei genitori e uno sconosciuto al mio capezzale.
Sei stata investita, mi hanno detto. Hai preso una bella botta, ma starai meglio e tutto tornerà come prima.

Ma com’era prima?
E’ passata una settimana dall’incidente e ancora non mi ricordo niente.
Tutto nella mia testa è fermo a cinque anni fa da quanto mi hanno detto.
Tutto è fermo a quando ero al telefono con Matty. 
Questo è il mio ultimo ricordo, anch’esso abbastanza sfuocato.
Ed è un ricordo che mi fa male, perché i miei genitori mi hanno detto che con Matty è finita.
Mi ha lasciata pochi giorni dopo quella telefonata, dicendo che per lui la nostra relazione a distanza era diventata un peso.
Fa male venire a sapere che la persona che pensavi di amare ti ha lasciata di punto in bianco.
Fa male il pensiero che sono già stata male anni fa quando questo è successo, e rivivere, in maniera ancora più dolorosa, il suo abbandono.
Fa male l’idea che non lo rivedrò più, che non verrà a trovarmi in ospedale, che è dall’altro lato del mondo, in Brasile, a lavorare in un bar perché non è riuscito ad entrare in medicina.
 
E fa male tutto, insomma.
 
“Buongiorno stronzetta” una voce acuta e squillante fa capolino nella mia stanza facendomi sussultare. Chiudo di botto il diario. Alzo lo sguardo per vedere di chi si tratta.  
E’ una ragazza, il suo volto è nascosto da un peluche enorme a forma di…puzzola?
Nonostante il peluche, la riconosco subito.
“Ally!” un attacco di pianto improvviso prende il sopravvento su di me e mi porto una mano sulle labbra per trattenere i singhiozzi.
La mia migliore amica toglie il pupazzo dal suo viso coperto di lacrime e corre ad abbracciarmi.
“Sei una stronza, non permetterti più di farmi scherzi del genere” mi dice stringendomi forte a se.
“Sei qui con me, Ally”
“Io non me ne sono mai andata” risponde prendendo un fazzoletto dalla borsa “al contrario di qualche altro cretino” commenta poi, mentre mi accarezza la testa “ma vedrai, man mano che recupererai i ricordi capirai di doverlo ringraziare per la libertà che ti ha dato”

Prendo il diario che avevo ancora tra le gambe e lo poggio nel mobiletto. Lei lo nota, lo prende in mano e osserva la copertina più da vicino. 
“Scommetto che te l’ha regalata Harold.” Afferma sghignazzando mentre si sistema affianco a me sul letto.  “Odia quando lo chiamo così” mi passa il diario, che ritorna tra le mie mani.
“Si. E’ un suo regalo.” Affermo imbarazzata. Sento le guance colorarsi e questo non passa inosservato all’occhio vigile e sempre attento della mia amica.
Non vedo Harry da tre giorni, cioè da quando lui ed i suoi occhi verdi si sono presentati in stanza per dirmi che doveva partire e per lasciarmi questo diario.
 
Era pomeriggio inoltrato e avevo appena finito di fare la risonanza magnetica.
L’infermiera che spingeva la sedia a rotelle su cui ero seduta, aprì la porta della mia stanza e notai subito la figura di Harry accanto alla finestra. Aveva le braccia incrociate al petto avvolto in un giaccone pesante color cachi. Le sue gambe snelle e lunghe erano fasciate da un paio di jeans strettissimi neri e ai piedi aveva degli stivaletti marrone scuro.

Stretto alla mano destra, un pacchetto.
I nostri sguardi si incrociarono e sorrise, ma durò poco perché spostò lo sguardo su tutta la mia figura sulla sedia a rotelle “perché sei su quella?” chiese avvicinandosi “non puoi camminare? Dove ti fa male?” si inchinò alla mia altezza e mi toccò una gamba.
“Sto bene, tranquillo” non riuscii a tenere il suo sguardo per più di una manciata di secondi.
“La sedia a rotelle è solo una precauzione.” Aggiunse l’infermiera “la signorina Melissa può camminare con le sue gambe, ma è meglio che questi sforzi li faccia nella sua stanza per ora.”
Feci peso sui braccioli della sedia e mi alzai sotto lo sguardo attento di entrambi. Ebbi un giramento di testa ed Harry mi fece appoggiare a se. Appoggiò il mio braccio sulla mia spalla e l’altra sua mano si strinse alla mia.
Così vicina a lui potei sentire di nuovo il suo profumo.
“Mi stai annusando, vero?” mi disse mentre mi aiutava a sedermi sul letto. Mi ritrassi all’improvviso, come scottata. “Scusami?”
“Il mio profumo” si sedette affianco a me. “Ti ha sempre fatta impazzire” si lecco le labbra, facendomi entrare in iperventilazione.
Spostai lo sguardo dal suo e mi voltai per prendere la bottiglietta dell’acqua.
“Ti dispiace se sto così?” mi voltai e lo trovai steso sul letto, appoggiato allo schienale.
Si era tolto il cappello e il giaccone e si stava arrotolando le maniche del maglione viola che indossava quella sera. “No, tranquillo, sistemati come vuoi” sorrisi e imitai la sua posizione. Eravamo un po’ stretti, ma si stava bene.

“Bene.”
“Già.” Aggiunsi, stiracchiandomi leggermente. “Bene.”

Seguirono degli attimi di silenzio imbarazzante, poi mi porse il pacchetto. Lo presi, imbarazzata, e lui sorrise.
Lo scartai.
Era un diario.
“E’ in finta pelle” mi disse, mentre accarezzavo la copertina “come il mio. E c’è anche un geranio arancione, il tuo fiore preferito, se non lo ricordi. Te l’ho preso perché ho pensato che in qualsiasi momento potresti ricordarti qualcosa e potresti annotarlo qua” si tirò indietro i capelli, notai il suo nervosismo, evidentemente l’argomento faceva male a lui, quanto a me.
“Ti ringrazio. E’ veramente un bel regalo”


Erano passati due giorni dal mio risveglio. Due giorni che erano trascorsi velocemente tra visite mediche e visite di parenti e amici. Avevo la stanza ricoperta di fiori, peluche e palloncini di ogni forma e colore. Alcuni erano molto semplici, altri erano delle vere e proprie composizioni più elaborate.
Erano quasi tutti senza firma, senza bigliettino, tranne quelli di alcuni miei parenti dall’Italia e qualche conoscente inglese di cui non avevo memoria.

Persino la famiglia di Harry era venuta a trovarmi e da come mi abbracciarono e mi parlarono, iniziai a sospettare che il ragazzo riccio seduto di fianco a me, probabilmente, non era solo un semplice amico.
E capii anche che era giunto il momento di fargli qualche domanda, anche perché, quando avevo fatto qualche domanda ai miei genitori riguardo Harry, mi avevano risposto che ne avrei parlato presto con lui.

Mi ritornò in mente un episodio stranissimo che mi era capitato quella mattina, così decisi di raccontarglielo per sciogliere il ghiaccio.
“Stamattina mi è successa una cosa molto strana” iniziai, rigirandomi l’agenda tra le mani, che iniziavano a sudare.
“Raccontami, ti ascolto” anche se i miei occhi erano rivolti verso l’agenda, sapevo che mi stava guardando. Presi coraggio e alzai lo sguardo, voltandomi verso di lui, ritrovandomi i suoi occhi verdi a pochi centimetri dai miei. “Io…ecco.” Era una continua distrazione. Matty mi aveva lasciata anni fa, ma per me era come se fosse successo l’altro ieri. Eppure, la sola presenza di questo ragazzo nella mia stanza, mi faceva distrarre e mi faceva sentire più leggera dai miei problemi di cuore infranto.
“Stamattina sono stata svegliata da della gente che cantava a squarciagola nel giardino dell’ospedale che si vede dalla mia finestra.” Harry affianco a me si irrigidì ma non disse niente “Ero così curiosa che sono riuscita ad alzarmi da sola”
“Oh, questa è una bella notizia. Significa che ti stai riprendendo”
“Già. Sono riuscita ad arrivare davanti alla finestra aperta, mi sono affacciata e c’è stato come un boato. Un sacco di persone, molte ragazze, hanno iniziato ad urlare appena mi hanno vista. E’ stato incredibile. Ho pure guardato sotto di me o sopra, ma c’ero solo io”
La risata del riccio affianco a me riempì tutta la stanza. “Scusami, ma sto immaginando la scena nella mia mente” scoppiai a ridere anche io. Dovevo essere veramente ridicola, pensandoci bene. “Ero felice per l’affetto che stavo ricevendo da quelle persone, ma quando stavo per chiedermi cosa c’entrassi io con loro, ho visto alcuni loro cartelloni. E c’erano i nostri nomi. C’era anche qualche foto, ma erano troppo piccole perché le vedessi dal nono piano.” Ci furono interminabili istanti di silenzio dove ripresi a torturare il laccetto del diario. Poi il suo cellulare squillò. Si alzò dal letto, prese il telefono dalla giacca e rispose.
“Ancora cinque minuti. Dai…” sbuffò. “Va bene. Scendo.”

Rimise il cellulare nella tasca del giubbotto e lo indossò.
“Devo scappare. Ho un volo per Parigi tra un’ora” mi disse mentre finiva di abbottonarselo. Parigi?
“La tua faccia in questo momento è piena di punti interrogativi.” Si sedette sul letto e mi prese le mani. “Quando tornerò da Parigi ti spiegherò tutto, ma ti prego, non cercare su internet, non guardare la televisione…” si interruppe, si morse il labbro e una sua mano lasciò le mie per posarsi sulla mia guancia. Si sporse verso di me che mi irrigidii per il suo brusco cambiamento d’umore e per il suo viso così vicino al mio. Il verde dei suoi bellissimi occhi si incatenò alle mie iridi castane così poco originali.
Le sue labbra umide e calde si poggiarono delicatamente ma con sicurezza sulla mia fronte e dopo qualche secondo si staccò. “Solo, aspettami.”

 
“Che storia romantica” commenta Ally come finisco di raccontare. “Taylor Swift potrebbe scrivere una canzone!” Ally mi fa morire. Il sarcasmo è sempre stato uno dei lati del suo carattere che più mi piacciono.
“Comunque Harold mi aveva già raccontato tutto” mi volto verso la mia amica, in attesa che continui la sua confessione “Per quanto io stia morendo dalla voglia di spettegolare con te su di lui, gli ho promesso che non dirò niente.”
“Ma che amica sei? Dai, almeno dimmi come l’ho conosciuto! Tra me e lui c’è qualcosa, vero?” chiedo incerta e ho paura di sapere la risposta. Non so se sperare in una risposta affermativa, o negativa.

So solo che voglio sapere.

Ally si mette una mano sulla fronte, finge di svenire e si sventola con un tovagliolo, facendomi ridere “Portatemi dell’acqua, non fatemi pensare a certi momenti che preferirei dimenticare” appena finisce di parlare si accorge subito della gaffe incredibile che ha fatto e mi abbraccia “Ti prego scusami, lo sai che parlo senza pensare”
Non riesco a trattenermi più e scoppio a ridere “Dai, era una bella battuta, non preoccuparti. Per quanto mi piacerebbe sapere tutto e subito, ho promesso ad Harry che lo avrei aspettato e così farò. Però potresti raccontarmi tutto il resto della mia vita che non ricordo” propongo.
Ally sembra pensarci su.
“Beh, non c’è molto nella tua vita che non riguardi quella scimmia antropomorfa. Comunque ok, prendi appunti sulla tua agenda in finta pelle.”

__________________________
Nuovo capitolo! Spero vi piaccia! So che Harry è poco presente, ma arriverà! Ho già altri due capitoli pronti, ma vorrei aspettare e leggere qualche recensione, non saprei...Ho visto che la state leggendo in tanti, però vorrei avere qualche parere, negativo o positivo che sarà :)
Un abbraccio, Bunny. <3
   
 
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