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Autore: elettra1991    03/08/2014    9 recensioni
Sono passati quasi sei anni dalla morte di Draco. Harry, Ron, Blaise, Elenie, gli Auror, ma soprattutto Hermione hanno dovuto imparare a convivere con l'accaduto. Ma ci sono veramente riusciti? Sono stati capaci di voltare sul serio pagina, o i loro vecchi fantasmi torneranno a tormentarli? Qualcosa di strano tornerà a muoversi nell'ombra, e per affrontarlo dovranno nuovamente riunirsi tutti. Il seguito di "Qui dove batte il cuore...", in cui tutto troverà finalmente risposta.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Qui dove batte il cuore...'
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Draco era in preda alla disperazione.
Sapeva che Hermione aveva bisogno del suo aiuto, ma non poteva volgere le spalle a Cavendish, o sarebbero stati tutti spacciati.
Alice e Harry erano impegnati in combattimenti ardui quanto il suo, dato che ognuno di loro fronteggiava almeno due o tre Mangiamorte.
Non poteva contare nemmeno sugli altri Auror, perchè erano troppo lontani.
Così, fece l'unica cosa che gli venne in mente.
Abbandonò ogni prudenza e si gettò addosso a Cavendish, cercando di strappargli di mano la bacchetta.
Si muoveva senza razionalità, lasciandosi andare solo all'istinto, e forse era questo a dargli una marcia in più.
Strinse le mani attorno al collo dell'uomo, e gli fece sbattere la testa contro la pietra dura del pavimento, stordendolo.
Approfittò di quel momento di pausa per correre da Hermione.
Senza nemmeno starci a pensare estrasse il pugnale e lo piantò in nella testa del Mangiamorte che le stava addosso, trapassandogli il cranio.
Con un rantolo quello cadde a terra, e Draco con un calcio lo spostò di lato.
-Relascio-
Malfoy con un tocco di bacchetta liberò Hermione, svenuta, dalle catene che la tenevano bloccata, e la prese tra le braccia.
Angosciato le diede qualche leggero colpo sul viso, nel tentativo di rianimarla, ma la ragazza non reagiva.
-No, mezzosangue, non osare farmi questo-
La distese a terra, cercando di capire se respirava, quando con orrore vide la tesserina di puzzle impressa sulla spalla nuda della ragazza.
Era rossa scura, con i margini anneriti.
-Hermione! Hermione non mi mollare, hai capito?- urlò il ragazzo, sentendo le lacrime pizzicargli le ciglia.
Mise le mani a coppa sul petto della ragazza e iniziò a farle un forsennato massaggio cardiaco, alternandolo a una respirazione artificiale.
I rumori della battaglia giungevano a Draco come attutiti, erano solo loro due ora, sospesi, a lottare per la sopravvivenza.
Lei, distesa a terra e incosciente, e lui ad accanirsi su quello che ormai sembrava solo un corpo vuoto.


Lord Cassian Devereaux Cavendish riaprì gli occhi, le tempie che pulsavano dolorosamente.
Lo scenario che gli si presentò davanti era desolante. I suoi combattevano contro gli Auror, che ormai si erano fatti strada quasi fino al salone.
E Jenkins giaceva lì in mezzo, con il cranio spaccato a metà, senza essere riuscito a completare del tutto il rituale.
L'uomo serrò i pugni, avvertendo l'odio scorrergli nelle vene assieme al sangue, galoppando. Il desiderio di vendetta che l'aveva spinto fino a quel momento era bruciante, e talmente forte da soppiantare anche la lucidità che fino a quel momento lo accompagnava.
Era di nuovo solo, solo come era sempre stato, solo da quando quei maledetti Auror gli avevano portato via tutto.
Aveva perso la sua famiglia, e con un sogghigno capì che l'unica vendetta che si sarebbe potuto prendere quella notte, era di strappare anche loro dalle braccia di quelli che amavano.
Alzò la bacchetta, mormorando una fiumana di parole, e potè quasi avvertire i muri che si scuotevano, i pezzi di cemento che si disgregavano piano piano, dall'interno. Quella casa sarebbe diventata una tomba. Per tutti, Mangiamorte compresi se necessario, ma non per lui.
Scattò di lato, approfittando della distrazione di Harry, Alice e Draco, e si fiondò fuori dalla porta.
Fu lì che lo trovò Chris, che correva come un forsennato per raggiungere sua moglie.
Cavendish si bloccò di scatto, e lo stesso fece l'Auror, entrambi con la bacchetta levata.
Un incantesimo. Un incantesimo soltanto, e sarebbe finita.
-Christopher Mason, ma quale onore- sillabò il Mangiamorte, un lampo di follia nello sguardo.
-Non posso dire altrettanto, purtroppo- ringhiò Chris, attento a non farsi distrarre dalla voce ipnotica dell'avversario.
-Credo che non ti convenga stare qui a perdere tempo con me. Fatti da parte-
-Mai-
-Non lo senti questo rumore?- sorrise Cavendish, con tono flautato -Tempo cinque minuti e questa casa sarà un cumulo di macerie-
Ora che vi prestava orecchio, Mason poteva avvertire distintamente il suono secco delle pietre che pareva stessero piegandosi su sè stesse, come sè la casa stesse implodendo.
-Non vorrai lasciare tua figlia da sola- sibilò ancora il Mangiamorte -Scappa, finchè sei in tempo-
Il pensiero di Hope lo colpì come un pugno nello stomaco, ma non abbassò la bacchetta.
-Sai, Cavendish- disse lentamente Mason -Purtroppo per te, non tutti gli Auror sono dei vigliacchi come quelli che hanno sterminato la tua famiglia. Noi forse marciremo qui sotto, ma lo farai anche tu. Stupeficium!-
Il Mangiamorte, reattivo, si abbassò e si girò per fuggire, evitando per un pelo la spada di Sebastian Anderson. L'Auror con un affondo disperato cercò di colpirlo, ma con un sogghigno Cavendish si scostò all'indietro, mentre un pezzo di muro crollava provvidenzialmente a separarlo dai suoi avversari.
Mason lo guardò disgustato, anche se in cuor suo ormai rassegnato al fatto che quello scontro probabilmente fosse rimandato, almeno per quella notte. Era quasi finita.
Poi, un sinistro e inquietante rumore gli ricordò che forse era appena cominciata.
-Cazzo, qui crolla tutto- gridò a Seb -Dobbiamo avvisare gli altri-
-Ma porca puttana, questo qui non cambia mai repertorio?- ruggì Anderson, precipitandosi, per quanto gli consentiva una gamba ferita, all'interno del salone.
Non ci pensarono neanche un secondo a Smaterializzarsi, non senza essere certi che anche gli altri sarebbero stati al sicuro.
Arrivati nella sala si guardarono attorno disperati. Pezzi di soffitto cominciavano a cadere, sfiorandoli.
Alcuni Mangiamorte, accortisi di quello che stava accadendo, cominciarono a fuggire, ma nessun Auror si mosse.
Carrigan entrò a capo di un gruppetto di combattenti.
-Dobbiamo portare fuori tutti di qui- ordinò, notando anche lui che presto di quel luogo non sarebbe rimasto più nulla.
Sebastian si guardò intorno, quindi individuò Hermione e Draco e corse da loro mentre anche Harry ed Alice li raggiungevano, ansanti e coperti di sangue.
Draco stringeva ancora Hermione tra le braccia, nel disperato tentativo di tenerla in vita.
La ragazza respirava a malapena.
-Come sta?- domandò distrutto Potter, raggiungendo l'amica e prendendole una mano.
-Non lo so- soffiò Malfoy distrutto -Non lo so...-
-Bisogna uscire immediatamente di qui, e portarla al San Mungo- ordinò Carrigan. -Ho dato ordine agli Auror di iniziare a ripiegare-
-Capo!- urlò Matt, raggiungendoli. Camminava piano, e trasportava un ragazzo svenuto. -Dobbiamo andarcene, sta venendo giù tutto-
Uno schianto e un masso più grande degli altri crollò a pochi metri da loro.
-Dove sono Ron e Blaise?- chiese Chris, accorgendosi in quel momento della loro assenza.
-Ci siamo divisi mezz'ora fa- raccontò Seb -Blaise si era ferito ad un braccio, ma stava bene. L'ultima volta che li ho visti si stavano dirigendo verso la parte Nord-
-Dobbiamo cercarli- sentenziò Harry, incurante dei crolli e delle esplosioni. Non esisteva che se ne andasse senza di loro.
-Ragazzi, è un suicidio!- gridò Carrigan, per farsi sentire sopra tutto quel baccano -Non abbiamo idea di dove siano, magari si sono già Smaterializzati via-
-No. Potter ha ragione- ringhiò anche Draco. Blaise poteva essere ferito, da qualche parte, e non essere in grado di fuggire. E poi certamente Zabini non se ne sarebbe mai andato, senza essere certo che anche gli amici fossero in salvo.
E nemmeno lui l'avrebbe fatto.
Glielo doveva.
Lo doveva a dodici anni di amicizia incondizionata.
Sentendo qualcosa spezzarsi dentro, Malfoy si alzò da terra, e mise Hermione tra le braccia di Chris.
-Cosa stai facendo?- rantolò Mason.
-Portala tu al San Mungo. Io vado con Potter a cercare Blaise e Weasley-
-Scordatelo! Veniamo con voi!- disse anche Seb.
-No.- sibilò fermo Draco -In due faremo prima. E poi voi avete una famiglia. Non potete rischiare così tanto-
Io invece forse non avrò più niente.
Non gli servì nemmeno guardare Harry. Ron era il suo migliore amico, non l'avrebbe mai abbandonato.
-Malfoy ha ragione- disse infatti il moretto -Andate al San Mungo e aiutate con i soccorsi, noi vi raggiungeremo lì-
Christopher e Seb annuirono solennemente. Alice li abbracciò rapida, con le lacrime agli occhi.
Carrigan si limitò a guardarli, con uno sguardo carico di sottintesi.
Harry attaccò a correre. Draco invece rivolse un ultimo sguardo ad Hermione, pieno di rimpianto, prima di correre dall'unica persona che forse poteva ancora salvare.


-Avada Kedavra-
Ronald Bilius Weasley saltò dietro un muro provvidenziale, evitando per un pelo il raggio verdognolo dell'incantesimo, che andò ad infrangersi mezzo metro più in là.
-Blaise, sei ancora lì?- gridò, con voce roca, spezzata dal fumo che le macerie stavano alzando.
Un gemito di assenso alle sue spalle lo rincuorò appena, ma sapeva che il tempo a propria disposizione era poco.
Zabini era ferito, in modo probabilmente grave, e da un quarto d'ora buono lui era lì, assediato, non potendo fuggire e lasciarlo lì inerme.
La casa stava crollando, ma alcuni Mangiamorte sembravano incuranti della cosa. Continuavano a combattere, parevano instancabili, accecati dalla rabbia e dall'odio di una causa che ormai era sepolta.
-Stupeficium- gridò Ron, quando uno di loro gli si gettò addosso. L'uomo crollò a terra, e la stessa sorte toccò a un altro poco più in là, ma nulla potè fare il rossino, quando un Mangiamorte uscì dalla mischia, armato, e gli corse incontro con spada e bacchetta sguainate.
Weasley evocò uno scudo, che bloccò il primo anatema, ma non appena questo si ruppe, l'uomo vibrò un fendente nell'aria.
Ron sentì il proprio mantello squarciarsi, e l'odore ferroso del sangue impregnare l'aria.
-Protego- ringhiò, accecato dal dolore. Si portò una mano al fianco, senza avere il coraggio di guardare la ferita.
Non avrebbe resistito ancora a lungo, lo sapeva, ma avrebbe venduto cara la pelle.
Scagliò quattro o cinque Schiantesimi, ma i nemici erano troppi. Stava iniziando a perdere le speranze, quando un corpo amico, venuto da chissà dove, gli si parò di fronte.
Harry James Potter, con un movimento deciso, si frappose tra lui e la spada di uno dei tanti Mangiamorte, proprio mentre Draco Malfoy si occupava degli ultimi rimasti.
Sentendosi inspiegabilmente al sicuro, Ron potè concedersi di chiudere gli occhi.


-Blaise!-
Draco scosse il proprio migliore amico, che non si mosse.
No, non anche lui.

Non poteva permettersi di perdere altre parti di sè, quel giorno. Non uno di quei due soli pilastri che ancora lo tenevano al mondo.
Con sua somma gioia udì Zabini emettere un mugugno infastidito quindi, senza ulteriori indugi, procedette a metterselo in spalla.
Sentì Potter al suo fianco fare altrettanto con Ron. I due maghi si scambiarono un cenno del capo, prima di guardarsi brevemente attorno. I pochi Mangiamorte scampati ai crolli erano o fuggiti, o morti per mano loro, con il risultato che tutto attorno sembrava un vero e proprio campo di battaglia, costellato di sangue e macerie.
C'era, però, un'assurda quiete, tutto attorno.
La casa era immobile, come se fosse cessato quello scuotimento interno che l'aveva attraversata fino a poco prima. Anche le ultime urla si erano affievolite, fino a spegnersi. I tormenti erano passati.
Forse fu questo silenzio che fece percepire a Draco quel rumore lievissimo di passi, o forse fu il destino, che in fondo non concede mai scappatoie.
Il biondino alzò gli occhi chiari, fino a incrociare quelli ossidiana di Cavendish, ancora una volta.
Poi, l'uomo scappò.
Di nuovo. Ma Draco giurò a sè stesso che quella volta sarebbe stata l'ultima.
Adagiò il corpo di Blaise a terra, veloce ma attento a non fargli del male, quindi si mosse.
-Cosa credi di fare?-
La voce di Harry alle sue spalle lo bloccò, un solo istante.
-Non sappiamo quanto sia stabile questo posto, dobbiamo andarcene-
Una volta tanto era Potter, quello che per anni aveva buttato all'aria ogni prudenza per affrontare i suoi nemici, a dare consigli sensati.
In un altro momento la situazione a Draco sarebbe parsa quasi comica.
Ma non aveva il tempo.
Lo guardò, per una frazione di secondo. Guardò Blaise e Ron. Erano feriti, ma non parevano in pericolo di vita.
-Riusciresti a convivere con questo?- chiese semplicemente, guardando in fondo agli occhi verdi di Potter.
Harry non chiese a chi si stesse riferendo. Non ce n'era bisogno. Cavendish aveva fatto troppo male a troppa gente, per essere lasciato andare.
No. Non avrebbe potuto convivere con un rimpianto del genere. Soprattutto se Hermione non si fosse salvata.
Così scosse la testa impercettibilmente, in un paradossale assenso.
Malfoy non attese un istante di più, gli voltò le spalle e corse via.


Draco attraversava sale su sale, il fiato corto. Non gli ci sarebbe voluto molto a trovare Cavendish, il rumore dei suoi passi in fuga era ben distinto.
Tutto ciò che gli serviva era un piano.
Aveva sempre riso della disorganizzazione di Potter. A essere onesto ancora adesso si chiedeva come diamine avesse fatto a sopravvivere a Voldemort. Tutto istinto e cuore.
Doti che in battaglia possono bastarti a proteggere le persone che ami, ma non a salvare te stesso.
No, per quello serve testa, e calcolo. Serve lucidità, e freddezza.
Virtù da perfetto Serpeverde.
Così, mentre correva, Malfoy lasciò la parte il suo cuore straziato, immaginando le mani di Hermione che si racchiudevano su di esso come a custodirlo, e in un secondo si ritrovò in aria, le ali silenziose del falco a sostituire i suoi passi.
Nulla poteva Cavendish contro di lui. Nulla contro quel suo insospettabile vantaggio.
Nulla contro la rabbia di un uomo innamorato, che non ha nulla da perdere, volto solo alla vendetta.
In meno di due minuti gli fu addosso.
Si ritrasformò mentre era ancora in volo, franandogli sulla schiena e mandandoli entrambi a cozzare contro il muro.
-Ma... cosa?- rantolò appena Cavendish, rialzandosi in piedi in un secondo. Lo stupore era grande, ma l'uomo si riebbe in men che non si dica. Estrasse la spada e la piantò per terra, esattamente dove un attimo prima c'era la spalla di Malfoy.
-Mancato- sogghignò il biondino, tirandosi in piedi a sua volta, e ruotando la propria spada tra le mani.
-Avrei dovuto ucciderti quando ne ho avuta l'occasione- sibilò il Mangiamorte, muovendosi in circolo attorno a lui.
-Sai, suppongo che queste siano state le ultime parole del Signore Oscuro, prima che Harry Potter lo ammazzasse- ghignò sarcastico il biondo.
Cavendish non rispose, limitandosi a fissarlo con gli occhi stretti. Si spostava lentamente, senza mai lasciare scoperto il fianco, la bacchetta e la spada alzate di fronte a sè. Draco faceva lo stesso, riconoscendo nei suoi movimenti le lezioni che aveva ricevuto da suo padre quando era piccolo, le stesse che sicuramente doveva aver ricevuto anche Cavendish, essendo nato in un'importante famiglia.
-Com'è, dimmi- sibilò Cavendish, facendo un improvviso allungo in avanti -Com'è rendersi conto di non essere riuscito a proteggerla?-
Draco strinse la presa sulla spada. Pensare ad Hermione lo distruggeva, e sapeva che distrarlo era proprio ciò che il suo avversario voleva. Non doveva permetterglielo.
-Ne è valsa la pena?- continuava intanto l'altro -Rinnegare il tuo sangue, la tua famiglia, i tuoi princìpi? Non ti è rimasto nulla in fondo-
-L'ho già sentita questa storia- rispose sprezzante Draco, girando su sè stesso e cercando un affondo, che Cavendish evitò prontamente. Le loro lame si toccarono con un clangore metallico, mentre i due si fronteggiavano, l'odio negli occhi.
Cavendish spostò all'ultimo secondo una mano e afferrò la spalla ferita di Draco, strappandogli un grido di dolore. Ne approfittò per buttarglisi addosso e spingerlo contro il muro di pietra alle sue spalle, che scricchiolò pericolosamente.
-Stavolta il finale però sarà diverso- ghignò Cavendish, avvicinandoglisi -Sei da solo, Malfoy. Ti sei sacrificato per della gente che adesso ti ha abbandonato. Sei solo- ripetè, alzando la bacchetta.
-E qui ti sbagli-
La voce di Harry rimbombò tra le pareti, sovrastando il rumore dei calcinacci che cadevano a terra. Corse verso i due uomini, buttandosi addosso a Cavendish e allontanandolo da Draco. Il biondino si riprese subito, stringendo i denti per il dolore alla spalla.
Lanciò una breve occhiata a Potter, per poi raggiungere il suo avversario, che cercava di rialzarsi da terra. Senza troppi complimenti gli piantò un piede sul torace, costringendolo a rimanere supino, per poi puntargli la punta della propria lama contro la gola.
-Potrei farti lo stesso discorso che tu hai appena fatto a me, lo sai?- sibilò -Ma non intendo sprecare altro fiato. La partita si chiude qui. E vinco io-
Per un istante pensò di ucciderlo. Lo voleva fare così tanto, così tanto, soprattutto considerato il fatto che non sapeva le condizioni di Hermione. Ma non lo fece.
-Incarceramus- ringhiò, levando la bacchetta e osservando poi le strette funi che iniziavano a imprigionare a terra Cavendish, che cercava inutilmente di divincolarsi. Lo guardò, cercando di controllare l'istinto di gettarsi su di lui e stringergli la gola tra le mani, fino a soffocarlo lentamente e dolorosamente. Ma doveva essere meglio di così, doveva provarci. Per Hermione.
-Dobbiamo sbrigarci- sentì urlare Harry -Ho lasciato Ron e Blaise poco distante da qui, ci aspettano per Smaterializzarci fuori-
Con un incantesimo sollevò Cavendish e iniziò a trascinarlo via, voltandosi per assicurarsi che Draco lo seguisse.
-Hai fatto la cosa giusta- assicurò, guardandolo con fermezza in quegli occhi chiari e ora così persi.
-Lo so.- annuì appena Draco, affrettandosi verso il corridoio -Spero solo ne sia valsa la pena-



Ebbene sì, sono ancora viva. So che probabilmente avevate perso le speranze, e mi dispiace davvero. Non ho scritto una riga per mesi, non so nemmeno io il perchè, ma non riuscivo più a continuare questa storia. L'idea di non portarla a termine, però, non mi è mai passata per la mente, e così eccomi qua. Stavolta prima di pubblicare ho deciso di finirla del tutto, in modo da non rischiare di lasciarvi a secco un'altra volta, quindi vi assicuro che nel giro di poco pubblicherò anche gli ultimi due capitoli. Spero che abbiate ancora voglia di leggere la fine, perchè senza di voi e le vostre meravigliose recensioni non avrei mai trovato la determinazione di scrivere questa ultima parte. È tutta vostra, davvero, con millemila scuse! Un bacio

Gaia
  
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