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Autore: FairySweet    03/08/2014    1 recensioni
Cos'è l'amore Gomez Addams? Forse è una rosa senza colore, un fiocco nero su una culla, forse è la pelle di ghiaccio che tutte le notti sfiori e baci.
Cos'è l'amore ....
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                                                          Solo brutti Pensieri





Non era certo di ricordare né come né perché Leandro fosse lì, era certo che la colpa fosse di sua madre, era solita invitare persone durante i giorni di festa.
Sistemò il colletto della camicia sorridendo all'immagine dello specchio, un uomo alto, elegante, dall'aria sicura resa ancora più intrigante dallo stile spagnolo dell'abito.
“Sei pronto amore mio?” si voltò leggermente di lato incontrando gli occhi di sua moglie. Aveva indossato un vestito blu scuro, così scuro da sembrare nero, lo stesso colore che richiamava i disegni antichi della sua giacca di velluto.
Era bella, bella come una pallida mattina d'inverno, l'abito stretto, così stretto da lasciare poco all'immaginazione e gli occhi resi ancora più intriganti da quel trucco scuro “Di sotto aspettano” “Scenderai così?” “Non ti piace?” sussurrò stringendo la mano tesa verso di lei “Sei troppo sensuale per la gente là sotto” “Almeno avranno qualcosa di cui parlare” “Ehi, offendi la mia famiglia?” “A volte diventano pazzi amore mio, parlano di cose che non esistono in questo mondo e nell'altro” “Non è quello che hai sempre amato?” “Già” sussurrò divertita “Dve'essere la stanchezza, a volte la testa si riempie di pensieri troppo buoni” la tirò leggermente in avanti sfiorandole le labbra con un bacio leggero “Giurami che stai bene” “Ancora?” “No, no tu devi farlo perché se ti succedesse qualcosa io …” “Sto bene, nessuno mi porterà via da te, nessuno si avvicinerà a me facendoti impazzire” posò la fronte contro la sua sospirando “Non hai bisogno di essere geloso amore mio, non devi farlo” “Tu sei …” “Sono tua” un debole sorriso sulle labbra e il cuore pieno di gioia, un sentimento diverso dal solito, qualcosa che poteva lasciare libero di esplodere nell'aria perché finalmente, era riuscito a lasciare mente e anima libere di respirare.


Il grande salone era pieno di persone, persone eleganti, persone che facevano parte della famiglia, persone che ballavano rendendo tutto più allegro con il nero dei loro vestiti, con il bianco dei capelli e il grigio dei diamanti.
Colori pacati che rendevano tutto simile ad un sogno, ogni volta che aprivano le porte di quel salone restava incantato dalla meraviglia che si scatenava.
Vedeva il fuoco nei rossi capelli di sua cugina Mavis e l'oro nel volto di suo zio Abner, argento e bianco si mescolavano ai vestiti, il pizzo e i laccetti di seta scura completavano quei capolavori mistificando ogni cosa e l'alone di mistero che avvolgeva Lavinia mentre danzava leggera con la sua candela era un incanto per gli occhi perché, di certo, nessuno nel mondo “normale” avrebbe mai potuto immaginare qualcosa di tanto bello.
Le candele scure al sicuro tra le braccia dei grandi candelabri illuminavano la sala con la loro flebile luce e tutto sembrava prendere vita di colpo, perfino le sedie e le tende sembravano animate dalla musica dell'orchestra “Così bella eppure così fatale” “Leandro” la mano del giovane si strinse attorno alla sua, le labbra sfiorarono la pelle delicata del dorso mentre gli occhi non si staccavano dai suoi “Devo organizzare una festa per riuscire a vederti” “ Hai organizzato la tua festa nel mio salone” “Poco importa dove sia la festa, quello che importa è che io riesca a vederti” “E a mio marito l'hai detto?” “Lui non è importante” “Tu credi?” sussurrò prendendo da un vassoio un calice fumante “Così, sei qui per me” “Sono qui per portarti va con me” “Non credi di essere qualche anno in ritardo?” “Non credi che fingere l'indifferenza sia effettivamente pericolosa mi renda ancora più deciso?” “Bene bene” mormorò allegro Gomez raggiungendoli “Da quale mondo sei uscito?” “Che piacere rivederti!” esclamò stringendogli la mano “Come stai amico mio” “Bene, ma non sono un tuo amico” “Mmmh …” si voltò verso la donna sorridendo “ … questa cosa mi intriga ancora di più” “Amore mio, che ne dici di andare a controllare Mamma? Credo che il menù diventi un po' troppo complicato” “C'è Lerch per quello” “Davvero?” domandò confuso ma lei sorrise lasciandogli il bicchiere tra le mani “Io e la cugina Porzia abbiamo molto da raccontarci” sussurrò divertita allontanndosi “Giuro che la lego al letto” “Con corde di cuoio?” “Sei impazzito?” buttò lì distratto sorseggiando il suo vino “Mi ammazzerebbe in tre secondi se usassi il cuoio e non il ferro” “Voglio tua moglie” ma Gomez scoppiò a ridere “Non sto scherzando amico mio, voglio tua moglie” “Voglio essere generoso” gli occhi concentrati nei suoi e l'aria fiera e orgogliosa “Voglio darti tre secondi per convincere il cervello a cambiare i pensieri, in caso contrario, ti lascio cinque minuti per dire addio alle persone qui dentro” “Cinque minuti? Troppo poco amico mio” scoppiarono a ridere come se quel dialogo non fosse reale, come se tutto attorno a loro fosse lo stesso di sempre “Hai visto i miei bambini?” “Sono bellissimi Gomez, se Mercoledì continua a crescere così prima o poi diventerà bella come la mamma” “Già” esclamò orgoglioso fissando la bambina “Ha i suoi occhi, il suo modo di camminare, è testarda e ostinata come lei” “Diventerà uguale a lei” “Diventerà soltanto un altro paletto che dovrai osservare. Te l'ho ripetuto milioni di volte amico mio, stai lontano da mia moglie o ti mozzo le mani” “Fester chiede di te” sorrise voltandosi leggermente di lato, sentiva la mano di sua moglie stretta dolcemente attorno alla sua, un freno leggero che lo costringeva a ricacciare indietro ogni emozione “Cos'è successo? È rimasto incastrato da qualche parte?” “Ha solo bisogno di te” “Vieni con me?” la vide sorridere, scuotere leggermente la testa mentre gli occhi si illuminavano di qualcosa di nuovo, qualcosa che non aveva mai visto.
Forse era la novità, la voglia di sfida che quell'uomo venuto dal nulla accendeva in lei.
Fose la colpa era sua, forse non l'amava abbastanza, non come meritava ma infondo, sapeva bene che persona aveva sposato.
Una donna meravigliosa, bella, volubile, così sexy da costringere mente e cuore a fare a botte. Sapeva che amava giocare, sapeva che riusciva a tenere in pugno più cuori alla volta ma sapeva anche che quell'amore, quella meravigliosa luce che custodiva dentro apparteneva solo a lui.
Morticia non era come le altre, non si concedeva mai a nessuno, non apriva mai il proprio cuore, non permetteva alle persone di oltrepassare quella linea impressa a fuoco dentro di lei che la teneva lontano dalla perfidia del mondo normale ma quando amava, quando si legava a un altro cuore diventava vita pura.
Il suo cuore gli apparteneva, la sua anima era sua così come il suo corpo e per quello, per la passione che metteva nel loro amore, per tutte le gioie e i giorni pieni di vita che gli aveva donato, poteva permettersi di pensare a Fester lasciandola sola con Leandro perché era certo che dentro di lei qualcosa la divertiva al punto da costringerla a giocare e non avrebbe mai e poi mai tolto a sua moglie un divertimento tale.
Le sfiorò il viso con le dita seguendone i lineamenti “Ci vediamo tra poco amore mio, cerca di non mangiarlo vivo d'accordo?” gli fece l'occhiolino mentre la mano lasciava andare lentamente la sua “Allora …” mormorò pacata incrociando le braccia sul petto “ … cosa vuoi da me?” “Voglio te” “No, tu vuoi me per arrivare a mio marito” “Uao” esclamò divertito “E questa come …” “Sono piuttosto brava a leggere le persone, possiamo chiamarla dote di natura, forse magia” “Possiamo chiamarla stregoneria?” annuì leggermente mentre le labbra si piegavano in un dolcissimo sorriso “Chiamala come vuoi” “Oh Morticia” sussurrò avvicinandosi a lei “Sei così …” ma si bloccò di colpo indietreggiando di un passo.
Aveva una piccola bambina di sette anni tra loro, appoggiata con la schiena al ventre della madre se ne stava lì ad osservarlo.
Le braccia incrociate sul petto e gli occhi carichi di sicurezza, la stessa che molte volte attraversava il viso di Gomez “E tu … tu da dove …” “Ha importanza?” domandò guardinga “Mercoledì” sussurrò Mortica posando le mani sulle sue spalle “Che ti ha detto papà? Come ci si comporta?” “Lo so madre” l'uomo sorrise inginocchiandosi davanti a lei “Lo sai che sei cresciuta davvero tanto? Eri molto piccola quando ti ho visto io” “E mi stavi già antipatico allora?” un sorriso bello come il sole colorò le labbra di Morticia, il primo vero sorriso che riuscì a oltrepassare quella coltre fredda dietro alla quale si rifugiava “No, mi adoravi” “Strano” rispose la piccola “Perché ora vorrei solo aprirti la gola da parte a parte con il coltello preferito di mio fratello” “Uao, papà ti ha insegnato queste cose delicate e tenere?” “Perché vuoi mia madre?” l'uomo sorrise soffermandosi per qualche secondo sullo sguardo divertito della donna.
Restava immobile ad ascoltare la bambina quasi come se quell'attimo di purezza le donasse serenità “Perché è una donna troppo bella per tuo padre” “E tu sei troppo banale per lei” “Davvero?” “Manchi di interesse, non sei elegante e non riesci a tirare di scherma. Hai una sconfinata voglia di oltrepassare i limiti ma hai paura di quello che potrà accadere, ecco perché vuoi mia madre, perché lei sarebbe la donna perfetta per te. È bella, molto bella e conosce l'oscurità, non la spaventa, esattamente l'opposto di te” “Uao, e i tuoi genitori hanno anche bambini normali?” “I suoi genitori sono molto fieri di lei” esclamò piantando gli occhi sul viso “Sei venuto qui per offendere la mia famiglia? È questo?” “Ma che …” “Sai perché sono brava a leggere le persone?” strinse più forte le mani attorno alle spalle della figlia sospirando “Perché quelli come te sono semplici da tradurre. Vuoi me per arrivare a mio marito, vuoi il denaro di mio marito, vuoi arrivarci seppellendolo sotto qualcosa che lui considera un incubo e quell'incubo è trascinarmi via da lui, lasciarlo solo senza di me, senza i suoi bambini. Vuoi torturarlo in questo modo e lo rispetto ma hai tralasciato una parte essenziale …” si avvicinò a lui di un passo mentre la manina della piccola si strinse attorno alla sua “ … il mio cuore, la mia anima, il mio corpo appartiengono a Gomez e non intendo in nessun modo darti il piacere di vederlo soffrire” “Tu credi?” Mercoledì strinse più forte la mano attorno alla sua tirandola leggermente di lato “Ringrazia mia figlia Leandro, ringraziala dal profondo del tuo cuore” una luce violenta attraversò gli occhi della donna lasciandolo senza fiato.
  
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