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Autore: NightWatcher96    03/08/2014    4 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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“Mikey…” soffocò, baciandogli la mano.
Aveva una mascherina d’ossigeno sul volto, la pelle cadaverica e l’espressione ancora addolorata. Donatello non poteva dirgli qualcosa del genere.
O Mikey o il bambino.
Danni per tutti e due.
“Mikey… mio adorato Mikey…”.
Corrucciò la fronte e appoggiandosi sulla pancia del suo compagno iniziò a singhiozzare, sperando che tutto questo fosse soltanto un incubo maledetto…
 
….
 
Nessuno aveva preso bene la notizia di Michelangelo, dopo che Donnie aveva chiamato a casa. E nel breve tempo possibile erano giunti all’ospedale, per tenere compagnia al loro fratello.
Non appena il genio li aveva visti, si era aggrappato a Raph per singhiozzare tutto il suo dolore, mentre Leo gli accarezzava il braccio, guardando quanto fragile fosse il fratellino bloccato nel letto.
“Tutto per un mucchio di bugie” aveva urlato più volte.
Non poteva calmarsi… non poteva quasi respirare ma doveva essere forte.
Raphael deglutì semplicemente, con il fuoco della rabbia dentro il suo stomaco: l’avrebbero pagato cara.
Per fortuna che Reiki e Hanami erano rimasti con Serling e Starlee alla O’Neil Tech, poi! Nessuno degli Hamato voleva, infatti, mostrar loro un simile spettacolo.
Un movimento. Un gemito. Un azzurro opaco.
Raphael fu il primo a catturare quei tre segnali con la coda dell’occhio e con un cenno fece tutti avvicinare.
“Mikey?” chiamò subito il genio, prendendogli la mano.
L’arancione aveva lo sguardo spento e umido, come se stesse già piangendo o… che già sapesse.
“Donnie…”.
“Sono qui, tesoro…”.
“Dove sono?”.
“In ospedale, Mikey” aggiunse Leonardo, a braccia conserte.
L’arancione annuì mentre guardava Donatello, con la disperata richiesta silenziosa di avere risposte. Con un cenno, Splinter intuì e spinse delicatamente tutti fuori, magari a ingannare il tempo parlando con qualche infermiera.
Rimasti da soli, i due si guardarono a lungo. Donatello non voleva dargli quella terribile notizia e Mikey, al contrario, voleva solo sapere.
“Che cosa mi è successo?” chiese. “Ero con Dark!Don quando poi è diventato tutto nero”.
Il genio strinse i denti e prendendo un profondo respiro iniziò a raccontargli ogni cosa… ma non immaginava di certo che Michelangelo cacciasse un grido così forte da far quasi vibrare i vetri della sua camera.
Fuori le porte si udì più che bene, tanto da agghiacciare il resto degli Hamato che smisero di parlare con la stessa dottoressa che aveva dato la pessima notizia a Donnie.
“C… che cos… cos’era?” balbettò Raph, con lo sguardo puntato sulla porta chiusa della stanza di Mikey.
“Non lo so. Ma non mi piace” aggiunse Leo.
“E’ il caso di andare a vedere?” riprese il rosso.
“Donatello è con Michelangelo. Lasciamoli soli” forzò dolcemente il sensei, anche se nel suo cuore era davvero molto spaventato.
Nella camera, Michelangelo aveva lo sguardo vuoto e gli occhi spalancati, respirando ancora affannosamente, come se stesse ripetendo la disavventura con il clone. Non aveva preso ovviamente bene la notizia. E la sua reazione stava spaventando Donatello.
“Io non rinuncio al bambino! E’ il mio desiderio più grande… è il mio piccolo! Non è giusto che mi debbano negare questa felicità! Preferisco morire!” urlò, stringendosi alle sbarre del letto.
“Mikey, ti prego, calmati! Vuoi arrecare più danni?” tuonò il genio, terrorizzato.
“Donnie… non voglio abortire!” singhiozzò il minore, abbracciandolo. “Tu e il bambino siete la cosa più preziosa che ho…”.
Il cuore del viola spremette nel dolore. Michelangelo era come un bambino che cercava disperatamente la sua mamma per non ritrovarsi solo in un mondo freddo e ostile. Lo strinse a sé maggiormente, baciandogli la testa.
L’arancione gli prese la mano e la poggiò sulla parte gonfia dello stomaco. Le sue lacrime caddero ancora.
“Riposati, amore mio” ordinò gentilmente il viola, coricandolo.
“Non lasciarmi”.
“Non lo farò”…
 
….
 
“Che cosa avreste fatto?!” ruggì Dark!Raph. “Che cazzo vi è saltato in mente?!”.
I cloni viola e giallo erano tornati nel loro androne malefico e non avevano esitato a raccontare tutto ai loro due fratelli, i cui sguardi erano inferociti più che mai. Soprattutto Dark!Leo era torvo e stava ascoltando tutte le malefatte con le braccia conserte e il disgusto sempre più crescente.
“Non sapevo che la pallina di riso fosse incinta” mormorò Dark!Don. “E da quello che ho sentito, la situazione è grave. Lo shock per quella mia stupida frase gli ha provocato danni al feto”.
Dark!Mikey ciondolò la lingua in apprensione. Continuava a rimuginare sulla sfuriata che Donatello aveva avuto sia nel suo letto sia nell’ospedale. Non era stato carino forzarlo al sesso.
-Tanto non mi ricambia- pensò.
“Quello che avete fatto è disonorevole” tuonò freddamente Dark!Leo.
“Da quando parli di onore? Secondo me a furia di stare a contatto con quel ratto, il tuo cervello ha cambiato direzione” sbuffò Dark!Raph.
“Non ho intenzione di combattere con te. Adesso dobbiamo trovare il modo per risolvere le cose”.
“Non è un problema nostro!” ringhiò Dark!Raph, afferrandogli il braccio.
“E invece sì” scattò Dark!Don. “Ho causato un male terribile alla mia pallina di riso! E non me lo posso perdonare!”.
-E’ proprio fissato con il mio alter ego- pensò Dark!Mikey, un po’ geloso. -Lo facesse almeno con me… sarei felice!-.
Il suo viso arrossì immediatamente. Che diavolo pensava? Incesto? Una copia esatta e oscura della via che avevano intrapreso Leo e tutti gli altri? Dark!Mikey si strofinò la nuca, con le guance arrossite.
-E chi li capisce i sentimenti!-.
Un tentacolo viola apparve presto nella stanza dei cloni, materializzandosi in Sh’Okanabo. Il mostro aveva un ghigno freddo sulle labbra e occhi inquietanti. Si avvicinò lentamente mentre squadrava i quattro da testa a piedi.
“Il mio piano è ultimato. Adesso non mi rimane che attivare la Finestra del Tempo e il congegno XRL”.
La sua risata era talmente sadica che i quattro cloni quasi indietreggiarono.
“Hai cambiato di nuovi i piani? Allora è proprio la mani di voi cattivi” sottolineò Dark!Mikey.
Sh’Okanabo lo fissò con rabbia e in movimento veloce gli strisciò davanti, guardandolo con odio.
“Chiudi il becco, mostriciattolo” intimò.
Dark!Mikey lo fissò semplicemente con rabbia.
“Voglio che andate nel punto più alto di New York e posizioniate questo nel cielo, attivandolo. La cappa anti-sole apparirà in pochi istanti”.
Dark!Leo prese la capsula e la guardò. Era un rombo lungo venti centimetri, rivestito d’oro e rame e al suo interno una grossa capsula conteneva un liquido viola scuro.
“Niente uova, stavolta?” chiese Dark!Don.
“No. Ma preso la dinastia dei Kanabo sarà finalmente su questo pianeta insignificante”.
“Andiamo, ragazzi” ordinò Dark!Leo, marciando dritto fuori dal covo malefico…
 
….
 
“Quindi il bambino potrebbe essere compromesso?” deglutì Raphael, con la bocca così secca.
La notizia gli aveva lacerato il cuore e non aveva potuto fare a meno di ricordarsi di quando Leonardo aveva subito un ristringimento del ventre, causando un forte dolore alla pancia. Avevano avuto così paura ma per fortuna si era trattato solo di un forte spossamento.
Ma qui la situazione era diversa. C’era da scegliere fra Mikey e il bambino.
“Più dell’85 per cento dimostrerebbe che i danni ci sono e se non interveniamo rischiamo complicazioni” ripeté addolorata la dottoressa.
Leonardo sospirò, stringendo i pugni. Se c’era un colpevole era Dark!Don ma… in fondo non sapeva che Michelangelo avrebbe avuto una crisi così.
“Clara! Clara!” urlò un infermiere mulatto. “Un altro squarcio si è aperto nel cielo!”.
“Cosa?” rispose la dottoressa, con occhi spalancati.
“Questo non mi piace” bofonchiò Leonardo a denti stretti.
“Oh, no!” esclamò Raphael.
Quando si voltarono poterono assistere alla luminescenza azzurra che Mikey e Leo avevano già sperimentato avvolgere il corpo del focoso e irrigidirlo senza pietà.
“Raphie!” esclamò l’azzurro, allungando la mano per prendergli la sua.
Ma tutto ciò che Leo ricevette fu una forte scossa elettrica. Barcollò indietro, guardando a bocca aperta il compagno che sprizzava scariche elettriche dappertutto.
“L… Leo…!” biascicò evidentemente addolorato.
Leonardo continuò a provare ad afferrare il compagno ma ogni volta cadeva al suolo, stremato e stordito tanto che il suo corpo tremava e il sudore rotolava giù per il suo viso stanco.
“Leonardo, rischi di farti del male così” implorò Splinter, aiutandolo a rimettersi in piedi.
“RAGAZZI!” gridò una voce dal fondo del corridoio verde acqua.
Raphael fu l’unico a non potersi voltare ma questo non gli incise affatto sulla curiosità quando il giovane testa rossa Cody gli si piazzò davanti, agganciandogli velocemente un braccialetto di metallo al bicipite destro e lo attivò, nonostante ricevette una forte scossa elettrica che lo scaraventò al suolo.
“CODY!” esclamò Leo, aiutandolo a rimettersi in piedi.
“Alto voltaggio…” sorrise debolmente il ragazzo, agganciando un altro braccialetto al bicipite del suo amico con mano tremante.
Un piccolo bip risuonò da entrambi i braccialetti, con alcuni kanji che ricordavano molto i kunai anti-demone ricevuti in dono dal Daymio. Il simbolo azzurro dell’acqua brillava sul braccialetto di Leonardo, mentre quello del fuoco su Raphael.
La luminescenza azzurra brillò intensamente ancora per qualche secondo, prima di ritirarsi, convogliandosi in una piccola sfera candida e brillante che fu risucchiata nel braccialetto prodigioso.
Raphael gridò di dolore alla scarica elettrica che serpeggiò a spirale intorno al suo corpo, assorbendo energia dall’impianto elettrico dell’ospedale, mentre le luci lampeggiavano nel calo di corrente. Cadde pesantemente in terra, sulle ginocchia, ansimando.
Poi alzò il capo e sorrise, roteando gli occhi all’indietro e cadendo definitivamente a peso morto in terra, mentre il braccialetto lampeggiava ancora un po’ prima di spegnersi.
“E’ stata la concentrazione di fotoni più forte che abbia mai visto” mormorò sottovoce Cody.
Leonardo era già corso verso il compagno, affiancato da Splinter e i due dottori. La sua pelle era bollente ma non certo per la febbre. Emanava calore dovuto all’alto voltaggio e leggere sfumature scure capeggiavano dove c’era il bracciale.
Era pallido ma almeno non era stato dissolto.
“Raphie…” sussurrò Leonardo, accarezzandogli la guancia.
Il focoso contrasse la fronte e non preoccupandosi di aprire gli occhi allargò semplicemente un semplice sorriso.
“Cody è prodigioso” sorrise. “E io sono sfinito”.
“Hai dominato bene, figlio mio”.
“Raphie, puoi aprire gli occhi per me? Voglio vedere le tue sfere miele” chiese Leo, baciandogli la mano.
“Non posso farlo, Leo…”.
“P… perché…?”.
Quando il rosso aprì le palpebre, il cuore dei presenti affondò nel dolore. I brillanti globi dorati erano troppo chiari e la pupilla nera era sbiadita. La sua vista era…?
“Raph!” soffocò l’azzurro. “Riesci a vedermi?”.
Il rosso sorrise ancora una volta. “Probabilmente deve essere stata la scarica che ha attraversato il mio cervello quando ho gridato. E’ stato terribile, Leo. Come un fuoco. Sarò cieco per tutta la vita?”.
“Non credo, Raphael” aggiunse Cody, in colpa. “Penso che sia solo temporaneo. Però, per togliere ogni dubbio, credo sia meglio sottoporti a una risonanza magnetica con TAC per capire quanto gravi siano i danni nel lobo frontale celebrale”.
“Non ho capito molto… ma non voglio restare cieco per tutta la vita. Non ora che voglio vedere Leo e le mie bambine crescere”.
Lo aiutarono a rialzarsi, mentre Leonardo e Cody lo sostenevano con un braccio ciascuno sul guscio e camminarono verso un ascensore che li avrebbe condotti verso il reparto per le risonanze magnetiche…
 
….
 
Dark!Leo e i suoi fratelli erano sull’edificio più alto di New York, cioè la O’Neil Tech e guardavano il cielo oscuro, dove fino a pochi minuti fa c’era stato un altro squarcio dimensionale. Il vento soffiava molto più forte in quel punto così alto e quasi difficoltoso nel ricavare aria da respirare, essendo così liquefatta.
Il clone azzurro stringeva la capsula malefica di Sh’Okanabo, fissando il vuoto con un’espressione indecifrabile.
“So a cosa pensi” iniziò Dark!Don.
“Scommetto che vuoi far fesso il vecchio Scioccanabo” schernì Dark!Mikey. “Quel tizio mi ha fatto due palle così che non vi dico”.
L’azzurro si voltò verso i fratelli e per la prima volta sorrise, mantenendo quel velo oscuro che lo caratterizzava.
“Sh’Okanabo ci ha sempre trattati come spazzatura. E’ vero che ci ha dato lui la vita ed è per questo che ci ha sottomessi, esattamente come quel bastardo di Darius Dun fece con gli Inuwashi Gunjin”.
“Ah! Darius Dun! Quella palla di grasso ottusa!” rise Dark!Mikey. “E’ ancora in prigione?”.
“In isolamento. E pare che abbia perso una decina di chili” ironizzò Dark!Don.
Dark!Raph guardava i suoi fratelli: era l’unica cosa a cui teneva davvero, a scapito di come generalmente la ripudiava verbalmente. E adesso non era disposto a perderli a causa delle oscure ambizioni di quel malefico Kanabo. Voleva rendersi utile più che mai.
“Dobbiamo distruggere il congegno” disse convinto.
“No. Così facendo la quantità di liquido contenuto nel nucleo rischierebbe di mescolarsi alle molecole dell’ossigeno, diventando una bomba dall’energia distruttiva inimmaginabile. Diciamo che mezzo pianeta verrebbe disintegrato nell’arco di due ore” corresse Dark!Don.
“E allora?” inveì il rosso.
“Invertire semplicemente”.
I quattro cloni si voltarono, puntando gli sguardi leggermente spalancati sulla botola nel pavimento, dove una ragazza dalla pelle verde acqua era appena uscita, seguita da un robot che invece era giunto volando, essendo troppo imponente per sbucare da quella mini-apertura.
“E tu chi saresti?” ringhiò Dark!Raph, pronto a menarla.
Dark!Leo lo sbarrò con un braccio sul petto e rimase neutrale, riconoscendo la giovane cresciuta.
“Tu sei Starlee Hambra” disse.
“Esatto. Mi sorprende che non mi abbia dimenticata, Leonardo”.
“Che cosa sei venuta a fare qui? Spiarci?” mitragliò Dark!Don, squadrandola da testa a piedi.
“Siete sul tetto privato della società del mio ragazz… no, di Cody August Jones e credo che abbia il diritto di farvi la stessa domanda”.
Ragazzo, eh? Starlee aveva una cotta per il giovane eroe dai capelli rossi ma non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo!
Pazientemente, Dark!Leo iniziò a raccontarle dei piani malvagi di Sh’Onabo, aggiungendo che i furti dei progetti top-secret riguardo la Finestra del Tempo erano stati attuati da un potente software che Dark!Don aveva creato, tramite il suo palmare da polso.
“Sei davvero intelligente come il tuo omonimo” si complimento la giovane. “Ma avrei dovuto sospettare che dietro a tutto questo c’era Sh’Okanabo. La sua assenza ha preoccupato. Ma non pensavo che aveva in mente qualcosa di così grande”.
“Già! E quello schizofrenico vuole schermare la terra dal sole per favorire le condizioni ambientali perfette per la sua dinastia!” aggiunse Dark!Mikey.
“Per favore, fammi vedere il congegno”.
Dark!Leo glielo consegnò senza problemi.
“Mmh” emise la giovane, già capendo. “Un semplice errore e mezzo pianeta caput. La cosa più importante da fare è separare i fotoni di questo nucleo, sostituendoli con un gruppo anche minimo di altri simili, che siano semplicemente opposti di polarità”.
“In altre parole, la Finestra del Tempo di Sh’Okanabo” sogghignò Dark!Don, leccandosi le labbra.
“Ma è molto pericoloso. Il mutageno che avete nel vostro corpo potrebbe distruggervi se entraste in contatto con quel tipo di fotoni che sono della vostra stessa polarità!” gemette Starlee. “Non voglio sacrifici”.
Dark!Leo le fece una piccola carezza al viso e sorrise dolcemente.
“Abbiamo uno scopo, adesso. Vogliamo vendicarci di quell’infame e salvare il pianeta”.
“Ma…”.
“Andrà tutto bene, Starlee”.
La ragazza chinò lo sguardo e saltellò per baciare la guancia del clone che arrossì sorpreso. Non era mai stato baciato prima da nessuno e questo gli provocò un calore al petto.
Dark!Leo si voltò verso i suoi fratelli che annuirono semplicemente e contemporaneamente pigiarono i loro braccialetti da polso, aprendo un unico portale oscuro, dove striature violacee danzavano indisturbate nel corvino profondo.
“State attenti. Intanto mi occupo di separare questi fotoni e…”.
“Papà! Papi!” gridarono due vocine dalla piccola apertura sul pavimento.
“Hanami, Reiki, vi avevo detto di restare dentro a giocare!” esclamò Starlee, mentre un abbaglio di luce le ricordò che i cloni avevano preferito andarsene.
“Vogliamo papi e papà!” protestarono le due.
“Bambini” mormorò Serling, pronto per rientrare.
Starlee guardò un’ultima volta il paesaggio grigio davanti e sospirando malinconicamente, scese nell’apertura, prendendo per mano le due bricconcelle…
 
….
 
Raphael era appena stato bombardato da raggi X dalla sua risonanza magnetica e fortunatamente la cecità era temporanea. La scossa che aveva attraversato il suo cervello non gli aveva che provocato un momentaneo indebolimento ingente della vista. Prima o poi sarebbe tornato a vedere.
“Mi sento molto meglio” mormorò semplicemente.
Leonardo lo guardò con tristezza. Il silenzio che stava mantenendo nascondeva semplicemente l’enorme agonia che avrebbe voluto gridare. Le lacrime bruciavano nei suoi occhi arrossati ma non le lasciò cadere. Non davanti a tutti, almeno.
Alla porta della stanza delle radiazioni si sentì bussare e Clara andò ad aprire, ritrovandosi due tartarughe, dove riconobbe quella incinta.
“Lei non avrebbe dovuto lasciare il letto” sottolineò con autorità.
“Abbiamo sentito gridare prima. Non sapevamo a chi rivolgerci e qualcuno ci ha indicato questo piano” si difese Donatello. “Che cosa è successo? C’è stato un calo di potenza elettrica”.
“E indovina un po’, Don? Sono stato la terza vittima del risucchio. E non so se lo hai notato, ma… non posso vedere. Però, non sarò cieco in eterno” spiegò Raph, con leggero sorriso triste.
Mikey si premette le mani sulla bocca per non gridare. Tutto stava andando a rotoli, ormai! La sua gravidanza era compromessa, Raph non vedeva e che altro?
Abbassò la testa, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime amare.
“Non è così che doveva andare. Non è così che volevo”.
Donatello si irrigidì nel sentire dei singhiozzi e si morse semplicemente le labbra, assistendo allo sfogo che Michelangelo stava facendo. Troppo peso si era formato sul suo cuore, in queste settimane.
“Mikey, non piangere” implorò Raphael, protendendo la mano in avanti.
“Non posso… non posso non farlo…”.
“E’ inutile farlo, capisci?”.
“Il mio bambino non è più ok… io non voglio abortire!” urlò con le guance fiammeggianti. “Lo sapevo che non ne sarei stato all’altezza! Che non avrei saputo proteggerlo! E perciò mi viene tolto questo tesoro che ho sempre voluto!”.
Raphael emise un sospiro amareggiato, chinando la mano protesa per accarezzare in qualche modo il fratellino a rischio collasso. Non poteva ascoltare quelle grida strazianti senza fare qualcosa e così pensò che forse qualche parola forte lo avrebbe fatto smettere.
“ZITTO! Sono cazzate! E’ stato il caso a cambiare le cose, hai capito?! Non è colpa tua!” gridò.
Mikey tremava, stringendosi le braccia. Non credeva affatto a Raphael. Quella che stava vivendo era una punizione!
“Donnie, mi dispiace” disse, infine.
“Mikey…”.
Come se i problemi non fossero già abbastanza, un dolore fortissimo sparò sotto la pancia. Michelangelo boccheggiò, stringendosi lo stomaco, come se fosse in procinto di vomitare. Guardò Donnie e crollò sulle ginocchia, respirando affannosamente.
“N… non p… può essere il momento…” gemette, mordendosi le labbra.
Il genio era ancora più spaventato! Gli bastò quell’immagine del compagno nel dolore per capire che diavolo stesse succedendo. Gli si inginocchiò accanto, guardando terrorizzato tutti gli altri.
“Che succede?!” gridò Raphael, non gradendo quel silenzio tombale.
“Mikey sta rischiando un aborto!” rispose, sentendo piccoli zampilli sul pavimento.
Guardò e sicuramente il suo cuore si fermò: una pozza rossa e calda stava colando dalle parti intime di Michelangelo, che stava soffrendo atrocemente.
“Presto, è un’emergenza!” gridò Clara, richiamando una squadra di dottori grazie a un campanello sulla scrivania.
“C… come…? Un… un aborto?” ripeté Raphael, mentre Leo gli raccoglieva le mani tremanti. “Che vuol dire?”.
“Mikey rischia di perdere il bambino”.
Il focoso barcollò indietro, colto da un improvviso capogiro e urtò il guscio contro la scrivania, negando debolmente.
“Perché…” borbottò. “Si può sapere perché ci rendono la vita un inferno? Chi ha stabilito che dovevamo soffrire per tutta la vita? Chi lo ha detto?!”.
Splinter e Cody si guardavano semplicemente in faccia, perfettamente d’accordo con le imprecazioni di un Raphael sostenuto -e bloccato- da Leonardo.
“Nessuno lo ha stabilito, Raph” ammonì Cody, guardando Mikey essere messo su una barella. “Le circostanze ci portano spesso a fronteggiare problemi che non vorremmo mai avere”.
“Per Mikey quel bambino era tutto…” replicò il focoso, con voce tremante. “Perderlo sarebbe come ucciderlo!”.
“Adesso basta, Raphael” stoppò Leonardo. “Dobbiamo avere fiducia”.
“Ma…”.
“Shhh” sussurrò il leader, baciandogli le labbra dolcemente.
Raphael annuì, ritraendosi. Leo sapeva sempre come calmarlo. Ma non del tutto e non stavolta.
-Sii forte, Mikey- pensò ugualmente.
 
….
 
“Interessante” mormorò Starlee, analizzando un campione del nucleo del congegno di Sh’Okanabo al microscopio.
“In quale senso, signorina Hambra?” domandò Serling, cercando di ripulire dal pavimento le briciole dei biscotti che Hanami e Reiki avevano mangiato prima del pisolino.
“In senso negativo. Sono fotoni ad alta densità magnetica, capaci di inglobare protoni e neutroni senza collassi di energia”.
“Quindi?”.
“Quindi sarà sufficiente creare semplicemente un nucleo identico in modo che si annullino a vicenda. Mi ci vorranno circa due ore, lavorando senza interruzioni” concluse Starlee.
“Lo spero che non ci siano interruzioni” borbottò Serling, guardando le gemelline appisolate sul divano.
“Beh, caro Serling, le terrai tu d’occhio, mentre faccio anche una telefonata a Cody. Sono preoccupata che i ragazzi non siano rientrati. Mi auguro non sia nulla di grave”.
Serling abbassò le spalle, corrucciato dal doversi praticamente trasformare in una babysitter robotica per evitare che le due piccole “pesti” mettessero a soqquadro -e che non distruggessero- l’intero attico!
Starlee sorrise alla faccia cupa dell’amico e afferrò il suo tablet, digitando qualcosa.
In fretta si aprì una piccola tendina ologrammata che mostrò il volto del suo adorato Cody. Le sue guance si erano già sfumate di rosso leggero, che la rendevano ancora più bella!
 
“Ehi, Starlee”.
“Ehi, Cody. Ho buone e cattive notizie”.
“Io solo pessime”.
“Vuoi cominciare tu, allora?”.
“C’è stato un black-out e uno squarcio dimensionale che ha cercato di risucchiare Raphael. Fortunatamente sono giunto appena in tempo con i bracciali anti-fotoni e per quanto abbia funzionato, una scossa elettrica ha causato una momentanea cecità in Raph. E ora non vede”.
“Oh, mio Dio… e Mikey?”.
“Mikey ha avuto complicazioni e la sua gravidanza è diventata instabile. Adesso sta rischiando di perdere il bambino. Ha avuto un aborto e i medici stanno intervenendo”.
“Ascolta me adesso. I Dark!Clones non vogliono più schierarsi con Sh’Okanabo, che è entrato grazie a loro, ai nostri progetti top-secret sulla Finestra del Tempo e adesso vogliono fargliela pagare cara. Sono appena entrata in possesso di un congegno in grado di schermare il pianeta dal sole, come il Giorno del Risveglio, ricordi? Beh, ho scoperto che creando un nucleo uguale, possiamo bloccare i piani del mostro e distruggere la Finestra!”.
“D’accordo, Starlee. Affido tutto a te… e… ricorda che ti voglio bene…”.
 
La telefonata si chiuse.
Starlee era rimasta congelata, con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse. Aveva capito bene? Cody le aveva detto di volerle bene, ma con un imbarazzo sulle gote. Forse voleva dire di più?
Si accarezzò le labbra, spostandosi una ciocca dietro l’orecchio e guardò Serling che fingeva di guardare le monelle… anche se aveva sentito tutto!
-Buona fortuna, Cody…-…
 

Angolo dell'Autrice

Quando le cose vanno male... andranno sempre più a peggiorare. Ragazzi, le sto davvero maltrattando le tmnt e mi dispiace, ma la storia va così e poi loro hanno accettato il contratto! ù-ù
Ad ogni modo, grazie per coloro che mi seguono e commentano sempre!
Buona domenica!

 
  
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