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Autore: MaxT    09/09/2008    4 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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33- immagini allo specchio  
In questo capitolo, dopo parecchio tempo, ritornano in scena le W.I.T.C.H. originali, assieme all'Oracolo e Yan Lin. Il portale in cantina, qui soprannominato 'specchio magico', è comparso nel n.63, l'ultimo con cui Profezie ha continuità. 
Un grazie di cuore a CDM per la rilettura.

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Un colpo di scena sconvolge la vita del gruppo di Midgale: dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera racconta alle ex gocce astrali che l'Oracolo e le W.I.T.C.H. hanno richiesto la loro riconsegna, e la regina ha dovuto acconsentire. Sarà vero?
Per evitare questa mortificante prospettiva, Vera propone alle altre di impadronirsi del Cuore di Kandrakar e di sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane, ed impedendone il ritorno.
L'unica a non crederci e a ribellarsi è Carol, la ex goccia di Cornelia, ma viene costretta all'obbedienza con l'ipnosi.
Vera e Wanda, la ex goccia di Will, si trasferiscono ad Heatherfield e sottraggono il Cuore di Kandrakar a Will, usando l'ipnosi. Quando sua madre Susan la trova confusa, si preoccupa e la porta a fare accertamenti medici.

Cap. 33
 
 
 

Immagini allo specchio



Casa Cook, Heatherfield

Il pallido colore aranciato dei muri si sforza di riscaldare la cameretta, illuminata solo dalla luce fredda del tardo pomeriggio autunnale. Il letto con la testata di vimini, la scrivania angolare e l’armadio  a muro arredano la stanza ordinata, popolata da qualche pupazzo disciplinatamente allineato sulle mensole a sorvegliare libri e piante grasse. Le pareti sono ravvivate da un paio di arazzi etnici e da un manifesto della Jensen Academy, sul quale una ballerina volteggia immobile.

Dal corridoio, una voce di ragazza annuncia il suo rientro a casa.
Subito dopo, la porta della cameretta si apre. Taranee entra con passo stanco, lascia a terra la borsa e si lascia cadere supina sul letto, senza neppure accendere la luce.
Si gode la bella sensazione di avere profuso tutte le sue energie nell’estasi della danza. Ora ascolta i suoi muscoli che si rilasciano, le sue gambe e le sue braccia che sembrano liquefarsi e diventare tutt’uno con il materasso.
C’è una sola cosa brutta, in momenti come questo. Che non possono mai durare a lungo.

Sente la porta della cameretta aprirsi di nuovo, e, con un click, le luce viene accesa, tingendo di arancione il velo delle sue palpebre.
“Ciao sorellina”, dice una voce ben conosciuta.
Quando riapre gli occhi, vede il viso sorridente di suo fratello Peter, incorniciato da lunghe ciocche di capelli stile rasta, che fa capolino dall’ingresso.
“’ao, fratellone. Ti dispiacerebbe riportare la tua manona sull’interruttore e spegnere questa luce?”.
“Subito!”. Con un altro click, la stanza torna immersa nella penombra.
Sulla sagoma controluce di Peter spicca il bianco dei suoi occhi e del suo sorriso, e il riflesso azzurrino dalla finestra. “Ti vedo particolarmente spompata, stasera”.
“Sto benissimo. Credimi, sono tra i momenti più belli della giornata”.
“Anche meglio delle cene con Cornelia?”.
“?”.
“Ti ricordi, vero, che abbiamo Corny a cena, stasera?”.
“Certo”, mente spudoratamente Taranee, aiutata dalla penombra. In verità, si era dimenticata, ma non è necessario confessarglielo.
Si tira a sedere sul letto. Meglio togliersi subito il pensiero dei compiti di francese.

Poco dopo, seduta alla scrivania, Taranee cerca di affrontare il brano su Napoleone. In generale, a lei piace studiare. Però ci sono momenti e momenti, e questo non è foriero di ispirazione.
Arrivata alla fine della lettura, pensa faticosamente a come riassumerlo. Non capirà mai il desiderio di certi uomini di sentirsi grandi facendo scrivere di sé sui libri di storia. Non immaginano, questi grandi uomini, quanti milioni di vedove e di orfani malediranno il loro nome?
Ma basta fantasticare, ora! Cerca di concentrarsi nuovamente sul francese.
‘Taranee!’
Altri pensieri fuori luogo…
‘Taranee, sono Will!’.
Ma perché non… un attimo! Questo è un contatto!
‘Ti percepisco, Will’.
‘Mi hanno rubato il cuore di Kandrakar. Non posso venire. Contatta le altre e l’Oracolo. Credo che siano state la mia goccia e Vera’.
 

Heatherfield, Ye Olde Bookshop

Mezz’ora dopo, Taranee arriva trafelata a varcare l’ingresso della vecchia libreria.
Irma la stava già aspettando sulla porta, con gli occhi fuori dalle orbite. “Allora? Spiegaci tutto!”.
Taranee taglia corto con un gesto della mano. “Purtroppo, so solo ciò che vi ho già comunicato col pensiero”.
Entrando, vede Cornelia che stava camminando lentamente tra gli scaffali di libri d’antiquariato. La bionda si volta verso di lei, imbronciata, e le fa un cenno di saluto senza una parola. Ma cos’ha?
“E Hay Lin? Verrà?”, chiede ancora Irma, tirandola per una manica.
Taranee scuote il viso. “Era incastratissima a preparare la sala per la cena al Silver Dragon. Ci raggiungerà quando può”.
Cornelia sembra corrucciata, combattuta. Si dirige verso la porta dello scantinato dove è installato il portale, simile ad un fantasioso specchio poligonale fissato ad una parete. “Venite, andiamo giù”.
Le altre la seguono lungo le scale. Irma chiude la fila, sempre più agitata: “Will non verrà? Ma le è successo qualcosa di male?”.
“Non so neanche questo”, risponde Taranee. “Ha interrotto il contatto quasi subito”.
“Oddio…”.
Voltandosi verso Irma, vede il pessimo effetto che le ultime parole hanno avuto su di lei. Cerca di tranquillizzarla con una mano sulla spalla. “Non credo che fosse in pericolo. Ci avrebbe chiamate a sé”.
 

Cornelia annuisce senza guardarle. “Se non fosse per questo portale, saremmo del tutto tagliate fuori”. Si pone davanti al  cosiddetto specchio magico. “Ora pensiamo tutte all’Oracolo di Kandrakar”.

Davanti alle ragazze, l’oggetto prende lentamente vita. Onde argentee lo percorrono in tutte le direzioni, sovrapponendosi in motivi quasi geometrici. Da esso promana una luce azzurrina che gli antichi associavano alle apparizioni divine, finché queste credenze pagane furono soppiantate dalla diffusione dei televisori.

La figura calva ed austera si focalizza lentamente sullo schermo. La sua immobilità solenne ed il suo sorriso celestiale incutono ammirazione e soggezione. Una soave musica ultraterrena accompagna la sua apparizione.
“Oracolo…”, inizia Cornelia.
Una voce vellutata si sovrappone alla musica. “Attendete in linea, prego!”.
“….”.

Qualche secondo dopo, una nuova immagine dell’uomo si sostituisce alla prima.
“Guardiane, a cosa devo la vostra gradita chiamata?”.
Taranee si accorge che sta tormentandosi le mani. Si ricompone. “Signore, ho captato un pensiero di Will. Qualcuno le ha rubato il cuore di Kandrakar”.
Non è frequente vedere il viso dell’oracolo lasciar trasparire un turbamento. Se mai in passato avesse usato strapparsi i capelli, quei tempi sono trascorsi da molto.
Dopo un’attesa che sembra lunghissima, lui riprende con tono grave: “Lo credevo impossibile. E’ stata Will a cederlo?”.
Taranee si stringe nelle spalle. “Non sappiamo ancora niente. Solo che lei sospetta della sua goccia e di Vera”.
L’Oracolo annuisce. Sul suo viso si proiettano rughe che non gli hanno mai visto prima.  “Proverò a convocarle, ma nutro poche speranze. Fate il possibile per rintracciarle anche voi”.
L’immagine tremola e scompare. La luce azzurrina continua a riflettersi sui visi delle W.I.T.C.H., anzi delle I.T.C., viste le assenze del momento.

La prima a rompere il silenzio è Cornelia. “Ragazze, cerchiamo di visualizzare il Cuore di Kandrakar!”.
Senza altre parole, si concentrano tutte sul ricordo del monile.
Sullo schermo compare un’immagine oscura e vaga, una specie di deserto o mare in tempesta di notte. Balenano aloni rossastri e grigi, e un orizzonte mobile che a tratti lascia intravedere una sottile linea bianca, che potrebbe sembrare un muro lontano.
“Ma che posto è mai quello? Il tartaro?”, si chiede Cornelia sconcertata.
Taranee scuote il viso. “Sembra un altro mondo! Forse il cuore di Kandrakar è stato  rubato da demoni infernali!”.
L’immagine sembra ruotare il suo punto di vista. Appare, come un guizzo, una luce all’orizzonte, una specie di rapida alba bianca e rosa. Poi la prospettiva ruota nuovamente verso quella che sembrerebbe una valle tra due dune.
“Ah!”. Irma assume la sua famosa espressione delle idee geniali. “Cornelia, tu non ci potevi arrivare da sola, ma io credo di sapere cos’è quel posto”. Si tira la maglietta e si guarda dentro la scollatura.
“Al collo!” interpreta Taranee, illuminata. “Qualcuna sta portando il ciondolo al collo, sotto i vestiti”.
Cornelia accusa il doppio colpo al suo orgoglio. “Va beh, genio. Ora proviamo a visualizzare la goccia di Will!”.

Di nuovo le ragazze si concentrano. La superficie dello schermo tremola nuovamente.
La prima immagine che appare sembra un’infermiera in camice bianco. Ha una siringa vuota in mano.
Ora si vede la faccia della ragazza. E’ tale e quale a Will. Stringe i denti e distoglie gli occhi. Si sente una voce, da fuori campo: “E’ fatta, signorina”.
La ragazza si guarda l’avambraccio, mentre l’infermiera scioglie il laccio di gomma che vi era annodato sopra il gomito.
Taranee si protegge il braccio in un moto di orrore. “Ma è un prelievo di sangue!”.
“Shhh!”, la zittisce Cornelia, senza perdere di vista lo schermo.
“Ora andiamo dal dottor Atkins per il Minnesota”, si sente dire dalla voce familiare di un personaggio ancora fuori vista.
“Minnesota?”
“Sì, Will. Una lunga serie di indovinelli. E, per piacere, cerca di essere sincera. E’ per il tuo bene, tesoro”.
“Quella è Will con sua madre!”, constata Irma. “Ma cosa sta succedendo?”.
“Test del sangue. Test della personalità”.   Taranee ricorda le spiegazioni del padre, esperto in psicologia legale. “Deve essere successo qualcosa di molto spiacevole”.
La Guardiana dell’Acqua si stringe nelle spalle, e cerca di sdrammatizzare, con voce un po’ incrinata: “O forse, queste gocce hanno fatto tracimare un vaso già troppo pieno”.
La battuta è ricambiata solo con un’alzata di sopracciglio di Cornelia, immersa in pensieri cupi.
Taranee dice: “Domani a scuola ci racconterà tutto… se vorrà. Ma non raccontatele che l’abbiamo vista!”. Cerca di non far capire che prova una gran pena per la ex Guardiana del Cuore. Al suo posto si sentirebbe umiliata a morte, e forse anche Will sta provando questo.

“Abbiamo sbagliato”, sbotta Cornelia. “Ci siamo immaginate Wanda come se fosse ancora uguale a Will. Vi ricordate Vera? Proviamo con lei!”.
“La spiona bugiarda?”.  La smorfia di Irma esprime tutto il suo astio. “Mi ricordo bene di come si è congedata!”.
Il sopracciglio di Cornelia si alza nuovamente, accompagnando un sorrisino storto. “Già. Chissà come le è saltato in mente che qualcuna di noi potesse seguirla…”. Torna ad accigliarsi. “Adesso basta perdere tempo. Taci e pensiamola!”.

L’immagine emerge rapidamente dalle onde dello specchio.
La bionda ricercata dalla suprema autorità del cosmo sembra seduta tra le sue complici al tavolo di un ristorante. Si sentono distintamente mormorii, chiacchiericci e rumori di posate.
Quella accanto a Vera deve essere Wanda. “E’ stato meno difficile di quanto mi aspettassi”, dice con una voce in cui tutte riconoscono la somiglianza e la differenza con quella di Will. La sua mano insiste su un rigonfiamento che si intravede sul petto, sotto la blusa grigietta.
“Eccola, la gemella cattiva! E’ certamente lei! Ma ha i capelli corti! ”, si stupisce Irma.
L’inquadratura torna su Vera. Alza lo sguardo verso…verso cosa? Verso di loro? Sembra che si accorga di qualcosa. “Siamo osservate!”, dice tra i denti. Le altre gocce, agitate, si guardano attorno. Poi l’immagine svanisce in un turbinio di onde.

“Ecco, Irma. Sei contenta?”, le sibila Cornelia, senza guardarla.
“Io?”, risponde teatrale. “Ma contenta di cosa?”.
“Appena hai aperto bocca, ti ha sentita!”.
“Io non potevo immaginarlo!”.
“Ma potevi ben risparmiarci i tuoi commenti!”.
Taranee interrompe il battibecco. “Ragazze, ora lo sappiamo. Forse ha sentito la voce, forse se ne è accorta in un altro modo. Una cosa è certa: quella Vera è un osso duro. Anche per i poteri di Kandrakar. E mi pare chiaro che il Cuore è al collo di quella… come si chiama? Wanda?”.
Cornelia annuisce, di malumore. C’è un’altra cosa che la ha turbata: per un attimo, lo specchio ha inquadrato quella che non poteva essere che la sua ex goccia, altissima, elegante e bella da far male, con un’espressione sorridente e rilassata completamente fuori luogo.
Taranee riprende: “E’ inutile riprovare a cercarle, almeno per un po’. Ora staranno in guardia”.
“Proviamo a cercare Elyon!”, propone Irma.
Cornelia scuote il viso. “Ora starà dormendo. A Meridian è notte fonda”.
“E tu come lo sai?”, chiede sospettosa la guardiana dell’acqua.
“Perché io preferisco parlare col lei, che parlare di lei. Questo si chiama essere amiche, nella mia lingua”.
Irma accusa il colpo come uno schiaffo. “Beh, allora dai la sveglia alla tua amica e raccontale un po’, nella tua lingua, il casino che ha combinato la sua creatura!”.
“Assieme alle nostre creature”, ribatte Cornelia infastidita. “Beh, proviamo… Pensate ad Elyon, ora!”.
Le onde dello specchio si scuriscono fino a rappresentare quello che sembra il buio più assoluto. “Qui ci vorrebbe la luce”, commenta Irma. “Possibilmente quella di Meridian”.
“Irma, lo sappiamo già tutte che sei un genio”, sbuffa Cornelia. “Vuoi smettere di ricordarcelo, per piacere?”.
Taranee alza gli occhi al soffitto. “Proviamo a fare un’altra cosa…”. Va a spegnere la fioca luce elettrica della cantinetta.

Appena la vista si abitua, la scena dello specchio non appare più così buia.
Nella semioscurità, si scorge il viso di Elyon, addormentata sotto le coperte. D’improvviso, la giovane regina emette un sommesso mugolio, e il fruscio delle coperte accompagna il suo rigirarsi.
“Ora proverò a svegliarla”, dice Cornelia. Alza la voce: “Elyon! Ellie, sono io. Sono Corny. Svegliati, ti prego!”.
“Svegliati, piccoletta!”, fa eco Irma. “Qui c’è bisogno di te!”.
Dopo qualche tentativo, le ragazze devono rassegnarsi: non riescono ad attirare l’attenzione della Luce di Meridian.
“Aspetta… è un vero portale, no?”, dice Irma, allungandosi verso lo specchio. Appena la mano si immerge nella superficie, l’immagine si rompe in onde lampeggianti, e un ronzio elettrico le fa sobbalzare.
Irma ritira la mano, spaventata. “Ma cosa…”.
“Brava, genio”, le sibila Cornelia. “Hai fatto scattare il sistema antiintrusione del palazzo di Meridian”.
L'altra la guarda incredula. “Lo sapevi, e…”.
“Basta così”, dice Taranee, riaccendendo la luce. “E’ inutile. E poi, Cornelia, ormai è l’ora. Io ho un ospite a cena, stasera, e sei tu”.
Irma le guarda scandalizzata. “Ma vi pare il momento per pensare alla cena?”.
Cornelia, cupa, annuisce. “Qui non possiamo fare molto altro. E’ meglio non destare malumori in famiglia in questo momento; magari avremo bisogno di prenderci delle libertà non appena la situazione si sarà delineata meglio”.
“Giusto, Cornelia”, le dà man forte Taranee. “Se tiriamo troppo la corda, io resterò senza famiglia, e tu senza ragazzo”. Abbottonandosi la giacca,  si gira verso la porta.
Irma si siede, arrendendosi alla maggioranza. Afflosciata contro lo schienale alto della sedia falso-antica, esala: “E’ tragicamente buffo. Se noi non avessimo avuto delle gocce astrali, in questo momento non avremmo bisogno di loro”.

Poco dopo, Irma è rimasta sola davanti alle onde inquietanti dello specchio. Non sa cosa fare, ma andarsene ora le sembra un tradimento.
Pensa a Will. Obbedienti, le onde si appianano, e appare l’immagine dell’amica, impegnata davanti ad un lungo questionario. La sua espressione è infelice come se fosse stata condannata ad un girone infernale in cui gli studenti  scontano la loro svogliatezza terrena svolgendo compiti in classe per l’eternità.
Dopo pochi secondi, Irma non sopporta più l’ansia di quella vista, che si scioglie tremolando.

Un rumore dal piano di sopra richiama la sua attenzione.
Passi frettolosi misurano la distanza tra l’ingresso del negozio e la porta della cantina, che viene spalancata.
Hay Lin, trafelata, scende le scale. “Irma… sono venuta quando ho potuto… Al ristorante i miei…  sono in difficoltà”.
L'altra alza il viso sorridendole. “Ciao, Hay Hey. Prendi fiato. Sei pur sempre la guardiana dell’aria, no?”.
Hay Lin alza un sopracciglio senza commentare, poi si siede su una grossa sedia di legno scuro, con evidente sollievo. “Raccontami tutto. Battute a parte, se possibile”.

Appena messa al corrente della situazione, Hay Lin chiede all’amica: “Ed ora, che facciamo?”.
“Non lo so”, ammette scoraggiata Irma. “Non sopporto questa attesa impotente. Vorrei correre da Will, ma non è il momento neanche per questo!”.
Hay Lin guarda pensierosa il portale. “Vorrei contattare mia nonna”.
Irma annuisce. Ecco una cosa non ancora tentata.
Mentre concentrano i loro pensieri sullo specchio, dalle onde si forma l’immagine rasserenante dell’anziana Yan Lin. “Piccola mia…”, sono le sue prime parole.
L’anziana sembra raccogliere nelle mani una specie di nuvola densa, pesante e viscosa da un bacile opalescente, la solleva fin quasi all’altezza degli occhi, e la guarda mentre trafila lentamente tra le dita, cola lungo i polsi e gli avambracci per poi tornare nel nebbioso recipiente da cui proviene. Nelle volute di questa nebbia sembra di  intravedere visi, mani, paesaggi, castelli, animali sconosciuti e amanti teneramente abbracciati.
Le ragazze guardano affascinate il lento defluire della sostanza.
“Se posso, saggia Yan Lin…”, azzarda Irma, “…cos’è quella roba nel pentolone?”.
“Irma, questo è ciò di cui sono fatti i sogni. Non chiedermi di più”.
Questa risposta enigmatica è seguita da un attimo di silenzio smarrito, che viene infine rotto da Hay Lin. “Nonna, cosa sta succedendo?”.
“Nipote cara… Irma… le cose sono ancora confuse. Sono apparsa in sogno ad Elyon, e la ho informata. Mi ha risposto che risolverà lei la cosa. Verrà sulla Terra entro domani. La situazione, dice, è delicata e potenzialmente pericolosa. Mi ha detto e ripetuto di raccomandarvi una cosa importante: non affrontatele”.
Hay Lin scuote la testa, incredula. “Ma perché possono avere fatto questo, nonna?”.
“Anche io ho posto questa domanda alla Luce di Meridian. Lei non ha azzardato alcuna spiegazione”. Mentre parla, Yan Lin continua a scrutare nella nebbia che le cola tra le dita. “Però non mi sembrava veramente sorpresa”.
“Cosa vuoi dire?”, chiede allarmata la guardiana dell’aria.
“Quello che ho detto. Del resto, non mi meraviglierei se lo avesse previsto. Lo sapete che la sua preveggenza, sia pure incontrollabile, ha fama di essere infallibile?”.
Hay Lin sgrana gli occhi. “E non avrebbe fatto niente per impedirlo?”.
“Nemmeno un avvertimento?”, fa eco Irma. Comincia a capire a cosa pensasse Cornelia, stasera, nei momenti in cui si estraniava da loro.
“Non so, care. Forse ho azzardato troppo, a confidare questo sospetto. Ma so che Elyon condivide una convinzione con le regine che la hanno preceduta: che il futuro sia già scritto e, al pari del passato, non si possa cambiare”.
Mentre Hay Lin resta ammutolita, Irma si schiarisce la voce. “Ehm… saggia Yan Lin, come ha preso tutto ciò il pel… l’oracolo?”.
“L’Oracolo….”. Yan Lin solleva una mano piena di nebbia fin sopra la testa, e la guarda fluire lenta attorno al suo polso. “Spesso è impossibile anche per me capire ciò che pensa. Mi preoccupano di più i discorsi di qualcun altro”. Abbassa la mano. Sembra guardarsi in giro per accertarsi di non essere udita. Riprende più veloce, quasi furtiva. “Hay Lin… Anche tu, Irma… Io ho tanta paura quando sento dire frasi come ‘ad ogni costo’. Sì, ho paura di quella frase, chiunque sia a dirla. Non posso fare a meno di ricordare cos’è successo, quando è stata pronunciata quasi cinquanta anni fa. Tutto questo tempo non ha attutito certi ricordi”. Si guarda ancora in giro. “Lo so che il Cuore di Kandrakar è indispensabile per la fortezza. Ma quell’oggetto è la materializzazione stessa del potere. Desta desiderio, concupiscenza. Al tempo stesso, è dotato di una volontà propria. E’ più facile esserne usati, che usarlo. Io ho visto…”.
Si interrompe. Un guizzo di lato dei suoi occhi lascia indovinare l’ingresso di qualcuno.
Quando Yan Lin riprende, il suo tono è tornato lento e formale. “Hay Lin, Irma… io so che voi farete il vostro dovere di guardiane fino in fondo. Solo questo vorrei ricordarvi: fatelo con il cuore, e soprattutto fatelo con la ragione. Non buttatevi allo sbaraglio senza avere valutato, prima, tutte le possibilità. Ora è tutto, ragazze. Tornate a casa, sorridete ai vostri cari, e andate a dormire presto. Non sappiamo che cosa ci può riservare il domani”.
 

  
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