Una sera
“E con questo sono sei”
“Cinque” corregge Sesshomaru.
Controlla la caffettiera e impila con una smorfia i piatti nel lavello;
arrotola le maniche della camicia –grigio
perla- e lascia scorrere l’acqua.
“Cinque. Giusto”. Naraku
annuisce e si stuzzica il mento. “Sbaglio sempre” ridacchia.
“Per favore”. Sesshomaru rotea
gli occhi e accenna un sorriso. Non ci cade più, in quel giochetto. Naraku non dimentica.
Naraku è quello che lo sveglia a mezzanotte –trenta gennaio. Acquario- per
ricordargli che è invecchiato di un altro anno; se lo ritrova in platea alla
presentazione di un libro. Non invitato.
Ma tanto lui c’è lo stesso. Con quella smorfia
ammiccante.
“Fammi indovinare”. Il caffè
borbotta e Sesshomaru abbassa la fiammella. “Inuyasha”
“Scontato”
Naraku sciocca la lingua, si alza e apre un pensile. Sono di casa canticchia passando in
rassegna gli amari.
“Scontato” ripete Sesshomaru. Il caffè fuma
sul tavolo da cucina e ha appeso la cravatta alla sedia (per una volta, può
concedersi un po’ di disordine).
Manca un quarto alle venti. La premiazione ha preso tutto il pomeriggio e
poi quella cena veloce. Naraku è comparso in cucina
un attimo prima che si mettesse ai fornelli. Con un
sorriso pericoloso.
“Non mi hai avvertito”. Naraku ha un vizio: cantilena le parole, quando è offeso-
molto. E adesso sono mooolto offeso.
“Avrei dovuto?”
“Tu cosa dici?”
“No”. Sesshomaru rigira il
cucchiaino nel caffè (amaro) e non lo guarda. “Lo sapevi comunque”
“Naturale” Naraku
arriccia il naso e mastica un po’ il labbro inferiore. “Ci si aspetta di tutto,
da te” borbotta.
Sesshomaru ignora. “Zucchero?”
“Due”. Il caffè affoga; Naraku esagera sempre. Poi gli punta
l’indice in fronte (proprio in mezzo) e gli spinge un po’ la testa. “ Mai
pensato di fare qualcosa per il tuo caratteraccio?”
“Caratteraccio?” Sesshomaru alza
appena un sopracciglio.
“No, scusa. Correggo”.
Il caffè è ottimo; Naraku liscia gli sbaffi di schiuma mentre scandisce
lentamente. “Autostima galoppante”
Sesshomaru stringe gli occhi. Ha
tirato a lucido la cucina due giorni prima: sarebbe un peccato. Ma la ceramica stride sotto gli artigli. “E tu?”; respira lentamente.
“Io sono affabile”. Naraku gesticola con le mani e scrolla le spalle.
“Simpatico, comprensivo, schivo...”
“Assillante”
“Eccentrico” corregge Naraku, mentre allarga le braccia e ride. “Potrei scriverlo
sui prossimi biglietti da visita”. Ha una punta divertita negli occhi.
“Cosa? Eccentrico?”.
Sesshomaru sussurra contro la tazzina calda
“No”. Naraku
ripesca dal fagotto su una sedia (perchè piegare in
modo decente
il cappotto non è da lui) l’immancabile taccuino. “Proteiforme”
“Scherzi”. Sesshomaru geme
stringendo gli occhi.
“Troppo modesto?”. Naraku inclina la testa e mordicchia la penna (firmata) che
ha raccolto sul tavolo. “Hai ragione: regista geniale.
Suona meglio”
“Ti prego”
Le tazzine finiscono nel lavello,
assieme agli altri piatti da lavare. Ci
penserò domani. Naraku accavalla le gambe e
picchietta sul bordo: compiaciuto.
Adora costringerlo a trattenere la sua impassibilità.
“Allora consigliami,
scribacchino”
Sesshomaru gli scocca un’occhiata
pericolosa -mai (assolutamente mai)
pungerlo nel lavoro. Recupera una stilografica –Sesshomaru scrive solo con la stilografica-;
fissa il foglio due minuti (di orologio) e si concede una smorfia di vittoria.
“Servito, regista”
Naraku ruota il foglietto; stuzzica il mento e sorride.
“Perfetto”
“Perfetto”
“Progetti?”
“Mmm”. Naraku accosta il filtro alle labbra. “Madama Batterly,
Puccini”
“Lirica?”. Sesshomaru percorre
con l’artiglio il bicchiere. Il cognac sonnecchia sul
tavolino; lo versa solo per abitudine (e lo stomaco ha smesso di preoccuparsi).
Se Naraku evita autori inglesi, lui può considerarsi
esonerato.
Naraku annuisce sornione. Trasformare un’opera lirica in lavoro
teatrale è sempre stato il suo sogno. Soffia il fumo e ammicca pericoloso. “E 4.48.
Avrò bisogno di te” sussurra calcando il sorriso.
Appunto: se.
“Campo minato”. Sesshomaru
sistema meglio gli occhiali e strappa la busta. L’assegno del premio.
“Quale?” Naraku
passeggia –al solito- per lo studio.
“Entrambi”. Sesshomaru ripiega
lettera e assegno, ignora gli occhiali che sono scivolati lungo il naso
(sottile) e passa al resto della posta. Editore,
bolletta, invito di Kagome – la tortura.
“Pessimista”
“Realista” lo corregge
Sesshomaru.
Naraku sogghigna e spegne la sigaretta. “Ma
io ho il migliore ad aiutarmi” e fa
dondolare davanti agli occhi la nuova targa. La quinta.
“Non provarci” Sesshomaru sibila
strappandogli la cornice. Pensa al tappeto –orribile, ma è un ricordo; pensa
alle poltrone. Sua madre non approverebbe; per niente- ci è
affezionata, a quelle vecchie poltrone.
“Vedremo, vedremo”
Naraku finge
rammarico, tamburella un dito sul mento (perfettamente rasato) e alla fine si
risiede con un gesto (troppo) vago. “Piuttosto. Dove la nascondi?”
“Cosa?”
“La tua amante, ovvio”
Sesshomaru sbatte gli occhi e
deglutisce a fatica. Un (disgustoso) terrore gli storce la bocca. E Naraku ha il ghigno rilassato
di chi ti ha messo con le spalle al muro.
“La mia amante?” balbetta, la bocca secca.
“Ma
certo!” Naraku si piega sulle ginocchia e gli pianta
gli occhi accesi in faccia. “Ti ha sequestrato per due intere settimane” il
sorriso si allarga e il bicchiere si alza dal tavolino. Naraku
adora il cognac. “Non vuoi proprio farmela vedere? Deve essere bellissima”
Sesshomaru sbuffa e alza gli
occhi. Ma Naraku non lo
lascerà in pace se prima non gliela fa vedere. Sono troppo stanco si ripete mentre
affonda le unghie nel bracciolo.
“Primo cassetto” sussurra e
nasconde una smorfia dietro la mano. “Cartella rossa” precisa dopo un minuto, mentre Naraku
scartabella fra fogli e agende (il resto della cancelleria è disseminato sul
pavimento).
“Dietro il sipario” scandisce Naraku e
lancia un’occhiata (eloquente). Sesshomaru annuisce, recupera il pacchetto di
sigarette – rigorosamente hi-light- e aspetta. Con
un brivido piacevole. Naraku è veloce a leggere. Troppo, a volte.
“Divertente” ridacchia Naraku; accetta la sigaretta che Sesshomaru gli offre e la
picchietta sulla cartella. “Davvero divertente” annuisce a se stesso, convinto.
“Dovrebbe far paura” precisa
Sesshomaru; l’accendino scatta.
“Oh, ma la fa!”. Naraku preme sulle vocali e drammatizza. “La fa: un regista
teatrale eccentrico assassinato dal
suo sceneggiatore. Con una sigaretta” rigira il filtro fra le
dita. “Agghiacciante”
Sesshomaru scrolla le spalle e
riempie di nuovo il bicchiere (adora il gesto).
“Compagno Payk1”. Naraku picchietta il dito sul
foglio. Il sorriso è sempre lì. “Devo prenderlo come dedica?”
“Monito”. Sesshomaru assottiglia gli occhi e increspa le labbra.
“Dedica” ripete Naraku (convinto). “Splendida dedica”
“L’insulto è la ricompensa abituale di un lavoro ben fatto2”
Sesshomaru sbuffa, rassegnato. La
sigaretta è finita. E Naraku h capito e ignorato. Come al
solito.
“Un ottimo lavoro” conviene Naraku, e getta la cartella sul tavolino
“Per niente!” Sesshomaru si
massaggia la fronte; esasperato. “ Tu
sei ancora qui” geme.
“E non sei contento?” Naraku calca il sorriso.
Sesshomaru lo osserva da sopra
gli occhiali. Tamburella gli artigli e scopre una zanna, in un accenno
divertito. Tanto lo sa che non se li scrollerà più di dosso, quegli occhi irritanti.
“Devi indovinare”
“Indovinare” Naraku
stuzzica il labbro inferiore; finge
perplessità. Poi allarga le braccia, alza il bicchiere (troppo pieno) e ride
scuotendo la testa. La conosce –da sempre- la risposta. “Vedremo, Sesshomaru”
“Vedremo, Naraku”
Note
(1) [pauk] dal russo,
significa ragno
(2) Michail Afanas'evič Bulgakov, Il maestro e Margherita
Chiudendo
E
con questa si chiude la tetralogia.
Il Giorno è partito dalla notte e
torna alla notte. Di Parini è rimasto il titolo complessivo della raccolta e
forse qualche altro piccolo elemento, disseminato qua e là . I titoli delle quattro parti, in un certo senso; e
l’intento ironico (sperando che sia riuscito). Non satira o
commedia, semplicemente una punta divertita sulla quotidianità.
Questa
è l’ultima parte, e spero sia piacevole come le altre.
Mi
sono permessa di riassumere un po’
gli elementi delle precedenti tre. E di aggiungere una
piccola nota biografica fasulla. Ho scelto come data di nascita per
Sesshomaru il trenta gennaio per due motivi: il 30 Novembre 1900 moriva a Parigi Oscar Wilde; la data è un omaggio a lui e alla frase che mi ha
ispirata (anche se non ricordavo, subito, di chi fosse: l’individualismo è ciò che vogliamo raggiungere attraverso il
socialismo). Il secondo motivo, ovvero il mese, è
una scelta dovuta al valore intrinseco del segno dell’Acquario e principalmente
a quella peculiarità che vede l’uomo dell’acquario non ambizioso nel senso
comune del termine, non interessato al potere in se e per se, quanto piuttosto
all’indipendenza orgogliosa che protegge e alla ricerca di vasti orizzonti.
Poi,
ho giocato un po’, con lirica e teatro.
Madama Batterly l’ho scelta per la sua
ambientazione nipponica; e per la necessità di un grande regista (quale
dovrebbe essere Naraku) per traspostare l’opera lirica in opera
teatrale.
4.48 Psycosis (questo è il titolo completa), invece, è
l’ultimo dramma di Sara Kane,
compiuta a pochissima distanza dal suicidio. E’ totalmente priva di personaggi
precisi e ambientazione, così come non si riesce a comprendere se si tratta di
un monologo di una scena con più attori. Insomma: completa libertà di
rappresentazione scenica. L’ideale per Naraku.
Ma questa è anche la parte della rivincita di Sesshomaru.
Payk, come ho già accennato in nota, significa ragno in russo. E il rimando, con tutta
la novella scritta da Sesshomaru, è a Romanzo
teatrale di Bulgakov, in cui l’autore ritrae, con
ironia pungente, i mesi di collaborazione con Stanislavskij.
Questa
piccola nota conclusiva si è rilevata un po’ più lunga delle precedenti, ma era
anche l’ultima. Perdonatemene, quindi, la lunghezza.
In
conclusione, vorrei ringraziare infinitamente tutti colore che hanno seguito questa piccola
raccolta, e un pensiero speciale a chi ha avuto la gentilezza di dedicarmi
anche un po’ del suo tempo commentando. Perché le vostre gradite parole sono
state per me motivo di riflessione e spunti per forte
critica autoreferenziale. E di questo voglio
profondamente ringraziarvi.
Grazie
davvero. A tutte voi.
Lete89
Rosencrantz
Miriel67
Blackvirgo
Celina
Elyxyz
KaDe
Il Giorno
L’individualismo è ciò che vogliamo
raggiungere attraverso il
socialismo
Oscar Wilde
1. Hitoyo-una
notte
2. Un mattino
3. Un
pomeriggio
4. Una sera