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Autore: Stregatta    10/09/2008    4 recensioni
Una mattina come tante... Ma per quale dimensione?
Genere: Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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brianwho

Disclaimer e ( stavolta poco ) altro : tutto non a scopo di lucro, tutto ( ah, diamine se stavolta questa precisazione non è necessaria XD!! ) falsissimissimo e se Brian Molko mi conoscesse probabilmente mi farebbe picchiare a sangue da quel colosso del suo bodyguard. Forse a ragione.

Detto ciò, state per leggere qualcosa di... Mhm... A dir poco bizzarro.
Tutto qui, era solo per avvertirvi u.u...Enjoy XD!

(Ah, per quanto riguarda l'introduzione alla storia mi sono ispirata a The Twilight Zone - mi pare giusto specificarlo ^_^ )



Brian who?
A metà della storia




C'è una quinta dimensione, oltre a quelle che l'uomo già conosce.
È senza limiti come l'infinito, e senza tempo come l'eternità.
È la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la realtà e la finzione, tra l'oscuro baratro dell’infatuazione adolescenziale e le vette luminose dell’ispirazione artistica.
È la regione del fangirling, una regione che molto, molto spesso si trova ai confini della realtà.
Quest’oggi ci occuperemo di esplorare un’infima parte di essa, portando alla vostra attenzione un caso emblematico dei rischi che si possono talvolta correre nel possedere una fantasia eccessivamente fervida, e nell’usarla come valvola di sfogo nei momenti più plumbei della nostra esistenza… O smettere drasticamente di farlo, beninteso.


Una mattina, una delle solite mattine scandite da rituali semplici quanto ripetitivi ed irritanti nella loro cadenzata monotonia : la sveglia che trilla con compiaciuta crudeltà sul comodino, una mano che a tentoni si allunga a zittirne il canto funesto con una sonora e pesantissima manata, il notiziario che gronda sangue e sciocchezze già dalle sette e mezzo antimeridiane, un caffelatte che rappresenta l’unico appiglio al mondo reale assieme alle benedette stelline di glassa sulla superficie di quei biscottini al cacao che tanto ti ricordano un periodo in cui alzarsi era più facile e divertente, ed ogni giorno veniva inaugurato non dal rumore metallico di un apparecchietto meccanico, ma dal buongiorno odoroso di buono della mamma.
Un ultimo istante per crogiolarsi nella filosofica convinzione che all’uomo in quanto homo non sapiens sapiens piace farsi del male in nome di principi quali la puntualità e la fedeltà al proprio lavoro ma di principi anche più nobili preferisce sbattersene altamente le palle, e poi via, verso il bagno.
Ed è lì che un meccanismo oliato e collaudato da anni di esperienza arriva ad una battuta d’arresto imprevista, nonché surreale nelle proprie dinamiche.
Insomma, non è che capiti tutti i giorni di trovare Brian Molko a mollo nella propria vasca da bagno.
Katie ( questo il nome della nostra – più o meno – eroina ) resta sulla soglia del bagno, impietrita dalla sorpresa e dallo sgomento.
L’uomo, frutto o meno della sua immaginazione, non sembra intenzionato a prendere coscienza del fatto di essere osservato : rimane languidamente immerso fra la schiuma profumata e strabordante della vasca, gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro come se dormisse.
Una paperella solitaria solca a fatica il pelo dell’acqua accanto a lui, incagliandosi fra un baffo di schiuma e l’altro, mentre Katie decide finalmente di risvegliarsi dal suo torpore e di agire da persona lucida e ragionevole… Più o meno, in quanto lei stessa è consapevole dell’intrinseca stupidità del proprio approccio nei confronti della rockstar assopita : - Scusami… Ma tu chi diavolo sei?-
Brian apre gli occhi, con aria confusa.
Il suo sguardo opera un’attenta panoramica della piccola stanza attorno a sé, prima di posarsi lento e vagamente disgustato sulla giovane interlocutrice : - Prego? –
Katie è spiazzata. Estremamente spiazzata.
Essendosi ripresa dall’iniziale stupore, si rende conto perfettamente che il tipo che l’ha appena apostrofata in maniera tutt’altro che cortese non può di certo essere il vero Brian Molko.
Insomma, sarebbe assurdo, sarebbe inconcepibile, sarebbe una situazione impossibile da descrivere anche in una fanfiction di quart’ordine.
E proprio per questo la ragazza pensa a quella folle della sua migliore amica, Lizzy : le viene finalmente da pensare che tutta quell’assurda situazione altro non sia che uno scherzo magistralmente architettato da lei.
Per questo Katie ritrova un minimo di presenza di spirito, per replicare con tono ironico : - Ah-ah, molto divertente. Sul serio, da morir dal ridere… Ti ha mandato Lizzy, non è vero?-
“Brian” la fissa apertamente perplesso, per poi sillabare gelido : - Non so di cosa tu stia blaterando, e non so neanche chi tu sia… Ma se non esci immediatamente da questo appartamento sarò costretto a chiamare la polizia.-
Mhm, se quello non è Brian Molko deve esserselo comunque studiato bene.
- Farò finta di non aver notato la tua scortesia… Comunque, io sono la proprietaria della vasca nella quale stai sguazzando in questo istante e della paperella con cui stai giocherellando. Tu invece ancora ti rifiuti di rivelarmi la tua identità e come sei entrato in casa mia… Ma già, Lizzy ti avrà dato le chiavi.- argomenta con calma Katie, poggiandosi allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto, in attesa di ricevere spiegazioni riguardo la presenza dell’uomo in casa sua.
Spiegazioni che “Brian” non sembra granchè intenzionato a fornirle : - Ok, ormai credo di aver capito di aver a che fare con una pazza patentata… Non so se sei anche pericolosa, ma per ora non lo sembri abbastanza… Anche se nel dubbio mi vedo costretto ad assecondarti come si fa di solito con quelli come te.-
L’uomo si indica le labbra con entrambi gli indici, come ad invitare Katie a prestare attenzione non solo al suono della propria voce ma anche al labiale del proprio discorso : - Brian Molko. Ripeti insieme a me… Bri-an Mol-ko.-
I sentimenti di Katie cambiano di nuovo alla velocità di un fulmine  : dallo stupore iniziale alla consapevolezza di essere vittima di uno scherzo la ragazza passa ad essere decisamente molto, molto alterata.
Quel tipo è davvero odioso! Insomma, lo scherzo è sfumato in poco meno di una manciata di  secondi e lui persevera nel cercare di renderlo credibile facendo pure lo stronzo?!
- Certo, certo… L’accappatoio è in quell’armadietto, quando hai fatto.- lo liquida sbrigativamente Katie, nonostante senta forte l’impulso di mettergli le mani addosso e, nonostante le circostanze, non per approfittarsi fisicamente di lui.


Si siede sul letto, aspettando che “Brian” esca dal bagno e scuotendo la testa.
Non le riesce di comprendere come Lizzy abbia trovato tempo e voglia di propinarle una burla simile… Ma d’altro canto le pare un buon segno, visto che negli ultimi tempi la sua amica, se non è al lavoro o non è accanto alla madre malata, sembra capace solo di mettersi di fronte allo schermo del computer e scrivere, scrivere, scrivere.
Non che prima non usasse trascorrere molto tempo impegnata in tale attività, ma da quando è iniziato il lento e purtroppo inesorabile declino della salute della mamma ciò che prima era un hobby è divenuto una valvola di sfogo.
Per Lizzy è dannatamente importante svagarsi in quella maniera, anche se da qualche giorno le ha confidato che non le riesce più di tanto… Forse per via del trasloco che le ruba del tempo prezioso, o forse è l’idea che la malattia di sua madre sia divenuta talmente grave da richiedere la sua assistenza continua,  costringendola addirittura a trasferirsi da lei, ad abbatterla ulteriormente e a succhiarle via energia e spunti creativi.
Sono solo fanfictions, certo, ma quanto deve farle male il rinunciarvi…
Katie è costretta a distogliere la mente dalle proprie riflessioni quando il suo sguardo si ritrova ad incrociare la traiettoria di quello di “Brian”, avvolto in un accappatoio azzurro e a piedi nudi sul parquet della camera da letto.
La ragazza commenta : - Sei uscito dal bagno.-
- E tu sei seduta sul mio vestito. Con questo dichiaro conclusa la nostra gara a chi spara l’ovvietà più grossa.-
Katie strabuzza gli occhi, ripetendo confusa : - Vestito…?-
“Brian” inclina da un lato la testa, sorridendo leziosamente nel cinguettare con finta gentilezza : - Sì, tesoro, quel tubino nero ipercostoso che stai erroneamente utilizzando come cuscino.-
Come punta da uno spillone, Katie si alza in piedi di scatto, accorgendosi finalmente di essersi proprio accomodata su quanto appena descritto da “Brian” .
Katie non fa in tempo a sollevare l’abito per esaminarlo con curiosità divertita che l’uomo glielo strappa di mano, sibilando un venefico – Grazie.- all’indirizzo della ragazza.
La ragazza lo guarda, incominciando improvvisamente a ridacchiare, incredula, e Brian le domanda in tono piccato : - Bè? Che hai da ridere adesso?-
- Certo che avete del fegato a farvi vedere conciati in quella maniera!-
- “Avete” ?-
- Tu e il vero Brian Molko.- spiega succintamente Katie, avvicinandosi all’altro e passando in rassegna ogni particolare del suo volto attentamente per la prima volta da quando se l’è ritrovato in casa.
È quasi grottesco il modo in cui ognuno dei lineamenti di quel tizio sembri ricalcare con esattezza quelli del soggetto impersonato.
Stessi occhi, stesso naso, stessa bocca, stessa voce… E stesso modo di fare, per quanto ha avuto modo di comprendere dall’esperienza pur sempre esigua ottenuta in materia di Placebo.
Insomma, per quanto possa piacerle il gruppo e relativo front-man di loro non ha una conoscenza approfondita quanto quella praticamente decennale di Lizzy.
- Certo che tu gli somigli davvero un casino… Sei praticamente la sua copia perfetta.- ammette la ragazza, picchiettandosi un indice sul mento pensierosa.
Solo in quel momento si accorge di essere anch’essa oggetto di un esame attento da parte di “Brian”, che la osserva da un po’ con occhi ridotti a due fessure rilucenti di purissimo ed evidentissimo astio.
- Uh? Che hai ? – lo interroga Katie, e la risposta di “Brian” non si fa attendere : - Che ho? Devo farti un disegnino? Devo dirtelo in…Che so, francese? Tedesco? Spagnolo? Devo mimartelo? Devo … Ah, non lo so! Cosa cazzo devo fare per convincerti del fatto che io sono davvero il fottutissimo Brian Molko dei fottutissimi Placebo?! –
Adesso la situazione inizia davvero a non essere più tanto divertente, perché il tipo o è un fine commediante oppure è un mitomane catapultatosi chissà come nel suo appartamento per usare la sua vasca… E qualunque sia l’opzione giusta, di sicuro deve avere qualche rotella fuori posto.
- Senti, per un po’ è stato quasi spassoso relazionarmi con te in questa maniera contorta e vagamente insana, ma ora mi sto stancando!-
“Brian” emette una risatina secca, allargando le braccia ed esclamando esasperato : - Bè, se tu ti stai stancando figurati come posso stare io!-
Katie non replica : gli rivolge un’ultima occhiata, prima di infilare il corridoio con sicurezza.
- E adesso dove vai?- le dà una voce “Brian” dalla camera da letto nel quale è rimasto, e per contro la ragazza si presenta un attimo più tardi con una scala pieghevole sottobraccio.
“Brian” sembra ammutolirsi di colpo : assiste silente allo spettacolo che la ragazza dà di sé nel divaricare la scala goffamente e nel porla accanto ad una parete, salendovi sopra.
L’uomo si acciglia di nuovo, e con le mani sui fianchi pronuncia recisamente : - E adesso che stai combinando, in nome del Cielo?-
Mentre armeggia con la cornice di un quadro, Katie trova il tempo di replicare tranquillamente : - Cerco le telecamere, no? Immagino che Lizzy debba averle sparse un po’ per tutta la casa, per essere sicura di riuscire a filmare tutto questo simpaticissimo schifo di burla… Anzi, se magari mi indicassi l’ubicazione esatta di ognuna mi faresti un favore!-
“Brian” dal basso si finge dispiaciuto e portandosi una mano al cuore mugola : - Oooh, vorrei davvero aiutarti, ma sai com’è… È difficile cercare qualcosa che non esiste, dolcezza! –
- Ah, ma piantala una buona volta! E comunque ancora non so come ti chiami veramente… Non so te, ma di solito io litigo così di gusto solo con persone di cui conosco l’identità anagrafica!-
Katie gli lancia uno sguardo di sottecchi nel momento stesso in cui “Brian” alza gli occhi al cielo, con espressione comicamente languida, e continua a parlare, scendendo pian piano dalla scala : - Va bene, per incoraggiarti ti rivelerò il mio nome, anche se non te lo meriti… Katie. Katie De Luca.-
Con disinvoltura Katie sventola una mano praticamente sotto il naso del compagno per farsela stringere, pigolando timidamente : - Non mangiarmela, please.-
Sollevando un sopracciglio con aria sdegnosa, Brian acconsente riluttante a concedere una stretta di mano breve ma energica alla propria avversaria, che sorride trionfante senza dir nulla.
Dopo quel gesto fra i due cala il silenzio più totale.
Un silenzio estremamente lungo ma che a Katie non dispiace, in quanto le sa di vittoria sull’uomo che si trova di fronte e la sta fissando in modo vagamente stordito.
Certo, ovviamente dopo circa un minuto di totale assenza di parole qualcosa va pur detto… E Katie assolve al compito azzardando un breve : - Allora?-
- “Allora” che?-
- Ah, e poi sarei io la cretina? Il-tuo-vero-nome-s’il-vous-plâit!-
-…DIO CRISTO, BASTA!-
- Oh, hai perfettamente ragione, solo che “basta” lo dico io! Ma come puoi andare avanti con questa storia ridicola? Pensavi davvero che credessi che una rockstar di successo mi fosse  piombata in casa per farsi un bagno?? – esclama animatamente Katie, ricordandosi poi di abitare in un condominio e che urlare a quell’ora di mattina potrebbe distogliere diversi e più fortunati di lei inquilini dal loro sonno ristoratore.
E l’ultima cosa che desidera quel giorno è trovarsi a gestire le bizze di un esercito di anziani inferociti, oltre a quelle dell’individuo fuori di testa che si trova di fronte.
- “Piombata in casa” ? Devi avere qualche problema d’udito… Questa è casa mia, te l’ho già detto.- afferma tranquillo il ragazzo, incrociando le braccia sulla spugna azzurra dell’accappatoio chiuso  sul suo petto.
In quel momento Katie comprende che l’unico modo di mettere fine a quella farsa è sbattere in faccia all’invasato la realtà dei fatti.
- Ok… Tralasciando il fatto che in questo appartamento ci vivo da ben due anni, vuoi sapere perché è assolutamente impossibile che tu sia Brian Molko?- lo apostrofa con tono di sfida la ragazza.
Una sfida che “Brian” raccoglie senza batter ciglio : - Oh, sì, sono curioso!-
Katie sorride maligna, e lo oltrepassa come una saetta, andando a rovistare in un pacco di riviste impilate ordinatamente sul comodino accanto al letto : scartabellando alacremente, arriva ad esalare un soddisfatto “Bingo!”, afferrando un settimanale posto a metà della colonna cartacea.
Avanzando verso “Brian” Katie sembra tornare seria ; gettando la rivista sul materasso sillaba pianamente : - Ecco perché non puoi essere lui.-
“Brian” prende in mano il giornale con circospezione, esaminando scrupolosamente la copertina.
Un sogghigno ironicamente soddisfatto torna ad inarcare le labbra di Katie, nel registrare l’espressione sul volto del ragazzo.
Al colmo dello stupore, “Brian” infatti ha spalancato occhi e bocca in una smorfia piuttosto ilare, rimirando una foto di…Sé stesso campeggiante in copertina.
Un sé stesso estremamente diverso, con qualche anno in più sul volto e con decisamente un differente gusto in fatto di abbigliamento.
- E’ anche per questo che lo scherzo non avrebbe potuto funzionare… E mi stupisco che Lizzy possa averlo creduto.- spiega con semplicità Katie, ma “Brian” non sembra ascoltarla, troppo preso a sfogliare ansiosamente le pagine della rivista, evidentemente alla ricerca dell’articolo dedicato ai Placebo.
Per questo Katie continua a parlare, come a volerlo calmare e rassicurare : - …però ammetto che tutto sommato vederti mi abbia dato un bel brivido, eh! E forse alla fine lo scopo ultimo era questo… Insomma, sei proprio uguale all’originale! Sei un suo parente ? –
Nessuna risposta.
- Ehi, non prendertela così, dai!-
- … non può essere vero.-
- Come?-
“Brian” si accascia sul materasso stringendo ancora in mano la rivista, incapace di staccare gli occhi dalla copertina di essa : - Non… Non è possibile…-
Katie lo vede impallidire e tremare, e si precipita immediatamente al suo fianco : - Ehi… Che ti prende? Ti senti male?-
- Non lo so… Cioè, mi sento… Oddio… Ma io sono…Io sono davvero… - farfuglia il ragazzo, spaventando sul serio la giovane.
Diamine, e adesso che cavolo gli sarà preso? Sta davvero male, o sta fingendo?
Prima che possa informarsi sulle sue condizioni, “Brian” solleva lo sguardo sul volto di Katie, mormorando istupidito : -… io pensavo di essere lui. Io… Lo sono, senza dubbio. È solo che… Quelle foto, e…In che anno siamo?-
- Siamo nel 2008…- replica debolmente Katie, arrivando a comprendere che quella del ragazzo potrebbe non essere una messinscena.
Sembra che debba essere colto da un attacco cardiaco da un momento all’altro : sta tremando sul serio, e le sue mani sono freddissime, come se invece di quelle di un essere umano in carne ed ossa stesse stringendo quelle di un fant…

…oh, santissimissimo Iddio.


Katie balza in piedi, sentendo improvvisamente ogni singolo capello sulla sua nuca drizzarsi dal terrore.
“Brian” la guarda senza capire, e quando la giovane comincia a tastare le sue spalle, le sue braccia e la sua schiena alla ricerca di un briciolo di calore corporeo in grado di confermarle di non trovarsi di fronte ad un poltergeist le chiede : - Dì un po’, ti sembra il caso di darci alle intimità fisiche in una situazione  come questa?-
Katie arrossisce, irritata dall’ironia del ragazzo : - Sto cercando di appurarmi che tu esista veramente! -
- Bè, in effetti in molti se lo chiedono, dopo avermi incontrato…- annuisce “Brian”, sospirando e sorridendo vanitosamente.
La ragazza rotea gli occhi verso l’alto, come reazione a quello sfogo di narcisismo, e constata : - Ok. Ad occhio e croce direi che sei troppo caldo per essere un ectoplasma… E con “caldo” non intendo dire quello che pensi tu.-
- Tu credevi che io fossi un fantasma?- esclama “Brian”, scoppiando poi a ridere sgangheratamente, e Katie lo riprende severamente : - Io perlomeno sto cercando di capirci qualcosa… Ma se hai già qualche idea riguardo a quello che puoi esserti successo spara pure.-
Quelle parole sono esattamente ciò che ci vuole per far tornare serio il giovane, che scuote il capo sconsolato, ammettendo : - Non ne ho la minima idea. Cioè, ricordo il mio nome – che a quanto pare non è nemmeno mio -, ricordo i miei compagni di band, ricordo di stare insieme a Stefan, ricordo questa casa…-
- Frenafrenafrena…Cosa hai detto?- lo interrompe Katie, incredula.
Decisamente in quel discorso c’è qualcosa che non quadra… Non quadra per niente.
- Uh?- mugola “Brian”, per essere poi imbeccato da una spazientita Katie : - Quella cosa di Stefan!-
- Bè, noi due stiamo insieme, lo sanno tutti. Insomma, potrei tranquillamente dirti come ci siamo conosciuti, e anche la data precisa del nostro primo bacio e una sfilza di altri particolari.-
Il discorso fatica sempre più a sembrare di senso compiuto, alle orecchie di Katie.
Sì, certo, il cantante ed il bassista dei Placebo non si sono mai preoccupati di non dare adito a simili dicerie – ci sono testimoni oculari e materiale in abbondanza, al riguardo – ma di una cosa si può star certi : che i due abbiano una relazione o meno di sicuro ciò non è di pubblico dominio…Non è neanche ufficioso, per dire!
La ragazza si schiarisce la voce, sentendo d’improvviso la gola estremamente secca.
La faccenda si intrica sempre più, e non sembra volersi dipanare se non a costo di brancolare nel buio inseguendo ragionamenti assurdi e tortuosi.
Può semplicemente trattarsi di un ragazzo in preda ad uno strano caso di amnesia, o di uno psicopatico o un di mitomane, o …Qualunque cosa.
Ma comunque Katie sente di non poter più gestire la situazione da sola, e visto che ci sono dei particolari che la angustiano e la portano a elaborare ipotesi decisamente strambe riguardo all’identità di “Brian”, decide di rivolgersi alla persona che fin dall’inizio ha ritenuto responsabile di quell’insolito pasticcio.


- Pronto?-
- Ciao, Lizzy!-
- Katie, tesoro! Ora non posso parlare, stavo per uscire di casa… Ma tu non sei al lavoro?-
- Ehr… No, è sopraggiunto un…Imprevisto e sono dovuta rimanere in casa! Comunque… Avrei bisogno del tuo aiuto.-
- Adesso?-
- Decisamente adesso.-
- Ma veramente sarei anche un po’ in ritardo…-
- Lizzy, non te lo chiederei se non fosse estremamente importante.-
- Mhm…-
- Lizzy, ti prego.-
- Ok, rompiscatole… Arrivo fra cinque minuti.-
- Grazie… A dopo!-

Katie riaggancia il cordless, soddisfatta : torna in camera da letto, rivolgendosi a Brian per informarlo : - Ho appena parlato con una mia amica…-
- …Lizzy, lo so.- la previene “Brian”, saltellando ed allungando le braccia all’indietro verso la schiena nel tentativo di chiudere la cerniera lampo del suo vestito.
Katie ridacchia, costringendolo a fermarsi e adempiendo al compito al posto del ragazzo : - Hai un udito fine.-
- Eri solo in corridoio, in fondo.- si giustifica il ragazzo, riaggiustandosi le spalline con cura certosina e aggiungendo subito dopo : -… e poi sapevo che avresti chiamato lei, anche se non me l’hai detto.-
- Ti avevo solo avvertito che sarei andata a fare una telefonata… Avrei anche potuto chiamare la polizia.-
Brian si gira, avvicinandosi alla ragazza e domandando sommessamente con un piccolo sorriso : - Ti sembro pericoloso?-
- No, mi sembri confuso. E anche piuttosto stronzo, a dire il vero. – scherza Katie, anche se non  troppo.
Nonostante tutto, “Brian” non le sembra veramente tanto schizzato da poterle fare del male.
È solo un tantino irritante, e smarrito.
Katie lo guarda mentre si avvicina alle foto incorniciate ed appese alle pareti con distratta curiosità, ed emette un leggero sospiro.
Le piacerebbe davvero dargli una mano, ed in una qualche misura sente di essere l’unica a poterlo fare.
Insomma, in fondo lo ha trovato lei. Dovrà pur esserci una ragione.
- Questa ragazza accanto a te è Lizzy.-
Quella di “Brian” è una constatazione, più che una domanda.
È fermo di fronte ad un’istantanea e la fissa con estremo interesse, smettendo di farlo solo per incontrare lo sguardo di Katie e ricevere conferma di quanto affermato poco prima.
- Come… Come lo sai?- mormora confusa la ragazza, ricevendo in cambio una risatina divertita da parte dell’altro : - Bè, è scritto proprio qui in basso…”Katie e Lizzy per sempre amiche”. Molto adolescenziale, ma se è un proposito sincero chi se ne frega?-
- Lo ha scritto lei… E lei è effettivamente un po’ adolescenziale.- riconosce obiettivamente Katie, sollevando le spalle con noncuranza.
Appropinquandosi a “Brian” Katie prosegue nel suo discorso assorto : - Ci conosciamo da una vita, e siamo praticamente come sorelle.-
“Brian” annuisce lentamente senza parlare, giocherellando nervosamente con una spallina del vestito.
Katie sorride, comprendendo lo stato d’animo del giovane, e gli passa cordialmente un braccio attorno alle spalle : - Andrà tutto bene, tranquillo.-
Il ragazzo annuisce di nuovo, anche se a vederlo non sembra persuaso dalle parole di Katie.
- Senti… Che ne dici nel frattempo di toglierti quell’affare e indossare qualcosa di più comodo?- lo invita la giovane, tentando di tirarlo su di morale.
-… tanto più o meno dovremmo avere la stessa taglia, no?- ribatte ironicamente “Brian”, e Katie ridacchia aprendo un’anta dell’armadio e disegnando un’ampia curva per aria per mezzo del suo braccio, mentre declama con tono solenne : - Servitevi pure, mio caro ospite!-



Uno scatto sonoro si fa strada dal corridoio sino a giungere alle orecchie di Katie e “Brian”, facendo da apripista ad una voce allegra ma leggermente affannata : - Ecco uno dei motivi per cui traslocare non è stata poi una cattiva idea… Sei piani senza ascensore! –
Un acciottolio frenetico di tacchi punteggia il silenzio dell’appartamento, coperto solo dallo stentoreo richiamo di Katie : - Sempre a lamentarti! Sappi che a questo punto rivoglio la tua copia delle chiavi!-
Il rumore di tacchi si avvicina alla camera da letto, e con esso naturalmente anche la proprietaria di quelle scarpe così esageratamente cicaleggianti.
- Mhm, mi ricevi in camera? Mi fai davvero sentire una privilegiata!- sorride Lizzy, affacciandosi sulla soglia del locale, i capelli biondi e ricci che le rimbalzano allegramente sulle spalle.
Katie non fa in tempo ad accoglierla con lo stesso gioviale slancio che anima il modo di fare dell’amica che subito la vede rabbuiarsi in un’espressione stranita, in quanto accortasi della presenza di “Brian” umilmente seduto sul materasso, le mani intrecciate in grembo e il volto apparentemente vuoto, privo di emozioni .
Il silenzio pesa come una zavorra sull’atmosfera della stanza, fino a quando non interviene la risata scrosciante di Lizzy ad interromperne il flusso.
- Oddio, Katie… Cos’è, uno scherzo?-
- Ammetto di aver reagito allo stesso modo stamane, nel ritrovarmelo immerso nella vasca da bagno.- le concede Katie, mentre “Brian” non sembra ancora intenzionato ad interrompere il contatto visivo con Lizzy, come fosse ipnotizzato.
- Lui era… Nella tua vasca da bagno?- mormora sbalordita la bionda, distogliendo a forza lo sguardo da quello del ragazzo poco distante.
- Già. E anch’io ho pensato ad un tuo scherzo, visto che solo a te possono venire in mente certe idee…-
Katie non è sicura che Lizzy la stia ascoltando : quest’ultima si morde le labbra pensosamente, scrutando con attenzione la terza persona presente insieme a loro, come cercando un qualsiasi particolare che possa suffragare l’ipotesi di stare vivendo un sogno senza alcuna corrispondenza con la realtà.
Si riscuote, difendendosi freneticamente : - No, no! Te lo giuro, Katie, io non c’entro nulla! Insomma, neanche lo conosco… Chiunque egli sia!-
“Brian” a quelle parole sembra scattare come una molla : i suoi occhi brillano di una luce imperscrutabile, mentre apostrofa Lizzy con un chissà in qual percentuale casuale : - Dì un po’, Lizzy… Come sta tua madre?-
La sorpresa che si può agevolmente distinguere sul viso di Katie altro non è se non un fedele riflesso di quella di Lizzy : -… mia madre?-
- Già. So che ultimamente non se la passa granchè bene, no? È per questo che hai dovuto trasferirti a casa sua…-
Lizzy cerca immediatamente di rivolgersi all’amica per ottenere spiegazioni riguardo al fatto che quello strambo sconosciuto possa saperla così lunga a proposito della propria vita privata, ma il ragazzo si intromette subito, liquidando sbrigativamente ogni presunta responsabilità di Katie : - No, lei non mi ha detto nulla… Lo so e basta. Lo so… Perché adesso ricordo. Io ti conosco. E tu conosci me dannatamente bene.-
Le due ragazze seguono senza fiatare i movimenti del loro interlocutore, che si avvicina a Lizzy quel tanto che basta a fronteggiarla, mormorando affranto : - So che stai soffrendo… Ma perché mi hai cacciato via, Lizzy? Io… Io ti ho aiutato tante di quelle volte a farti star meglio… E tu mi hai abbandonato, così…-
Sospira, prima di completare il discorso : -… mi hai lasciato a metà della storia.-

- Ancora non ci credo.-
Lizzy, sdraiata sul letto, si cinge le tempie con entrambe le mani, come a tenere insieme la mole di pensieri che minaccia di sfondarle il cranio per la pressione provocata dalla loro presenza.
È la prima frase che pronuncia da quando lei e Katie sono rimaste da sole, poiché “Brian” ha deciso di non rivolgere loro più la parola, rintanandosi in soggiorno a guardare la TV.
Sembra essersi offeso da morire… E forse ha un po’ ragione di esserlo.
- Forse è più normale di quanto crediamo, che ne sai… Magari può succedere in condizioni di forte stress emotivo e fisico, vista anche la tua condizione attuale.- argomenta Katie, e Lizzy replica scettica : - Se fosse così, perché non si è mai sentito parlare di episodi simili?-
- Tu andresti in giro a raccontare qualcosa del genere?-
- Direi di no… E infatti non lo farò.-
- Giusto, in fondo è una faccenda fra te e lui… O fra due parti di te stessa, in un certo senso.-
- Aaaah, Katie! Questa cosa è assurda!- protesta veemente Lizzy, afferrando un cuscino da sotto le coperte e affondandoci il volto con energia, facendo ridere l’amica : - Su, su… Il suicidio teniamolo come via di fuga per le esigenze più estreme, ok?-
- Mhm…- il mugolio frustrato di Lizzy si smorza nell’imbottitura del guanciale, e così anche il suo flebile : - Katie?-
La ragazza strascica un lento : - Dica.- come risposta, e l’altra sposta il guanciale dalla bocca, domandando : - … ma perché è tornato proprio qui, invece di venire direttamente da me?-
- Forse perché qui è nato e vissuto felicemente, prima che tu lo sfrattassi per far posto ad altro nella tua mente.-
- Non dire così! Io non volevo lasciare la storia a metà. È stato lui ad andarsene, assieme a tutta la mia ispirazione… Che posso farci se ho questioni più urgenti da risolvere di una fanfiction incompleta?-
Katie fa spallucce : - A quanto pare a lui delle tue questioni più urgenti non importa un fico secco. Non è una persona vera, in fondo… È una tua creazione, dipende da te in tutto e per tutto. Non puoi biasimarlo perchè ce l’ha un po’ con te.-
- A me non sembra tanto dipendente dalla mia volontà, se ha addirittura la capacità di mettere le gambe e andarsene a spasso tranquillamente!-
- Non è andato a spasso… È solo tornato nel posto in cui è stato felice, e non puoi biasimarlo neanche per questo.-
- Mhmpf.-
- Lizzy, levati quel cuscino dalla faccia.-
La giovane esegue l’ordine alla svelta, scaraventando il guanciale dall’altro capo della stanza con un lancio alimentato dalla frustrazione che decide di sfogare anche verbalmente : - Comunque è irragionevole e cocciuto! Voglio dire, perché deve rifiutarsi di venire a casa insieme a me?-
- Lizzy, tu adesso lo rivuoi con te solo perché da personaggio di fantasia si è trasformato in un ingombrante proiezione in carne ed ossa di essa…Anche lui ha un orgoglio, e non cederà subito, senza fare storie!-
- Lo so che ha un orgoglio, l’ho creato io così!-
- E allora non lamentarti.-
Per un istante tutto tace.
- Katie?-
- Mhm?-
- Dovrei chiedergli scusa?-
- No, dovresti completare la sua storia.-
Lizzy geme esasperata, scalciando energicamente : - Aaaah, lo sai che lo vorrei! Sai quanto odio quello che mi sta accadendo… Non mi sono mai sentita tanto vuota, tanto priva di forze. E proprio ora, per giunta, quando ne avrei più bisogno. Sono talmente… Sfinita da non aver voglia di scrivere. E di certo il suo atteggiamento non aiuta!-
Katie si volta ad affrontare l’amica con sguardo addolcito da una buona dose di comprensione, e sussurra piano : - Facciamo così… Almeno prova a buttar giù qualche idea, quando torni a casa e soprattutto quando hai tempo. Dedica un po’ d’attenzione anche a lui… Anzi, a te stessa. E forse, chissà, magari deciderà di perdonarti…-
Rotolando pigramente su un fianco Katie scende dal materasso e si sgranchisce le giunture in un riflesso automatico.
Abbassando ulteriormente il volume della sua voce, la giovane ultima l’esposizione della propria idea con un reciso : -…e magari deciderai di perdonare te stessa, per non essere perfetta e per aver bisogno anche dei tuoi spazi.-


Il giorno seguente la routine giornaliera sembra essersi assestata di nuovo su ritmi tranquilli e rassicuranti nella propria pur sempre irritante monotonia.
Il primo pensiero sparato con forza dalla sua mente a perforare la nebbia delle percezioni stordite dal risveglio coatto delle sette e mezzo di Katie è quello di andare a controllare Brian, che ha deciso di trascorrere la notte nel suo appartamento.
Apre la porta dell’ex-camera di Lizzy, divenuta una comune stanza per gli ospiti, e sobbalza sconvolta.


- Pronto?-
- Sono io.-
- Katie! Che c’è, adesso? Un’altra fuga indesiderata di personaggi immaginari?-
- No, no… Volevo solo chiederti se hai seguito il mio consiglio di ieri.-
-… direi proprio di sì. E pensa che l’ho fatto stanotte! Ero troppo agitata per dormire, così mi sono alzata e ho acceso il pc e… Voilà! Sono ad un passo dalla fine della storia! Non è pazzesco?-
Katie non replica subito all’entusiastico resoconto della nottata fornitogli dall’amica : fissa con un lieve sorriso le lenzuola disfatte del letto dinanzi a sé, abbandonato dal suo precedente beneficiario, e mormora compiaciuta : - Già… Proprio pazzesco.-

   
 
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