CAPITOLO 8
Dirò la
verità. Mi aspettavo di svegliarmi da un momento all’altro, sudato ed eccitato
ma ciò non successe. Ci masturbammo a vicenda e finito il tutto la sua faccia
non svanì. La voce di mia madre non irruppe nella stanza che, da quella di Trunks,
ogni mattina diventava di colpo la mia portandomi fuori da quei sogni. Nulla che
appartenesse alla routine successe. Tutto rimase troppo calmo, troppo uguale al
momento precedente. Era successo alla fine. Nulla di speciale, nulla che non
avessi già provato ma era successo no? Era abbastanza.
Mi alzai e,
dopo essermi riallacciato i pantaloni andai a prendere un bicchier d’acqua. Mi sedetti
al tavolo della cucina e rimasi li a sorseggiare. Effettivamente
non avrei dovuto sentirmi così, insomma, Trunks mi aveva fatto una sega e io mi
sentivo come se avessi appena finito di fare i compiti. Nulla di sbagliato ma
nemmeno eclatante. Semplicemente una cosa che è successa e non aveva motivo di
non accadere, tutto qua.
Dopo una decina di minuti il senso di vuoto che persisteva
cominciò a farmi paura. Quel pomeriggio non tornai di sopra. Aprii la porta e
me ne andai.
Rimango a
fissare il muro di fronte a me. Ma che ho fatto??
Goten ora è
di sotto, o almeno credo. Gli ho fatto una sega e lui ne ha fatta una a me. Da non
crederci!
Ora, per la
prima volta dopo tanta sicurezza in me stesso, ho paura. Paura della sua
reazione, paura del fatto che mentre ero con Goten mi sembrava tutto così
dannatamente naturale, come se dovesse succedere da un momento all’altro. Probabilmente
ho finito la mia sicurezza qualche minuto fa.
Non ci siamo
baciati. È stato più un bisogno fisico che altro. O almeno questo è quello che
tento di ripetermi da un po’.
Io avevo voglia e il fatto che per la seconda volta si fosse
eccitato ad un millimetro da me, SOTTO di me, ha fatto nascere in me questa
strana idea che ho, ancor più stranamente, realizzato. Avrei dovuto sentirmi
appagato, almeno come quando mi toccavo da solo, se non di più, ma sembrava che
il senso estatico di piacere che succede di solito, l’atto, venisse soffocato
da un peso sul petto.
Piansi. Piansi
tutte le lacrime che avevo. Piansi fino ad addormentarmi. Mi sveglio alle tre
di notte. Strano. Posso rimanere in piedi a vedere l’alba. Francamente tutta
questa situazione mi sta mandando al manicomio. Non so, ho la netta sensazione
che qualcosa di grande, sconvolgente stia per esplodere ma rimango in questa
bolla. Mi sembra di guardare una corsa di macchine a rallentatore. Tutto è
calmo, pacato e io continuo ad avere questa punta di irritazione, come a dire “mondo,
ma ti vuoi muovere??”.
Non mi
ricordo perché al mio ritorno sono scoppiato in lacrime. Ero confuso e allo
stesso tempo troppo vigile. Non ricordo nemmeno sforzandomi, il momento in cui ho
smesso di piangere e sono caduto tra le braccia di Morfeo.
Rimango sveglio a fissare la
finestra. Tra poco è l’alba. Chissà cosa starà facendo Goten? Improvvisamente mi
vedo, preso da un familiare impulso, scavalcare la finestra, spiccare il volo,
andare da Goten che probabilmente ora starà dormendo, sollevare la finestra e
accoccolarmi accanto a lui sotto le coperte. Come a dire “chissenefrega di
tutto, il mio posto è qui”, ma quando tutto si dissolve sono ancora in camera
mia. Il mio corpo, solito a scattare in momenti come questo, non ne vuole
sapere di raggiungere la fonte della mia insonnia. Porterebbe risposte a
domande che non voglio pormi e quesiti a cui non saprei rispondere, così mi
limito a stare qui. Guardo il sole che nasce e, in qualche modo, mi sento più
vicino a Goten, più di quanto non lo sarei stato se mi fossi accoccolato
accanto a lui. L’unica pecca è non sentire il suo profumo.
Il sole ha
cominciato a nascere. Potrei prepararmi per la scuola, potrei preparare la
colazione per tutti, potrei… non lo so nemmeno io. Non ho voglia di fare nulla
eppure l’irritazione che mi accompagna da ieri mi rende fastidiosamente iperattivo.
Il sole oggi sembra diverso. Rilascia strane luci in tutto il cielo. Mi ricorda
qualcuno ma sono troppo, come dire, immobile, sia fisicamente che mentalmente,
per portare a termine il mio pensiero. Rimango così. A sentir crescere il senso
di familiarità che mi coccola dall’interno. Osservando il cielo tingersi di
tante sfumature. Di colore lilla.
Francamente vado abbastanza fiero di
questo capitolo, quindi lo posto subito!
Non lo so, quello che avevo in mente
si trasformava in maniera particolarmente verosimile in parole e la cosa mi ha
permesso di risparmiare tanto tempo che avrei impiegato a cercare di pensare e,
di fatto, a innervosirmi.
Bene, spero vi sia piaciuto il
capitolo, ci vediamo alla prossima!
Recensite in tan…. Va beh, l’importante
è che qualcuno recensisce va!
M