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Autore: Felpato_394    05/08/2014    1 recensioni
Dovete immaginare che tutto abbia inizio un paio di anni fa, nell’estate tra la seconda e la terza media: abbronzate per il sole preso in riva al mare, addosso avete un adorabile costume a pois comprato in Italia da Calzedonia, mentre fantasticate sull’ultima cotta per quel ragazzo che frequentava l’ultimo anno della vostra scuola e che nel tempo libero ripiega jeans da Abercrombie. Siete sul vostro comodo divano, mangiando gelato alla panna con la metà dei grassi e guardate la televisione. Appare il volto di una ragazza. La scritta SCOMPARSA sotto esso. È carina – probabilmente più di voi – e ha un’espressione arrogante negli occhi. Probabilmente penserete: Hmm, chissà se anche a lei piace il gelato alla panna. Sei sicura che pure lei troverebbe il ragazzo di Abercrombie un gran figo. E vi chiedete come sia possibile che qualcuno così…be’, così simile a voi sia scomparso. In effetti, avete sempre pensato che a finire nei notiziari fossero soltanto ragazze da copertina.
Be’, ripensateci.
-Questa storia è ispirata ai romanzi Giovani, Carine e Bugiarde. I personaggi sono quasi tutti quelli che si trovano nei libri o nella serie tv, con l'aggiunta dei 5SOS, è leggermente modificata. Buona Lettura.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guardagli il culo!

Zitta!”. Spencer colpì la sua compagna di squadra, Kristen Cullen, sul parastinchi col bastone da hokey. Avrebbero dovuto allenarsi in difesa ma, - come il resto della squadra – erano troppo impegnate ad osservare il nuovo allenatore viceallenatore. Si trattava nientedimeno di Ian Thomas.

Specer era rimasta sorpresa. Che fosse il destino? Ricordò che Melissa le aveva detto che si era trasferito in California, ma poi, molte persone improbabili erano tornate a Rosewood.

Come ha fatto tua sorella a lasciarlo?”, disse Kristen. 

Guardalo, è così figo!

Zitta!”, rispose Spencer ridacchiando. “E comunque è stato lui a lasciarla

Furono richiamate all’ordine dal suono del fischietto.

Datevi una mossa!”, gridò Ian, sgusciando oltre.

Spencer si chinò per allacciarsi una scarpa, come se non le interessasse. Sentiva i suoi occhi su di se.

Spencer? Spencer Hastings?”.

Spencer si alzò lentamente. “Oh, Ian, giusto?”.

Ian le rivolse un sorriso maledettamente largo. Pensò che gli si potessero strappare le guance da un momento all’altro. Aveva ancora lo stesso aspetto da giovane americano, capace di ereditare la ditta del padre a venticinque anni, sebbene adesso i capelli ricci fossero un po’ più lunghi e spettinati.

Sei cresciuta!”, esclamò.

Lo spero”. Spencer scrollò le spalle.

Ian si passò una mano dietro il collo. “Come sta tua sorella?

Uhm bene. Si è appena laureata”.

Ian si chinò verso di lei. “E i suoi ragazzi ci provano ancora con te?”.

Spencer restò a bocca aperta. Prima che potesse rispondere l’allenatrice, la signora Campbell, richiamò Ian con il fischietto.

Non appena se ne andò, Kristen afferrò il braccio di Spencer.

Lui ti piace?”, le domandò.

Sta zitta”, rispose di botto Spencer.

Mentre correva versi il centrocampo, Ian si gettò un’occhiata alle spalle. Spencer inspirò e si chinò per osservarsi le scarpe. Non doveva capire che lo stava fissando.

Quando tornò a casa, le faceva male ogni singola parte del corpo, dal sedere, alle spalle fino al mignolino del piede. Durante l’estate aveva passato il tempo organizzando comitati, studiando per i test di ammissione al college e a recitare nella parte principale in tre diversi spettacoli al Muesli, il teatro comunale di Rosewood: Ofelia in Amleto, Daisy nel Grande Gatsby e Jean Brodie in La strana voglia di Jean. In tutto questo, non aveva trovato il tempo per mantenersi in forma per l’hokey, e adesso ne risentiva parecchio.

In quel momento voleva solo salire al piano di sopra e mettersi a letto, senza pensare al domani e a quanto avrebbe dovuto lavorare sodo per eccellere in tutto: colazione al club francese, annunci della mattina, svariati corsi principali, prove di teatro, una breve apparizione al comitato per l’annuario e un altro, snervante allenamento di hokey con Ian.

Aprì la cassetta della posta in fondo al vialetto privato di casa, sperando di trovarci i punteggi dei test d’ammissione. Sfortunatamente c’erano solo alcune bollette indirizzate al signor Hastings e una brochure per Spencer J (che stava per Jill) Hastings dell’Appleboro College di Lancaster, Pennsylvania. Sì, come se fosse andata lì.

Una volta entrata, appoggiò la borsa sulla penisola di marmo della cucina e tirò fuori il cellulare da una delle tasche. Quella mattina a scuola aveva visto che Aria Montgomery – una delle sue vecchie amiche – era tornata. Non che si aspettasse un messaggio o una chiamata, però involontariamente controllò. Probabilmente il rapporto di cui più sentiva la mancanza era quello che aveva con Aria. 

In seconda media Aria aveva soprannominato loro due il team Sparia. Spencer non lo avrebbe mai ammesso, ma adorava quel soprannome. 

Spencer pensava spesso alle sue vecchie amiche. Forse troppo. Si chiese se Aria avesse cambiato numero. Magari avrebbe potuto chiamarla, d'altronde aveva visto lei ed Emily che si abbracciavano quella mattina nella classe di letteratura. Magari avrebbero potuto provare a riavvicinarsi. Ma poi scosse la testa, scacciando questo pensiero.

Poi le venne un’idea: la vasca idromassaggio. Ossssì. Iniziò a salire le scale, per andare a mettersi il bikini ma poi si disse: ‘Ma chi se ne importa?’. Era troppo stanca per cambiarsi, e in casa non c’era nessuno. Per giunta la vasca idromassaggio era circondata da roseti, nessuno avrebbe potuto vederla. Si spogliò restando in reggiseno da sport della Champion, slip e calzini alti da hokey. Fece una profonda flessione in avanti per sciogliere la schiena, e scivolò nella vasca fumante.

Aveva portato con se il telefono e si trovava a pochi centimetri dalla vasca. Sospirò e lo prese.

Sapeva ancora il numero di Aria a memoria. Lo compose e aspettò. Il telefono squillava. Buon segno.

Spencer?”.

Spencer sussultò. Aria le aveva risposto: le sembrava di non sentire la sua voce da un secolo. 

Ehi”, mormorò sorridendo.

Aria fece una pausa. “Come stai?”.

Benone e tu? Com’era l’Islanda?”.

A quel punto Aria iniziò a raccontarle come aveva passato quei tre anni e, ovviamente, Spencer fece lo stesso. Era da così tanto che Spencer non rideva con qualcuno.

Comunque è molto carino, Spence!”, disse sospirando. Le stava raccontando di un ragazzo nuovo – di nome Luke – e del fatto che era un gran figo e che le piaceva parecchio. Spencer ridacchiò.

Oddio, Spencer è arrivato. Ti devo salutare”, disse in fretta.

Ehm…Aria! Aspetta! Ti va di studiare insieme, in questi giorni?”. Spencer sperò in un si. 

E così fu. “Certamente! Ti chiamo io!”.

Spencer sorrise. “Be’ mi ha fatto molto piacere risentirti. Buona fortuna con Luke”.

Aria rise. “Grazie, ciao!”. Riattaccò.

Spencer fissò il telefono. Poi lo riappoggiò fuori dalla vasca. Era felice, molto.

Oh”. 

Spencer si voltò. In piedi accanto alle rose c’era Ashton, a petto nudo, con un asciugamano legato in vita.

Ehm…scusa”, disse.

Saresti dovuto arrivare domani”, si lasciò sfuggire Spencer, sebbene ormai fosse chiaro che si trattasse evidentemente di oggi, e non di domani.

Infatti, ma io e tua sorella eravamo a fare compere e lei mi ha detto che poteva fare tutto da sola”, rispose Ashton, facendo una faccetta.

Oh”, disse.

Sei appena rientrata?

Ero agli allenamenti di hokey”, disse Spencer, piegandosi all’indietro per rilassarsi. “Primo allenamento dell’anno”.

Spencer si osservò il fisico indistinto nell’acqua. Si maledisse per non essersi messa il bikini giallo della Eres che aveva appena comprato, al posto di quell’orribile reggiseno sportivo e delle sudice mutande super consumate.

Be’ io pensavo di farmi un bagno ma se vuoi restare da sola va benissimo, andrò a guardare la TV”, Ashton fece per voltarsi.

Spencer afferrò l’asciugamano vicino ad una delle adorate piante della madre. Si avvolse l’asciugamano intorno al corpo e recuperò il cellulare.

Puoi entrare, io vado di sopra”, disse.

Ashton si girò e le sorrise. E che sorriso. Si avvicinò a lei e poggiò la mano sulla spalla.

Solo se sei sicura, Spencer”. Lei annuì, forse un po’troppo vigorosamente.

Si allontanò da Ashton e si portò una mano sulla spalla, cercando di massaggiarla. Non che lui le avesse fatto male, ma aveva provato una fitta dolorosa. Tutta colpa dell’hokey, pensò.

Tutto bene?”, le chiese.

Sì, non è niente”, rispose Spencer, avvertendo un’inspiegabile, schiacciante ondata di disperazione. Era soltanto il primo giorno di scuola ed era già distrutta. Pensò a tutti i compiti da fare, le partite da giocare e i versi di poesia da imparare a memoria. Era troppo impegnata per agitarsi, ma quella era l’unica cosa che le impediva di farlo.

La spalla?

Penso di sì”, rispose Spencer, cercando di rotearla. “Nell’hokey su prato si passa talmente tanto tempo chinati in avanti, e non capisco se l’ho stirata o altro…”.

Scommetto di rimetterla a nuovo, sai mio padre è medico e ho imparato un paio di cose”.

Spencer lo fissò. “Non ti preoccupare, grazie comunque”.

Davvero”, insistette avvicinandosi. “Prometto di non morderti”.

Spencer odiava la gente che tirava fuori quell’espressione.

E dai, scommetto che si tratta del muscolo della spalla. Niente di che, hai solo bisogno di scioglierlo”.

Lui si mise dietro di lei, e Spencer si tolse l’asciugamano. Lui le premette le mani al centro della schiena. I suoi pollici scavavano fino ai muscoli più piccoli, lungo la colonna vertebrale. Spencer chiuse gli occhi.

Wow, è fantastico”.

Era solo un po’ di liquido sinoviale che si è accumulato nell’articolazione”, le spiegò. Spencer cercò di non ridacchiare alla parola ‘sinoviale’. Quando s’infilò sotto il reggiseno per arrivare più in profondità, Spencer deglutì a fatica; cercò di pensare ad altro, come i peli del naso dello zio Daniel le volte in cui il gatto dei vicini depositava dei topi morti davanti a casa sua e all’aspetto costipato che assumeva sua madre nel cavalcare.

Uhm…dov’è mia sorella?” chiese a bassa voce.

In quel negozio, Wawa…giusto?

Wawa?!”. Spencer si allontanò di scatto, coprendosi con l’asciugamano. “Wawa è soltanto a un miglio da qui! Se sta andando lì, sarà solo per prendere le sigarette o roba del genere. Tornerà fra pochissimo!”.

Non credo che fumi”, disse Ashton, inclinando la testa con fare dubbioso.

Sai cosa intendo!”. Spencer iniziò ad asciugarsi i capelli con violenza. Sentiva un caldo incredibile. Poi schizzò in casa, alla ricerca di un bicchiere d’acqua.

Spencer”, Ashton le corse dietro. “Non volevo…stavo solo cercando di aiutarti”.

Ma lei non lo ascoltò. Corse al piano di sopra e si rifugiò in camera sua. Lì la sua roba era ancora nelle scatole, impacchettata per essere trasferita nel fienile. Improvvisamente desiderò che tutto fosse organizzato. Il portagioielli doveva essere ordinato per tipo di pietra. Il suo computer era sommerso da vecchi compiti in cui aveva preso tutte A e i libri dovevano essere ordinati per argomento, non per autore. Ovviamente. Li tirò fuori dalle scatole e iniziò a riporli negli scaffali, iniziando da “Adulterio”, con La lettera scarlatta.

Giunta a “Utopie non realizzate”, però, non si sentì per niente meglio. Accese dunque il computer e vide che le era arrivata un e-mail. L’oggetto era Vocab. TEST. Curiosa la aprì.

Spencer,

“bamare” ha un significato semplice: quando si brama qualcosa, la si desidera e agogna. Di solito si tratta di qualcosa che non si può avere. E tu hai sempre avuto questo problema, no?

A


Lo stomaco le si chiuse. Si guardò intorno.

Chi. Cazzo. Aveva. Potuto. Vederla?

Aprì la finestra più grande della camera, ma il vialetto degli Hastings era deserto. Si guardò attorno. Passavano solo alcune macchine. Il giardiniere dei vicini stava rifinendo una siepe vicino alla porta d’ingresso, mentre i loro cani si stavano rincorrendo a vicenda nel giardino laterale. Alcuni uccelli volarono in cima a un palo del telefono.

Poi, qualcosa attirò la sua attenzione, dietro la finestra al primo piano dei vicini: l’immagine sfuggente di capelli biondi. Ma la nuova vicina non aveva i capelli scuri? Un brivido gelato le corse lungo la schiena.

Quella era la vecchia finestra di Ali.
  
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