Capitolo
breve, ma… Mi piaceva la conclusione!
Anticipo
soltanto una piccola cosa: forse Rachel ci fa una figura non proprio
splendida
qui, quindi mi cautelo e vi dico che non ho nulla contro di lei! Ho
pensato che
quella scena ci stesse bene e mi sembra abbastanza plausibile, tutto
qui!
Dobbiamo
parlare
“Blaine!”
Kurt fu il primo ad accorgersi della presenza del
più piccolo, forse perché il suo sguardo
oscillava costantemente dai visi degli
altri due ragazzi al corridoio, proprio in attesa della sua comparsa.
Dallo sguardo di
Cooper ed Elliot, Kurt poteva intuire che stessero
cercando di capire se Blaine avesse sentito qualcosa e si
sentì terribilmente a
disagio. Blaine questo non lo avrebbe perdonato e Kurt non voleva che
si
arrabbiasse con lui, le cose erano già abbastanza complicate
senza bisogno di
ulteriori incomprensioni.
Per sua fortuna,
il moro sorrise vagamente imbarazzato, “Che
ci fate tutti quanti lì?” ed il sospiro di
sollievo di Cooper fu sentito da
tutti i presenti.
“Beh,
Kurt qui si è offerto di farmi compagnia, dato che
quello scostumato di mio fratello si è addormentato e mi ha
lasciato da solo. Questo
qui invece… cosa ci fai tu qui?”
Kurt si
lasciò quasi sfuggire un sorriso inopportuno quando
capì che Cooper aveva scaricato la domanda su Elliot
soltanto per godere
nell’averlo messo in difficoltà. Però
c’era da dire che era stato bravo, aveva
parlato con una naturalezza tale che anche Kurt per un momento aveva
creduto
alle sue parole, pur sapendo come stavano davvero le cose.
Elliot non aveva
assolutamente le stesse doti teatrali
dell’amico; se Blaine non fosse stato ancora mezzo
addormentato si sarebbe
accorto che stava dicendo stupidaggini, mentre cercava una scusa
plausibile,
pateticamente terminata con un, “E comunque sto facendo tardi
a lavoro! A
domani!”
Cooper scosse la
testa guardando andar via il musicista, poi
picchiettò la mano sul posto libero accanto a lui, invitando
Blaine a sedersi. Il
più piccolo obbedì, guardando Kurt con la cosa
dell’occhio. Anche lui era a
disagio ed in quel momento Kurt avrebbe voluto sotterrarsi, o
sotterrare Cooper
e chiarire le cose con suo fratello.
“Allora,
Blainey, che programmi hai per stasera?”
“Non
ho programmi Coop. E tu dovresti proprio andare.”
Dopo un altro
paio di scambi di battute simili, durante i
quali Kurt aveva fatto il tifo silenziosamente per Blaine, sperando che
Cooper
capisse quanto poco gradita fosse la sua presenza, il ragazzo era stato
quasi
messo alla porta. Ma Kurt avrebbe dovuto aspettarselo, era stato troppo
semplice per essere vero! Perché, proprio nel momento in cui
Cooper era pronto
alla sua uscita di scena ed aveva appena pronunciato la fatidica fase,
“Sei in
buone mani qui con Kurt, io posso andare,” qualcun altro fece
il proprio, come
al solito teatrale, ingresso.
“Kurt!
Kurt dobbiamo parlare, apri questa cavolo di porta!”
“Mi sa
che è Rachel,” mormorò sconsolato Kurt,
fissando la
porta ed immaginando gli sproloqui interminabili dell’amica.
Era arrabbiata,
anzi furiosa. Non sarebbe durato poco il suo sfogo e Kurt avrebbe
voluto
prendere a calci Finn, perché non c’era dubbio che
la colpa fosse sua, in un
modo o nell’altro era sempre così.
“Beh?
Ma quello di non aprire la porta è proprio un
viziaccio!” borbottò Cooper, alzandosi e
comportandosi da padrone di casa.
“KURT!
Oh. Tu non sei Kurt.”
Ci fu un attimo
di silenzio, seguito da una risata generale,
quando l’espressione di Rachel si tramutò nel giro
di una frazione di secondo
da Sono assolutamente pronta a staccargli
la testa a morsi o farmi venire una crisi isterica a Chi è questo Dio sceso in terra?
“Cooper
Anderson, per servirla. E lei, signorina,
è…?”
Blaine scosse la
testa rassegnato, coprendosi gli occhi con
una mano e Kurt capì che quella scena doveva essersi
ripetuta almeno un altro
migliaio di volte davanti ai suoi occhi. Ghignò appena,
osservando Rachel che rispondeva
alla domanda, stringendo cordialmente la mano di Cooper e poi si
accomodava.
“Non
mi avevi detto di avere un’amica così carina,
Blaine.”
“Smettila,
Coop,” sibilò il moro, evidentemente a disagio e
Kurt accorse in suo aiuto, affrettandosi a sottolineare che, carina o
meno,
Rachel era impegnata.
“Ancora
per poco!” specificò la ragazza, come oltraggiata
dal
commento dell’amico.
“Si,
lo sospettavo. Lo dici più o meno ogni due settimane, ma
poi fate pace e torna ad essere il tuo Pupazzo – Grinch
– Dolce – Adorabile.”
Rachel fece una
smorfia, disprezzando il modo patetico con
cui Kurt aveva provato a scimmiottare la sua voce e negò
l’evidenza
spudoratamente, “Mai chiamato così in vita mia. E
stavolta sono seria.”
Anche se i
tentativi di liquidarla da parte di Kurt fossero
piuttosto palesi, Cooper sembrava interessato alla vicenda.
“Cosa ha fatto
questo ragazzo di tanto inaccettabile?”
“Oh!”
sospirò Rachel e chiunque avesse avuto a che fare con
lei durante almeno una delle sue crisi, avrebbe potuto intuire che
quello era
il segnale. Già, il segnale di inizio della sua lamentela
senza fine. “Tanto
per cominciare mi ha detto di non aspettarlo, perché avrebbe
fatto tardi.
Tardi, dico! Di sicuro si sta intrattenendo con la sua collega. Donna.
Bionda,
occhi azzurri, una perfetta Quinn Fabray, per intenderci!”
disse, rivolta a
Kurt. Poi iniziò ad arricciare le labbra, “Col
naso storto ed un pessimo gusto
nel vestire-”
Cooper
roteò gli occhi, voltandosi in direzione di Kurt e
Blaine che scrollarono le spalle in sincrono, come a dirgli che se
l’era
cercata.
Nel giro di un
paio di minuti tutti i presenti avevano perso
il filo del discorso e Kurt non riusciva a staccare lo sguardo da
Blaine.
“Dobbiamo parlare,” gli disse infine, ottenendo un
cenno della testa come unica
risposta, mentre intorno a loro Cooper e Rachel erano impegnati in un
acceso
dibattito.
“Ascolta,
Rachel, capisco che-”
“NO!
Oh, no che non capisci! È una bionda, Finn ha avuto solo
fidanzate bionde. Se non contiamo Santana, ma lei non fa testo
perché poi si è
scoperta lesbica e, insomma! Questa ragazza è bionda e ha
degli occhi enormi e
mangia la carne.”
“Tutti
mangiamo la carne.”
“Sono
vegana.”
“Oh,
interessante.”
Blaine si stava
agitando, completamente perso nei propri
pensieri. Mordicchiava freneticamente le labbra coi denti e la sua
gamba destra
si muoveva ritmicamente su e giù. Kurt sbuffò per
l’ennesima volta e si spostò
accanto a lui, consapevole che nessuno avrebbe dato peso al suo
movimento.
“Stai bene?”
“Starò
meglio quando avremo parlato.”
“Okay,
adesso basta,” Kurt scattò in piedi, stringendo i
pugni lungo i fianchi per sforzarsi e cercare di mantenere un minimo di
contegno, “Sentite, vorrei parlare un attimo con Blaine. Da
solo!” Che
intuissero qualcosa in quel momento non poteva importargli.
Rachel
bloccò la frase di Cooper con un cenno della mano,
voltandosi nella direzione del migliore amico con uno sguardo di fuoco,
“Ma
io-”
“Puoi
flirtare con Cooper anche fuori di qui.” Kurt era
davvero esasperato e non c’era motivo valido per cui avrebbe
tollerato la
presenza di estranei per un altro minuto, quindi era inutile farla
parlare.
“Ma
cosa-”
Percorse il
tragitto che lo separava dalla porta a passo
svelto, aprendola con troppa veemenza, “Sono certo che Elliot
non vede l’ora di
vedervi. Ciao.”
“Kurt,
sai che sta per tornare Finn,” si oppose Rachel,
saltando in piedi a sua volta, con le mani sui fianchi e le gambe
leggermente
divaricate.
“Meglio.
Lo farai ingelosire, funziona sempre con Finn!”
“Ma
io-”
Quando anche
Cooper provò ad intromettersi, Kurt fu costretto
a metterlo a tacere. “Oh, sono certo che tu ed Elliot
troverete il modo di
intrattenervi quando Finn e Rachel si chiuderanno in camera. E spera
che si
chiudano da qualche parte prima di fare le loro cosacce.
Ciao.”
Enfatizzò
il saluto con un ulteriore cenno della mano e, per
quanto di malavoglia, Rachel lasciò la stanza, convincendo
Cooper a seguirla,
dopo un breve, “Starai bene?” rivolto al fratellino.
Quando la porta
fu chiusa, Kurt si appoggiò contro di essa,
sospirando esausto, come se negli ultimi minuti avesse dato fondo a
tutte le sue
energie per riuscire a non pensare alla conversazione che stava per
arrivare. “Dobbiamo
parlare,” ripetè.
“Mh.”
“Potresti
iniziare a dire qualcosa.”
“Sei
tu che vuoi parlare.”
“Blaine.”
Il
più piccolo si morse il labbro, cercando il coraggio per
guardare
Kurt negli occhi ed intrecciando le dita delle mani tra loro, come se
avesse
voluto di distrarsi dalla conversazione. “Hai ragione. Scusa,
io non so che mi
sia preso stamattina.”
“Non
volevo dire questo.”
Blaine lo
guardò con un’espressione sorpresa, inclinando la
testa leggermente verso sinistra ed interrompendo le precedenti
attività. “Ah
no?”
“Cioè
si.”
“Ah.”
“Voglio
dire, è stato stano. Tremendamente strano, ma non in
senso negativo.” Si stava incartando con le sue stesse parole
e non era un buon
segno. Era nervoso, non gli capitava da tanto di sentirsi
così, anzi forse non
gli era mai capitato. Sentì la necessità di
interrompersi, trarre un profondo
sospiro e ricominciare dall’inizio. “Insomma,
è solo che vorrei capire bene
cosa voleva dire per te quel bacio. Vorrei capire cosa sta succedendo e
in cosa
ci stiamo addentrando.”
“Io
non- non avrei voluto farlo così. Cioè, tempismo
pessimo;
Wes voleva staccarmi la testa quando glielo ho detto.”
“Lo
hai detto a Wes?” Non sapeva per quale motivo aveva
ritenuto necessario puntualizzare quel dettaglio, ma in qualche modo,
sapere
che Blaine ne aveva parlato, gli faceva sentire la cosa un
po’ più vera. Quella
piccola idea secondo la quale Blaine si stava prendendo gioco di lui,
iniziava
in quale modo a perdere consistenza. Forse non era come un brutto
scherzo e non
sarebbe spuntata la Sylvester con una telecamere per annunciargli di
esserci
cascato in pieno. Forse stava davvero succedendo qualcosa. Ma cosa,
esattamente?
“Si,
ma non è questo il punto,” riprese pacato Blaine,
“Ti
chiedo scusa per come lo ho fatto, ma non per quello che ho fatto.
Spero di non
averti messo a disagio.” Strizzò gli occhi,
stringendosi un po’ nelle spalle,
come aspettandosi che Kurt desse di matto.
Situazione che
fu fortunatamente evitata.
“È
che non ci conosciamo neanche tanto bene!” provò a
spiegare Kurt, un po’ perché lo pensava davvero e
un po’ perché non sapeva che
altro dire.
Blaine lo
guardò più rilassato, “Non stai
firmando un
contratto di matrimonio. Però, non so. Magari potremmo
provare a conoscerci e…”
lasciò la frase in sospeso, aspettando che forse Kurt a
terminarla.
“Magari
potremmo. E forse potresti provare a baciarmi ancora.
Sai, per essere sicuri che nessuno si senta a disagio!” a
volte perfino Kurt si
stupiva delle cose che riusciva a dire.