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Autore: mormic    06/08/2014    3 recensioni
Effie ha estratto decine di nomi da quella boccia di vetro, ma i suoi unici vincitori, nonostante stiano partecipando alla loro seconda arena, sono stati estratti solo una volta dalle sue dita affusolate. Sono volontari. E questo dovrà pur fare la differenza. Una differenza che Effie dovrà affrontare come non avrebbe mai nemmeno sospettato.
E dalla sera dell'intervista di lei non si sa più nulla, fino alla fine, quando riappare provata e fragile.
Questa è la sua storia, mentre in tutta Panem è il caos della rivoluzione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Plutarch Heavensbee
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Grigio e Oro'
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CAPITOLO 8

Non riesco ancora a credere di aver avuto tanta fortuna. Sono sempre stata un’ottimista, questo è vero. E ho pronunciato il motto di Panem un’infinità di volte in vita mia, ma visti tutti i tributi a cui avevo augurato che la fortuna potesse essere sempre a loro favore ed essendo riuscita una sola volta a partecipare al tour della vittoria, credevo che la sorte avesse ben altri compiti che comportarsi bene con qualcuno. Ho sempre creduto che l’impegno e la dedizione avrebbero garantito i risultati del successo, che la tenacia avrebbe ricompensato gli sforzi e che la passione avrebbe portato buoni risultati, ma non che una fortuna veramente sfacciata mi avrebbe aiutata oggi.
Eppure eccomi qui, con un sorriso soddisfatto, a camminare per le strade di Capitol City, con un’informazione per cui credevo avrei dovuto faticare tutta la giornata.
Ho deciso di avviarmi a piedi verso il negozio di Tigris, sempre convinta di dover lasciare meno tracce possibili da seguire.
In realtà so troppo poco di questo fantomatico piano di Plutarch per potermi sentire tranquilla, ma ho deciso di relegare l’ansia in un angolino silenzioso della mia coscienza, in modo da non lasciarmi intralciare nel compito che mi è stato assegnato.
Fino ad un paio di ore fa pensavo che non sarei mai riuscita a rintracciare la stilista, ma ora mi sento pervasa di nuovo dal mio incrollabile ottimismo e credo che potrei veramente farcela.
In fondo la giornata è lunga e ho tutto il tempo di occuparmi della faccenda per poi farmi trovare al punto di incontro con Haymitch, domani.
Sono allegra e fiduciosa e ora passeggiare per le strade della mia città non mi sembra più tanto scomodo come questa mattina appena uscita.
Le persone vestite di ogni colore contagiano il mio spirito e ad ogni passo le mie spalle si sollevano un poco di più, come alleggerite.
Il negozio effettivamente non è distante e la vecchia aveva ragione, se non avessi saputo cosa cercare, probabilmente non lo avrei neanche notato.
Le luci sono spente e i manichini nella vetrina sono sciatti e impolverati, come se nessuno avesse cambiato i loro indumenti da anni. La porta ha una maniglia rotonda di metallo, sverniciata dal tempo e il solo pensiero di doverci posare la mano mi fa venire i brividi. Cerco di avvicinarmi al vetro e di curiosare dentro, ma è buio e una fila di stand pieni di abiti di ogni tipo ammassati sulle stampelle, copre la maggior parte della visuale.
Devo rassegnarmi. Non c’è alternativa al provare ad entrare.
Piuttosto di non toccare quella sudicia maniglia provo a spingere con i palmi delle mani sul vetro, ma purtroppo la porta rimane chiusa.
Prendo un bel respiro e provo a girare la maniglia.
La porta si apre, un campanellino suona e noto per la prima volta un bagliore azzurrino e instabile provenire dal fondo del negozio.
“Buongiorno. Se sei nuovo sappi che questa settimana abbiamo in promozione la biancheria intima imbottita” dice una voce graffiante e rauca che viene dalla stessa profondità del bagliore.
Biancheria imbottita? Cioè, tiene caldo o aggiunge volume nei posti giusti?
Scuoto la testa per cacciar via la domanda e mi avvio timidamente verso la luce intermittente. 
Avvicinandomi comincio a capire che si tratta della luce di una televisione.
“Anche avessi bisogno di un reggiseno imbottito, se non accendi le luci dubito che riuscirei a trovarne uno, in mezzo a tutte queste cose!” esclamo senza riuscire a trattenermi.
“Oh miseriaccia! - un’esclamazione di stupore arriva seguita immediatamente dal rumore di una sedia strusciata velocemente per terra, poi dei passi rapidi - Effie Trinket, sei l'ultima persona che mi immaginavo di accogliere qui dentro!" ammette con sarcasmo.
Batto un paio di volte le palpebre, indecisa su come reagire, mentre lei appare da dietro un appendiabiti colmo di giacche logore sulle sfumature del marrone.
Il tempo e la chirurgia estetica non sono stati clementi con Tigris.
Tra lei e un gatto anziano ora ci sono poche differenze, forse le uniche sono che lei continua, per fortuna, a camminare su due zampe e il fatto che sia in grado di parlare, anche se non capisco bene come, dal momento che la pelle del suo viso è stata talmente tirata che muovere le labbra potrebbe essere piuttosto scomodo.
"Ciao Tigris" la saluto con cautela.
Ora che sono qui non ho la minima idea di cosa dirò e come farò a tirar fuori un argomento tanto delicato.
Avrei dovuto pensarci prima.
Che vergogna.
Effie Trinket, la regina dell'organizzazione, esce di casa per una missione impossibile senza avere una scaletta da seguire.
Spero non se ne accorga.
Non sarebbe un punto a mio favore.
Però non è che devo fare un colloquio di lavoro. Qui nessuno giudicherà le mie capacità. Al massimo è la credibilità di quello che dirò, ma soprattutto di come lo dirò che farà la differenza.
"Due motivi potrebbero portarti in questo buco impolverato: sei improvvisamente diventata povera, alternativa in cui non credo, dal momento che ti ho vista in tv solo un paio di giorni fa; oppure cerchi una stilista e allora hai proprio sbagliato. Io non lavoro più per quelle merde" dice, abbozzando un sorriso che sembra più il soffio silenzioso di un gatto.
"Oh, che brutte parole! Da quando sei sparita sono cambiate molte cose!" rispondo infastidita. Si da il caso che se lavoro con certi personaggio posso essere considerata della stessa...pasta anche io.
"Come ad esempio che tu quell'ubriacone di Abernathy siete riusciti ad avere dei vincitori? Due in un anno! Un vero miracolo! Chi vi siete dovuti lavorare per riuscirci?" chiede, mostrando di nuovo i denti.
Vorrei saperlo fare anche io ora, ma ingoio un profondo respiro e sorrido.
"I miei vincitori hanno fatto tutto da soli! Katniss è una vera combattente e Peeta possiede una brillante intelligenza!" li difendo alzando un po' il tono della voce. Non mi aspettavo proprio che il colloquio potesse essere tanto terrificante e sbagliato.
Che mi aspettavo? Due chiacchiere tra amiche davanti ad un tè?
"Si, tanto intelligenti da farsi spedire due volte di seguito nell'arena! Un vero primato di cui andar fieri!" sottilizza. E questa volta scoppia a ridere, con un suono che somiglia per metà alle fusa di un gatto.
Ma che diavolo di interventi ha fatto?
"Non è di sicuro colpa loro" dico diventando piuttosto acida nel tono. Questa donna è riuscita a farmi perdere la pazienza in pochi minuti. Dubito che riuscirò a mantenere la calma per poter affrontare un qualsiasi discorso.
"No? Allora il problema è che nel 12 li fanno tutti così" dice con leggerezza.
"Proprio no! - esclamo fu furiosa - il 12 non aveva mai avuto un volontario!" 
"Mentre un sovversivo invece si..."
L'ultimo commento mi lascia senza parole.
Quello che ha detto Haymitch a proposito di Tigris è completamente sbagliato.
Non c'è nessuna potenziale ribelle in questa donna. Non può esservi in una che sta sputando veleno proprio sulla situazione che ha fatto aprire un occhio a me. Se l'ho fatto io, credo di poter determinare con assoluta sicurezza che debba essere un requisito fondamentale per qualcun altro.
"Va bene, Tigris. È stato un piacere ritrovarti. E comunque ero entrata qui per caso, giusto per dare un viso al venditore fuori di testa che osa trattare una vetrina così. Buona giornata" dico girando sulle punte e inforcando la via d'uscita.
Sento richiudersi la porta del negozio.
Rimango per qualche attimo ferma sullo zerbino, incredula.
Ho ricevuto solo insulti, entrando in questo postaccio.
È ora di pranzo.
Sono in centro.
Scelgo un bel posticino dove andare a mangiare qualcosa e non ci penso più.
A stomaco pieno sarò sicuramente in grado di trovare una giustificazione plausibile da dire a Plutarch riguardo l'impossibilità di reclutare Tigris Dumas per una qualsiasi cosa.
Si è creata una cuccia di stracci e soffia a chiunque entri.
Scema di una gatta.
Spiego la gonna gualcita, tiro verso il basso la mia giacca tendendo la stoffa, do un leggero colpo di capo per confermare a me stessa che sto facendo la cosa giusta e mi avvio verso una caffetteria poco distante che conosco.
Ma questa volta, durante il tragitto, le mie spalle si afflosciano progressivamente, fino a quando non mi accascio sulla sedia dal cuscino a righe che appartiene ad un tavolino tondo con la tovaglia della stessa fantasia.
Mi sento stremata.
Fisso per qualche secondo la piantina dalla chioma perfettamente dritta ,usata come centro tavola.
Sembra erba gatta.
E improvvisamente mi domando come stiano i miei ragazzi nell'arena.
Basta voltare le spalle alla strada e sporgere leggermente il capo verso l'interno della caffetteria, perché, come in tutti i negozi di Capitol City, troverò un televisore che proietta i Giochi.
E infatti eccoli lì, vivi, che camminano su uno dei raggi dell'orologio, in direzione della cornucopia, accompagnati da un gruppo improbabile di alleati. Improbabile per chi non sa. Non per me.
La presenza al loro fianco di Finnick, Johanna e persino di Beete, mi rassicura.
Non ho bisogno di guardare altro. 
Sono ancora vivi, per fortuna.
Ma è la mia, di fortuna, che oggi ha già sparato tutte le sue cartucce.
Era impossibile che dopo aver impiegato così poco per scoprire dove trovare Tigris, poi sarei anche riuscita a convincerla senza dire nulla.
A volte, Effie, sei proprio una sciocca.
Sì, è vero sono sempre io a dire che con la passione e l'impegno si ottiene tutto, ma questa donna è intrattabile, non ho idea di come fare.
Un cameriere dalla divisa improbabile (quel verde pistacchio non gli dona per niente, dovrebbe richiedere un abbigliamento più dignitoso)  si avvicina e mi chiede di ordinare. Non ho neanche letto il menù, ma quando sto per aprire bocca vengo interrotta da una figura che si siede al mio tavolo e che parla al posto mio.
"Due insalate di granchio e dell'acqua demineralizzata" dice cacciando via il cameriere con un gesto della mano.
Io la osservo in silenzio. Tigris ricambia lo sguardo con i suoi occhi gialli.
Passa più di qualche attimo.
Poi mi sblocco, perché non sono brava a tenere un silenzio simile.
"Granchio? Come fanno ad averne? Il tempaccio nel 4 ha rallentato le battute di pesca. Dei miei amici hanno avuto difficoltà a reperire dei semplici gamberetti" chiedo con leggerezza.
Mi osserva ancora e aspetta a rispondere. I suoi occhi si riducono a due fessure.
"Allora lo sai" dice in un soffio.
"So cosa?" domando alzando le spalle.
"Che mangerai del granchio surrogato" risponde.
E so per certo che non stiamo parlando di pesca, maltempo e crostacei.


Chiedo infinitamente scusa, ancora, per non aver modo di aggiornare con più costanza, ma spero di nuovo che possiate perdonarmi.
La nostra Effie ha trovato Tigris! Che donna fortunata davvero!
Spero di non allontanarmi troppo dalla Effie che tutti conosciamo, anche se solo attraverso gli occhi di Katniss.
Vedo che leggete, ma non commentate. È un peccato. Perché le recensioni aiutano l'estro e l'ispirazione, ma soprattutto lo fanno le critiche costruttive!
Spero di potervi leggere presto ;)
Grazie a tutti!
Mor

Ps, se ci sono errori, per favore, fatemeli notare che cercherò di correggere. Al momento scrivo da un tablet e ho difficoltà a controllare per bene!
   
 
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