Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Gelidha Oleron    06/08/2014    2 recensioni
"Sai, Alison, la gente che viene qui spesso vuole solo essere confortata. Possono essere affetti dalla malattia più grave del mondo, ma ti basterà prendergli una mano e sussurrargli che va tutto bene e loro saranno felici.
Buffa la natura umana, vero? Perennemente in cerca di illusioni, possono tirare a campare anni interi dietro quelle che sembrano promesse di salvezza, nonostante abbiano la morte davanti agli occhi.
Il fatto è che diventano ciechi. Non riescono più a distinguere la realtà. E allora sperano, sperano di guarire anche quando sono spacciati, vorrebbero farcela anche quando hanno già esalato l'ultimo respiro, anche quando ormai gli effetti del disastro nucleare di St. Paul sono ormai intrinsechi nel loro DNA.
Ma sai che ti dico, piccola? Io sono uno di loro. Pur essendo un medico e conoscendo le conseguenze di certi tragici avvenimenti, anch'io spero che un giorno tutte le vittime delle calamità, tutti gli ammalati e i sofferenti, per tutti loro possa esserci un bellissimo e roseo miracolo dei ciliegi"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Hiluluk, Kureha, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"... ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo.
A volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppa.
Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare.
E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta.
E dopo scorre attraverso me come pioggia,
e io non posso provare altro che gratitudine,
 per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita."

(American Beauty, 1999)
 
 
 
 
 
 
 
Piena. Mi sentivo piena, satolla di vita immensa che tutto il mondo può offrire, in pace con me stessa, finalmente rilassata e tranquilla.
Quanto possono cambiare la serenità di un'anima, i piccoli gesti: semplicemente, la consapevolezza di un amore ricambiato, quell'amore forte, meraviglioso, che supera le distanze.
Le mie giornate ora avevano un sapore diverso, più saziabile, e tutti, attorno a me, lo notavano con piacere "Buongiorno, Alison" mi salutò un giorno Nico Robin "Ti sei svegliata più tardi stamattina, eh?"
Mi sgranchii "Sono riuscita a dormire di più"
Mi sorrise "Ti ho portato la colazione" disse, offrendomi un vassoio colmo di croissants e latte fresco "E un nuovo libro" porse, tra le mie mani, "Ulisse" di Joyce, strizzandomi l'occhio "Questo è una bella sfida: mi ci è voluto un po' per intenderlo a fondo e completarlo, ma so che per divoratrici di classici come me e te, non è altro che pane per i nostri denti"
"Oh, ti ringrazio" osservai la copertina e sfogliai le prime pagine "Ho sempre desiderato cimentarmi con la lettura di Joyce!"
"Sono contenta che ti faccia piacere" si allontanò felice, lasciandomi mangiare e leggere in tranquillità.
Fui talmente presa dalla lettura, che il pomeriggio quasi non mi accorsi delle prime gocce di pioggia, lì, nel giardino interno divenuto ormai il mio posto preferito.
Lasciai che mi scorressero sul volto, che mi bagnassero i capelli... io che volevo vivere una vita immensa e sentire l'infinità di ogni momento in ogni singola goccia: m'identificai con quella pioggia esile, sottile, quasi invisibile, eppure la sentivo imperversare dentro me con una tale forza da ridurmi in ginocchio...
È questo, il nostro amore, Trafalgar? Una leggera pioggia delicata per chi ci guarda, ma un temporale devastante nei nostri cuori?
Sembrava quasi che fossi andata a letto con un altro.
I suoi sguardi mi facevano stare male, mi tagliavano a metà: avrei voluto poterlo baciare ancora, potergli chiedere il perché di questo gelo tra noi, ma mi mancò il coraggio.
Sola, sotto le coperte del mio letto, pensavo a quando le aveva riscaldate assieme a me. Provai a parlarne con Robin e anche lei fu d'accordo con me sul fatto che l'atteggiamento del dottor Law nei miei confronti, dopo quella notte di passione, sembrava essere tornato esattamente al punto di partenza: era freddo, professionale, di poche parole.
Mi chiesi se avessi fatto o detto qualcosa di sbagliato...
"Non stare troppo a preoccuparti, Alison" mi consolò il mio amico Chopper "È fatto così, vedrai che tra un po' gli passerà"
"Yohoho, è lunatico!" rise Brook "Forse gli ci vorrebbe una bella canzone per sciogliergli quel cuore di ghiaccio!"
Ghiaccio molto più resistente e restio di quanto pensassi, a quanto pareva... credevi davvero di poterlo distruggere semplicemente con un raggio di sole? Iceburgs simili avrebbero avuto bisogno di molto più tempo.
Uno spiraglio di luce, almeno, nelle tue creste fredde e appuntite, sono riuscita a crearlo?
Trascorsi nell'incertezza la settimana successiva, quando venne a lavoro di rado. Dopodiché, un giorno, si presentò nella mia stanza di primo mattino con la mia cartella clinica e una penna "Buongiorno, signorina Smith"
"Buongiorno" gli risposi freddamente, adattando le mie maniere alle sue, risentita.
"Come si sente, oggi?" mi chiese senza nemmeno guardarmi, limitandosi a scrivere su quella maledetta cartella, il volto incorniciato da un paio di occhiali da vista che rendevano i suoi tratti semplicemente deliziosi.
"Come sempre"
"Perfetto" terminò la scrittura, al che alzò gli occhi verso me e mi fulminò con quello sguardo magnetico che faceva ancora più stragi dietro quei vetri "Mi dica, è mai stata a Londra?"
La sua domanda mi confuse "No, perché?"
Per tutta risposta, si tolse gli occhiali con gesto sexy e annunciò "Le consiglio di cominciare a fare le valigie. Domani mattina si parte"
"Cosa?" sgranai gli occhi per la sorpresa "Ma come? Per quale motivo?"
Ripose la penna nel taschino del camice bianco "C'è un medico importante che si è interessato al suo caso e vorrebbe visitarla. Lei se la sente di affrontare il viaggio, no?"
Improvvisamente, il mio cuore volò: volò con così tanta forza, che dovetti premermi una mano sul petto e sorridere senza freni "Ma certo, io... io ho sempre sognato di andare a Londra, avrei dovuto trasferirmi lì, ma poi... "
"Molto bene. Dirò all'infermiera Nami di aiutarla con i preparativi, allora" si allontanò, simulando indifferenza, ma avrei giurato di vedere un'ombra di allegria anche sul suo volto mascherato dalla freddezza.
 
 
 
 
L'indomani, salutai a dovere tutti i miei amici e, finalmente, partii da sola con l'uomo che amavo per la città che amavo, pur non essendoci mai stata.
Salutai dall'ingresso della clinica Rogers, con una piccola valigia tra le mani, Brook e Chopper che mi guardavano da una finestra al primo piano.
Finalmente, ero fuori: ero io quella che veniva guardata, con sospiri, dalle finestre; ero io che mettevo piede fuori dalla tana e mi avventuravo verso la grande città e, magari, i pazienti mi osservavano dall'interno con invidia...
Londra era nei miei sogni fin da bambina: amare un luogo pur non avendolo mai visitato, amore infantile, sogno troppo a lungo alimentato, l'avevo ingigantito, colmato, desiderato fin troppo veementemente.
Un taxi ci portò alla stazione di Bristol e, da lì, prendemmo un treno che in poche ore ci avrebbe portati a destinazione.
Uscire dalla Rogers, per me, fu una gran sorpresa: ero regredita allo stato in cui ci si sorprende per ogni minima cosa, che sia una bolla di sapone fatta da un bambino per strada, o un automobilista impaziente che suona il clacson per farsi largo.
Non mi accorsi nemmeno di Trafalgar Law che, dopo avermi osservata compiaciuto per un paio di minuti, mi disse "È liberatorio acquistare la libertà dopo quasi cinque mesi di reclusione, vero?"
Caddi dalle nuvole: mi voltai a guardarlo, ancora in taxi, come se fossi in una specie di trance. Lo guardai, ma non lo vidi: poco a poco, mi resi conto del suo volto gentile, dei suoi occhi già non più freddi, dei suoi capelli corvini scompigliati e della camicia viola che aveva indossato per la partenza.
Dopo un istante che parve interminabile, riuscii a fare di sì con la testa, gesto che lo fece sorridere quasi umanamente.
Il viaggio in treno non durò molto: io continuai ad osservare entusiasmata il panorama che scorreva veloce dal finestrino, mentre il dottor Law prese a leggere un quotidiano, fingendo d'ignorarmi.
Posai la mano sul vetro: tutta quella vita che sfrecciava sotto i miei occhi, ne era così tanta che non ero sicura che sarei riuscita a reggerla, è soltanto la prova inconfutabile che il mondo va avanti, nonostante tutto; nonostante le tragedie più orribili della storia, il mondo si è rialzato; nonostante i flagelli, i disastri, gli omicidi, le brutture del caso e i difetti vari, il mondo trova sempre il modo di rinnovarsi: c'è chi non dimentica... eppure, alla fine, anche se non è la stessa, la vita trionfa sempre.
Il treno arrivò in città alle dodici in punto: il dottor Law mi aiutò a trasportare i bagagli e, dopo aver osservato meravigliata anche King's Cross, prendemmo un altro taxi.
Le strade della capitale erano mozzafiato: stracolme di folla, adornate a festa, tutto creava un'atmosfera assolutamente magica.
Arrivammo al nostro albergo puntualissimi, al che Trafalgar Law diede il proprio nome alla reception e mi consegnò le chiavi della mia stanza.
"Grazie" gli dissi, un po' delusa. Stupidamente, mi ero illusa che fossimo in camera assieme.
Lui non badò alla mia reazione e, con le valigie alla mano, cominciò a salire al piano superiore. Io rimasi per un momento ad ammirare estasiata il lusso di quell'hotel: recava piante e fiori in ogni angolo, tende rosse e dorate, dava quasi l'impressione di un vecchio teatro.
Ma poi, stanca di tutto quel sorprendermi, decisi di andare anch'io nella mia stanza e riposare un po': la giornata sarebbe stata lunga e io avevo tante cose da chiedere al bel dottore dagli occhi grigi. ©
 
 
 
 
 
Decimo capitolo di "Carbonio 14" e vi annuncio che siamo quasi agli sgoccioli della storia! Spero che vi sia piaciuta e che continui a piacervi fino alla fine!
Questa volta comincio con la citazione di un film molto bello, "American Beauty" che, confesso, non avevo mai visto fino a qualche settimana fa: mi è piaciuto così tanto che ho pensato d'inserirlo anche qui.
Quello della "vita che passa" è un argomento su cui si può riflettere molto, spero che almeno un po' ciò che ho scritto vi possa portare a pensarci.
Infine, Londra: come il sogno della protagonista era quello di andarci, il "mio sogno" era quello di portarcela! E in compagnia di Law, poi, chi non vorrebbe essere al suo posto?
Mi piace scrivere di posti reali in cui sono stata: ho visitato Londra tre anni fa e quindi posso dire di conoscerla abbastanza bene : )
Credo che per ora sia tutto... scrivetemi, per qualunque cosa! A presto!
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Gelidha Oleron