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Autore: Miss One Direction    06/08/2014    9 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HARRY'S POV.
 
Due sono le cose: o qualcuno ci stava prendendo per il culo o... o basta. Il destino, a quanto pare, si divertiva a farci perdere 10 anni di vita. Fatemi capire: io avrei dovuto passare Natale e Capodanno con Manuela, nella stessa casa, con entrambe le nostre famiglie? Vi prego, ditemi che era uno scherzo.
Quando l'avevo vista davanti il divano, accanto a quella che sarebbe dovuta essere sua madre, mi si erano bloccati i muscoli facciali nel vero senso della frase. All'inizio avevo addirittura creduto che fosse solo la mia immaginazione e che quella non fosse davvero lei... Mi aveva riportato alla realtà solo la voce di mia madre con la frase “Questa invece è Manuela, la figlia degli amici di Robin”. Lì avevo capito che in realtà non stessi avendo nessun tipo di allucinazione.
Mentre tutti in quella stanza si scambiavano sorrisi, io e lei eravamo rimasti bloccati per una decina di minuti se non pure di più; non eravamo completamente morti: stavamo solo cercando di capire cosa stesse provando l'altro/a. I suoi occhi li avrebbe saputi leggere anche un bambino di 2 anni: si erano mossi in continuazione da me ai suoi genitori, carichi di stupore ma allo stesso tempo di paura. Dopo che i suoi mi ebbero stretto la mano, e sarebbe dovuto toccare a lei, era scappata al piano di sopra tutta rossa in viso e non so cosa avrei dato per seguirla. Sia Frank che Lucy si erano scusati dicendo che fosse solo un po' timida ma io avevo sempre saputo che la timidezza non c'entrasse niente in quel caso, non mi sarei mai aspettato nemmeno io di doverla incontrare così. 
Con la scusa della stanchezza, mi ero rintanato anch'io in camera mia ma solo l'idea di avere Manuela in casa mi faceva incasinare la testa di nuovo: potevamo fare pace, esattamente come potevamo finire per lasciarci. Un lato positivo però c'era: avevo conosciuto i suoi genitori, anche se non come avrei voluto. 
Rivedere mia madre e Robin era stato magnifico, mi erano mancati da morire entrambi e non vedevo l'ora di passare del tempo con loro. Gemma quell'anno aveva deciso di passare le vacanze con qualche sua amica a Barcellona ma, fortunatamente, io e lei riuscivamo a vederci molto più spesso rispetto a mia madre.
Senza rendermene conto mi ero addormentato con il cellulare in mano, senza aver nemmeno cenato, ma il sonno si era impossessato di me nel verso senso della frase. 
 
 
 
 
                                                          ******
 
 
- Harry... -
- Mmh – mugugnai abbracciando di più il cuscino
- Harry svegliati - 
 
Iniziai ad aprire gli occhi, dopo i numerosi sussurri di qualcuno, e mi venne letteralmente un colpo quando mi trovai Manuela a pochi centimetri di distanza.
 
- Oddio! - esclamai spalancando gli occhi di colpo, non aspettandomi di trovarla lì
 
Mi tirò un ceffone in testa e quello bastò per farmi svegliare del tutto, fine fino alla fine eh? Fine fino alla fine... mi sembra uno scioglilingua scemo che mi diceva Gemma da piccolo. 
 
- Vuoi abbassare la voce, coglione?! - mi sgridò in un sussurro
- Ahia! Mi hai fatto male! - risposi offeso risistemandomi i capelli – che ci fai qui? -
- Mio padre ancora russa, il che significa che sta dormendo. Sono qui per dirti di non farti scappare nemmeno una parola. Io e te non ci siamo mai visti chiaro? Bene. Buonanotte. – mi spiegò sbrigativa prima di uscire dalla mia stanza per tornare nella sua
 
Solo guardandola andare via notai che si stava portando appresso il piumone, come se si vergognasse. Ovvio: perché una persona normale, per coprirsi, cammina per casa col piumone! Oh, stavo dimenticando: lei era fuori di testa.
Sbattei le palpebre più volte per mettere a fuoco gli ordini e, una volta aver capito, mi scappò un sorriso: era la ragazza più stramba ma adorabile che avessi mai conosciuto.
Mi strinsi un cuscino sulla testa e iniziai a pensare nell'attesa di addormentarmi di nuovo: mi sembrava quasi di tornare ai primi tempi di quando ci eravamo conosciuti, identici oh. Non ero molto entusiasta di dover fingere di odiarla ma, facendo il contrario, non avrei fatto altro che peggiorare la situazione...
Ero sul punto di cadere addormentato di nuovo, quando all'improvviso entrò mia madre con la sua solita allegria. Un essere umano non può risposare in pace?!
Mi lasciai scappare un urlo strozzato e questo bastò per attirare l'attenzione di quella donna.
 
- Oh, ma sei sveglio! Dai su! Muovi quel bel culetto che è tardi – mi disse spalancando le finestre, facendo così entrare una folata di vento gelido
- Che ore sono? - chiesi stordito “riemergendo” dal cuscino
- Le 10 - 
- Mamma... ti rendi conto che io, di solito, mi sveglio a mezzogiorno? - sbuffai lasciandomi cadere di nuovo sul letto
- Infatti tu non sei a Londra. Sei qui con me e ti dico di alzare le tue belle chiappette! - rispose ridendo e allungandosi per tirarmi un buffetto sul didietro
 
Che qualcuno mi aiuti... Quanto era passato dalla “visita” di Manuela? 10 minuti? 2? Perché tutte a me?! 
Una volta rimasto di nuovo solo, mi misi l'anima in pace e mi alzai una volta per tutte per andare in bagno; non mi ero nemmeno cambiato la sera prima... Per fortuna che quel periodo sarebbe dovuto essere rilassante. 
Mi avviai verso il corridoio, deciso ad entrare in bagno, ma trovai la porta chiusa a chiave; bussai più volte, grattandomi i capelli nel frattempo, ma dopo alcuni minuti non ricevetti ancora nessuna risposta. Solo sentendo un “Mina saiko, arigato, k-k-kawaii!” capii che sotto la doccia ci fosse la mia ragazza. Una perfetta imitazione di Hello Kitty oserei aggiungere. Mi scappò istintivamente un sorriso e aspettai con calma che finisse, solo con la sua voce riuscivo a cambiare umore... Devo ammetterlo: quando l'aveva vista lì, di fronte a me, in tutta la sua tenerezza... oltre a stupore, avevo provavo anche un'eccitazione e una felicità indescrivibili. Avevo sempre saputo che non avrei potuto sopportare il fatto di stare lontano da lei così tanto e il fatto di averla lì mi aveva riempito di speranza, speranza di riuscire a farmi perdonare e di riaverla di nuovo con me. Solo stando lì, davanti alla porta del bagno, in attesa che uscisse dalla doccia ritrovai quel sorriso sincero che avevo perso durante il viaggio. Ed era tutto merito suo. 
L'idea di ritrovarmela davanti, solo con l'asciugamano in vita, avvolta dal vapore, con il suo bellissimo visino dolce coperto da goccioline d'acqua... lo ammetto: era l'ultima cosa che mi era passata per la testa. Avrei, di certo, dovuto aspettarmelo: motivo per cui, quando successe, diventai bordeaux nel vero senso della parola. 
Non l'avevo mai avuta così vicina ma allo stesso tempo così lontana... Può sembrare una contraddizione, me ne rendo conto, eppure era proprio così: vicina perché eravamo effettivamente a pochi centimetri di distanza ma lontana perché sapevo perfettamente che la tensione della litigata era ancora tra noi. 
Rimanemmo per una manciata di minuti l'uno di fronte all'altra, minuti nei quali l'istinto di toccarla mi fece fremere le mani: era lì, davanti a me... eppure era come se ci fosse un muro invisibile che trattenesse le nostre emozioni per non farle scontrare. 
I suoi occhi ormai erano diventati un libro aperto: riuscivo a leggerci dentro ogni singola emozione ed era quella la mia arma per capire di mentisse o meno. In quel momento riuscivo a distinguere stupore, imbarazzo ma anche un pizzico di eccitazione; chissà, forse era felice di vedermi. Al solo ricordo di quello che era successo solo un quarto d'ora prima, mi scoppiò un risolino divertito: bambina l'avevo conosciuta e bambina era rimasta. 
Non potevo di certo pretendere che mi perdonasse così su due piedi ma fui molto sollevato quando la vidi un po' più rilassata, tutta quella tensione mi stava dando sui nervi. Anche se stava cercando di non darlo a vedere, fui molto fiero di me stesso quando intrvidi un angolo della sua bocca sollevarsi: Harry non toccarla, Harry non toccarla o ti ritrovi una padella spiaccicata in testa, dai che puoi farcela. 
Cercando di sembrare superiore alla situazione, Manuela ritornò in camera sua con una sorta di camminata "di classe", avete presente la classica camminata delle donne d'affari sfondate di soldi? Ecco, proprio quella. Peccato però che lei fosse tutto tranne che una ragazza per bene. 
Senza nemmeno un po' di pudore, il mio sguardo cadde subito sul suo bel fondoschiena a mandolino coperto solo dall'asciugamano bianco; sono pur sempre un maschio no? 
Sollevai un angolo della bocca, con particolare apprezzamento, e continuai ad "ammirare" quel bel figurino di appena un metro e sessanta: anche se a modo suo, in più di un'occasione aveva dimostrato di essere maledettamente sexy... oltre che assolutamente fuori di testa, questo mi sembra scontato. 
Come se si fosse accorta del mio sguardo interessato, inciampò all'improvviso e la sua camminata "speciale" finì di colpo con un "merda" appena sussurrato. Poteva provare quanto voleva ma non sarebbe cambiato nulla: sarebbe sempre rimasta la solita bambina infantile ma estremamente tenera di cui mi ero follemente innamorato. 
Cercai di trattenermi dallo scoppiare a ridere, giusto per eduzione, ma continuai a guardarla andare via ugualmente: ci avrei scommesso i capelli che avrebbe fatto finta di niente e avrebbe continuato per la sua strada, infatti mi diedi del genio da solo quando successe. Scossi la testa con un sorriso e mi rintanai in bagno per darmi una sistemata, dovevo anche ricordarmi di chiamare Louis per fargli gli auguri. A proposito di Louis... Manuela si era ricordata che quel giorno il nostro migliore amico compieva 22 anni? Pensandoci: quella testolina non aveva una memoria poi così lunga, motivo per cui ero quasi convinto che se ne fosse dimenticata. 
Dopo una lavata con acqua gelata, per rinfrescarmi le idee, decisi di tornare in camera... o meglio: ci sarei andato se non avessi sentito una canzone a me sconosciuta, provenire dalla camera della mia ragazza. Sapevo che mia madre mi stava aspettando al piano di sotto e che i genitori di Manuela sarebbero potuti salire da un momento all'altro ma la curiosità stava superando del tutto la forza della ragione. 
Più mi avvicinavo e più riuscivo a distinguere la voce della cantante, sembrava Avril Lavigne ma non ero molto sicuro... l'unica cosa di cui ero certo era che Manuela stesse cantando, in un timbro di voce dolce e somigliante in maniera impressionante a quello della sua idola. 
Mi sporsi leggermente all'interno della stanza e rimasi letteralemente senza fiato quando vidi quella specie di pazzoide solo con l'intimo addosso, il telefono in mano stile microfono, in preda a una sorta di... video musicale?
Chiunque al mio posto avrebbe subito preso il cellulare per filmare la scena e postarla su YouTube, io invece preferii godermi quello spettacolo pregando di non scoppiare a ridere da un momento all'altro. 
Stava cantando con un'intensità incredibile, lo si capiva dalle goccioline d'acuqa e sudoresulle sua fronte, le guance di un rosso abbastanza acceso e la potenza in ogni singola nota cantata da quella specie di angelo in reggiseno e mutande. A proposito delle mutande... azzurre con un sorriso sia davanti che dietro? Chissà perché ma sembravano fatte apposta per lei, sempre meglio di una con le mucche ballerine che avevo trovato, per caso, a casa delle ragazze: mi avevano leggermente scioccato...
Pensandoci, quella era la prima volta in cui riuscivo a vedere Manuela senza felpone enormi a nasconderla: con quella pancetta morbida al tatto, quelle gambe non proprio magrissime e quell'accenno di cellulite che però nell'insieme non stonavano per niente. Non era una una modella, anzi: si poteva quasi dire che fosse l'opposto ma ai miei occhi non poteva che risultare perfetta nella sua imperfezione. Avevo imparato la lezione dopo Taylor: aveva un fisico da modella e com'era andata a finire? Meglio una ragazza in carne e vera che una statuaria e falsa. 
Più la canzone proseguiva e più Manuela sembrava felice e spensierata.
Non so quanto tempo rimasi a guardarla di nascosto ma non mi importava: sembravo attratto da una calamita e, per quanto sapessi di dover scendere al piano di sotto, le mie gambe non avevano nessussima intenzione di muoversi da dietro quella porta. 
Solo quando la vidi saltare giù dal letto per poi dirigersi verso lo specchio sentii un brivido salirmi lungo tutta la schiena: in un attimo mi tornarono a mente i ricordi di tutte quelle volte che avevo fatto la stessa cosa, con le canzoni dei Coldplay a tutto volume dallo stereo e un sacco di sogni racchiusi nello specchio. Quanto tempo era che avevo smesso? Non me lo ricordavo nemmeno. Dove diavolo era finito quel 19enne pieno di aspirazione e che riusciva a divertirsi con minuscole cose? Come avevo fatto a ridurmi così? 
Non mi accorsi nemmeno di star fissando il pavimento dopo le mie riflessioni, me ne resi conto solo quando la canzone allegra venne sostituita da una più melodiosa e dolce. Incuriosito da quel cambio così improvviso, sbirciai di nuovo nella stanza ma mi si presentò davanti agli occhi tutt'altro scenario rispetto a quello precendente: Manuela, con sguardo fisso sul cellulare, gli occhi coperti da un sottile strano di lacrime e la voce diventata improvvisamente più tremante. 
 
- I'm falling fast, I hope that it's last, I'm falling hard for you... - canticchiò stringendo improvvisamente il cellulare a sè 
 
Non avevo idea di cosa ci fosse sul quell'oggetto tra le sue braccia, se ci fosse una foto, un messaggio, uno screen o altro; avevo solo voglia di andare lì ed abbracciarla. Avrei voluto cantare quella canzone d'amore con lei, anche se non conoscevo le parole; avrei voluto stringerla per farle capire quanto la amassi e che sarei stato sempre accanto a lei. Avrei voluto fare tutte quelle cose... ma la voce di mia madre ruppe tutta l'atmosfera, come un tonfo secco.
 
- Harry! Dai, che sennò la colazione si raffredda! - urlò dal piano di sotto, facendomi "svegliare" completamente
 
Andai ancora di più nel panico quando vidi che anche la mia ragazza era saltata dallo spavento, e se mi avesse visto? Che razza di figura ci avrei fatto? Iniziò a vestirsi con dei jeans e un maglione più velocemente che potette e io corsi al piano di sotto per non essere scoperto. Mi sentivo, in un certo senso, James Bond. 
Arrivai in cucina all'improvviso, facendo prendere un colpo sia a mia madre che a Lucy. Chi la fa l'aspetti, donna.
 
- Se sapevo che venivi così in fretta, ti avrei chiamato già mezz'ora fa - esclamò mettendosi una mano sul cuore e provocando la risata di della sua amica
- Scusa mamma, ero in bagno - risposi dandole un bacio sulla guancia - buongiorno signora - 
- Harry caro, ti prego non darmi del "lei"! Mi fai sentire vecchia - rispose ridendo e dandomi un bacio sulla guancia
 
Lì capii da chi avesse preso l'entusiasmo Manuela, lei e la madre avevano quasi lo stesso carattere. 
Rimasi un po' sorpreso da quella improvvisa confidenza ma mi fece comunque piacere, di certo sapeva come mettere a proprio agio le persone. 
 
- Buongiorno ragazzuole! - urlò tutta contenta la mia ragazza, comparendo in cucina 
- Buongiorno anche a te - ricambiarono le due donne al mio fianco
- Ciao... - la salutai debolmente ammirandola da capo a piedi
 
Aveva uno stile diverso dal suo: indossava dei jeans chiari, abbinati a un maglione color panna, degli Ugg beige ai piedi e i capelli raccolti in uno chignon senza nemmeno un capello fuori posto. Se non fosse stato per i suoi occhi avrei fatto addirittura fatica a riconoscerla, sembrava così diversa... Forse l'aveva fatto per volere dei genitori ma, per quanto stesse bene anche vestita così, la vocina dentro di me urlava di voler indietro la ragazza che amavo. Quella non era la ragazza di cui mi ero innamorato, bensì quella che tutti volevano che fosse. Ecco la grande differenza, resa possibile grazie a dei semplici vestiti. 
In risposta mi fece un cenno con la testa, comunemente maschile, e lì sorrisi raggiante: ecco quello che intendevo. 
Capendo al volo a cosa mi riferissi, sorrise leggermente, arrossì di colpo e fece finta di chiedermi con lo sguardo cosa volessi. Il nostro era un linguaggio degli occhi, una sorta di codice che solo poi potevamo capire. 
 
- Ragazzi venite, o la colazione diventa direttamente ghiacchiata - esclamò mia madre invitandoci a sedere - tu cosa preferisci Manu? -
- Anche una tazza di latte freddo va benissimo, grazie - rispose dolcemente Manuela, seduta proprio davanti a me
- Freddo?! Tesoro, fuori nevica e tu vuoi il latte freddo? - chiese sbalordita mia madre
- Mia figlia è tutta strana Anne, ti ci abituerai - scherzò Lucy abbracciando da dietro la figlia 
 
In quell'attimo vidi Manuela irrigidirsi come non l'avevo mai vista, non sembrava molto contenta della battuta e la rabbia nei suoi occhi mi trafisse come una folata di vento gelido. Come mai le  davano così fastidio quei commenti scherzosi dei genitori? 
Continuai a bere il cappuccino, che avevo preso qualche minuto prima, ma il mio sguardo rimase comunque inchiodato a quello della mia ragazza, non sopportavo vederla così. 
Qualche istante dopo anche Robin e Frank entrarono in cucina e ci augurarono il buongiorno, a quanto pareva dai loro scarponi colmi di neve dovevano essere appena rientrati.
 
- Certo che questa notte ha nevicato proprio tanto - esclamò Robin salutando mia madre con un bacio
- Si, tutte le macchine sono diventate bianche improvvisamente - scherzò Frank lasciando un bacio alla figlia, che si era ripresa (fin troppo velocemente) dall'episodio successo poco prima
- Motivo per cui siamo segredati in casa - 
- Per fortuna che ieri ho fatto la spesa, almeno abbiamo tutti gli ingredienti per il cenone di stasera - rispose allegra mia madre 
 
Finita la mia colazione mi alzai, salii in camera e mi decisi a chiamare Louis per fargli gli auguri di compleanno. Ero più che sicuro che, se avessi rimandato ancora, mi sarei dimenticato quindi tanto valeva togliersi il pensiero. 
Riscesi in salotto, composi il numero del mio migliore amico e, dopo qualche minuto di attesa, finalmente sentii la sua voce in un - Pronto? - molto assonnato. 
 
- Grande Tommo, buon compleanno! - urlai allegro, ignorando del tutto la sua voce stanca
- Grazie bro, lo apprezzo tanto... ma ti rendi conto che qui sono le 7 di mattina, porca troia?! - rispose scocciato
 
Non mi ero nemmeno preoccupato di che ore fossero lì... ops.
 
- Avresti preferito svegliarti senza gli auguri del tuo migliore amico? - ribaltai la sistuazione per farmi passare dalla parte della ragione
- Uff... e va bene, grazie. Allora, visto che ora ho perso di tutto il sonno, come va? -
 
Dai rumori di sottofondo, dedussi che stesse cambiando stanza per non svegliare anche Giulia. 
 
- Tutto bene. Lì? Com'è New York? - 
- Meravigliosa, c'è un'atmosfera totalmente diversa rispetto a Londra. Non posso negare però che mi mancate, c'è troppo silenzio qui - scherzò con una leggera risata che contagiò anche me - Manu? -
- Situazione complicata, saprete tutto quando torneremo - tagliai corto per non farmi sentire dai miei - comunque gli altri ti hanno fatto gli auguri, vero? -
 
Lo ammetto: mi interessava soprattutto sapere se la mia ragazza gliele avesse fatti, mi incuriosiva saperlo.
 
- Mi mancano da sentire Mara e Zayn, gli altri me li hanno fatti 10 minuti prima di te - rispose muovendosi per la stanza - solo Manu me li ha fatti allo scoccare della mezzanotte, che lì corrisponde alle 4 se non mi sbaglio -
- Ah... Wow - esclamai sorpreso, non aspettandomelo proprio
- Eh già: quando si tratta di compleanni che le stanno a cuore, Manuela vuole sempre essere la prima a fare gli auguri. è fatta così -
 
Manuela, miss nonmisveglioprimadell'una era solita fare gli auguri a mezzanotte? Tutto avrei detto tranne che quello. 
Continuai a parlare per un bel po' con Louis, durante il quale mi raccontò tutto quello che avevano fatto lui e Giulia in quei giorni: avevano girato Manhattan per ore, fatto tante selfie con l'Empire State Building dove Giulia sembrava toccarne la punta, girato sempre e solo con i classici taxi gialli della città in puro stile newyorkese, visto e rivisto mille volte la Statua della Libertà, passato giornate stupende a Central Park a pattinare, visitato Times Square e Chinatown per intero. Davvero tante cose per quei giorni, ma tutte meravigliose e che sarebbe piaciuto vivere anche a me. Ero davvero felice per loro, si meritavano un po' di privacy e, dal tono allegro ed emozionato di Louis, il loro rapporto doveva esser diventato ancora più saldo di quanto già non fosse. 
 
- Sono entusiasta per te bro, davvero - dissi sorridendo e giocando con le frange di un cuscino sul divano
- Grazie Hazza... scusa la domanda ma mi sto iniziando a preoccupare, le cose con Manu come vanno? - chiese un po' accigliato con un pizzico di preoccupazione nella sua voce
- Ecco... aspetta un attimo, te lo ha raccontato lei vero? - 
- Non proprio tutto, ha detto solo che è successo un casino con te e i suoi genitori. Non voglio impicciarmi però ti voglio avvertire -
- Di cosa? - risposi un po' perplesso
- Manuela è il tipo di ragazza che accumula tutto dentro senza dire niente e poi ci sta puntualmente male, ci sono molti atteggiamenti dei suoi genitori che non può mandare giù. Ti chiedo solo di starle vicino non appena magari la vedi irrigidirsi, non voglio che dopo scarichi tutto per conto suo. Può essere pericolosa in un momento di rabbia - mi spiegò con calma, forse per non farmi andare nel panico
 
Come poteva la mia piccola essere pericolosa? Con quel faccino paffuto che si ritrovava non avrebbe potuto fare male nemmeno a una mosca. All'inizio non credetti subito alla parole di Louis, pensando fossero solo sue preoccupazioni dovute alla distanza... All'improvviso però mi tornò in mente l'episodio di poco prima, quando avevo visto Manuela irrigidirsi e digerire fin troppo velocemente la frase detta dalla madre; forse era vero... Non avrei mai permesso che la mia ragazza potesse sentirsi esclusa o imbarazzata nè davanti a me nè davanti a nessun altro. Non ne aveva motivo e avrei fatto di tutto pur di farle passere un bellissimo periodo natalizio. 
Ringraziai di cuore Louis per i consigli e, non so nemmeno io come, mi salì una sorta di scarica di adrenalina che mi diede la carica per la "missione". 
Salii dritto in camera mia, per prepararle qualcosa di speciale, ma rimasi un po' perplesso alla vista della mia finestra: il freddo aveva formato della condensa sul vetro, fin lì tutto normale. La cosa che mi lasciò perplesso furono delle lettere scritte proprio sulla condensa. 
Non ricordavo di averci scritto sopra, motivo per cui mi avvicinai per vedere meglio; la scrittura era sicuramente femminile e per un attimo mi rallegrai, immaginando Manuela a scrivere con le dita quelle parole. Mi sentii il ragazzo più felice della terra quando mi resi conto di avere ragione:
Puoi dire quello che vuoi ma mai nessuna ti guarderà come ti guardo io. 
Non sapevo se quella fosse una dichiarazione d'amore ma non mi importava, l'unica cosa che mi importava era che avessi ancora una possibilità di renderla felice. E non c'era sensazione migliore.
 
 
 
 

 
 
 
Spazio Autrice: *si nasconde dietro il pc* ehilà! *sventola la bandiera bianca* sono una persona spregevole, me ne rendo conto. Posso uscire? Bene. 
Allora: ci ho messo secoli per scrivere questo capitolo, il mio pc è morto, Open Office pure, la gif e il banner non posso metterli e io sto andando di matto in questo preciso momento. Ok, calma.
Come si può notare, questo capitolo è di passaggio ma c'è qualcosa che comunque risulta importante: la chiamata di Louis. Manuela e Harry a quanto pare ancora non fanno pace ma tranquille, non saranno arrabbiati per sempre ;) parla solo Harry perché diciamo ho voluto far vedere la situazione anche dal suo punto di vista, nel prossimo parlerà di più Manu. Ho aggiunto anche particolari newyorkesi dopo aver letto di persone che amano Loulia, quindi eccovi accontentate u.u non so come farmi perdonare per l'inconveniente del ritardo ma spero riusciate a perdonarmi :( lo scorso capitolo ha 20 recensioni? Ci credete che stavo urlando quando l'ho visto? :') ok, calmiamoci u.u, nella mia pagina dell'account ho messo anche i miei account Facebook, Twitter, Polyvore, We Heart It e il canale YouTube e mi farebbe davvero piacere se mi contattaste *-* allora, passiamo alle domande:
1) quale parte vi è piaciuta di più?
2) cosa ne pensate delle rispettive famiglie?
3) dopo la scritta sulla finestra di Manu, cosa pensate farà Harry?
Ci tengo a precisare: la scritta sulla finestra mi è venuta mentre ero in macchina e, in un momento di noia, ho iniziato a scrivere dei nomi e dei cuori sulla condensa XD non sto bene lo so u.u
Io direi che per oggi è tutto e vi prometto che sarò un po' più puntuale <3 Peace and Love
Xx Manuela
 
   
 
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