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Autore: blackmoon5    06/08/2014    3 recensioni
Dopo aver finito di leggere Breaking Dawn, mi sono chiesta: e Tanya? Insomma, tutti hanno avuto un lieto fine, tranne lei. In questa storia, finalmente troverà la persona giusta per lei, ma un incontro nella foresta le metterà a rischio la vita. Solo i Volturi la possono salvare. Accetterano di aiutarla? Spero vi piaccia.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tanya, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Salve a tutti. Non ho idea di come sia venuto fuori questo capitolo, ma non sono ancora pronta per scrivere l'epilogo (che comunque sarà il prossimo capitolo). uffauffauffa ho approfittato del fatto che il motivo per cui i lupi hanno l'imprinting non è certo per rendere felici due dei miei personaggi preferiti. Quindi credo sia perchè non mi sembrava giusta tutta questa faccenda.. Comunque non importa se la recensione è cretina, mi fa piacere comunque. Ho letto una tua one shot (cent'anni di solitudine) e mi è piaciuta molto. Avevo iniziato a leggere breaking dawn parte tre e gli eredi di Volterra( quest'ultima perchè le parole "Irina è tornata in vita" hanno fatto da calamita), ma non ho fatto in tempo a finire di leggerle o a lasciare una recensione. Comunque stai certa che le leggerò appena avro tempo. controcorrente non avrei saputo dare ai due Volturi soprannomi più appropriati. Anche secondo me l'unico con un pò di cervello è Marcus. cami volturi anche a me piace il personaggio di Marcus, credo sia l'unico tra i Volturi a starmi simpatico. Ci tengo a ringraziare tutti, da chi legge a chi recensisce e chi ha messo la storia tra le seguite o le preferite (i ringraziamenti li farò per bene nell'ultimo capitolo). Spero lascerete altre recensioni, ma soprattutto che il capitolo vi piaccia. Baci, blackmoon5.

“Vedi, è giunto il momento di fare qualcosa di molto fastidioso e probabilmente pericolosissimo”. (…) “Per fortuna sei antiproiettile”, sospirai.

(Eclipse, pagina 381)

“Allora, nervosa?”, mi chiede la mia migliore amica.
“Perché dovrei?”, rispondo. Mi alzo dal divano di casa sua un po’ barcollante. L’altro ieri Embry, Edward e Carlisle sono tornati con la cura. Appena in tempo, perché ormai ero arrivata a un punto critico. Non ho idea di cosa Carlisle abbia fatto al mio braccio, ma a ricordarmi lo scontro col Figlio della Luna è rimasta solo una piccola cicatrice, appena sopra il gomito. Non ho ancora recuperato del tutto le forze, ma l’immobilità mi stava uccidendo più del veleno di quel maledetto lupo. Così, stamattina sono andata a caccia con Leah e, tornata a casa dei Cullen, Alice ha avuto una splendida idea – le voglio bene ma certe volte vorrei staccarle la testa a morsi. In parole povere, ha convinto Embry a presentarmi alla signora Call. Se fossi stata in forze – e se fossi in grado di battere Jasper- l’avrei volentieri strozzata.
“Perché tra poco incontrerai la tua futura suocera”.
“Così non mi aiuti, Leah”, le dico mentre prendo le chiavi della macchina.
“Aiutarti non era esattamente il mio obiettivo”.
“Da quando sei diventata così irritante”, le chiedo prima di aprire la porta. Nel viale che porta a casa di Charlie c’è solo la mia macchina nera. Il cielo perennemente coperto di Forks è nero quanto il mio umore.
“Lo sono sempre stata, ma tu non hai fatto in tempo ad accorgertene perché un Figlio della Luna ti ha quasi staccato il braccio”, risponde sarcastica, uscendo dalla casa insieme a me.
“Quindi sei proprio sicura di non essere nervosa?”, mi chiede. Ho l’impressione che ci trovi gusto a farmi saltare i nervi.
“Si, sono nervosa, ok?”. Lo dico quasi urlando. Leah scoppia a ridere. Ok, adesso sono sicura che la mia migliore amica si sia completamente bevuta il cervello. La guardo impassibile, cercando di trattenere un sorriso.
“Mi è concesso sapere perché ti sei messa a ridere? O è un segreto del branco?”. Per quanto mi sforzi di capire le sue reazioni in questi casi, non ci riesco mai. Forse è perché ho il cervello di un vampiro e lei quello di un lupo.
“E’ che è strano vederti così. Insomma, neanche durante l’incontro coi Volturi eri così tesa”. Probabilmente ha ragione. Ma ho imparato che i parenti possono essere peggio, molto peggio di un incontro coi Volturi –il più disastroso che riuscite a immaginare. Mi appoggio allo sportello della macchina.
“Che motivo hai di essere nervosa?”.
“Ecco, non so. Per la prima volta in mille anni, non so come comportarmi. E giuro che se ti metti a ridere di nuovo, il braccio lo stacco io a te”. Leah, di fronte a me, trattiene una risata. Beh, almeno qualcosa l’ho ottenuta.
“Ma essendo il capo di un clan, non so, non dovresti sapere come comportarti in ogni situazione?”. La voce le trema, tanto sta cercando di non mettersi a ridere. Perché è ovvio che mi sta prendendo in giro. Sembra che oggi abbia proprio voglia di farmi arrabbiare.
“Mi spieghi come hai fatto a diventare la mia migliore amica?”, le chiedo. Prima che possa rispondermi a tono, non riesce più a trattenersi e scoppia nuovamente a ridere. Alla fine, cedo e mi unisco a lei.
“Ok, credo che adesso mi sia chiaro”.
“Andiamo, cosa potrebbe mai succedere. E’ una semplice umana, benedetto il cielo! Un mese fa hai provato a uccidere un Volturo –no, anzi, uno dei tre capi dei Volturi- e adesso non riesci ad affrontare la mamma di Embry?”. Il suo ragionamento non fa una piega.
“Non ho idea di cosa dirle. Non credo me la possa cavare con un Ciao, sono Tanya. Ho mille anni ma ne dimostro ventuno perché sono un vampiro. Ma stia tranquilla, non mordo!”. Leah, piegata in due dalle troppe risate, alla fine riesce a darsi un contegno e a rispondermi.
“La stai facendo sembrare più grande di quello che è. E per la cronaca, puoi passare benissimo per una di diciannove anni”.
“Pensa quando sarai nella stessa situazione”. Improvvisamente si fa seria e mi guarda accigliata. Colpita e affondata, penso.
“Che vuoi dire?”
“Sarai nella mia stessa identica situazione quando dovrai presentarti alla mamma di Lucas”. Resta zitta per qualche secondo. Realizzazione in tre, due, uno… Leah lancia un’imprecazione. Adesso è il mio turno di ridere.
“Mi rimane un po’ di tempo prima di incontrare la signora Call. Andiamo da qualche parte?”.
“No, tra poco arriva Lucas”, mi dice, e gli occhi le si illuminano. Però, se l’imprinting fa quest’effetto… Non faccio neanche in tempo a risponderle che una macchina bianca entra nel viale e parcheggia accanto alla mia. Dalla macchina esce un tizio sui venti-venticinque anni, e lo riconosco dalla descrizione che Lea mi ha fatto. “Però…”, mormoro, squadrandolo. Leah ha avuto un imprinting niente male, non c’è che dire. Il ragazzo di fronte a me è alto, con la pelle chiara e i capelli neri. Indossa una felpa verde scuro con sopra delle scritte, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica blu. Si avvicina a Leah e saluta prima lei, poi me.
“Lucas lei è Tanya. Tanya, Lucas”, ci presenta Leah. Io e il ragazzo ci stringiamo la mano.
“Beh, Leah, io devo andare. Ci vediamo domani?”.
“Certo. A domani”, mi risponde mentre apro lo sportello. “Ah, dimenticavo, buona fortuna”. Nella sua voce c’è una nota di sarcasmo, così la fulmino con gli occhi prima di mettere in moto e guidare verso La Push.

Al confine di La Push, Embry mi aspetta seduto su un albero. Un occhio umano non lo noterebbe, ma la sua scia è inconfondibile. Per i primi giorni mi aveva dato fastidio, perché non ero abituata all’odore dei mutaforma. Adesso, per fortuna, non è più un problema. Scende e aspetta che mi fermi. “Ciao”, mi saluta mentre entra nella macchina e mi dà un bacio sulla guancia. “Nervosa?”, mi chiede con lo stesso tono di Leah. “Ma voi lupi sapete fare solo quella domanda?”, sbotto arrabbiata. “Sei stata con Leah?”.
“Già”.
“Ti ha fatta arrabbiare?”.
“Un po’”, ammetto.
“Io ti avevo detto che non ha un bel carattere”.
“Non puoi pretendere che abbia un bel carattere dopo tutto quello che ha passato”, dico difendendola.
“Lasciamo perdere. Posso sapere che vi siete dette?”.
“Tanto lo saprai nella prossima ronda”, sbuffo. Ormai nessuno si stupiva più dell’imprinting di Embry e Jacob, ma Edward – da bravo cugino impiccione grazie al suo potere-, mi ha detto che io e Nessie siamo state argomento di diverse ronde. “Gli umani hanno il potere di farti saltare i nervi?”, mi chiede sarcastico.
“Sinceramente non sono molte le persone che mi hanno fatto saltare i nervi e hanno vissuto abbastanza per vantarsene. Anzi, a pensarci bene sono solo due”, ammetto. Sono sempre stata un tipo calmo, che non perde mai la pazienza – in effetti sono quasi la versione femminile di Carlisle, sarà per questo che andiamo d’accordo.
“Una è Kate?”, prova a indovinare.
“Si, l’altra era Irina, ma Caius ha preso facilmente il suo posto”. E’ un po’ difficile dire tranquillamente quei due nomi senza che mi venga voglia di fare una visita a quell’idiota, ma sto facendo progressi.
“Quando capirò come funziona il cervello di un vampiro, Aro rinuncerà a prendersi Alice”, esclama esasperato. “Gira a destra”, mi dice, perché non ho idea di come si arrivi a casa sua –almeno non in macchina. Mi dà altre indicazioni e alla fine riconosco la casa dove Jacob mi aveva accompagnata tempo prima. Fermo la macchina e entrambi scendiamo. Sto per suonare il campanello, quando Embry tira fuori un mazzo di chiavi e apre la porta. “E’ casa mia, ricordi?”, dice sorridendo. Prima di entrare nel soggiorno, rimpiango di non avere i poteri di Alice –mi sarei accontentata anche di quelli di Edward. Una donna, che non può avere più di quarant’anni, sta appoggiando un vassoio sul tavolo vicino ai fornelli. L’aria profuma di biscotti fatti in casa, e se fossi stata umana sono sicura che mi sarebbe venuta l’acquolina in bocca. “Ciao”, dice mentre alza lo sguardo e sorride. Assomiglia al figlio in modo incredibile. Stessi capelli neri, stessa pelle scura, stessi occhi color del caffè, stesso sorriso. Resta un po’ sorpresa nel vedermi, evidentemente si aspettava di vederlo da solo o con qualcuno del branco, tipo Jacob o Quil. “Ciao, mamma”, risponde, mentre richiude la porta e faccio qualche passo avanti. “Embry, chi…”, inizia la donna, ma Embry non la lascia finire. “Lei è Tanya”, mi presenta. “Piacere”, le dico allungando la mano destra. “Piacere mio”. Mi stringe la mano.

   
 
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