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Autore: Lushia    07/08/2014    1 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 37 – La Capitale Perduta

cover

Sotto il sole mattutino, oltre gli altissimi alberi e la folta vegetazione che cresceva rigogliosa tutta intorno, nel cuore della foresta incontaminata, che si estendeva per chilometri infiniti e non lasciava trasparire luce, se non qualche raggio verdastro filtrante dal tetto di foglie, sopra di loro.
Erano ormai passate un paio d'ore quando i due erano giunti in quel luogo sperduto, camminavano spediti lungo una strada che nessuno sembrava conoscere. Non era stato precedentemente messo al corrente sul tragitto che avrebbe dovuto seguire, nemmeno Stanford conosceva il punto esatto in cui si trovava l'ingresso.
Eppure, il bambino biondo sembrava puntare in una direzione precisa, anche se sul suo viso traspariva un'espressione incerta, mentre avanzava tra le foglie e inciampava ogni due per tre su radici poco visibili.
Non si lamentava, sembrava non volersi mostrare debole davanti al nemico, tuttavia non poteva fare altro che continuare il percorso al suo fianco, cercando di non spaventarsi ascoltando i versi animaleschi che li circondavano, amplificati dal silenzio quasi innaturale del luogo.
Per un istante gli sguardi dei due si erano incrociati. Il bambino tremò, distogliendo subito l'attenzione dall'adolescente, inciampando nuovamente sul davanti ma rialzandosi quasi subito, riprendendo il percorso seguito.

- Manca molto? - chiese Clover II, avanzando accanto a lui con un'espressione perplessa. Il viaggio era abbastanza faticoso, considerando che stavano camminando da circa due ore e l'illusionista non era abituato a camminare così tanto.
- … Non lo so... - rispose Haynes, imbarazzato. Dopotutto, lo sciamano aveva già detto che non aveva idea di dove si trovasse il luogo, stava andando però ad istinto, come lo scienziato aveva previsto.

“Camminerà seguendo l'istinto lungo un percorso preciso, fino ad arrivare alle rovine.” aveva detto, prima che i due partissero “Seguilo e non farti domande.”

Il ragazzo scrollò le spalle, osservandosi attorno con curiosità e notando alcuni alberi inclinati verso l'interno, le cortecce attorcigliate tra di loro e alcune scimmie che fuggivano via da dei tronchi per saltare su altri, osservavano i presenti con aria di superiorità.
Guardando nello spazio creato dalle cortecce inclinate, poterono scorgere una sorta di percorso più buio creato dall'aggrovigliarsi dei tanti tronchi. Lo sciamano non aspettò oltre e si infilò nella galleria, seguito da Clover.
Camminarono per circa dieci minuti, il percorso era omogeneo finchè l'oscurità non iniziò a diradarsi, raggiungendo delle alte foglie che sbarravano loro la strada.
Clover le spostò con un braccio, rivelando due enormi colonne che sostenevano un portone di pietra decorato.

I due si avvicinarono stupefatti, Clover si lasciò scappare un'esclamazione incredula mentre Haynes sembrava quasi in trance. I suoi occhi erano vacui e avanzò quasi automaticamente verso il portone, poggiando una mano su quest'ultimo e spingendo debolmente.
Si udì uno scatto, il suono di qualcosa che si era sbloccato, il biondino tornò in sé e indietreggiò spaventato, mentre il portone si apriva e invitava i due ad entrare in un meraviglioso luogo dimenticato dal tempo.
Dalla sua posizione, Clover era in grado di notare delle colonne disposte all'entrata, alte anche più del portone d'ingresso, che conducevano ad una lunga stradina in pietra.
Tuttavia, all'esterno non era possibile vedere la cima delle colonne interne, anzi, sembrava che non ci fossero. Tutto attorno al portone crescevano alberi e vegetazione non visibile all'interno, dove invece vi erano costruzioni non presenti all'esterno, quasi come se, oltrepassando il portone, si giungesse in un'altra dimensione.
Non era solito a fare ragionamenti logici di quel calibro, eppure non poteva non notarlo. Si avvicinò rapidamente all'ingresso, afferrando il braccio di un Hynes intimorito e trascinandolo oltre le colonne in pietra, oltrepassando l'entrata e ritrovandosi tra le fila di alte colonne che sembravano quasi dare loro il benvenuto.
Appena sorpassate, camminando sulla stradina in pietra, si ritrovarono a chilometri di distanza dal suolo, attorno alla stradina le cime di alberi e altre vie laterali che conducevano a cave, probabilmente abitazioni, semi distrutte ed erose.
Di fronte a loro, la stradina conduceva verso una costruzione a più torri circolari, colorata e decorata come le colonne ed il portone d'ingresso.

Continuarono ad avanzare verso la scalinata che portava a quello che, probabilmente, doveva essere un tempio. Davanti all'entrata, il giovane illusionista non si aspettava di trovare degli esseri viventi.
Due ragazzine, praticamente uguali sia d'aspetto che di vestiario, sembravano a guardia dell'ingresso, stringendo lunghe lance decorate da piume e ghirigori, piegate in avanti come a sbarrare la via. Ad un primo sguardo sembravano anche essere delle statue, ma era palese che fossero vive, anche se il ragazzo non sapeva come avevano fatto a restare in vita in un luogo come quello.
Avevano i capelli neri e corti, tagliati a caschetto, gli occhi castani e la pelle leggermente scura. Indossavano dei vestiti minimali color beige, una gonna corta con frange e un top, che lasciava scoperto l'ombelico. Portavano entrambe un orecchino decorato con delle piume, una lo aveva all'orecchio destro e l'altra al sinistro.

- … Salve... - Clover decise che sarebbe stato meglio essere educato e salutò le due, le quali non batterono ciglio. - Uhm... - si voltò verso lo sciamano e l'osservò, il piccolo distolse lo sguardo, quasi spaventato, prima di fare qualche passo in avanti e salutare anche lui le due.

Stavolta, le ragazze si mossero e riportarono le lance in posizione verticale, aprendo l'entrata ai due visitatori.
- Che siate i benvenuti. - dissero, all'unisono – Siamo le sacerdotesse della Capitale Perduta, Marva e Nola. - spiegarono – Soltanto gli sciamani possono aprire la strada verso questo luogo. -
Non dissero altro, distolsero l'attenzione dai due e tornarono ad osservare dinanzi a loro, come statue, ma senza più incrociare le lance.
Significava forse che la strada era libera? Potevano quindi entrare nel tempio?
Clover aveva un compito, doveva recuperare l'ultimo Hell Ring per suo “padre”, lo scienziato Stanford. Sperò vivamente di riuscire a trovare ciò che stava cercando, così avrebbe potuto renderlo fiero di lui.

Senza nemmeno voltarsi o aspettare lo sciamano, il giovane dai capelli verdi arrivò all'entrata e spinse il portone già semi aperto, varcando la soglia e ritrovandosi in un enorme androne.
Camminò per qualche minuto, ammirando i graffiti sulle enormi pareti e le colonne, c'erano diverse vie e scalinate, ad entrambi i lati, eppure il ragazzo era sicuro che avrebbe dovuto camminare verso il centro, attento a non inciampare sulle macerie e radici che spuntavano fuori dal pavimento semi distrutto.
Dopo un altro paio di gradini, raggiunse un'altra sala con una piccola colonna al suo interno. Dal suo marsupio si levò una flebile luce bluastra, mentre il giovane si avvicinava al piedistallo. Sopra vi era poggiata una cupola in pietra, che l'illusionista spostò rapidamente, rivelando l'anello tanto agognato.
Un corno in metallo fuoriusciva dall'anello bluastro, Clover lo prese tra le dita e l'osservò quasi rapito, percependo un immenso potere derivante da quel piccolo accessorio.
Si lasciò scappare un “wow”, e alcuni ingranaggi, nella sua mente, iniziarono a mettersi in moto.

- … Se riuscissi ad usarli da solo... sarebbe fiero di me. - disse, tra sé e sé. Un sorriso si fece strada sul suo volto, sembrava un'eventualità meravigliosa e l'idea che suo padre potesse essere orgoglioso di lui lo emozionò ulteriormente.
- Dopotutto... posso sempre ridarli al mio fratellino una volta nato. - affermò, sicuro. Non stava di certo rubando i suoi vestiti, come Stanford li aveva chiamati il giorno prima. Voleva solo crearli da sé, era assolutamente capace di farlo e di risparmiare del duro lavoro a suo padre.
Se fosse diventato più forte, di sicuro Stanford sarebbe stato fiero di lui.

- Mh... ma come si usa questo aggeggio? - chiese poi, perplesso.
Provò ad indossarlo, l'anello assunse un'aura color indaco che lo avvolse per qualche istante, ma nulla di particolare accadde. Si mise a sferrare pugni all'aria, muovendo la mano su e giù e scuotendola, cercando di capire come far uscire il suo potenziale, eppure non sembrava essere il giusto metodo. In quel modo avrebbe solo azionato il potere dell'anello, pensò, mentre percorreva il sentiero a ritroso, giungendo all'entrata.
- Ehi! Come si usa questo coso per creare dei vestiti? - chiese alle due sacerdotesse. Non si aspettava una risposta ma, incredibilmente, le due si voltarono meccanicamente verso di lui, lo sguardo quasi perplesso. Evidentemente, dopo aver parlato la prima volta con lo sciamano, le due si erano in qualche modo "sbloccate". In realtà non ne aveva idea, ma poco gli importava.
- Non sappiamo nulla riguardo gli Hell Ring, probabilmente vanno usati tutti insieme. - risposero, tornando ad osservare davanti a loro.
- Oh! Non ci avevo pensato! -
L'illusionista annuì all'affermazione e d'istinto tornò dentro, ripercorrendo rapidamente i corridoi e stringendo l'anello a forma di corno come se fosse un tesoro prezioso.
Tornò nella sala dove l'aveva trovato, raggiungendo il piedistallo e posizionandolo sopra, estraendo poi gli altri cinque dal marsupio e posizionandoli l'uno accanto all'altro. Suo padre glieli aveva dati in caso non riuscisse a trovare l'ultimo perchè nascosto da qualche parte, aveva detto che gli altri avrebbero reagito alla sua presenza e, infatti, i sei anelli stavano brillando di una flebile e inquietante luce indaco.
Si appoggiò con i gomiti sulla colonnina, osservando i sei anelli brillanti, ognuno con una forma diversa e stranissima. Un teschio appariva su uno dei sei, mentre ce n'era uno con un occhio disgustoso e un altro con alcuni tentacoli. Una pietra bluastra si intravedeva al centro di un altro anello, circondato da strane venature, mentre sull'ultimo erano incisi tre 6.
Restò ad osservarli, quasi rapito.

 

***

 

Un jet bianco stava sorvolando la zona orientale della foresta amazzonica, sorvegliando il luogo da una buona distanza e avvicinandosi sempre di più alla parte centrale, più fitta e nascosta.
Secondo la sciamana dai capelli rosa, Lilium, le rovine dovevano trovarsi più o meno all'estremità della zona centrale, tuttavia non poteva saperlo con esattezza perciò stava solo seguendo il suo istinto.
Intuito o meno, se gli sciamani erano gli unici in grado di scovare quel luogo, in un modo o nell'altro ci sarebbero comunque arrivati, perciò continuarono a seguire la bambina senza porsi troppe domande.
Il futuro boss degli Elektrica stava osservando il luogo attorno a loro, ormai era da una decina di minuti che il jet sorvolava la stessa zona in circolo, farfugliò qualcosa al pilota e suo collaboratore, prima di raggiungere i ragazzi e la bambina, a cui rivolse la parola.

- Questo è il punto più vicino? - chiese, dando uno sguardo al finestrino.
In realtà, sotto di loro c'erano solo alberi, foresta, piante e ancora alberi. Il paesaggio era omogeneo, non si riusciva a capire in quale zona si trovassero.
- Sì, ci troviamo... sopra. - disse, quasi incredula per la risposta. Si era alzata rapidamente e si era avvicinata al finestrino, osservando verso il basso con occhi languidi. - Sopra... - ripeté, sicura.
- Perfetto, allora scendiamo qui. - disse il ragazzo, sicuro.
- Uh? Qui? - chiese Sirius, perplesso, osservando la fitta vegetazione. - E dove pensi di atterrare? -
- Non atterreremo di certo! - esclamò Ex-Ten, divertito. - Ci lanceremo dall'alto. -
Dopo qualche istante di silenzio, Kaito si alzò dal suo posto e si stiracchiò.
- Ehi, è la prima volta che mi lancio col paracadute, dovete dirmi come si fa, ok? - chiese, deciso – So che è alpacosamente pericoloso. -
- … Ma non ci lanceremo con il paracadute. - il ragazzo inarcò un sopracciglio.
- Come no? - Diamante sembrò preoccupata – E con cosa, allora?? -
- Adesso possiamo volare! - esclamò lui, mostrando il compact ottenuto da Cristal.
- L-le shinuki wings?? - chiese Luca, spaventato – Ma Cristal-kun ha detto che è difficile usarle! -
- Non esattamente. - disse l'albino, osservando il fulmine – Ho solo detto che il funzionamento è un po' difficile, ma nulla di impossibile. -
-Ma se dobbiamo buttarci... non avremo il tempo per imparare! - obiettò il biondo, quasi disperato.
- Meglio. In una situazione estrema, l'istinto vi aiuterà a farlo. - il ragazzo assunse un sorrisetto inquietante.
- Giusto, dopotutto sono ali composte da shinuki, e la shinuki è una fiamma che appare quando sei sul punto di morire. - Nando sghignazzò.

Non poterono più obiettare, dopotutto Ex-Ten e Cristal sembravano davvero seri e il primo si posizionò davanti allo sportello d'emergenza, invitando i ragazzi ad avvicinarsi.
- M-ma i bambini? - chiese Luca, ancora spaventato.
- PonPon posso tenerlo io. - Duchesse sorrise, prendendo il piccolo tra le braccia.
- Lilium non ha bisogno di aiuto, a quanto ricordo sa già volare. - Haname osservò la sciamana, che annuì. Dopotutto, durante il loro primo incontro, la rosea bambina aveva iniziato incredibilmente a fluttuare nell'aria, lasciando incredule le ragazze presenti.
- Uhm... quindi... cosa dovremmo fare? - chiese Nozomi, abbastanza confusa, osservando il compact tra le sue mani.
- Intanto richiamate a voi le ali. - il boss dei Neveria strinse il suo compact tra le dita, una luce arancione avvolse dapprima l'aggeggio e poi il ragazzo, concentrandosi sulla sua schiena e assumendo la forma di due ali di media grandezza, arancioni come il cielo e composti dalla stessa fiamma. - Vedendole vi sarà più facile immaginarle. -

Uno ad uno, tutti quanti imitarono l'albino e, quasi a turno, si illuminarono ciascuno della propria fiamma. Alla fine, tutti i ragazzi avevano ottenuto sulla schiena un paio di ali composte dalle loro fiamme.
Tutti e sette i membri dell'Alleanza del Cielo avevano delle ali arancioni di fiamma del cielo di simile grandezza, o almeno tutti tranne Sirius, le quali ali erano tre quarti del suo corpo.
- Ah! Sono davvero figo! - esclamò, ridendo di gusto.
- Idiota, così enormi sono ingombranti! - disse la principessina, alzando gli occhi al cielo.
Le ali dei sei guardiani dell'undicesima famiglia dei Vongola erano tutte di ugual dimensioni, ognuna composta dalla rispettiva fiamma. La ali di Kaito erano scintillanti e di un giallo quasi accecante, mentre quelle di Haname erano azzurre e limpide, composte d'acqua che sembrava colare verso il basso. Le ali di Arashi erano rosse e simili sia a quelle del cielo che a quelle della nuvola, violacee e dai contorni infuocati. Non erano molto appariscenti e Cloud sembrò esserne sollevato. Le ali di Shinji erano quasi invisibili, composte di una sottile nebbiolina color indaco, mentre quelle di Luca erano verdastre e composte da scariche elettriche.

- Bene, siamo pronti. - Ex-Ten iniziò a sganciare le sicure che tenevano ferme lo sportello d'emergenza.
- Ehi, aspetta! - Nozomi sembrava abbastanza nervosa – Come dobbiamo fare, adesso? Intendo... abbiamo le ali, sì, ma come le usiamo?? -
Il ragazzo aveva già aperto l'uscita e il gruppo venne letteralmente trascinato fuori, un po' a causa del Jet che si stava abbassando verso un lato, un po' a causa di Cristal, Duchesse e Nando, che avevano spinto fuori tutti quanti.
Si ritrovarono a cadere da parecchi chilometri di altezza, nel cielo fortunatamente di un bell'azzurro, che tuttavia non poterono ammirare poiché la gravità li stava prepotentemente attirando verso il suolo, verso la foresta incontaminata sotto di loro che si faceva sempre più vicina.
Si era formato un caos tra urla, la disperazione di un Luca in lacrime, Lilium che già svolazzava e tentava di aiutare gli altri, così come i tre che avevano poco prima spinto il gruppo fuori dal velivolo, che sembravano scimmiottare i meno fortunati.
Dopo qualche istante Arashi riuscì a capire come fare, anche Haname stava lentamente apprendendo, mentre Cloud e Diamante già svolazzavano tranquillamente. Sirius sembrava sforzarsi, le sue ali erano davvero pesanti, mentre Ex-Ten e Shinji avevano capito il meccanismo sin da subito e il primo stava aiutando il povero Kaito, abbastanza confuso. Nozomi e Luca furono quasi gli ultimi a capire come rimanere sospesi, un po' perchè troppo agitati per riflettere e un po' perchè Nozomi era distratta dal meraviglioso panorama attorno a lei. La consapevolezza di star cadendo le tornò quando Arashi e Haname si erano avvicinate ai due e stavano loro mostrando come fare.
Alla fine, miracolosamente, o forse istintivamente, tutti quanti riuscirono a muovere le alucce sulle loro schiene e a planare con cautela oltre le cime degli altissimi tronchi, atterrando, chi con grazia e chi in modo maldestro, sul suolo.

Si rialzarono traballanti, pulendosi dal terriccio e dalle foglie, chi stiracchiandosi e chi ridacchiando per l'esperienza.
- Wow, poi lo rifacciamo, eh! - esclamò Kaito, emozionato.
Non erano neppure passati due minuti che Lilium aveva iniziato a camminare verso est, senza dire nulla, ciò preoccupò i presenti e chi si era accorto che la bambina si stava allontanando.
Quasi di corsa il gruppo la raggiunse, osservando come la piccola avanzasse spedita verso un punto preciso, che i ragazzi poterono notare molto bene. Alcuni tronchi, abbassati verso l'interno e intrecciati su loro stessi, avevano creato una sorta di galleria misteriosa, nella quale si avventurarono senza indugi per poi uscirne qualche minuto dopo, ritrovandosi di fronte ad una grande porta in pietra.
Lilium si avvicinò rapidamente, senza nemmeno lasciare che gli altri l'ammirassero, poggiando una mano sulla pietra e spalancando le porte verso la Capitale Perduta.

Lentamente, uno ad uno, varcarono l'uscio e si ritrovarono accanto a delle colonne molto più alte, bianche di base ma decorate con ghirigori particolarmente antichi, che sembravano circondare una via in pietra di fronte a loro.
- Siamo in un'altra dimensione? - chiese Ex-Ten, incredulo. Il suo sguardo era fisso sulle cime degli alberi, sotto la stradina dove si trovavano, mentre l'ingresso era posizionato al suolo, con gli alberi che dominavano sopra di loro. Eppure non avevano salito alcun gradino, com'era possibile ritrovarsi all'improvviso sopra le cime più alte della foresta? Se fossero caduti dalla stradina senza saper volare, si sarebbero fatti molto male. Oppure sarebbero morti.
Inoltre, quella costruzione sarebbe dovuta essere ben visibile dal loro jet, invece non avevano potuto scorgere nulla se non alberi e foreste.
Sì, doveva proprio trattarsi di un'altra dimensione, un luogo creato dagli sciamani antichi, oppure da loro scoperto.
- Non... lo so... - rispose Lilium, osservandosi attorno con aria incredula, sembrava stesse ammirando il paesaggio e le rovine attorno a loro.
- … Qualsiasi cosa sia, è meravigliosa. - affermò Duchesse, anche lei stupefatta.

Avanzarono per qualche minuto, camminando sul percorso centrale, finchè non arrivarono ai piedi di un enorme tempio posto al centro della zona, fermandosi nel notare la presenza di un bambino biondo seduto al termine di una scalinata, il quale sguardo sembrò illuminarsi alla vista dei presenti e della cugina.

- Lilium! - urlò lui, alzandosi di scatto.
- Haynes! - la bambina si lanciò verso il cugino, entrambi si ritrovarono e abbracciarono, il loro sorriso era impagabile.

Finalmente si erano nuovamente ricongiunti, ma un'aria poco rassicurante iniziò ad avvolgere l'edificio, e anche il cielo azzurro sembrò ingrigirsi per ciò che stava accadendo.

   
 
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