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Autore: Akuma_chan    11/09/2008    2 recensioni
Le riflessioni di Al davanti allo specchio. Riuscirà ad accettarsi per quello che è diventato, o avrà paura del proprio aspetto? [...]Anche se adesso, e solo grazie a te, sono di nuovo io, in carne ed ossa, ogni volta che mi vedo riflesso non vedo un ragazzo davanti ai miei occhi, ma quell'armatura vuota e senza scopo, quell'armatura [sporca di sangue, del sangue degli innocenti, del sangue di nostra madre, del tuo sangue, Niisan] che ormai è la rappresentazione stessa della mia anima peccatrice.[...]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Armour's Reflection

(Che può voler dire sia “il riflesso dell'armatura”, che “la riflessione dell'armatura”)


SAAAALVE!!! Innanzi tutto vorrei iniziare col dire che questa è la mia prima fanfic in assoluto, perciò, vi prego, siate clementi, non trucidatemi subito!!! Cioè, farà schifo sia dal punto di vista del lessico, che da quello dello del contenuto e sarà di sicuro troppo prolissa (e a proposito, non ho ancora capito dove vada la cadenza di questa parola!)

Per seconda cosa vorrei dire che questa fic è ispirata all'anime di FMA, come chi l'ha visto può confermare.

Per terza, vorrei dire grazie a chiunque si prenda la briga di leggerla, e ancora di più a chi mi regalerà una recensione, sia buona (pleeeeeeeeeeaze!!!) che severa (ma vi prego, niente “dovresti ritirarti” che altrimenti ci rimango troooppo male!!!)

Per quarta, vorrei ringraziare mia sorella che ha sia il nick di MartaSaru che quello di GaaChan (sì, è sul serio mia sorella, ed è la stessa persona, se non ci credete leggetevi le storie, noterete che hanno lo stesso stile ^^)




Odio questo momento.

L'ho sempre odiato, mi pare, da quando abbiamo tentato di trasmutare la mamma.

È il momento in cui ci si sveglia, ci si dà una sistemata, e, soprattutto, si osserva quel malefico oggetto.

Lo specchio.

Forse, più che odiarlo, io temo questo momento, ne ho paura, perché quella superficie stregata mi rivela ogni giorno, senza eccezione, quello che sono diventato.

Un mostro.

Un gigante di metallo con gli occhi ardenti, che si muove solo grazie alla volontà della mia anima, tenuta salda solo da uno scarabocchio fatto col sangue, quello di mio fratello.

Dei momenti bui della mia vita, quello è forse il peggiore, perché ogni volta che mi specchio, ogni volta che mi vedo riflesso da qualche parte, ritorna in me; vedo mio fratello piccolo, sconsolato, sanguinante, con due moncherini che inondano il pavimento di liquido scarlatto e lucente; vedo le mie mani, così grosse e nere, e i miei polsi di metallo; mi rendo conto di non sentire alcun dolore, anche se non sono certo in una posizione comoda, ma ciò vale solo fisicamente, perchè dentro, dentro mi sento bruciare di odio e paura. Odio per me, per non averlo fermato in tempo, per non aver capito che ciò che facevamo andava non solo contro la legge, ma anche contro TUTTI i principi della natura.

Paura perché temo quello che stai per dirmi, Niisan, temo di scoprire cosa cela il tuo sguardo dorato, temo di sapere che tu mi odi, perché tutto ciò che è successo è stata colpa mia.

Sì, Niisan, è colpa mia. Sono io l'unico vero responsabile di quanto ci è successo.

Sono io che dovrei piangere ogni notte mentre dormo e chiederti scusa per come ti ho ridotto.

    Perché sono stato io ad aprire quella maledetta porta, io che [sia dannato per l'eternità], Gli posi quella fatidica domanda, io che [razza di idiota senza cervello] ti chiesi di emularLo quando ormai era sparito, via, oltre l'orizzonte, nonostante sapessi che tu Lo odiavi, nonostante sapessi che ti sarebbe costato molto farlo.

- Pap-ppà, che cosciè quella magia? - chiesi, dopo averlo visto trasmutare quei fiori alla mamma, affascinato.

- Non è una magia, Al. È l'Alchimia – disse, in un tono tra l'incerto e il reverenziale, perché nonostante tutto quello che aveva passato a causa sua, amava ancora quella scienza misteriosa e, per me, magica.


- Dai Ed! Prova a farlo! Trasmuta qualcosa! - ti esortai, sicuro che tu, il mio idolo, saresti riuscito a ripetere il miracolo.

- E perché dovrei? Non voglio fare nulla che abbia fatto Quello Lì! - replicasti tu, immusonito come sempre al Suo pensiero.

Giocai d'astuzia:

- Però, se riesci a trasmutare gli oggetti meglio di Lui, vuol dire che sei più bravo, no? O forse non ci provi perché sai non ne saresti capace, eh? - Ti stuzzicai, pungendoti nel vivo.

Non bisognava mai dire che c'era qualcosa che non potevi fare, ti colpiva nell'orgoglio e tu ti facevi in quattro per dimostrare il contrario. Perciò lo feci. Avevo adorato quella “magia”, come per me continuava a essere, e speravo che facendola tu saresti stato contento come lo era Lui di farlo per mamma. Perché, vedi, io avrei voluto che noi fossimo come loro. Lo so che non era possibile, fin da subito ci hanno insegnato che non era giusto, che amare il proprio fratello era sbagliato, però non riuscivo a non pensare che tu fossi il mio principe azzurro, anche se non ero femmina, e che io fossi la tua anima gemella, anche se ero maschio.


E ti convinsi a scoprire l'alchimia, e poco dopo, la studiai anch'io.


Forse tu diresti che l'avresti studiata lo stesso, che se non ero io a farti interessare ci avresti pensato da solo, e che magari ci avremmo messo un po' più di tempo ma avremmo studiato lo stesso per far rinascere la mamma, perché non ci saremmo mai arresi all'evidenza di vivere senza di lei, e avremmo tentato comunque l'impossibile.



Però.


Però, Niisan, una cosa la so di sicuro.

E-e ho paura di dirtela.


Io lo so perché la mamma è morta.


Ho...ho fatto delle ricerche al riguardo, perché ricordo di aver sentito il medico di Resembool dire che da tempo aveva una malattia, una malattia di cui lei non aveva mai parlato per non preoccuparci.

Ho cercato fra le carte dell'ospedale, e ho chiesto informazioni al dottore, e sono riuscito a sapere di cosa soffriva la mamma.

La mamma...la mamma aveva un tumore* maligno che la divorava da tempo, più precisamente, da quando sono nato.

Ecco. L'ho detto. Sì, la mamma se n'è ammalata alla mia nascita, anzi, a causa della mia nascita.


Tu diresti che è impossibile, che sto andando troppo di fantasia, che un figlio non può causare tumori alla propria madre nascendo, altrimenti la razza umana si sarebbe già estinta da parecchio!

E invece...

Forse non lo sai, prima di chiederlo al dottore non lo sapevo neanch'io, ma il mio parto è stato difficile, e mamma ha rischiato di morire.


Per la prima parte dell'operazione è andato tutto bene, ma a un certo punto, non si sa per quale motivo, io mi sono rivoltato all'indietro nell'utero, e sono cominciato a uscire dai piedi, invece che di testa.

La mamma gridava che stava per morire, e tragicamente era vero, se avessi fatto qualche altro passo falso, o se il dolore fosse diventato insopportabile, sarebbe successo l'irreparabile!

Allora, per aiutarla, il medico le diede un farmaco che avrebbe diminuito il dolore e la tensione del corpo, e grazie ad esso, senza altri danni, io venni alla luce.

O almeno così credevano tutti.

Quando visitò la mamma dopo che si era sentita male, il medico si accorse dello stadio avanzato della malattia e del fatto che non era possibile fare niente per lei, per allungarle la vita; e scoprì inoltre, da lei stessa, che la causa del tumore era quella medicina che le aveva dato per farmi nascere, per non rischiare la mia morte, perchè lei sapeva, fratellone, lei sapeva che quel calmante le avrebbe fatto male, lo sapeva di essere un soggetto a rischio, che c'erano altissime probabilità che le venisse quel tumore maledetto.

E nonostante ciò, nonostante sapeva che facendomi nascere non sarebbe potuta restare con noi, che non ci avrebbe visti diventare grandi, ha scelto me, la mia vita, rispetto alla sua e alla vostra felicità.

E s-s-sai cosa ha detto il g-g-giorno della visita al d-d-dottore? S-s-sai c-c-cosa gli ha d-detto? (Sniff) Addirittura col sorriso sulle labbra, c-c-come fosse una cosa ovvia e giusta?

- In fondo era uno scambio equivalente, la mia vita per quella di Alphonse. Sono stata così felice di averlo, che non me ne pento per nessun motivo! E se me ne andrò...Beh, i miei ragazzi sono forti, se la caveranno sicuramente!

Capisci, Niisan? Se io non fossi nato tu saresti figlio unico, è vero, ma vivresti con la mamma e saresti un ragazzo normale, in carne ed ossa, senza quel peso che ti sei sempre auto imposto, il peso di un errore che non è mai stato il tuo, ma il mio.



Tutto ciò, e tante, tante altre cose che vorrei dirti, mi vengono alla mente ogni volta, ogni maledettissima volta che mi guardo allo specchio, che vedo quell'enorme gigante di ferro dagli occhi rossi e fiammeggianti, che vedo il mostro che è in me.

Anche se adesso, e solo grazie a te, sono di nuovo io, in carne ed ossa, ogni volta che mi vedo riflesso non vedo un ragazzo davanti ai miei occhi, ma quell'armatura vuota e senza scopo, quell'armatura [sporca di sangue, del sangue degli innocenti, del sangue di nostra madre, del tuo sangue, Niisan] che ormai è la rappresentazione stessa della mia anima peccatrice.


E ogni volta che sono per strada sento le occhiate della gente, come se quell'armatura non fosse mai scomparsa dalla mia vita, come se fossi ancora quello strano mostro metallico di cui tutti avevano timore.

Tu, Niisan, dici sempre che mi guardano perché sono un bel ragazzo, ma io non ne sono così sicuro...

Dai loro occhi traspare sfiducia, tensione nei miei confronti, lo so. Li sento benissimo quegli sguardi piantati sulla mia schiena, quella paura nei miei confronti; paura del mostro che sembro, o paura del mostro che sono? Non è che, per caso, riescano a scavalcare quell'immagine fasulla di “bel ragazzo”, che riescano a capire CHI sono veramente io, che sappiano tutti i miei e segreti e mi giudichino, e che mi giudichino malvagio, cattivo, impuro, eretico, per tutto quello che ho fatto, per tutti i guai che ho combinato, per tutte quelle volte che dovevo morire e invece sono rimasto in vita, a scapito degli altri, a loro spese. Causando, forse, le loro morti?

E causando in te, Niisan, tanta preoccupazione, tanti disagi e tanti dispiaceri?


Me lo sono chiesto tanto, in quei momenti, tante volte quella domanda inespressa ha solcato i miei pensieri, e non sono mai riuscito a darle corpo, a condividere con te che sei mio fratello, il mio Niisan, questo quesito enorme e senza risposta: Io sarei dovuto morire, Niisan, non è vero? Già alla mia nascita, già quando abbiamo provato a trasmutare la mamma [in fondo era uno scambio equivalente, la mia vita per quella di mamma], e quando abbiamo combattuto contro Scar, e contro gli Homunculus, e quando sono diventato la Pietra, rimanendo in vita mentre quei soldati perdevano la loro...

Ho paura di porti questa domanda, perché so che risponderesti in tutta fretta che non è così, che mi sto accollando troppe responsabilità, che sono troppo sensibile e prendo troppo a cuore le cose...Ho paura di sentirtelo dire, perché so che non sarebbe vero, e che, anche se tu credessi con tutta l'anima a quello che dici, sarebbe solo un estraniarsi dalla realtà dei fatti, perché, Niisan, è così:

Io Dovevo Morire.



Beh...In realtà, quando l'ho pensata, all'inizio la storia parlava solo della paura di Al della gente, una volta rinato, e non di come si sentiva 'sporco', povero puciolo (ma in realtà l'ho fatto sentire io così, me baka!!!), insomma non era così tetra, non so che mi sia preso, perché anche se mi affascinano i finali tristi, preferisco di gran lunga quelli “tutti felici&contenti”...Boh...


A (s)proposito:

Quando Ed si sacrifica, visto che è tanto buono e mi fa commuovere taaanto quella scena, Al ritorna senza altro sacrificio da parte del fratello che quello della gamba e del braccio che aveva già perso.(Anche se qui non se ne parla, già è troppo complessa per i miei standard sta fic!Aspè aspè...ma QUALI standard, sé è proprio la PRIMA che ho il coraggio di scrivere sul computer, invece di tenerla sigillata e incompleta nell'antro sicuro della mia stramba mente?O_O)

Vabbè, non fate caso ai miei deliri e, vi SUPPLICO:COMMENTATE!!!


*Ah, p.s. Anche se non sembra verosimile, rarissime volte è possibile che un tumore venga causato da un farmaco, perchè ci sono delle sostanze chimiche che lo possono provocare, non è una balla, me l'ha detto mia mamma che è un medico!

  
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