Fanfic su attori > Coppia Gyllenhaal/Ledger
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Autore: BrokebackGotUsGood    07/08/2014    1 recensioni
Uno è già cotto a puntino, l'altro non può più fare a meno di lui ma non se ne rende conto (o non vuole rendersene conto).
Cosa potrebbe succedere se ci si mettesse di mezzo un litigio con la propria ragazza, sensazioni mai provate prima e...una notte insieme?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A love that will never grow old'
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Two.










Cioè... Dio!
Quella ragazza inconsapevolmente geniale aveva spinto Heath dritto dritto nelle mie fauci perché pensava che la stesse tradendo con me!
Non avevo la più pallida idea del perché gli Dei dell'Olimpo avessero improvvisamente deciso di far sì che la fortuna fosse dalla mia parte, ma di certo non avrei sprecato il mio tempo porgendomi inutili quesiti: volevo solo sfruttare appieno quell'imperdibile occasione, che mi si era presentata davanti agli occhi quando meno me lo sarei aspettato, e bearmi della più che gradita presenza di Heath, per una volta non solo per qualche ora fuori dall'orario lavorativo. 
Quando mi aveva detto che era venuto da me perché lui e Michelle avevano litigato alzando parecchio i toni, non ero riuscito ad essere dispiaciuto (anche lui doveva essersene accorto, dalle espressioni mezze interrogative che mi rivolgeva di tanto in tanto), anzi, quella notizia mi aveva sollevato in maniera indescrivibile, ancora di più quando mi era parso di notare che lui stesso non fosse poi così demoralizzato e sì, so che potrebbe sembrare un pensiero egoistico, ma erano mesi che aspettavo che accadesse qualcosa del genere.
Da cinque mesi, per essere precisi, ovvero da quando avevo iniziato a provare strani e inusuali sentimenti per lui che non avevano niente a che fare con l'amicizia; ci avevo messo non poco per rendermi veramente conto della situazione e accettare del tutto l'idea che sentissi determinate cose nei confronti del mio migliore amico, ma non ero mai arrivato al punto da esserne addirittura spaventato, infatti in quello stesso periodo avevo rilasciato un'intervista al magazine Details nella quale dicevo che ''Sono aperto a tutto. Non sono mai stato attratto sessualmente dagli uomini, ma non credo che ne avrei paura, se succedesse''*.
L'unico dettaglio era che ciò che sentivo per Heath non era solo attrazione. Dietro c'era decisamente qualcosa di più, qualcosa che mi faceva desiderare di essere con lui in ogni momento della giornata, di vedere sempre il sorriso speciale che rivolgeva soltanto a me, di stringerlo, accarezzarlo, baciarlo e non lasciare che nessun altro si avvicinasse a lui. 
Una droga da cui ero dipendente.
Ero stato sincero, in quell'intervista: non ero mai stato attratto in alcun modo da persone del mio stesso sesso e mai mi sarebbe passato per la mente che un giorno le cose sarebbero cambiate da quel punto di vista, ma quando era successo non avevo provato niente di simile alla paura, solamente confusione (cosa che mi sembrava del tutto lecita).  
E poi ero arrivato a capire che era la cosa più bella che mi fosse mai capitata. 
Da quando avevo conosciuto Heath la mia vita era cambiata radicalmente: non avevo mai incontrato nessuno di così sensibile, profondo, maturo e vero in ogni fibra del suo essere, e sin dal primo momento in cui il mio sguardo aveva incrociato quei profondi e dolci occhi scuri, al provino per Moulin Rouge!, avevo sentito l'inspiegato bisogno di conoscerlo e solo dopo poche parole scambiate il primo pensiero che aveva attraversato la mia mente era stato ''Mi piace questo ragazzo. E' incredibilmente amabile*''. Lo avevo capito praticamente da subito. 
Quando poi ci eravamo ritrovati sul set di Brokeback, avevo avuto l'opportunità di approfondire quella tanto agognata conoscenza e tra di noi si era creato un bellissimo rapporto di amicizia, complicità e fiducia (cosa fondamentale, visto il film che dovevamo girare), in quella fiducia c'era chimica e vi era una vera e propria connessione in essa*.
Poi, col passare del tempo, il nostro legame era diventato più forte che mai, talmente forte da spingere il sottoscritto a non considerarlo più come semplice amicizia, e la mia situazione attuale, in pratica, vedeva me che cercavo in tutti i modi di non essere palese e di non far capire a Heath che ero completamente cotto di lui, anche se a volte mi risultava alquanto difficile.
E se mi risultava difficile anche quando ci vedevamo solo di sfuggita, ora che avrebbe passato la notte da me nel mio stesso letto non immaginavo lo sforzo sovrumano che avrei dovuto fare per non impazzire definitivamente; già stavo lottando con me stesso per non lasciarmi sopraffarre da pensieri come ''Litigio tra Heath e Michelle-->rottura di Heath e Michelle-->Heath single-->Jake felice''.
E se vi stavate chiedendo se quella del letto sotterrato dai giocattoli di Ramona fosse solo una scusa...beh, confermo i vostri sospetti, dal momento che in realtà c'era solo un po' di disordine che avrei fatto in fretta a sistemare.
Lo sentii uscire dal bagno collegato direttamente con la mia camera nello stesso momento in cui finii di sistemare le lenzuola, e quando mi voltai vidi che, dopo aver fatto la doccia, aveva indossato i vestiti che gli avevo dato io per dormire: erano una semplice maglia bianca a mezze maniche e dei pantaloncini grigi che arrivavano alle ginocchia, ma lo trovai comunque bellissimo, ancora di più con quell'aria leggermente imbarazzata che aveva in viso.
-Spero ti vadano bene- dissi con serenità e con un lieve sorriso sulle labbra, facendo il possibile per metterlo a suo agio e per fargli capire che con me poteva stare tranquillo, come gli avevo sempre dimostrato di poter fare.
''Ma sì, probabilmente mi verrà voglia di stuprarlo durante la notte, ma può stare assolutamente tranquillo''.
Ecco, quello era il genere di pensieri che non avrei dovuto fare per evitare di farlo realmente scappare a gambe levate.
-Ahm...sì, vanno benissimo, grazie...- rispose a bassa voce e ricambiò il mio sorriso sollevando leggermente l'angolo della bocca, mettendo in risalto un'adorabile fossetta, ma per qualche ragione non riuscì a sostenere a lungo il mio sguardo e, dopo aver abbassato il suo, fece il giro del letto per arrivare dalla parte in cui avrebbe dormito, per poi sedersi sul bordo del materasso.
Scese di nuovo il silenzio nella stanza e io, non senza chiedermi perché fosse così nervoso (insomma...non aveva mai dormito a casa di amici, prima di allora?), cercai di instaurare una sorta di conversazione pre-dormita o comunque qualcosa che lo facesse parlare, dato che da quando eravamo saliti in camera non mi aveva rivolto che qualche monosillabo; con mio grande stupore, però, quando feci per iniziare una frase tentò di dire qualcosa anche lui.
-Qualche giorno fa ho incontrato...-
-Jake, io volevo...-.
Ci bloccammo entrambi per un istante, scambiandoci uno sguardo sorpreso, poi lo abbassammo nello stesso momento e facemmo una mezza risata divertita.
-Scusa, prima tu- disse, ma io feci un gesto di negazione con la testa.
-No, non preoccuparti, non era niente di importante. Dimmi pure-.
A quel punto prese a giocherellare con un lembo del lenzuolo, guardandomi di sottecchi e facendo uscire le parole con non poca titubanza. -O-ok, beh...volevo solo ringraziarti dell'ospitalità e di avermi ascoltato, come sempre, d'altronde. Se non ci fossi stato tu non avrei proprio saputo cosa fare-.
Ora l'imbarazzo era al culmine da parte sua, mentre io lo stavo guardando estremamente addolcito e mi convinsi che non c'era nulla di più tenero di lui in quel momento.
''Sei proprio andato, Jake, non c'è niente da fare''.
-Figurati, non c'è problema.  A me fa solo piacere- risposi con sincerità, e finalmente tenne gli occhi fissi nei miei.
Avrei potuto perdermi nel suo sguardo, così scuro e profondo, dolce, ipnotico ed espressivo; a volte il fatto che fosse timido non importava, perché solamente con quelle iridi diceva molte più cose di quanto avrebbe potuto spiegare a parole e soltanto per avere quello sguardo su di me, dannazione, avrei commesso la più grande delle pazzie.
Non a caso era una delle tante cose che mi avevano fatto letteralmente perdere la testa per lui.
Scossi la testa come per svegliarmi da un sogno e anche lui sembrò accorgersi che il nostro reciproco guardarsi stava durando più a lungo del dovuto; senza più parlare, mi infilai sotto le coperte e aspettai che lo facesse anche lui, per poi spegnere la luce allungando un braccio verso l'interruttore sopra il comodino, e nello stesso momento in cui la camera piombò nell'oscurità, anche il mio viso assunse un'aria più malinconica, poiché improvvisamente mi ero reso conto della dolorosa verità: potevo essere felice quanto volevo del fatto che stessi condividendo il letto con lui, ma a) sarebbe stato solo per quella notte e b) non sarebbe mai avvenuto niente al di fuori di una dormita.
Già, ora che questa consapevolezza si era fatta più chiara nella mia mente non ero più così felice come poco prima, anzi, da una parte avrei perfino preferito che Heath non mi avesse mai chiesto di passare la notte lì, perché avendolo così vicino a me ma non poter fare niente senza venire respinto mi avrebbe sottoposto alla più dolorosa delle torture.
Anche se ora era tornato libero al 99%, restava comunque il fatto che io per lui sarei sempre stato il suo fottutissimo migliore amico.
E dovevo farmelo andare bene.
-Notte- dissi sottovoce, voltato di spalle rispetto a lui.
-Buonanotte, Jay- rispose dolcemente e per un attimo credetti di sognare quando sentii la sua mano accarezzarmi velocemente la schiena, come per ringraziarmi un'ultima volta prima di lasciarsi andare alle braccia di Morfeo.
Quel piccolo gesto bastò per far tornare, almeno per un momento, il sorriso sulle mie labbra.




Qualcosa non andava.
Non ero in grado di definire esattamente di cosa si trattasse, dal momento che ero ancora sospeso tra sogno e realtà, ma sentivo nettamente che c'era qualcosa di strano: percepivo un lieve venticello sfiorarmi il viso, un buonissimo e delicato profumo che per qualche ragione mi pareva alquanto familiare e mi sentivo avvolto da una piacevole sensazione di calore, come se qualcuno mi stesse abbracciando, e non avevo la più pallida idea se stessi sognando né quale fosse la fonte di quelle sensazioni (se solo di sensazioni si trattava), sapevo solo che avrei voluto continuare a provarle per sempre.
Dopo un tempo imprecisato, però, percepii qualcosa di simile a una stretta attorno ai miei fianchi e fu ciò che mi fece svegliare: sollevai le palpebre gradualmente, appesantite dal sonno, incontrando la penombra di quella che doveva essere la mia camera da letto, illuminata debolmente dalla luce lunare che entrava dalla finestra e da essa capii di essermi svegliato nel cuore della notte.
Cosa assolutamente strana per me, che dormivo minimo fino a mezzogiorno a meno che non avessi puntato una sveglia o che qualcuno non mi gettasse un secchio d'acqua gelida addosso.
Poi, quando riacquistai un po' di lucidità, mi resi conto di trovarmi con il volto a pochi millimetri di distanza da quello di Heath e scoprii che il venticello sul mio viso era il suo respiro, l'avvolgente sensazione di calore era il suo braccio avvolto attorno al mio corpo e...beh, il suo profumo lo avrei riconosciuto ovunque.
Ma c'era un piccolo (per così dire) dettaglio di cui mi stavo accorgendo solo in quel momento. 
La mia mano sulla sua coscia.
Pericolosissimamente vicina a quel punto.
Oh cazzo.
Il mio cuore si fermò di botto, impedendomi inizialmente di fare qualsiasi movimento, nonostante sapessi che, invece, avrei dovuto immediatamente togliere la mano; lo stomaco prese ad attorcigliarmisi a tal punto da far quasi male e dal calore che si espanse sulle mie guance capii di essere arrossito violentemente, ma quelle reazioni furono insignificanti in confronto a quella che si manifestò su qualcosa tra le mie di coscie, perché sì, era inutile negare che non fossi affatto immune a quella situazione. 
Ma dovevo sforzarmi di ignorare quel miscuglio di sensazioni e fare in modo di farle cessare. 
Lentamente, dosando il respiro che avevo involontariamente trattenuto, sollevai prima un dito, poi due, poi tre e tutti e cinque fino ad allontanare piano piano la mano dalla ''zona proibita'', spostandomi poi anche con il corpo e muovendomi il più cautamente possibile per non svegliarlo, ma tutto andò a farsi fottere quando lui, probabilmente essendosi accorto che tra le sue braccia ora c'era il vuoto, si avvicinò nuovamente mugugnando qualcosa con disappunto, portandomi poi nuovamente verso di sé.
''Probabilmente sta sognando Michelle''.
Al pensiero che quella avrebbe potuto davvero essere una possibilità, un nodo mi strinse prepotentemente la laringe, ma non mi sembrava proprio quello il momento di deprimersi: dovevo farmi venire in mente qualcosa per farlo staccare da me, prima di perdere definitivamente il controllo di me stesso e commettere qualche atto osceno.
Perché, diavolo, averlo così vicino, sentire il calore del suo corpo contro il mio, vedere il suo profilo illuminato fievolmente dalla luna, percepire il battito del suo cuore...era tutto troppo bello e...e non sapevo per quanto ancora sarei riuscito a resistere.
E per quanto a volte mi piacesse vivere nell'illusione, non sarei mai stato io la persona che stava immaginando di stringere, quindi dovevo solo mettermi l'anima in pa....
-...ke...Jake...- disse Heath strascicando le parole, infossando il viso nell'incavo del mio collo e togliendomi letteralmente il respiro.
Aveva...aveva pronuncianto il mio nome? Aveva detto Jake?! 
No, dovevo aver sentito solo quello che avrei voluto sentire, oppure in una scena del suo sogno mi stava abbracciando amichevolmente.
Fatto stava che il suo respiro sul mio collo e il suo braccio di nuovo su di me non aiutavano per niente!
-H-Heath...- tentai di svegliarlo, scuotendolo leggermente, ma ciò che ottenni fu un altro ''Jake'' pronunciato scompostamente.
Ok, cazzo, quello era davvero il mio nome e cominciai subito a ricredermi sul fatto che si trattasse solo di un abbraccio amichevole, soprattutto quando sentii la sua mano scendere lentamente fino a pochi centimetri sopra i miei glutei. 
Merda. Merda. Merda.
Dovevo svegliarlo, altrimenti lì sarebbe successo un casino: già la mia condizione ai piani bassi era piuttosto critica, se poi ci si mettevano anche i suoi movimenti involontari eravamo veramente a posto!
-Heath- chiamai di nuovo, questa volta mettendoci maggiore enfasi e finalmente la sua reazione fu quella sperata: fece un leggero verso di lamento, aprendo poi piano gli occhi con un'adorabile espressione confusa, non capendo il motivo dell'interruzione del suo sonno.
-Uh...? Chi è?- mugugnò ancora mezzo rintontito (e dovetti trattenermi dal riempirlo di baci per quanto era tenero), ma sembrò acquistare subito lucidità quando vide la posizione...ehm...''inusuale'' in cui eravamo messi.
-Jake, che...?- chiese stranito, rendendosi poi improvvisamente conto della situazione e, nonostante il buio, fui certo di vederlo spalancare gli occhi. -Oh cazzo!-.
Si scostò con uno scatto fulmineo, mettendosi improvvisamente a sedere e sbattendo la schiena contro il muro, cosa che lo fece imprecare; io ero arrossito all'inverosimile e subito dopo boccheggiai alla ricerca di una frase intelligente da dire in un momento come quello, ma lui, ancora una volta, mi precedette, anche se era agitato come se avesse commesso il peggiore dei crimini. 
''No no, puoi rifarlo quando vuoi, a me mica dispiace''.
Ma sentilo!
-Dio...s-scusa Jake, io non mi ero reso conto di...-
-Hey, lo so, tranquillo! Non è successo niente- cercai di toglierlo dall'imbarazzo usando un tono calmo e rassicurante, guardandolo allo stesso modo nonostante non potesse vedermi bene; lui, però, quando si preoccupava di aver fatto qualcosa di sbagliato era piuttosto difficile da calmare, infatti non lo avevo convinto e continuò a muoversi nervosamente nel letto. 
-S-senti, non...non fa niente se ci sono i giocattoli di Ramona, forse è meglio che vada a dormire di là...-.
A quelle parole spalancai gli occhi con terrore.
Cazzo, no! Se avesse visto che non c'era tutto quel disordine che gli avevo fatto credere, avrebbe sicuramente capito che era stata una scusa e io, a quel punto, sarei morto sul serio.
Mi avvicinai velocemente a lui per bloccarlo, dato che fece per uscire dalle lenzuola, e lo presi per il braccio, facendolo voltare con un'espressione interrogativa e incerta. 
-Heath, non preoccuparti, davvero! Da quando ti senti così in imbarazzo con me, mh?- chiesi in tono mezzo divertito ma dolce e lui abbassò lo sguardo. 
-E' che... già ti sto disturbando abbastanza invadendoti casa, se poi ci si aggiungono anche questi ''imprevisti''...-.
Lo disse talmente sottovoce che alcune parole non fui sicuro di capirle, ma il concetto l'avevo afferrato; tuttavia non gli avrei dato corda per nessuna ragione al mondo, ne valeva della mia intera esistenza.
Inconsciamente me lo portai più vicino, tirandolo dolcemente per il braccio su cui stavo ancora mantenendo una presa salda, e lo sentii deglutire.
-Va tutto bene...- sussurrai a infima distanza dal suo viso, guardandolo prima negli occhi (che quasi si confondevano con l'oscurità della stanza, talmente erano scuri e profondi) e lasciando poi cadere involontariamente lo sguardo sulle sue labbra, che alla luce lunare sembravano ancora più morbide e soffici di quanto già non fossero... L'esperienza l'avevo provata, anche se si era trattato solo di lavoro, e credetemi, erano qualcosa di spettacolare e avrei dato di tutto per poterle sentire di nuovo sulle mie.
Senza che lo prevedesse alcun copione.
Restammo fermi in quel modo per un tempo imprecisato, durante il quale sentii la sua respirazione farsi leggermente irregolare e percepii un repentino cambio di atmosfera: era come se il mondo intorno a noi si fosse improvvisamente fermato per vedere cosa sarebbe successo di lì a qualche istante e, soprattutto, chi avrebbe fatto la prima mossa, perché, diciamocelo, era alquanto palese quello che sarebbe accaduto in pochi secondi se uno di noi due non si fosse spostato; o ero io a farmi mille viaggi mentali e stavo travisando tutto, o il sogno di una vita stava finalmente per realizzarsi, fatto stava che non ci avrei messo molto a scoppiare definitivamente se fossimo restati fermi ancora a lungo, così vicini, sfuggendo l'uno allo sguardo dell'altro e attendendo qualcosa che avrebbe segnato per sempre il nostro legame.
Poteva anche darsi, però, che lui stesse semplicemente cercando di capire quali fossero le mie intenzioni e, una volta scoperte, sarebbe uscito da casa mia dopo avermi mandato a quel paese e non mi avrebbe mai più rivolto la parola.
Non sapevo cosa fare, ero terrorizzato.
Il desiderio di annullare la poca distanza tra le nostre labbra era fortissimo e devastante da far quasi male, ma se quello non era ciò che voleva anche Heath, lo avrei perso come migliore amico e non me lo sarei mai perdonato.
Ne sarei morto seriamente, senza di lui la vita non avrebbe più avuto senso e non avrei più trovato una ragione valida per continuare a viverla come avevo sempre fatto.
Ma stavo già cominciando a cedere e, senza quasi rendermene conto, feci scorrere lentamente la mano dal suo braccio fino alla sua spalla.
-Jake...- sussurrò, facendomi puntare gli occhi nei suoi molto più a lungo di prima.
''Cosa vuoi dirmi, Heath? Fallo, allontanami, o non risponderò più di me''.
Ma le parole non furono necessarie.
Piano piano ci avvicinammo sempre di più, sentii le sue dita scorrermi tra i capelli, i nostri respiri diventarono una cosa sola e poi, senza che potessimo evitarlo, le nostre labbra si fusero in un bacio che non fu per nulla casto.
Già, ci andammo giù pesante sin da subito.
Ed ecco che mi sentii leggero come una piuma, tant'è che ebbi la sensazione di essere sospeso in aria.
Cristo, non mi sembrava vero, stava succedendo veramente...? Ci stavamo baciando di nostra spontanea volontà?! 
''Mh, e che passione ci mette!''.
Mi sentivo rinato, finalmente stavo gustando nuovamente il suo dolcissimo sapore ed ero certo che tutte le sensazioni che si stavano mescolando all'interno del mio stomaco fossero paragonabili a quelle che si provavano in paradiso: gioia, pace, sollievo, incredulità, appagamento e un eterno vortice di emozioni da cui mi sarei lasciato trasportare fino in capo al mondo.
Dentro di me c'era una minuscola vocina che mi diceva che stavamo sbagliando tutto, ma in quel momento non me ne fregava proprio niente, perché se lui mi stava stringendo in quel modo e stava continuando a rincorrere la mia bocca, significava che lo voleva quanto me, no? Quindi tutto ciò che mi restava da fare era stringerlo a mia volta per non lasciarlo più andare, indipendentemente da quello che ne sarebbe venuto fuori successivamente.
Se quella era una pazzia, era la più bella che avessi mai potuto commettere in tutta la mia vita: alle conseguenze ci avrei pensato in un altro momento.
Come per assicurarmi che Heath fosse reale e fosse davvero lì con me, con le labbra sulle mie, aumentai la presa ancorandomi letteralmente a lui: gli circondai il collo con entrambe le braccia, mettendogli una mano dietro la nuca per portarmelo contro ulteriormente, e feci aderire i nostri petti per quel che la nostra posizione me lo permetteva, lui ancora a metà tra dentro e fuori dal letto e io in ginocchio, sul materasso, di fronte a lui; la foga del bacio non aveva intenzione di placarsi, anzi, aumentava sempre di più e non badavo neanche al fatto che, continuando così, sarei rimasto presto senza fiato; sentii le sue mani stringermi i fianchi e fu allora che mi resi conto di volerlo sul serio.
Volevo che prendesse completamente il controllo su di me, che facesse di noi una cosa sola e che mi facesse provare di tutto, come già faceva appena mi sfiorava solo.
Dopo un po', con mio grande dispiacere, fummo costretti a staccarci per necessità d'ossigeno, ma non avrei mai voluto separarmi da lui, primo perché baciarlo era qualcosa di assolutamente sublime e non avrei fatto altro per il resto della vita, secondo perché non volevo tornare alla realtà e, soprattutto, non volevo affrontare l'imminente momento di imbarazzo totale, in cui sarebbe potuto accadere di tutto: forse lui si sarebbe reso conto di aver commesso un grandissimo errore e non avremmo più avuto il coraggio di rivolgerci la parola, oppure lo avrebbe considerato solo un momento di confusione, mi avrebbe proposto di fare finta che niente fosse successo e saremmo andati avanti come se niente fosse, o più semplicemente avremmo portato avanti quel ''qualunque-cosa-stessimo-facendo'' fino a sorpassare completamente il limite dell'amicizia.
Limite che io aspettavo e bramavo di superare da tempo, ma lui? Quali erano le sue intenzioni?
Dopo essere rimasti ancora per qualche secondo l'uno stretto all'altro, lui mi lasciò i fianchi e abbassò la testa con fare colpevole, mentre le sue guance presero un colorito rosato e la respirazione divenne irregolare, ma non solo a causa del bacio: sembrava stesse andando in agitazione totale, e questa ipotesi si rivelò corretta quando iniziò a tremare leggermente, cosa che percepii benissimo, poiché io non avevo ancora tolto le mie mani dal suo corpo. -Jake, io...scusa, n-non...non volevo...- balbettò con voce spezzata, tant'è che per un attimo credetti che stesse per avere una crisi di panico -N-non so cosa mi sia preso e...-
-Heath...- tentai di interromperlo prima che andasse seriamente in iperventilazione, ma non mi ascoltò e cercò di divincolarsi per liberarsi dalla mia presa e scendere definitivamente dal letto, senza però essere troppo convincente. 
-Dio, non avrei dovuto farlo-
-Heath, ascoltami-
-No, io...-.
Mi avventai di nuovo sulle sue labbra. Sia perché non c'era altro modo per farlo tacere, sia perché era tremendamente dolce e sentii il bisogno di stringerlo di nuovo; era incredibile, credeva che io mi sarei arrabbiato perché pensava di essere stato lui il primo a baciarmi, quando invece lo avevamo fatto insieme! Davvero non si era reso conto che a me non era dispiaciuto per niente, se non tutto il contrario?
Beh, in ogni caso, glielo stavo facendo capire in quel momento.
Lo bloccai nuovamente contro di me, sentendo all'inizio una lieve resistenza che però era dovuta alla sorpresa e non durò a lungo: non appena inclinai il volto di lato per approfondire non esitò a ricambiare il bacio, riportando le mani su di me, questa volta sulle mie guance per tenermi fermo (ma non avevo alcuna intenzione di spostarmi).
Non avrei lasciato perdere per nulla al mondo, non ora che si stava avverando ciò che avevo sempre desiderato, anche se non riuscivo a capacitarmene seriamente.
Non passò molto prima che la mia lingua facesse pressione sulla sua bocca per chiedere di incontrare la sua e, con mia grande gioia, l'accesso mi fu subito acconsentito; un attimo di idecisione ci fu all'inizio, essendo una situazione a cui nessuno dei due era abituato e un po' di goffaggine era normale che ci fosse, ma quando ci decidemmo a far sì che quell'incontro avvenisse, fu a dir poco stupendo, una boccata d'aria fresca e pura in un'afosa giornata d'estate, e avrei potuto mandare a fanculo tutto il resto.
Ormai del sonno non c'era più traccia, anzi, mi sentivo talmente vivo, carico e pieno di sangue da poter correre a perdifiato attraverso prati e montagne senza mai fermarmi, sentivo che non avrei avuto bisogno di nient'altro per stare bene, solo lui, le sue labbra, il suo respiro e il suo tocco sulla mia pelle.
Ero sospeso in una dimensione parallela, non avevo più la percezione dello spazio e del tempo e non seppi precisare per quanto andammo avanti a baciarci in quel modo così maledettamente divino (ed eccitante, dai segnali che il mio corpo mi inviava tra brividi, tremiti e...beh, qualcosa ai piani bassi che non riuscivo più a ignorare), con una foga che non avevo mai messo neanche con le mie ex, ma dopo un po' sentii il bisogno di andare oltre quella barriera che ancora segnava un confine tra di noi, tra ciò che eravamo e ciò che avremmo potuto essere, se solo lo avessimo voluto; così, senza neanche accorgermene, mi abbassai lentamente sul materasso fino a stendermici, trascinando Heath giù con me affinché mi venisse sopra, e fu allora che non riuscii più a trattenere l'impulso di scorrere le mani ovunque sulla sua schiena dalle linee ben definite e sulle sue spalle forti, dai muscoli tesi e contratti poiché si stava tenendo sollevato per non gravarmi completamente addosso con il peso, anche se a me non sarebbe importato proprio nulla.
Diamine, forse non aveva il mio stesso fisico e non faceva tutto quell'allenamento che io praticavo meticolosamente, ma era bellissimo lo stesso e non avrei più smesso di toccarlo, nonostante avesse ancora la mia maglia addosso che, in effetti, stava diventando particolarmente fastidiosa: quando feci per sollevargliela, però, lui si staccò improvvisamente dalle mie labbra e dovetti trattenere un gemito di totale disappunto.
Aggrottai la fronte con fare interrogativo, per niente contento di quella brusca interruzione, mentre lui, con il fiato accelerato all'inverosimile (anche se io non ero messo meglio), strizzò le palpebre e tenne gli occhi chiusi per qualche secondo, scuotendo velocemente la testa come per tornare alla realtà.
Poi mi guardò incredulo, ed era assolutamente meraviglioso con le labbra leggermente gonfie a causa del bacio, i capelli scompigliati con alcuni ciuffi ribelli che gli ricadevano sulla fronte e le guance arrossate.
-Che cosa stiamo facendo...?- sussurrò, più a se stesso che a me.
''Eh no cazzo, non puoi pentirti proprio adesso!''.
-Credevo lo volessi anche tu, dal momento che non mi hai ancora respinto, dato un pugno o cose del genere- ribattei, leggermente indignato.
Lui abbassò lo sguardo sul mio stomaco, deglutendo e boccheggiando un paio di volte alla ricerca delle parole da dire. -Jake, io...non posso farlo...-
-Perché no?-.
Gli misi una mano dietro la nuca, costringendolo a guardarmi di nuovo, intenzionato ad andare fino in fondo a quella storia e, soprattutto, a capire se mi avesse assecondato solo perché aveva la mente annebbiata a causa di ciò che era successo con Michelle oppure perché lo aveva voluto lui. 
Per questo gli dissi la verità.
-Heath, io ho aspettato questo momento praticamente dalla prima volta in cui ti ho visto, e per tutto questo tempo ho sempre cercato di nascondere ciò che sentivo nei tuoi confronti perché avevo una fottuta paura di allontanarti e perderti come migliore amico. Non avrei potuto sopportarlo, perché con te stavo e sto maledettamente bene in ogni singolo istante, sei l'unico che mi abbia mai capito veramente, a cui sento di poter dire qualsiasi cosa e che vorrei avere sempre intorno, costantemente, perché sai riempire con niente ogni giornata. Ma ora che ci siamo dentro in due, ora che ciò che ho sempre voluto sta accadendo per davvero e non in uno dei film mentali che mi faccio ogni volta che penso a te, credi davvero che lascerò perdere tutto in questo modo? Se sei tu a non voler andare avanti e non senti niente di quello che sento io, allora è un altro discorso, sei libero di andare e non rivolgermi mai più la parola, anche se ne morirei. Ma se lo vuoi anche tu...ti prego...non fermarti-.
Ci fu qualche attimo di silenzio e suspance, in cui pregai i miei amici Dei dell'Olimpo affinché Heath non uscisse dalla porta di casa mia per poi non farvi più ritorno, e le mie preghiere furono ascoltate.
Puntò il suo bellissimo, profondo e ipnotico sguardo sul mio per un po', guardandomi come se non credesse di aver sentito davvero quello che avevo appena detto, ma poi bastò una mia carezza tra i suoi capelli biondi e un altro ''ti prego'' sussurrato a fior di labbra per ricevere la conferma che quella notte, dopo tutte quelle che ci erano state negate, sarebbe stata solo nostra, un piccolo mondo in cui ci saremmo potuti rinchiudere solo noi due e di cui né Michelle né nessun altro avrebbe mai fatto parte.
Perché nessuno sarebbe mai stato in grado di capire.
Quando le nostre labbra ripresero da dove avevano interrotto, questa volta di sua iniziativa (e ovviamente sempre con molta spinta, perché di andarci piano non volevamo saperne), ricominciai a scorrere le mani lungo il suo corpo e poi, dopo essere tornati all'altmosfera di perdita totale delle concezioni umane di poco prima, le posai sui suoi fianchi, dove feci pressione verso il basso in modo da fargli posare il bacino sul mio: il contatto si fece sentire, eccome se si fece sentire, e se non fu una sensazione da andare fuori di testa non avrei saputo come altro definirla.
Sfuggì un gemito a entrambi e lui si staccò di nuovo dalla mia bocca, rimandendovi però abbastanza vicino da sfiorarla appena con la sua.
-Fallo...- supplicai col fiato già accelerato, e quello, probabilmente, fu ciò che gli tolse ogni insicurezza: tornò subito sulle mie labbra e finalmente anche lui iniziò a toccarmi nel modo in cui intendevo io, facendomi fremere, e anche gli ansiti non tardarono ad arrivare quando scese a baciarmi lungo il collo, mentre io gli avevo sollevato la maglietta fino a metà schiena; qualche istante dopo, senza avere il tempo di rendercene conto, eravamo già senza indumenti, e quella camera divenne l'unica testimone del passo che fece il nostro legame oltre il confine dell'amicizia.



























*Le frasi seguite dall'asterisco sono state realmente dette da Jake **


Finalmente ce l'ho fatta. Giuro che non ho mai scritto un capitolo così lungo. Spero di non avervi fatto addormentare davanti allo schermo :c 
Bene, ehm...non ho molto da dire, quindi vi aspetto al prossimo capitolo con il finale e vediamo cosa penserà Heath di quello che hanno fatto e quali decisioni prenderà. Sarei contenta se mi lasciaste un commentino ino ino, anche solo uno, giusto per sapere cosa ne pensate çç 
Ringrazio brillante e sarulina per aver aggiunto tra le seguite (vi ammiro per il vostro coraggio).
P.S. Mi scuso per il capitolo scritto coi piedi, purtroppo dovrete accontentarvi di un'autrice di quattordici anni alle prime armi >_<
   
 
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