I
bagliori di un tiepido mattino tinsero di rosati riflessi gli erbosi
prati che
attorniavano il gruppo di falchi accasermati poco lontano
dall’ormai fatiscente
accampamento. Alcuni di loro notarono solo ora, con i chiarori del
giorno, i
sublimi boccioli di fiori che in sinergia con i barlumi del sole
formavano un
caleidoscopio di colori impressionante.
Soter
era sveglio. Sideris lo era sempre stato. Quella prima luce
dell’alba avrebbe
lanciato loro il segnale per dare inizio al contrattacco.
Il
periodo degli indugi era terminato. Ora era tempo per Sideris di
risvegliare
l’ombra del Falco. Un’ombra fatta di uomini e
donne, lance e spade. La grande
armata finalmente sarebbe sorta dall’oscurità per
gridare ai loro nemici che
avrebbero anche potuto strappar loro la vita, ma mai avrebbero quietato
la voce
di chi combatte per un ideale, per un valore, per la
libertà. Ciò per cui si
sarebbero trascesi i propri limiti.
Proferì
sommessamente il Falcone verso i suoi prodi guerrieri. Erano gli ultimi
rimasti
ma allo stesso tempo i primi…Della grande armata che avrebbe
raccolto.
Ora
i falchi, rispettando un preciso piano di Sideris, sono in viaggio
verso
regioni diverse per raccogliere sotto la propria autorità
tutti coloro che
sarebbero stati pronti a combattere per la salvezza.
Cercione
e Almo accompagnati
dall’orso Orico, avrebbero
girato le boscose colline dell’Arcadia per richiamare gli
oltre quattromila soldati sparsi, secondo disposizione di Sideris, per
tutta la
regione.
Aristomene
era diretto a sudovest, verso la Messenia, dove oltre
centocinquantamila uomini
e donne, ridotti a iloti da Sparta, agognavano la distruzione della
città.
Acheo,
Ischi ed Elleno sarebbero andati a nord alla ricerca di altri alleati.
Soter
e Sideris erano rimasti soli. Rimasero a guardare il cavallo alato che
spariva
nell’orizzonte diretto verso oriente, mentre l’alba
adesso incombeva imponente
su gran parte della regione.
“Innominato,
le
loro Ragioni sono salde quanto le tue. Non credere di essere
l’unico al mondo
che combatte per qualcosa di più che per la propria semplice
esistenza. Io sono
in grado di leggere nell’animo delle persone e decifrare le
loro vere
intenzioni. Se dicono il vero o mentono, posso sentirlo
sempre.”
Soter
sbuffò.
“Che
ne può
capire un mostro della falsità che si cela
nell’uomo?”
“E
noi dove
siamo diretti!? Verso il Monte Olimpo?”
“Pensavo che lo avessi capito: non possiamo
andare…”
Dall’ammasso
di nembi fuoriuscì un fascio di energia che colpi il mondo
da qualche parte. Un
roboante fragore sconvolse Soter, che fu costretto a coprirsi le
orecchie con
le mani. La terra sotto i suoi piedi tremò.
Sideris
rimase immobile, non si scompose di un millimetro.
“L’esplosione è avvenuta a
circa 18,25
chilometri da qui. La città di Astron è stata
rasa al suolo.”
Annunciò
Sideris, le cui capacità matematiche gli permettevano di
valutare con assoluta
precisione le distanze.
“Ma
c’è qualcosa
che non riesco a comprendere.” Continuò
“Se hanno preso Pandora allora che
senso ha che Zeus continui a distruggere le città? Con ogni
probabilità gli
Innominati non l’hanno condotta a lui.”
“Che cosa?”
“Ci
sono alte
probabilità che Pandora sia ancora qui nel Peloponneso e non
sul Monte Olimpo.
Zeus non sa ancora dov’è. Ciò vuol dire
che forse abbiamo più tempo del
previsto.”
“Se è così, vuol
dire che si trova ancora a Sparta. A circa 40 chilometri da qui.
È li che
dobbiamo andare”
Preferirei
invece che tu mi segua nel mio viaggio. Sono sicuro che con te al mio
fianco,
avrò maggiori probabilità di successo.
A
te la scelta.”
“Ti
sto chiedendo di scegliere tra la vita e la morte. Perché se
decidi di andare a
Sparta, non riuscirai raggiungere la tua amata nemmeno con lo
sguardo.”
Adesso
l’uomo gli aveva voltato le spalle
e aveva preso a viaggiare per la propria strada.
Soter rimase a guardarlo. L’attrazione
magnetica con cui quell’essere lo stava richiamando a
sé era più forte di
qualsiasi altra cosa. Tutto
gli diceva
di cogliere l’attimo e seguirlo subito poiché
sotto la sua guida gli uomini
avrebbero potuto rivoltare le sorti di un destino di morte e
distruzione che
pareva già essere scritto. Avrebbero potuto vincere.
Soter lo avvertiva come un presagio. Una
speranza folle.
Avvertì un formicolio lungo tutta la
schiena.
Ringhiò,
seguendo il capo della
rivoluzione.
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Parentesi
anacronistiche 5:
Arpie:
Pipistrelli
vampiro delle dimensioni di poco più di cinque centimetri,
su cui sono state
fatte sperimentazioni genetiche: disinibizione dei geni che regolano la
fame e
l’aggressività. E tramite la tecnica della
transgenesi (inserimento di geni
provenienti da organismi diversi nel genoma di un dato organismo) hanno
acquisito
sostitutivamente alla loro vista cieca, la visione termica che
è peculiare
nelle zanzare.
Il
risultato di queste sperimentazioni ha dato luogo a sciamate di questi
organismi con una foga incontrollata di divorare, e prosciugare del proprio sangue qualsiasi altro organismo si trovi sulla loro strada lasciando
dietro
di sé solo una scia di cadaveri.
Per
essere in grado di controllare questi sciami distruttivi si deve far
uso di due
oggetti. Una
lozione, da cospargersi sul
corpo, che funga da isolante termico per ingannare la visione termica
delle
arpie, e risultare quindi invisibili. Un fischietto in grado di
emettere
ultrasuoni, richiamando perciò le creature a sé,
le quali divoreranno qualsiasi
cosa si trovi intorno.