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Autore: Ice Star    07/08/2014    3 recensioni
-Non sono....veramente qui...- disse affannosamente il verde
-Cosa significa che non sei qui? Perchè dovrei salvarti?- chise agitata la rossa
-Non lo so....non so perché solo tu puoi salvarmi, così....così come non so dove mi trovo...so solo che..-fece una lunga pausa, prendendo fiato -.. sono morto, in un certo senso- sorrise amaro.
-M-Morto?-chiese incredula.
-Ma non per sempre!- cercò di correggersi -Dovete aiutarmi....sono tutti in pericolo....siamo in pericolo-
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nico Robin, Nuovo personaggio | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 18


 

Camminavano ormai da...quanto? Minuti o forse ore, Nami non avrebbe saputo dirlo con certezza. La nube scura di pensieri che le affollava la mente e non le permetteva né di sentire la fatica né di ascoltare le lamentele dei compagni.

Camminava normalmente, né troppo lenta né troppo veloce ma i suoi pensieri erano così rapidi che si susseguivano come vortici nella sua testa. Pensava a cosa avrebbero dovuto affrontare, immaginandosi ciò che aveva patito Kiku perdendo il ragazzo che amava e, per la prima volta, ammise a se stessa di comprendere quel dolore: se lei e Zoro erano davvero anime gemelle, quello che provava era ormai lampante agli occhi di chiunque.

Se glielo avessero chiesto, non avrebbe mai saputo rispondere con certezza sul perché o sul quando avesse iniziato a provare ben più di una semplice amicizia nei confronti dello scorbutico spadaccino, sapeva solo che era successo. Era successo e basta, lo aveva capito da molto tempo ma lei, scioccamente spaventata dalla grandezza di quel sentimento, aveva cercato di reprimerlo in ogni modo, ottenendo il risultato opposto; da tempo si era ritrovata a guardarlo mentre si allenava o mentre dormicchiava sul ponte, osservando la sua figura rigida ed il suo fisico scolpito, pensando varie volte di voler ricucire le mille cicatrici di quel corpo con il solo pensiero. Allo stesso tempo si era stupita di quei pensieri tanto semplici quanto irrealizzabili ai propri occhi, ma ora che sapeva di poter realizzare quel piccolo desiderio, forse sarebbe potuta essere felice.

 

.MA ORA SO CHE DENTRO QUEL CORPO CON CUI TI DIVERTI TANTO A COMBATTERE NON C'É MAI STATO UN CUORE!! SEI SEMPRE STATO UN CORPO VUOTO E FREDDO!- “

 

Come aveva potuto essere tanto crudele e tanto cieca al tempo stesso?!

Come aveva potuto non accorgersi del dolore e della tristezza che avevano invaso il cuore, l'anima e gli occhi dello spadaccino?!

Come?!

Non riusciva a capire perché proprio lei, che aveva mandato il suo buzzurro in quella trappola mortale, fosse l'unica a poterlo salvare.

Non capisco...più nulla....” si fermò, perdendo gli occhi caramello, ormai lucidi, verso l'orizzonte.

Le foreste erano rosse, arancio e gialle ed alcuni piccoli alberelli crescevano anche sulla montagna, contro il freddo ed il clima sfavorevole. Sembrava assurdo come quel colore, il colore del sangue e della morte, il colore che aveva da sempre odiato, tingesse i suoi capelli ed il suo cuore, ormai pieno di cicatrici e sangue rosso cremisi.

Quante volte aveva visto quel colore ricoprire la pelle dei suoi compagni e quante volte lo aveva visto sul suo corpo? Non sapeva rispondere, Nami, ormai piena e vuota di sentimenti.

Si sentiva esplodere e sarebbe voluta sparire in quel momento, sotto gli occhi di tutti; avrebbe voluto scappare da quell'assurda leggenda delle anime e dal dolore che lei aveva provocato nell'unico cuore che avrebbe voluto vedere sempre felice.

-Nami- onee san! Stai bene?-

Abbassò lo sguardo, osservando gli occhi profondi e sorridenti di Riku che, accanto a lei, le tirava la mano stringendola tra le sue, più piccole e minute.

-Io....- rialzò gli occhi, notando i compagni fermi ed immobili con l'attenzione puntata su di lei e gli occhi pieni di domande silenziose.

-Che succede, Nami?-

-Nami-san, stai bene?- le chiesero all'unisono Chopper e Brook, più vicini a lei.

-Io...sto bene, è tutto a posto- sorrise, socchiudendo gli occhi e ricacciando testardamente indietro le lacrime.

Si voltò alla sua sinistra, dove l'esile figura della corvina aveva nascosto ai suoi occhi il paesaggio.

-So ciò che provi ed è normale che tu sia agitata, irritata ed anche piena di dolore e rammarico in una situazione simile.- le poggiò una mano sulla spalla, accarezzandola dolcemente -Ma non mollare, Nami. Hai ancora speranza, non mollare.-

Osservò per un lungo attimo i suoi occhi così diversi tra loro ma anche così umanamente addolorati; abbassò lo sguardo alle dita affusolate di Kiku che, pallide e forti, stringevano in modo dolce e spasmodico il tessuto bianco della maglietta che indossava.

Se lo ricordava ancora, il giorno in cui aveva costretto il buzzurro a seguirla tra mille negozi diversi di vestiti e si ricordava anche del sorrisetto beffardo dello spadaccino alla vista di quella semplice maglietta bianca a maniche corte; né troppo corta né troppo scollata, era perfetta, a suo parere.

-Ehi, Nami...- le dita di Kiku si posarono sulla sua guancia, asciugando la lacrima che era sfuggita tra le sue ciglia

-I-Io...so che devo essere forte, ma è così dura sapere di essere l'unico motivo del suo dolore. Vorrei scomparire e fare in modo che tutto questo sia solo un sogno...- si passò una mano sul volto, asciugandosi le guance umide e ricacciando, ancora una volta, indietro le lacrime che, salate e birichine, cercavano di rigarle il viso.

-Nami, smettila di piangere- con sguardo basso e voce tagliente, Rufy si fece largo tra i compagni, fino a raggiungere la navigatrice.

-Ma Rufy, lei...- Kiku venne spostata come se nulla fosse e Nami si sentì improvvisamente soffocare.

-Andrà tutto bene, li salveremo...-

Cingendo la ramata in un caldo abbraccio, il capitano aveva poggiato la guancia contro al sua fronte, sentendola respirare affannata e singhiozzare incontrollata.

-R-Rufy..- afferrò la casacca del moro tra le dita, sentendo la presa sulle spalle e attorno al corpo diventare più forte.

Non aveva mai provato tanti sentimenti tutti assieme. Sentiva tutto e nulla al tempo stesso.

-Andrà tutto bene, Nami. Te lo prometto!-

Una carezza dolce tra i capelli, le lacrime che cessano di scendere e l'abbraccio che si scioglie.

Osservò i volti sorridenti dei suoi Nakama con gli occhi ancora appannati e non si stupì di sentire carpentiere e cecchino singhiozzare emozionati per una scena tanto dolce.

Si passò le mani velocemente sul viso, mentre gli occhi le bruciavano non poco.

-Andra tutto bene, Nami-onee san!- Riku tirò un lembo dei jeans della rossa, sorridendole come solo una bambina può fare.

-Sì, Riku- sorrise anche lei e, prendendo la piccola manina della bimba con la sua, più grande ed affusolata, ripresero il cammino verso l'unico posto in cui avrebbero potuto ritrovare i loro compagni.

Ce la faremo....Tutti insieme...ce la faremo..”

-Ehi, Nami-san! Non è che mi faresti vedere le tue mutand..-

-COL CAVOLO, BRUTTO PERVERTITO CHE NON SEI ALTRO!!!-

Lo scheletro giaceva a terra con un nuovo bernoccolo fumante in testa mentre gli altri, sicuri delle loro capacità ed ignari di ciò che li attendeva, proseguivano il cammino.

 

 

 

-Vedo che stanno arrivando...-

Quella candida voce risvegliò Nico Robin da un sonno inquieto. Non sapeva se esserle grata per averla risvegliata da un incubo o odiarla per averla catapultata in un incubo ben peggiore di un sogno: la realtà.

Alzò di poco la testa, accorgendosi di come quel semplicissimo movimento le bruciasse tutto il corpo. Sentiva delle fitte trapassarle il torace, lo stomaco e la gola, per non parlare dell'emicrania che le esplodeva nel cervello, rendendole la vista annebbiata; le mani e le gambe, non le sentiva più.

Che succede?” pensò Zoro ancora acquattato tra le pietre, osservando il buio in fondo alla grotta

-Che stai....facendo?- tossì Robin, socchiudendo un occhio per il dolore e sputando altro sangue.

Improvvisamente, come un lampo di luce nella tempesta, gli occhi bianchi e rossi della donna guizzarono nel buio, osservandola famelici.

-I tuoi amichetti stanno arrivando!- cantilenò come una bambina -Dobbiamo andare via!-

-Anda...re....dove?- chiese ancora, con uno sforzo immane.

-Andare in fondo al tunnel, mia cara! Questa montagna l'ho creata io. Questa montagna è casa mia. Questa montagna è un labirinto e nelle sue viscere vi è una grotta- uscì dall'oscurità, eterea ed angelica con gli occhi azzurro chiaro sempre profondi e dolci.

Un'altra?”

-Sì, un'altra, mio amato Zoro- si voltò di tre quarti, riducendo gli occhi a due fessure ed incenerendo il micio con lo sguardo.

Cosa...?” degli spuntoni di roccia lo circondarono, rinchiudendolo in una piccola gabbia di pietra.

-Pensavi non mi fossi accorta di te? Io vedo e sento tutto ciò che accade sull'isola e pensavi che non mi sarei accorta del tuo arrivo?- le rosse labbra si aprirono in un ghigno malefico, mentre il gatto si dimenava come impazzito.

-Bushido...san...- gemette la mora, osservandolo con occhi stupiti e addolorati

-Nelle viscere della montagna c'è un'enoooooorme grotta!!!- si voltò di nuovo verso la mora ed allargò le braccia al massimo, con il volto sorridente e felice di una bambina -È lì che vi porterò ed è lì che ci sarà l'atto finale!!-

-L'atto finale? Ma che cazzo vai farneticando, pazza isterica?!-” ringhiò furibondo il verde, sentendosi come uno stupidissimo topo caduto nella trappola del gatto. E meno male che era lui, il gatto!

-Cosa intendi dire col fatto che sono pazza?- si voltò completamente verso la piccola gabbietta, con volto impassibile. Con estrema lentezza si abbassò, piegando le ginocchia e prendendo un lungo spuntone di roccia, appena uscito dalla terra accanto ai suoi piedi e, sempre con occhi vacui ed inespressivi, infilò la punta acuminata della pietra nella schiena del piccolo micio, facendolo sanguinare copiosamente.

Tutto ciò che uscì dai detti ringhianti del piccolo felino fu un rantolo di dolore unito a parole di disprezzo che solo lei poteva udire.

-Perché pensi che sia pazza? Io voglio solo divertirmi...- con fare annoiato appoggiò il mento sul palmo aperto della mano, continuando ad infilzare il povero spadaccino come se fosse stato un semplice panetto di burro.

-Smettila!- rantolò dolorosamente Robin, incapace di sentire ancora i ringhi del compagno.

-Perché dovrei?- voltò la testa in sua direzione, lasciando la punta nella morbida carne dell'animale, rigirandola lentamente all'interno.

Zoro serrò gli occhi, sentendo il sangue bagnarli la carne ed inzuppargli il pelo, mentre il dolore lo faceva ringhiare come una belva in gabbia. Si sentì morire, mentre quella punta di pietra veniva rigirata nella sua carne e provò una felicità immensa nel sentirla uscire dal pelo, lasciandolo libero dal dolore.

-Stanno arrivando...- disse pacata la donna, gettando lo spuntone in un angolo ed osservando ghignante il gatto che, con aria mesta e occhi bassi, si leccava il pelo intriso di sangue.

-C-Che vuoi fare?- Robin sentì il dolore appesantirle ancora di più il petto e l'addome formicolarle leggermente.

-Andiamo nel mio posto segreto- si voltò verso di lei, facendo ondeggiare in aria i capelli argentei mentre sul suo viso si disegnava un sorriso bambinesco.

Gli occhi diventarono di nuovo bianchi e le pupille cremisi coprirono anche l'iride, rendendola ancor più spaventosa di quanto non fosse.

-Cosa...sta combinando?-” latrò il verde alzando di poco gli occhi sulla sua figura.

La donna aveva allargato le braccia e attorno a sé si era venuta a creare una specie di bolla di sapone completamente rossa. Allargando ancor di più le braccia, la bolla inghiottì anche i due pirati prima di esplodere semplicemente allo schiocco delle dita affusolate.

Per un momento Robin si sentì come sballottare e tenne gli occhi chiusi, come a volersi proteggere. Una volta riaperti, fu inondata da una calda luce che le annebbiò ancor di più la vista.

 

-Non...può essere...-” Zoro non credeva ai suoi occhi, ciò che vedeva non poteva essere vero.

Si erano spostati senza muoversi ed in quel momento si trovavano in un'enorme caverna, troppo grande per essere stata costruita dall'uomo. Sembrava di essere sotto una cupola di roccia, polvere e fango, illuminata da numerose torce appese qua e là alla parete e da una minuscola luce molto lontana da loro, che, con molte probabilità, era l'ingresso principale di quel posto.

-Voi avete visto il luogo in cui prendo le anime, ma non avete visto ciò che c'era all'ombra di quel cunicolo-

-Cunicolo?...-” si domandò perplesso lo spadaccino, osservando l'albina sedersi ad un basso tavolo di pietra, identico a quello della casa di Kiku.

-Il posto in cui io lavoro è l'ingresso del cunicolo che porta in questo posto. Hai condannato i tuoi amichetti, spadaccino- ghignò verso di lui, nascondendo poi il viso tra le braccia piegate sul tavolo.

Lo osservava malignamente, con gli occhi ridotti a due fessure.

Era solo un demone assetato di sangue che voleva divertirsi con le sue vittime, eppure Zoro vide qualcosa di più in lei. Sembrava una bambina capricciosa che chiede di avere sempre nuovi giocattoli a disposizione e, per procurarseli, usava i suoi poteri sovrumani.

-Presto le danze avranno inizio ed io potrò rivedere la mia cara figlioletta!- si portò le mani al volto, poggiandole sulle guance e socchiudendo gli occhi mentre un dolce sorriso le dipingeva il volto.

-Vuoi...costringere anche lei a..-” la fissò, seduta a pochi metri da lui con i gomiti poggiati sul ripiano in pietra ed il volto sognante.

-Sì, diventerà come me- si voltò verso di lui socchiudendo gli occhi dalle iridi azzurre.

-Cosa....ti fa credere che lei....diventerà come te?- sopraggiunse la voce di Robin, troppo lontano da lei perché potesse osservarla bene. Riuscì comunque a vedere la pozza di sangue ai suoi piedi che continuava ad allargarsi piano, mentre gli spuntoni di roccia passavano dal marrone-grigio al rosso vivo.

-Perché lei è come me. Non lo vuole ammettere, ma in una parte di lei ci sono i poteri che ho io e lei continuerà quello che faccio io-

-Perché dovrebbe?....Lei non è subdola come te!-”

-È MIA FIGLIA E SONO IO A DOVER DECIDERE DEL SUO FUTURO!!!- scattò in piedi come una furia, dirigendosi al centro di quell'immenso spiazzo.

Preso dalle circostanze, Zoro non si era accorto di un piccolo lago che occupava la parte centrale di quell'enorme antro e lì, l'albina si mise seduta sul bordo, mettendo i piedi a mollo nell'acqua.

Sembrò calmarsi e, con le spalle rilassate e le mani in grembo, la donna cominciò a ridere sguaiatamente, gettando la testa all'indietro e toccando la terra con i lunghi capelli.

-Zoro, Zoro, Zoro...- cantilenò divertita, perdendo lo sguardo nell'acqua cristallina -È davvero carina la tua anima gemella.....Nami è il suo nome, vero?-

-Cosa cazzo centra lei adesso?! Osa torcerle un solo capello, lurida bastarda ed io...-”

-E tu cosa? Mi ringhierai contro per sempre? Oh, ma che paura! Un gatto minaccia la mia incolumità!- si portò una mano alla fronte con fare teatrale per poi scoppiare a ridere divertita.

-Lei è la tua anima gemella, a quanto vedo.....Anche quella della puttanella sta arrivando, certo che quel ragazzino col cappello di paglia sembra innocuo, anche se incazzato...- toccò l'acqua con al punta delle dita, mentre i volti straniti dei due pirati la fissavano perplessi.

-Cosa...stai farneticando?- Robin tossì per l'ennesima volta, lasciando cadere la testa, ormai davvero troppo pesante, in avanti.

-Grazie ai miei poteri posso vedere ciò che succede attorno a me....funziona un po' come l'haki dell'osservazione, ma i miei sono poteri demoniaci. Credo che mostrare il tuo corpo e quello degli altri miei preziosi burattini, sarà divertente....- mosse in aria la mano destra, ancora bagnata e la terra prese a tremare attorno a loro.

Alcune pietre si staccarono dalle mura e dal soffitto, ricadendo con tonfi sordi nell'acqua, mentre un'enorme colonna di pietra si innalzava al centro di quel lago.

-Non può....non può essere vero...-” Zoro schiacciò il muso contro la gabbia di pietra, osservando privo di parole la scena che aveva dinnanzi.

-Ma quelli....- Robin era altrettanto spaventata, osservando quell'enorme colonna di pietra con tutti i suoi ospiti.

-Quelli sono ciò che rimane dei miei preziosi giocattolini...- la donna si alzò in piedi, togliendo dal kimono la polvere con le pallide mani -Ed ora....inizieranno le danze, cari piratuncoli da quattro soldi....-

 

 

 

 

 

 

 

Nami rabbrividì, osservando il cielo scuro e buio prendere il posto del sole.

Continuarono a camminare, senza dare segni di stanchezza, consci del fatto che le vite dei loro compagni erano appese ad un filo. Un sottile filo rosso che li stava guidando da loro.

La rossa rallentò un po', perdendo gli occhi al cielo nero trapuntato di fredde lucine bianche.

Chissà cosa sta per succedere....”

 

 

 

Nessuno, in quel gruppo di ragazzi, sapeva ancora che una lunga e tortuosa strada li attendeva.

Una strada che li avrebbe portati nelle viscere dell'inferno. Una strada che non avrebbero mai e poi mai dimenticato, in quella fresca notte autunnale......

  
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