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Autore: Ice Star    13/08/2014    4 recensioni
-Non sono....veramente qui...- disse affannosamente il verde
-Cosa significa che non sei qui? Perchè dovrei salvarti?- chise agitata la rossa
-Non lo so....non so perché solo tu puoi salvarmi, così....così come non so dove mi trovo...so solo che..-fece una lunga pausa, prendendo fiato -.. sono morto, in un certo senso- sorrise amaro.
-M-Morto?-chiese incredula.
-Ma non per sempre!- cercò di correggersi -Dovete aiutarmi....sono tutti in pericolo....siamo in pericolo-
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nico Robin, Nuovo personaggio | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 19

 

 

Si erano fermati da ormai qualche minuto, indecisi su quale strada fosse meglio percorrere.

Dopo aver camminato a lungo e senza sosta, Kiku aveva detto loro di non poterli più guidare, in quanto i poteri della madre avevano creato una sorta di barriera che le impediva di usare l'occhio destro. Per quel motivo erano indecisi su quale delle numerosissime grotte presenti davanti a loro, fosse quella giusta.

Nami puntò la fievole luce della torcia verso il fondo di una di quelle caverne ma, data la debole intensità dell'oggetto ed il buio quasi palpabile, le grotte risultavano una identica all'altra.

Voltò la testa verso i suoi compagni che, sconfortati e privi di forze, si erano stravaccati al suolo esausti.

Quel versante della montagna era punteggiato da numerosissime grotte e, senza la guida di Kiku ed alcun indizio sulla via da percorrere, nessuno di loro sapeva dove sbattere la testa.

Con un sospiro frustrato, Nami spense la torcia e si lasciò cadere a terra, con la schiena poggiata ad una roccia, accanto all'entrata, e sentì i muscoli delle gambe pulsare indolenziti e doloranti per la lunga camminata. Piegò le lunghe gambe al petto, circondandole con le braccia e posandovi sopra il mento.

Poco più in là, di fronte a tre grotte, Usopp, Rufy, Franky e Chopper stavano discutendo sulle regole della morra cinese per scegliere la strada da percorrere.

-Io dico che dobbiamo prendere quella a destra!- affermò il nasone, indicando la grotta accanto cui si trovava la rossa con un gesto della mano.

-Io dico a sinistra!- alzò una zampa il medico.

-A me piace quella al centro!- sorrise il capitano.

-Allora fate a morra cinese, che aspettate!- li incitò il carpentiere.

-Ma non vi sembra infantile scegliere la strada così?- sbuffò il cuoco, schiacciando la sigaretta, ormai consumata, con la punta della scarpa.

-Ehi, onee-chan! Sei sicura di non poterci guidare ancora?- disse con voce lagnosa la piccola Riku, tirando un lembo del kimono della sorella.

Kiku si coprì con una mano l'occhio destro e poi, il sinistro, concentrandosi su ogni figura che vedeva di fronte a sé.

-Riesco a vedere le anime e le emozioni che provano, ma i fili sono scomparsi, non posso fare nulla- scosse la testa sconsolata, abbassando lo sguardo.

Nami sorrise, intenerita dall'impegno che quella ragazza stava mettendo nell'aiutare una banda di perfetti sconosciuti e, guardando con quanto affetto abbracciò la sorella, si sentì scaldare il cuore da vecchi ricordo ormai quasi dimenticati. Allungò le gambe davanti a sé ed abbandonò le braccia lungo il fianco, sospirando delusa e scossa da tutta quella faccenda ma, quando sentì qualcosa di morbido contro la pelle della mano, la ritirò spaventata. Prese la torcia che aveva in grembo e puntò la tenue luce a terra e fu sorpresa da ciò che vide: l'haramaki in miniatura che aveva dato al buzzurro era lì, abbandonato tra la polvere.

Allungò una mano, spaventata all'idea che potesse essere successo qualcosa allo spadaccino e, dopo aver spazzato via la terra dal tessuto, lo riconobbe immediatamente. Ma perché si trovava in quel punto? Nami non sapeva spiegarselo, data l'assenza di sangue o di segni che facessero pensare ad una lotta.

Scattò in piedi, pulendosi i jeans con le mani e, puntata la torcia all'interno della grotta, vi entrò, sparendo nel buio.

La navigatrice cominciò a cercare qualcosa che confermasse i suoi sospetti sul fatto che fosse stato proprio lo spadaccino a mettere lì la panciera, forse per indicar loro la giusta via da seguire, ma Nami si continuava a porre sempre la stessa domanda: Perché Zoro aveva deciso di addentrarsi da solo in quel pericoloso labirinto da cui, molto probabilmente, sapeva di non poter uscire?

Non riusciva a rispondersi. O, forse, non voleva che le sue paure diventassero la risposta.

-Oh porca....- abbassò la torcia ai suoi piedi, osservando una gigantesca pozza di sangue che, con molta probabilità, apparteneva a qualche povera vittima di quel mostro.

Si mise una mano sulla bocca, facendo velocemente dietro front e correndo verso l'entrata della grotta.

Vedendola uscire affannata e leggermente pallida da uno di quegli antri, i compagni si avvicinarono mesti a lei, chiedendole spiegazioni con lo sguardo.

-Là dentro c'è....porca miseria!!- imprecò in modo poco femminile, ripensando a quell'enorme e puzzolente macchia di sangue.

-Perché sei entrata lì, Nami-san?- domandò cortese lo scheletro, mentre la rossa si appoggiava alla corvina.

-Per questo- alzò davanti ai loro occhi la verde panciera, spiegando la sua tesi.

-Pensi che il fratello ci abbia lasciato una traccia da seguire e tu sei andata a controllare? Ma perché proprio questa grotta?- Franky alzò un sopracciglio, mostrando il suo dissenso.

-Non lo so ma lì dentro c'è....un'enorme....macchia di sangue e sembra abbastanza fresca- si riportò una mano alla bocca, ricordandosi del nauseante odore di sangue fresco.

-E-E-Enorme? Q-Quanto?- balbettò il cecchino.

-Non so ma...sembrava essere almeno un litro, forse due...-

-Accidenti! Speriamo che non sia di Robin!- esclamò frustrato il capitano, addentrandosi nell'antro con una torcia.

-E speriamo che non sia del marimo...- sussurrò il cuoco, entrando per ultimo e spegnendo una sigaretta.

 

 

 

-Arrivano gli agnellini che, stupidi ed ingenui, entrano nella tana del lupo-

Dal punto in cui si trovava, seppur le forze lo stessero abbandonando, Zoro riuscì comunque a vedere gli occhi cremisi della donna dai capelli argentei ed il ghigno sadico che le aveva tagliato il volto.

Non capiva ancora quale fosse la sua vera natura e non riusciva a capacitarsi del fatto che un demone potesse avere sembianze talmente angeliche.

La sua minuta figura, fasciata dal kimono nero e azzurro, era in piedi, lungo la riva del lago e, con sguardo fermo, fissava l'unica entrata di quella grotta, trattenendo a stento alcune risate che, gutturali e spaventose, sfuggivano di tanto in tanto dalle sue rosee labbra.

Sentendo alcuni colpi di tosse, Zoro voltò la testa ed osservò la compagna sputare ancora sangue. Nonostante fosse priva di forze ed il petto cominciasse ad abbassarsi sempre più lentamente, Robin faceva di tutto per non lasciarsi andare e non perdere conoscenza perché, in tal caso, non era certa di potersi risvegliare.

Continua a lottare e non si arrende, è davvero forte e ammirevole eppure.....spero che gli altri arrivino presto, altrimenti sarà troppo tardi....”

-Non preoccuparti, caro il mio spadaccino....I tuoi amici saranno qui a momenti- rise ancora la donna, beffandosi della sua forza d'animo.

-Ridi pure quanto vuoi, bastarda di una sadica ma Rufy non te la farà passare liscia...-”

-Ne sei certo? Credi che ci sia qualcuno capace di battermi? Vediamo se dopo qualche altro buco nella tua bella pelliccia al penserai ancora così...-

L'albina si voltò verso di lui e, preso uno spuntone di roccia che aveva fatto spuntare dal nulla e che aveva la forma di una spada, si avvicinò ghignando apertamente, mentre gli occhi diventavano completamente rosso sangue.

Quando la punta di roccia si conficcò nella sua carne, lo spadaccino sentì una fitta alla schiena e, mentre il sangue scendeva copioso formando una macchia attorno a lui, emise solo rantoli di dolore e ringhi di pura rabbia, mostrando la sua forza.

-Non demordi, eh?- sorrise divertita la donna, spingendo la punta sempre più in profondità ed osservando gli occhi rabbiosi ed orgogliosi del ragazzo.

Era da tempo che qualcuno non la fronteggiava così ed era da tempo che non si divertiva nel veder soffrire qualcuno....

 

 

 

 

Nami si passò le mani sulle spalle, abbracciandosi da sola per scaldarsi, sentendo i brividi alla schiena farsi più freddi e più insistenti.

Non sapeva né come né perché, ma era certa che il suo buzzurro era in pericolo e doveva pensare velocemente a cosa fare, una volta giunti dinanzi a quella donna, che altri non era se non la madre della ragazza che le camminava accanto.

Stavano ancora camminando nel buio, diretti verso chissà dove e con la sola certezza che nulla sarebbe stato semplice. Davanti a lei poteva vedere altre luci accese che, come quelle dietro di lei, indicavano la posizione degli altri suoi nakama. A parte la sua figura e quelle delle due sorelle che, accanto a lei, camminavano con la torcia tra le mani, poteva solo immaginare come fossero formate le altre coppie che, in pochi istanti, si erano venute a creare per percorrere quel tunnel che non sembrava avere sbocco.

Dietro di sé riusciva a sentire il leggero canticchiare di Brook, per allentare la tensione che, accompagnato dai leggerissimi 'super' del carpentiere, rendevano tutto più tetro e spaventoso; di tanto in tanto sentiva una lamentela di Usopp, prontamente zittito dal medico che, con il suo olfatto, cercava di tenere sott'occhio al situazione stando in testa al gruppo; per esclusione, a chiudere il gruppo dovevano essere capitano e cuoco che, nel più religioso silenzio, stavano sicuramente pensando ad un modo per uscire velocemente da quella scomoda avventura.

 

Improvvisamente, come spuntata dal nulla, una forte luce li accecò momentaneamente, rendendo inutili le loro torce. Accelerando l'andatura e mantenendo i nervi saldi e il sangue freddo, uscirono da quel tortuoso corridoio di roccia, rimanendo stupiti e inorriditi da quanto si presentava ai loro occhi: un'enorme caverna che sembrava essere una cupola intagliata nella roccia era totalmente illuminata da numerose torce che, appese qua e là, davano al posto un'atmosfera dolce e surreale, illuminando le acque azzurre del lago che si trovava esattamente al centro della grotta. Sarebbe stato un luogo perfetto per un picnic in una giornata assolata, se non fosse stato per la loro compagna sanguinante ed incastrata tra spuntoni di roccia ed il loro spadaccino che, ancora sotto forma di gatto, giaceva moribondo e ferito in una minuscola gabbia fatta di roccia.

-Ehi, Sanji! Dove vai?!- urlò Usopp, osservando stranito il cuoco che, volteggiando in una miriade di cuori, si era avvicinato ad una persona vicino al bordo del lago.

Dal punto in cui si trovavano riuscirono solo a vedere i lunghi capelli bianchi ed il kimono nero con dei disegni azzurri che, stretto da un obi azzurro chiaro alla vita, fasciava la formosa figura di una donna.

-N-No....n-no...- la piccola Riku cominciò a tremare convulsamente, stringendo il kimono della sorella.

-Riku, cosa ti prende?- Nami si inginocchiò al suo fianco e, passandole una mano tra i capelli, osservò delle piccole lacrime farsi strada sulle sue tenere guance.

-È lei...è lei...- anche Kiku era immobile come una statua e teneva lo sguardo puntato verso la schiena di quella misteriosa donna.

Nel sentire la sua voce, la rossa si alzò in piedi e, seguendo i suoi occhi, vide il biondo cascamorto cominciare ad elencare una sfilza di complimenti rivolti alla donna che, stranamente, non aveva alcun tipo di reazione.

-Solitamente Sanji-san viene preso a pugni ma questa volta no- disse lo scheletro, stupito delle sue stesse parole.

-Hai ragione, ma c'è qualcosa che non va- asserì il cecchino, impugnando la sua fedele fionda.

-R-R-Ragazzi! Guardate il lago!!- Chopper cadde a terra con gli occhi spalancati, mentre il pelo gli si drizzava su tutto il corpo.

Attirati dal suo grido, l'attenzione si focalizzò su di lui e, quando videro ciò che lo aveva spaventato, tutti fecero un paio di passi indietro tra le grida spaventate di Usopp, Riku e Franky e le imprecazioni di Sanji, Kiku e Rufy.

-E...quello sarebbe....- Nami non riuscì a dire nulla di sensato ma, a causa dell'orrore che le si presentava davanti agli occhi, sentiva lo stomaco in subbuglio e non era certa di poter resistere.

L'enorme colonna di pietra che si innalzava dallo splendente lago conteneva nella pietra i corpi di decine, centinaia o forse migliaia di persone. Vi erano cadaveri freschi, pallidi, dagli occhi opachi e dalle labbra socchiuse in grida d'aiuto; altri corpi erano in putrefazione e la carne, priva di vita, si staccava a pezzi dalle ossa; infine vi erano scheletri e teschi che, per la gran parte della superficie, riflettevano la luce sul bianco delle ossa. Uomini, donne, anziani, ragazzi ed anche bambini erano imprigionati in quel pilastro di fango.

-Z-Zoro...- la ramata si portò una mano alla bocca, cercando invano di trattenere le lacrime.

Lì, proprio di fronte a loro e contornato da altri cadaveri, il corpo dello spadaccino spiccava tra tutti a causa dello strano colore verde dei capelli che, seppur spenti e sporchi, sembravano brillare di luce propria. Le gambe e la vita erano sepolte nella roccia assieme alle mani; il busto era leggermente piegato in avanti e la testa ricadeva a peso morto sulla spalla sinistra, mostrando ancor di più l'occhio grigiastro aperto e rivolto verso di loro.

-N-N-Non può....essere vero!- il cecchino cadde all'indietro, mantenendo gli occhi spalancati fissi su quell'orrendo spettacolo.

-Quelli sono cadaveri e ci sono anche...scheletri?- il carpentiere alzò lo sguardo fino alla volta in pietra e non osò nemmeno immaginare quanti corpi vi fossero in quella colonna.

-SEI STATA TU?!- tuonò il capitano, alzando gli occhi furenti verso la donna che, nel frattempo, aveva preso a studiarli curiosa.

-Di che parli, caro il mio capitano?- sorrise sorniona, facendo un paio di passi verso di loro.

-Non ti avvicinare a loro!- Kiku si mise di fronte a tutti, mostrando grinta e coraggio.

-Oh, ma guarda chi c'è! La mia cara, carissima bimba!- trillò felice l'albina, posando una mano sulla guancia e sorridendo felice.

-Non sono mai stata la 'tua bambina'!- ringhiò la corvina.

-Ah no? È così che ripaghi la tua mamma per averti messa al mondo?- i suoi occhi azzurro cielo erano diventati bianchi, esattamente come l'occhio destro di Kiku.

-Non mi interessa se abbiamo legami di sangue o meno! Io e Riku non ti dobbiamo nulla per tutto l'orrore che ci hai fatto passare!- il suo occhio era diventato totalmente rosso ed aveva iniziato a ringhiare inferocita.

-Dunque non mi dovete nulla, eh? Povera piccola Riku, cara bimba della mamma, chissà quanto devo esserti mancata!- le pallide guance le si imporporarono di rosso e gli occhi tornarono ad essere azzurri.

La bambina chiamata in causa, si nascose ancor di più dietro al figura del cuoco che, capita al situazione, si era prontamente ricongiunto agli altri.

-Robin....-

Nami voltò la testa verso il capitano che, fermo ed immobile alla sua sinistra, stringeva i pugni lungo i fianchi, fino a far sbiancare le nocche. I suoi occhi erano celati dall'ombra del fidato copricapo, ma la rossa era certa che fossero puntati verso la loro compagna ferita e quasi priva di vita.

Osservando quella donna dall'aria innocua, la navigatrice si chiese quali segreti potesse nascondere e cosa avrebbe fatto per ostacolarli.

Se è davvero lei l'artefice di tutto questo...” osservò il pilastro di pietra, sentendo il cuore chiudersi in una morsa dolorosa “...non sarà facile....”.

 

 

Mocciosa....non c'è più speranza per me e lo sai....dovresti scappare, non devi rischiare per un buono a nulla come me...”

-Stai zitto, spadaccino da quattro soldi!!!- gli occhi di Kiku lo fulminarono per pochi secondi.

-Ha pienamente ragione! Povero Zoruccio caro: nessuno lo ha mai amato e tutti provano solo paura e disprezzo per un assassino come lui....Non credo che i suoi compagni cambieranno mai idea nei suoi confronti- il ghigno che tagliò in due il candido volto dell'albina fece tremare tutti i presenti.

Io...ha ragione...” il micetto abbassò la testa, sdraiandosi nella gabbia ed abbandonandosi al dolore delle ferite che, ancora sanguinanti, pulsavano fastidiose.

-Non dire cazzate, stupido idiota che non sei altro! Credi che i tuoi compagni si sarebbero spinti fin qui solo per vederti abbandonare le speranze?-

Smettila, razza di strega che non sei altro! Non puoi capire quello che provo! Tu hai qualcuno che ti ama, la tua sorellina non potrebbe mai odiarti ma io....nessuno ha mai pensato a ciò che provo e tutti non hanno fatto altro che farmi del male...” passò la lingua su una zampa sporca e, sentendo il sapore del sangue invadergli la bocca, si sentì stranamente a proprio agio.

-Io...-

-Sei senza parole, eh? Io l'ho detto che ha ragione e se vuole farla finita, nessuno glielo impedirà!- le iridi rosso sangue si ridussero a due fessure e, come dal nulla, apparve un flauto traverso completamente nero.

I pirati si chiesero cosa stesse per succedere e, consci di essere in svantaggio contro i poteri demoniaci della donna, decisero all'unanimità di salvare Robin e Zoro, scappando via da quel posto.

-Ragazzi!- Kiku attirò l'attenzione su di sé e, con un sorriso di sfida poco rassicurante, fece comparire dal nulla un flauto traverso completamente bianco.

-Il concerto ha inizio!- dichiarò entusiasta, portandosi lo strumento alle labbra.

 

 

 

Quello che successe in quelle ore di quella notte, nessuno saprebbe raccontarlo. Solo dolci melodie risuonarono per l'isola, mentre brillanti lucciole colorate, decretavano un solo finale per quell'assurda storia.....

 

 

  
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