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Autore: Whatsername_freedom    07/08/2014    1 recensioni
Cosa accomuna Parigi, Beauxbatons, l'indie rock, Hogwarts e gli amaretti?
Un solo nome: Beatrice Bourgeois.
Dal primo capitolo: "Ero rimasta sola per così tanto tempo che ormai non ne sentivo più il peso."
Genere: Commedia, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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TERZO CAPITOLO: Nella Tana del Serpente.

 
La mia prima cena ad Hogwarts devo dire che è stata decisamente tranquilla.
Mi sono ritrovata tra una ragazza che per la sua bellezza potrebbe essere tranquillamente scambiata per una Veela, che si è presentata come Daphne, e la sua compagna di stanza, che per la sua bruttezza potrebbe essere tranquillamente paragonata ad un bradipo, Millicent (puah!).
Ad ogni modo, ho poi scoperto che le due suddette ragazze – o meglio, la ragazza e il bradipo- sarebbero state le mie compagne di stanza: dopo la cena, infatti,  i prefetti avrebbero voluto accompagnare anche me ai dormitori, assieme al gruppo dei primini. Ma ciò non gli è stato possibile, a causa di Daphne, che si è messa in mezzo – letteralmente, ha occupato la mia visuale mettendosi davanti a me e quasi sovrastando il prefetto- blaterando qualcosa a proposito di  “mani a posto”, “non provarci nemmeno” e “è la mia compagna di stanza”. Quindi in pratica mi ha appena salvato le chiappe.  Dovrò ricordarmi di ringraziarla, un giorno o l’altro.
Il filo dei miei pensieri scorre velocemente, quasi in uno stato di iperattività post-smistamento, tanto che non mi accorgo di essere appena arrivata nei sotterranei.
< Che ci facciamo qui? > chiedo a Daphne.
< La nostra Sala Comune è nei sotterranei, siamo proprio sotto il Lago Nero. Ti piacerà, vedrai. > risponde lei.
Curioso, in Francia nei sotterranei ci mettevano in prigionieri di guerra, qui li riservano agli studenti.
Non faccio in tempo ad esporre i miei pensieri a voce alta, che improvvisamente ci fermiamo di fronte ad un muro. Ma non dovremmo cercare una porta, o che so io? Anche stavolta, non riesco a porre la fatidica domanda alle mie compagne di stanza, che Daphne sussurra “Purosangue” e il suddetto muro si apre.
<  Benvenuta nella tua nuova Sala Comune. > riprende la Greengrass, facendomi cenno di entrare.
Ed è quello che faccio.
Devo dire che il primo impatto non è male: la Sala Comune dei Serpeverde è una grande stanza, rettangolare, illuminata da una strana luce quasi verdognola. L’arredamento, così come tutto nella sala, è molto elegante, quasi come se volesse trasudare ricchezza e potenza: ci sono diversi divanetti, tutti in pelle nera, alcuni dei quali si trovano davanti ad un camino,già illuminato da uno scoppiettante fuoco.  Proprio in corrispondenza dei divanetti ci sono dei tavoli, alcuni disseminati da ingredienti di pozioni, libri e quant’altro, altri invece ospitano dei ragazzi che sembrano giocare a sparaschiocco.
Ora capisco: l’eleganza, quasi regale, di Daphne,il modo composto in cui tutti i Serpeverde sedevano al loro posto, l’indifferenza con cui Draco Malfoy in questo momento ci sta superando e davanti alla mia espressione interessata alza un sopracciglio e ghigna.
Perché è questo il segno che contraddistingue le Serpi dagli studenti delle altre case:  loro non sorridono, loro ghignano.
Usano quell’espressione come se sapessero di avere il mondo ai loro piedi, come se pensassero di essere migliore di qualsiasi altra persona stia parlando con loro in quel momento.
Tuttavia, nella loro totale indifferenza verso il prossimo, io scorgo qualcosa di differente: come se ci fosse una maschera, come se fossero quasi portati dalle loro famiglie a comportarsi così, come se il loro nome fosse un peso da sopportare.
Rispondo a Malfoy con un sopracciglio altrettanto inarcato e vado ad accomodarmi su uno dei divanetti di pelle: solo adesso, fermandomi, mi rendo conto di essere abbastanza stanca.
< Quello è il mio posto, doclezza. > Malfoy, di nuovo.
< Lasciala in pace, Draco,  è appena arrivata. > mi difende Daphne.
< Io vado in camera, vuoi  vedere il tuo dormitorio? > mi chiede poi.
< Andiamo. > mi alzo, dirigendomi verso le scale che portano alle stanze. faccio girandomi.
Lui si volta verso di me. .
< Dolcezza chiamaci qualcun altro. >
E scappo via sorridente.
 
 
“Devi scappare, capito?”
“No, François, non posso, non voglio!”
“DEVI, ho detto, va via!”
E allora corro.
Corro via, su per le scale, entro in camera mia ed esco dalla finestra.
Le ultime cose che sento sono le urla di mio fratello, poi mi butto giù, ed è il buio.
 
 
Mi sveglio di soprassalto, temante, e mi accorgo che è stato solo un sogno, un brutto sogno.
Più che altro, un brutto ricordo, penso tra me e me.
Voglio davvero farmi rovinare il primo giorno di scuola? No.
Bene, allora è arrivato il momento di alzarmi e prepararmi.
Ancora assonnata, mi volto e do un’occhiata all’orologio: le 7.00.
Perfetto.
Mi dirigo verso il bagno, dopo aver preso tutto ciò che mi serviva, e mi concedo una bella doccia calda: il Lago Nero donerà anche una luce molto caratteristica, ma quanto a temperatura non è proprio il massimo.
Dopo essermi asciugata i capelli con un incantesimo, indosso la mia nuova divisa: decisamente, non avrei potuto sopportare la seta di Beauxbatons con queste temperature, penso indossando il maglioncino nero con i ricami in verde e argento. Annodo la cravatta e mi fisso un attimo allo specchio: non c’è male, in fin dei conti ho dormito bene, e i miei occhi sono riposati, nonostante il risveglio un po’ così.
Esco dal bagno e mi accorgo che il simpaticissimo bradipo si è appena alzata in modo molto delicato ed ora, con la sua vocina così soave, mi sta guardando male.
< Buongiorno Millicent. > esclamo sorniona. 
< Cosa ti è successo prima? > chiede.
< Non so di cosa tu stia parlando. > rispondo gelida.
< Parlo di te che ti giri e rigiri nel sonno ed esclami strane frasi in francese. >
Ah, quindi ho parlato francese, meno male.
< Non so, sarà stato un brutto sogno. >
< Mh > grugna, per niente convinta.
< Beh comunque io vado a farmi un giro, a quest’ora credo non ci sia nessuno. Ci vediamo in Sala Grande. >
< Mh. > grugna di nuovo, ed entra in bagno.
L’ho scampata, a quanto pare. Meglio così, voglio conoscere meglio il castello, e fare due passi di primo mattino quando ancora non c’è nessuno in giro, mi sembra decisamente una bella idea.
 
 
È stata decisamente una pessima idea.
Pessima, pessima, pessima.
“Salve, sono Beatrice Bourgeois, ho 15 anni e sono un’idiota.”
Mi sono persa. Non so come, davvero, ma mi sono persa, i corridoi di Hogwarts mi sembrano tutti uguali e non so se riuscirò mai a tornare alla mia Sala Comune, o quanto meno ad arrivare in luogo che sia riconoscibile.
Tutto è andato bene, all’inizio: sono uscita da sotterranei, sono anche arrivata davanti all’ingresso e come previsto nella Sala Grande non c’era nessuno. Poi però ho deciso di prendere le scale. Cosa c’è di male, no?
Di male c’è che una vocina nella mia testa continuava a ripetermi qualcosa a proposito delle scale, a cui piace cambiare, ma io l’ho bellamente ignorata, fino a quando non mi sono trovata sulle scale che raggiungevano il quarto piano, e ho cominciato a muovermi.
Solo che non ero io, ma le scale sotto di me: hanno cambiato posizione più e più volte, ed ora mi sono persa.
Non c’è un’anima viva in corridoio, segno che è ancora presto. Dovrei solo cercare qualcuno con cui parlare. Esseri viventi o anche solo parlanti.
Con un lampo di genio, mi dirigo verso un ritratto, qui nel corridoio del piano di cui non ho idea (credo di essere ancora al terzo, ma vallo a sapere) e sto per l’appunto rivolgendo una richiesta d’aiuto alla Signora nel quadro, quando questo si apre, colpendomi in testa.
< Ah! > esclamo, cadendo all’indietro.
Chiudo gli occhi, quando sento una mano afferrarmi trattenermi a qualche centimetro dal pavimento.
C’è mancato poco, dovrei stare b…oh, no, ci vedo doppio.
< Miseriaccia,  stavi per fare una bella botta! Tutto bene? > chiede il ragazzo di fronte a me.
È alto e magro, con la carnagione chiara, i capelli rossicci e gli occhi verdi: assomiglia davvero tanto a RonaldPerGliAmiciRon Weasley, ora che ci penso.
< Ehm, sì, solo…beh, ci vedo doppio. > confesso.
< Oh, davvero? Cavolo ci vedi quadruplo? >
Ma cosa cavolo dice?
< Doppio, ho detto doppio. > il freddo gli ha dato al cervello per caso?
<  Beh, ma noi siamo due, giusto George? >
< Giusto, Fred! >
Aspettate un attimo, non hanno parlato in sincronia. Quindi…
< Ma voi due siete due? > domando, maledicendomi immediatamente per la mia allucinante stupidità ( e sono nella casa che rappresenta l’intelligenza, pff).
I due sembrano divertiti, e cominciano a prendermi in giro.
< Beh, non so, George, tu dici che noi due siamo due? > dice uno.
< Oddio, Fred, sarebbe strano, perché ciò vorrebbe dire che noi tre – fa indicando anche me- siamo tre e probabilmente le ragazze che ci  hanno provato con me sono esattamente cinque, non una sola come ho provato a far credere ad Angelina! > risponde l’altro, sgranando gli occhi, e tutti e due scoppiano a ridere.
Dopo un po’, stanca della loro simpatia –sì, ho usato un tono ironico-, esplodo in un applauso, sarcastico quanto la mia espressione di stupore, e aspetto che i due si girino a guardarmi.
< Che hai da applaudire? >
< Applaudivo per voi, Cip e Ciop, che siete simpatici quanto una bronchite in pieno agosto. Ed ora, se volete scusarmi… > ghigno compiaciuta dalle loro espressioni, e li supero per andare… cavolo.
Non so dove andare.
Mi blocco nel bel mezzo del corridoio.
Sospiro.
Torno indietro.
Ignoro le loro espressioni e cerco una scappatoia superandoli, ma dove prima c’era una rampa di scale adesso non c’è più nulla perché…
< …alle scale piace cambiare! > ringhio ad alta voce, senza  neanche rendermene conto. Stringo i pugni e torno indietro, di nuovo, trovandomi di fronte Cip e Ciop.
< Che avete da guardare, voi due? Non dovete andare ad una qualche lezione di Sarcasmologia applicata? >
< A quella dovresti andarci tu, noi non ne abbiamo bisogno, ma probabilmente non sai come arrivarci. > dice uno, centrando pienamente il punto della questione.
< Okay, mi sono persa. Non so come tornare nei sotterranei, ne tantomeno in Sala Grande, non è che sareste così gentili da accompagnarmi, o almeno dirmi come devo fare? > chiedo, sfoderando la mia espressione più abbindolante.
< Aspetta, perché dovresti andare nei sotterranei? > mi domanda…Cip o Ciop, non ne ho idea.
< Beh, non so –rispondo imitando il suo tono sarcastico- magari perché lì c’è la mia sala comune, non credi? >
Credo di aver detto qualcosa di strano, perché i loro visi cambiano all’istante.
< Quindi sei una Serpe. > esclama uno.
< Solo se mi ci fate diventare. > ghigno.
< Vuoi che ti aiutiamo a strisciare fino ai sotterranei? > mi chiede uno, con un sorriso divertito.
< Come vi pare, basta che mi aiutiate ad arrivare in Sala Grande per la colazione. >
< Bene, ti fidi di noi? > chiedono sicuri.
< No. > rispondo altrettanto sicura. E poi scoppio a ridere, hanno delle facce davvero impagabili.
Scuotono la testa, e poi uno sbuffa, l’altro invece prende la parola
< Saremo più che felici, noi Grifondoro, di accompagnarti nella tua tana, Serpeverde. >
Ma come diavolo parlano?
< Okay, muoviamoci allora. >
Ci incamminiamo insieme, ed in poco tempo arriviamo nei sotterranei: devo dire che questi due non sono poi così idioti come sembrano, anzi, si sono dimostrati alquanto…divertenti, mettiamola così. Restano due idioti, ma tant’è.
Ci fermiamo davanti all’entrata della mia sala comune, e faccio per dire la parola d’ordine, poi mi ricordo quello che ha detto Daphne  (“La parola d’ordine è segreta, viene cambiata ogni settimana così che gli studenti delle altre case non la scoprano”) e mi blocco.
< Cip e Ciop, è arrivato il momento di rientrare nella tana.  Grazie per il passaggio,  au revoir. > sto per entrare, quando la voce di uno dei due mi blocca.
< Aspetta un attimo, non so come ti chiami! >
< Perché dovrebbe interessarti? >
< Nel caso in cui dovessi provare ad uccidermi, saprò con chi prendermela dopo che sarò scappato. >
< Nel caso in cui dovessi provare ad ucciderti, non avresti possibilità di scampo. > lo zittisco, nel vero senso del termine.
E, di nuovo, faccio il mio ingresso nella Sala comune Serpeverde  con un sorriso a trentadue denti.

 

Blabla's Corner

Allora, ehm: per prima cosa chiedo scusa a tutti per il capitolo precedente. Come penso avrete capito, questa è la mia prima ff, non ho mai pubblicato qualcosa prima, e ho avuto un po' di diverbi con l'html, ma adesso abbiamo fatto pace (credo) e siamo di nuovo amici. <3
Anyway, qui entrano in scena Fred e George, che io personalmente amo, e saranno molto presenti d'ora in poi (me ghigna malefica ghgh).
In questo capitolo si comincia ad avere uno scorcio in più sul passato di Beatrice, ma terrò ancora tutto nascosto per un po' (malefica, di nuovo).

Fatemi sapere cosa ne pensate e informatemi se ho commesso qualche altro errore da idiota (che sono).

Come ultima cosa, grazie a LilithPotter che ha messo la storia tra le seguite, e ad Hazel Grace, senza la quale probabilmente sarei ancora qui a chiedermi come mai i dialoghi non si vedessero :3
Grazie anche a cristal nishimoto, che mi prontamente informato dell'errore, e ad asia_2000

al prossimo capitolo (è già in scrittura)
Whatsername_freedom
  
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