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Autore: Berry Depp    07/08/2014    2 recensioni
"È così che funziona, pensi alla morosa, alla casa, eccetera, e sei morto. Quindi dammi retta, mister, pensa solo a ciò che vuoi veramente: farla finita con quei bastardi che stanno nascosti là dietro come conigli eunuchi, così puoi tornare a casuccia. Semplice, non trovi?"
Quella che prima era una semplice rivolta a Shamar si è trasformata in una vera e propria guerra mondiale su Mobius. Tutti voglio aggiudicarsi lo Smeraldo Gigante per poter conquistare l'intero pianeta. Un tempo un po' indeterminato, visto che ci sono ancora le carrozze, ma le armi sono all'avanguardia.
Qualcosa venutami in mente oggi pomeriggio e che ho subito sviluppato, la considero più una sfida contro me stessa, per mettermi alla prova, credo sarà la cosa più grande che abbia fatto finora, con i suoi (non calcolati, solo immaginati) 30 capitoli. Spetterà a voi dire cosa ne pensate ;)
[Sonic x Amy] [Silver x Blaze] [Shadow x Maria] [Knuckles x Rouge] [Vector x Vanilla] [Jet x Wave]
Genere: Comico, Guerra, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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  -Dici che li abbiamo spaventati?- chiese Kem abbassando il cappuccio e passando una mano tra i capelli. Torelay era appoggiata con la schiena ad un albero, seduta. Aveva l’aria stanca ma cercava di non farlo notare all’amico.
  -Dici che avranno pensato che siamo almeno maggiorenni?- fece allora la gatta –È già qualcosa se se ne sono andati.
Kem andò a sedersi accanto a lei, lasciandosi cadere con un tonfo.
  -Insomma- continuò lei –Chi si farebbe fregare da due sedicenni che girano per bosco alla ricerca di qualcuno senza nemmeno sapere se è dove pensano che sia?- si strofinò gli occhi e li tenne chiusi.
  -Beh, quei due sembravano abbastanza scemi- provò Kem a tirarla su –Ehi. Come va la gamba?
Mentre camminavano per il bosco Torelay aveva sbattuto il ginocchio e aveva una brutta ferita che avevano provato a medicare alla meglio, ma ogni tanto riprendeva a sanguinare e fuoriuscire pus.
  -Bene. Forse. Non lo so. Se riusciamo a trovare tua sorella potrà medicarla?- chiese Torelay.
  -Si, credo. È pur sempre una dottoressa... o qualcosa del genere, credo. Tu non hai fame, Tori?
La gatta fece di sì con la testa e Kem si rialzò per prendere del cibo in scatola del suo zaino. Tornò a sedersi accanto a lei e si rese conto che era più pallida del solito. Le porse la scatoletta di tonno aperta e una mini forchetta.
  -Fammi vedere la gamba- disse allora. Non gli piaceva vedere la sua amica così pallida, così giù, quando la conosceva bene e sapeva che era sempre allegra e sicura di sé. Il pus aveva ricominciato ad uscire. Kem prese della garza e cominciò ad asciugarlo partendo dall’esterno della ferita e avvicinandosi sempre di più al centro. Era ancora aperta nonostante se la fosse procurata tre giorni prima e Kem si chiedeva come facesse a sentirsi così male solo in quel momento.
Torelay guardava Kem mentre le disinfettava la ferita per l’ennesima volta. Con lei era sempre molto premuroso, le faceva piacere e tenerezza che la trattasse come una principessa. Certo, a volte diventava soffocante, ma se glielo diceva lui tornava subito al suo posto. Erano buoni amici, sì, ma ogni tanto pensava che lui volesse essere qualcosa di più. Tentò di scacciare via quei pensieri e di dire qualcosa, per fargli capire che era ancora abbastanza in forze per parlare: -Era figo quello nero, non trovi?
Kem alzò di scatto la testa e le rivolse uno sguardo scandalizzato.
  -Quello con le extencion?- chiese allibito Kem riferendosi alle striature rosse tra gli aculei di Shadow. Torelay rise di gusto prima che una smorfia di dolore le si formasse sul volto facendo preoccupare l’amico.
  -Ascolta- disse allora lui –Appena finisci di mangiare ci rialziamo e continuiamo a cercare Mar, okay? Lei potrà aiutarti e...
  -Non riesci ancora a sentirla, eh?
  -Io... No. Non ci riesco, non ce la faccio. E non capisco perché, l’abbiamo sempre fatto, una volta... una volta mi ha svegliato nel bel mezzo della notte perché le era venuta in mente una delle sue battute idiote. Ma adesso...
  -Ehi. È tutto okay, va bene così. La troveremo, torneremo a casa e mi aiuterà. Andrà tutto bene- lo rassicurò lei. Kem annuì e tornò alla ferita.
  -Bah, di medicina non ci capisco una sega!- si arrese il riccio fasciando infine la ferita.
  -Non preoccuparti- fece Torelay –Sto bene. Ora che ho mangiato mi sento meglio. Partiamo?
Un rumore di alberi sradicati li fece sobbalzare. Quando si voltarono si trovarono davanti un enorme robot verde scuro che aveva tutta l’aria di essere estremamente pericoloso.
Si alzarono di scatto e a Kem non sfuggì la smorfia di dolore sul viso di Torelay dopo essersi alzata. La prese per la spalla e la aiutò a correre via. Non avevano idea di cosa fosse quel robot e a chi appartenesse, ma se li stava seguendo puntandoli con enormi armi da fuoco sicuramente non aveva solo voglia di prendere un tè in compagnia.
Mentre correvano Torelay incespicò e fece quasi far cadere anche Kem.
  -Vieni, ti porto imbraccio!- urlò lui sopra il rumore degli alberi che cadevano sotto i giganteschi piedi del robot.
  -No, ti rallento solamente!- ribatté l’altra tentando di riprendere fiato –Tu vai, io... io ti raggiungo.
  -Non se ne parla nemmeno, Torey!- esclamò l’altro. Si avvicinò a lei di corsa e la prese a mo’ di sposa, ricominciando a correre inseguito dal robot. Era lento a causa delle sue dimensioni, ma i piedi così grandi gli permettevano di raggiungere lunghe distanze. Kem si ritrovò a pensare e temere che quella sarebbe potuta essere la fine. Uscirono dal bosco, Torelay si teneva stratta al collo dell’amico mentre vedeva la benda sulla sua gamba che aveva ripreso a sanguinare. Di colpo si sentì debole e cominciò a girarle la testa. Mentre Kem continuava a correre, superando il fiume dove avevano incontrato quei due soldati, sentì il corpo della sua amica farsi più pesante.
  -Torey! Torey, non mollare, ci siamo quasi!- non sapeva bene nemmeno lui dove fosse quel “quasi”, ma se serviva a non farla svenire, allora valeva continuare a parlare –Mi senti, Torelay? Rispondimi!
In risposta otteneva solo mugolii sconsolati, la testa di lei dondolava di qua e di là ad ogni suo passo, l lungo ciuffo nero e bianco svolazzava a causa della velocità che Kem tentava di mantenere costante.
  -Di’ qualcosa, Torelay!- esclamò il riccio. Parlare mentre correva lo faceva solo stancare di più e il peso aggiunto gli faceva bruciare i polpacci, ma non poteva fermarsi ora. Il robot continuava a seguirli imperterrito e aveva anche cominciato a sparare grossi razzi nella loro direzione che si disintegravano in aria facendogli dolere le orecchie per i botti. Pensò di poterlo puntare con il suo arco e le sue frecce, ma a cosa sarebbero servite contro un ammasso di ferraglia? In lontananza vide le trincee della guerra che si stava combattendo là su Angel Island e pensò di andare a chiedere aiuto lì, ma quando fu abbastanza vicino sentì il robot fermarsi di colpo, lanciare un ultimo razzo e fare marcia indietro. Si voltò e quando vide il razzo dirigersi proprio contro di lui gettò un urlo che fece aprire gli occhi per un attimo a Torelay. La mise giù facendo in modo che il razzo non la raggiungesse e fece per allontanarsi, ma il razzo esplose a pochi metri da lui, lanciando scintille che lo raggiunsero. Sentì bruciare dietro il collo e la puzza di bruciato lo fece rabbrividire. Iniziò a urlare per paura di andare a fuoco con tutta la felpa che aveva iniziato a bruciare a causa delle scintille arrivategli sul cappuccio. Si buttò a terra e cominciò a rotolare tentando di spegnere il fuoco che carbonizzava il tessuto della felpa.
L’ultima cosa che vide prima di svenire per il panico furono gli occhi stanchi e terrorizzati di Torelay che cercavano i suoi.
 
  -Mephiles the Dark?- ripeterono in coro i presenti. Sonic, Silver e Jet avevano ottenuto un permesso per tornare in trincea e Manic e Mar avevano deciso di dire a tutti della loro scoperta, magari li avrebbero aiutati.
  -Esatto. È il nome che ci ha detto Bass the Hedgefox, l’ha presentato come il suo capo- continuò Manic. Aveva gli occhi bassi e si massaggiava spesso le tempie. Era ancora sconvolto per la morte di sua sorella.
Sonic si accorse che Shadow sembrava assente.
  -Tutto bene, amico? Sembri pallido- disse.
  -Che? Oh, si. Si, sto... sto bene- fece lui e si allontanò dal suo capitano, che continuò a guardarlo poco convinto per un po’, prima di tornare a prestare attenzione.
  -Quindi state dicendo che questo Mephiles vuole sterminare la popolazione facendo somministrare ai suoi scagnozzi una medicina a chiunque si presenti dal medico con un problema? Che sia emicrania o mal di testa?- domandò Silver tutto d’un fiato.
  -L’hai detto, Silv- annuì Mar.
  -Ma come fate ad esserne certi?- chiese Knuckles.
A quel punto Jet si fece avanti. La lingua gli penzolava da un angolo del becco, aveva le pupille dilatate e un tic all’occhio, un dito infilato nel naso e
  -Ti basta lui come prova?- fece Mar indicandolo –Se è vivo è un miracolo.
Il resto dello squadrone si scambiò occhiate che dall’incerto e lo scettico si trasformavano in complici.
  -Forse avete ragione- disse Vector incrociando le braccia –Effettivamente tutto torna. Un pazzo con una mania morbosa per il potere vuole distruggere la popolazione del pianeta per prenderne il potere.
Mar annuì decisa, Manic fece lo stesso ma più debolmente e lei se ne accorse.
  -E allora... cosa avete intenzione di fare?- chiese Shadow con voce roca. Sonic continuava a fissarlo da dietro le sue spalle, consapevole che ci fosse qualcosa che non andasse.
Mar stava per rispondere, ma la voce di Charmy li fece voltare: -È successo qualcosa, a pochi metri dietro l’ultima trincea, c’è bisogno di soccorsi!
Tutti cominciarono a seguire lui e Tails allarmati. Attraversarono tutte le trincee passando davanti i soldati degli altri squadroni incuriositi dal loro strano comportamento e si ritrovarono davanti la secca steppa che rappresentava l’intero campo di battaglia. Due corpi giacevano accasciati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro e tendevano le proprie mani verso di loro, senza però riuscire a toccarsi data la lontananza. Silver, Knuckles, Vector, Jet e Charmy si avvicinarono al primo corpo, il più vicino, quello di una ragazza coi capelli neri e bianchi e la gonna, mentre Sonic, Manic, Shadow, Mar e Tails al secondo, questa volta di un ragazzo, con la felpa mezza abbrustolita.
Shadow lo girò sulla schiena e appena Mar vide il suo volto gettò un urlo agghiacciante, avvicinandosi istintivamente a Manic.
  -Cosa c’è, Mar? Che succede?- chiese quello allarmato stringendole le braccia. Mar teneva gli occhi spalancati e non li staccava dal riccio steso a terra.
  -È mio fratello- disse in un soffio, poi alzò la voce –È mio fratello, è mio fratello, è mio fratello! Kem! Kem!- gridò. Si gettò su di lui e cominciò a scuoterlo sperando di ricevere un qualsiasi segnale che le facesse capire che stava bene. Manic la tirò via mentre lei continuava a urlare isterica e a tirare calci, mentre Shadow portava due dita sotto il collo di Kem e constatava che era vivo.
  -Sta bene- assicurò a Mar, che si calmò tornandogli accanto dopo che Manic l’aveva lasciata.
  -Lei un po’ meno- disse Vector, riferendosi alla gatta –Dobbiamo portarla subito a farle curare la ferita sulla gamba- la prese per le braccia e Knuckles fece lo stesso con le gambe.
Manic prese Kem imbraccio e Mar lo seguì a testa bassa, diretti in infermeria.
  -Conosco anche lei- mormorò Mar, rivolta a Manic che camminava con lo sguardo fisso davanti a sé, senza darle molto conto, anche se lei poteva notare che la stava ascoltando da come le orecchie erano rivolte all’indietro, attente –Si chiama Torelay, è un’amica mia e di mio fratello.
  -Bene- si limitò a ribattere lui.
Quando arrivarono, dei dottori portarono subito via Torelay per curarle la ferita, mentre Kem fu portato a curare le scottature che risultarono di terzo grado. Jet, Sonic e Silver dovettero tornare nei loro letti, mentre gli altri tornarono in trincea. Si diedero tutti appuntamento alla mattina dopo, prima dell’alba. Avrebbero discusso su come agire per fermare Mephiles.
Manic stava seduto a spalle ricurve con le braccia poggiate sulle ginocchia davanti una finestrella nel tendone, la luce del pomeriggio gli illuminava mezza faccia. Mar sospirò guardandolo da lontano e gli si avvicinò.
  -Scusa per prima- disse e lui si voltò con sguardo interrogativo –Per come ho reagito davanti a mio fratello. Io... credevo fosse... fosse morto. Dopo ho pensato che magari a te e Sonic non avrebbe fatto molto... piacere... vedere una scena del genere. È solo che...
Manic si alzò di scatto e portò le sue labbra a quelle di lei per zittirla. All’inizio rimase colpita e spalancò gli occhi, poi si fece trasportare e li chiuse pure lei, baciandolo a sua volta.
Si staccarono dopo alcuni secondi che a Mar parvero interminabili e troppo pochi allo stesso tempo.
  -Perché?- si limitò a chiedere in un soffio. Doveva alzare molto la testa per guardarlo dritto negli occhi, visto che erano così vicini.
  -Perché sei bella, intelligente, affascinante e fantastica- sussurrò lui giocando con un ciuffo di aculei di lei.
  -Ma io stavo parlando!- sbottò Mar allontanandosi e guardandolo arrabbiata –Pensavo fossi triste per Sonia e che ce l’avessi con me per come mi ero comportata, ti stavo facendo le mie scuse, ero addolorata, dispiaciuta e tutto il resto e tu che fai? Mi baci?
  -Stai dicendo che non ti è piaciuto?- chiese lui con sguardo malizioso.
  -Si! Cioè, no... Non dico che non mi è piaciuto, mi è piaciuto, si, ma pensavo che non fosse il momento adatto...
  -Okay- tagliò corto Manic con voce ferma, spostando lo sguardo –Forse non era il momento adatto. Scusa.
Tornò a sedersi e riprese la posa di prima.
Mar gli si avvicinò, dispiaciuta. Non poteva prendersela con lui per un semplice bacio. Forse l’aveva fatto perché aveva bisogno di conforto, cosa che solo lei poteva dargli. Stare con Sonic significava solo altro dolore e lei era l’unica persona che poteva capirlo, visto che anche lei aveva un fratello.
  -Scusa Manic- mormorò, e una lacrima le bagnò la guancia nella penombra del tendone vuoto –Scusa, scusa, scusa- portò un mano alla faccia e lui allungò un braccio verso di lei. La avvicinò a sé e la fece sedere sulle sue gambe.
Si abbracciarono mentre lei piangeva e lui cercava di consolare lei e se stesso con altri baci.

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Cabina del Capitano:
Assfggfscfjdmckedjvormepsdkscm 
Okay, basta ^^" scusate, non vedevo l'ora di scrivere questa scena *^*
Avrete notato l'assenza di Mar nel mio angolino, no? Beh, potete immaginare dove sia .3. 
In quanto alla storia... Posso chiedervi un parere? Secondo voi la sto incentrando troppo sul mio OC? Non so, temo di avere quest'impressione, ma forse quella dei lettori è diversa, quindi apprezzerei che mi diciate cosa ne pensate. 
Riguardo le recensioni, ho notato che c'è stato un calo. Voglio dire, già ricevo poche recensioni a capitolo, adesso mi sembrate tutti meno attivi del solito, forse a causa delle vacanze. Vabbè, dai, divertitevi, voi che potete, io sono sempre chiusa a casa T-T L'importante è che quando tornate vi facciate vivi, ho sempre bisogno di sapere cosa ne pensate della storia, anche perchè se lasciate recensioni ci guadagnate pure punti u.u
Spero di riuscire a terminare il prossimo capitolo prima della settimana prossima, visto che è rimasto in sospeso. Il punto è che speravo di trovare tutto il tempo che volevo durante l'estate, ma sembra che anche la mia ispirazione sia andata in vacanza e lasciare la storia proprio adesso sarebbe come mangiare tutta la copertura di cioccolato del Magnum e lasciare la crema bianca... Le mie metafore farebbero invidia ad Augustus Waters ._.
Beh, spero di sentirvi in molti, come sempre.
Don't touche the cinnamon!
BD
 
  
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