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Autore: wings_of_dreams    07/08/2014    3 recensioni
Sapeva di essere diversa, sapeva di essere sbagliata, sapeva di non appartenere a niente, sapeva di no avere un posto nel mondo e sapeva che nessuno l'avrebbe mai liberata.
A volte basta uno sguardo per spezzare una catena, ma mai avrebbe immaginato che quel ragazzo, che tanto odiava, l'avrebbe salvata.
Prima FF in assoluto, non uccidetemi!! Grazie :D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ellery POV
"Mia madre vuole conoscerti Ellery".
"Così di punto in bianco?".
"Beh sì. Non era contenta di aver saputo di noi tramite l'intervista, si aspettava che glielo dicessi, si è sentita offesa".
"In effetti potevi accennarglielo. Ciao mamma ho la ragazza, tutto bene tu?".
"Per rimediare mi ha detto di invitarti a Holmes Chapel".
"Non credo sia una buona idea".

La conversazione si tronca.
Nei suoi occhi c'è stupore, non comprende questa mia posizione. Si trattiene, forse vorrebbe urlarmi addosso, forse la mia reazione l'ha offeso, ma rimane zitto, a fatica, tace. So perché lo fa. Si sente responsabile, dopo l'intervista non crede di non poter più pretendere nulla.
Annaspa.
Le sue labbra ora sono dischiuse, suoni sordi si susseguono.
Ho davanti a me Harry Styles, incapace di proferire parola, chiaramente a disagio e tutto per merito mio.
Io metto in soggezione Harry Styles, io, semplice studentessa liceale, sono in grado di farlo sentire a disagio.
"Perché?".
"Non sono popolare nella tua famiglia".
"Che falsità".
"Gemma mi detesta".
"Non è vero".
"Non hai notato che, durante la vacanza, ha cercato più volte di isolarmi? Mi ha messa in stanza da sola, non mi ha chiamata quando siete andati a giocare a Beach Volley".
"Tua madre mi odia"
dice per ripicca.
"Ti apprezzava moltissimo prima che...".
"Prima che ci mettessimo insieme. Oh questo si che è rassicurante! Grazie mille Audrie, davvero!".
"Mio padre ti adora".
"E io lo stimo, insomma ha dei baffi bellissimi! Ellery andiamo non ti preoccupare, mia madre ti adorerà, sono convinto che anche Gemma abbia cambiato idea".
"Sta accadendo tutto troppo in fretta".
"Io i tuoi genitori li ho conosciuti subito"
commenta calmo.
"Tu ti sei fatto scoprire subito, è diverso" ribatto facendo schioccare la lingua, più per sfida.
"Dopo due mesi direi che è giunto il momento".
"Cambierà tutto non è vero? Nulla sarà più come questi due mesi".

Harry abbassa il capo, si morde nervosamente il labbro inferiore, si massaggia il braccio sinistro con la mano destra.
Vuole prendere tempo.
Lui sa che io conosco la risposta, sa che voglio che sia lui a dirmelo, sa più cose di me, sa cosa mi succederà. Questo suo temporeggiare non è che una conferma.
"Sì" dice secco senza guardarmi negli occhi. "Ma te l'ho già detto, farò il possibile per renderti felice". Ora mi guarda fisso, con una determinazione mai vista prima.
Mi prende le mani, intreccia le nostre dita. Fa un passo in avanti, i suoi occhi non si spostano neanche di un millimetro. È teso, lo capirei anche se fossimo a chilometri di distanza, i suoi respiri sono profondi e diventano l’unico suono al mondo. “Insieme… Noi insieme possiamo tutto”.
“Insieme?”
ripeto, o meglio, balbetto.
“Esatto. Harold e Ellery, Ellery e Harold, Piccola Stalker e Pluriomicida, Chèrie e Ricciostronzo, tu ed io, io e te. Possiamo farcela. Fino alla fine”.
Mi alzo sulle punte.
Ci ritroviamo così sdraiati in mezzo all’erba, stretti fra le nostre braccia, riparandoci dal mondo esterno, uno scudo precario, anche ridicolo, una stupida infantile speranza a cui aggrapparsi.
Possessivo. Disperato. Fragile.
Forse è stupido cercare rifugio in questo modo, forse non ha nemmeno senso, eppure tutto si annulla e c’è solo pace.
“Ho sonno”.
Harry ride.
La sua risata scalda ogni singola goccia del mio sangue, mi fa sentire bene.
I suoi occhi sono serrati, tante pieghette li circondano. I suoi denti candidi e dritti sono tutti esposti all’aria. I riflessi della misera luce dei piccoli e pochi lampioncini del mio giardino, li fa splendere come perle preziose.
Le sue labbra rosee li incorniciano in modo perfetto e le sue fossette, Dio le sue adorabili fossette, completano il quadro.
“Parli a sproposito, come una bambina, semplice e buffa”.
Ride ancora.
“Perché sei così silenziosa?”.
“Sei bellissimo”
.
Ed è un attimo.
I mie capelli ricadono fra i fili d’erba, sprazzi verdi si alternano a fiumi di color cioccolato, sfiorano umidi le mie nocche, costrette al terreno, come la mia schiena e le mie gambe.
Le stelle abbelliscono il cielo scuro, non c’è la luna stanotte, le più luminose si stagliano fra quei ricci.
Le sue mani sono attorno ai miei polsi, le sue gambe intrecciate alle mie, il mio corpo è intrappolato, brucia per il contatto con il suo.
Amore e Psiche.
Lei non poteva vedere il suo amante in volto, quel dio fanciullo alato, perfetto e bellissimo, lei era una semplice umana, ritrovatasi in un amore più grande di lei. Esattamente quello che è successo a me, anche adesso. Non vedo il viso di Harry e in questa situazione pare un angelo.
“Lo pensi davvero?”.
La sua voce è piena di emozione.
“Sì, ho sonno”.
“Non ti pare azzardato fare la furba?”
ghigna malizioso.
Chiudo gli occhi abbandonandomi alla freschezza del terreno, mentre le sue parole si disperdono.
Appoggia la testa sul mio petto, con una mano mi accarezza leggermente il seno, i suoi i ricci mi solleticano, ma è tutto estremamente rilassante.
Le mie palpebre si appesantiscono, ormai il mondo onirico mi reclama.
“Harry?”.
“Uhm?”
mormora piano.
“Sei bellissimo”.
“Sei tu quella stupenda”.
“Taci stupido, ho sonno”
 
*****
 
“Posso spiegare non è come sembra!”.
“Ah no? Hai due secondi per spiegarti, prima che ti riempia di pugni”.

Chi urla di prima mattina?
Allungo le mani, qualcosa di fresca sfrega le mie mani, è erba?
Apro gli occhi, una giacca scura è adagiata sul mio corpo. Mi sollevo piano, mi sento leggermente intontita. Ok, sono in giardino… perché?
“Stavamo solo dormendo”.
Le parole di Styles spalancano la mia mente hai ricordi della serata precedente
“Il problema è che avete passato la notte nel mio giardino”.
Harry e mio padre sono dinnanzi a me, il secondo tiene il riccio per il bavero della maglietta, e lo guarda con aria minacciosa.
Oh no, a lui stava simpatico!
“Senti un po’, non so come sei abituato, ma la mia piccola Ellery è delicata, non inzozzarla con le tue manacce, lei è pura”.
La faccia cadaverica di Harry e i suoi occhi spenti, per un momento tornano a brillare, gli scappa un risolino dalle labbra.
“Buongiorno” urlo all’improvviso per distogliere l’attenzione di mio padre.
“Si può sapere cosa vi è saltato in mente a voi due?” urla infuriato. “Non ti trovo nel letto, ma nel giardino abbracciata al tuo ragazzo. No, non mi fa piacere, per nulla. So che quello che Harry ha detto ieri sera in tv è una svolta enorme per la vostra storia, ma non puoi pensare di fare bizzarrie del genere! Fila a darti una sistemata, dopo parleremo della tua punizione”.
“Ma papà non abbiamo fatto nulla di male”.
“Fila in camera tua. Ora”.
“Non prendertela con Harry. Io sono uscita in giardino, io mi sono addormentata qui, lui non mi ha voluta svegliare”.
“Se vi ammalate sono cavoli vostri. Ora vai dentro”.

Mi allontano in silenzio ed entro in casa, sotto lo sguardo freddo e deluso di mia madre.

 
Harry POV
Theo mi fissa infuriato con i suoi occhi verdi, senza Ellery con me mi sento sperduto, non riuscirò ad affrontarlo.
Davvero la crede ancora vergine?
Se lei non fosse intervenuta gli sarei scoppiato a ridere in faccia.
“Cosa ti è saltato in mente?”.
“Dopo l’intervista sono passato da lei, ho scavalcato il cancello, abbiamo parlato. Si è addormentata all’improvviso, non ho voluto svegliarla, mi sono tolto la giacca e gliel’ho messa, l’ho stretta a me e le ho coperto i piedi in qualche modo con le gambe. Poi mi sono addormentato”.
“Dovevi portarla in casa, se si ammala che fai?”.

“Mi dispiace”.
“Devi stare più attento, non hai idea di quanto sia fragile il corpo a cui ti sei avvinghiato stanotte”.
“È così cagionevole di salute?”.
“Non intendevo quello, Ellery… ne ha passate tante. Per te è davvero pronta?”.
“Per cosa?”.
“Per gestire questo cambiamento, io sono preoccupato per lei. So che mia moglie non è affatto contenta di vedervi insieme, che ti voleva solo come amico per lei, ma so come ti guarda, lei sorride quando ci sei tu, il modo con cui lo a non l’ho mai visto prima. La rendi felice Harry, non mi importa chi tu sia, tu la rendi veramente felice. Tempo fa le dissi di mollare il suo ragazzo e di uscire con te, perché già allora potevo vedere il vostro legame, intravidi a scintilla di vitalità negli occhi di mia figlia. Quella piccola scintilla tu l’hai reso un rogo indomabile. Adesso devi starle accanto più di prima, non permettere che il passato si ripeti, che mia figlia si rabbui di nuovo. So che scongiuri ciò, anche tu sei rinato grazie a lei”.

“Queste parole sono vere, lei mi ha cambiato e ciò che abbiamo è qualcosa di troppo bello e grande per tenerlo nascosto, per questo sono crollato, per questo ho rivelato tutto. L’avrebbe uccisa continuare a mentire. Non permetterò nulla di tutto ciò, io amo sua figlia”.
“Lo so. Grazie per averla fatta risplendere di nuovo”
sorride benevolo. “Ma se allunghi ancora un po’ troppo le mani su mia figlia, ti castro”.
“Uhm sissignore”.
“Vai a casa adesso, è meglio che mia moglie non ti veda”.
“Solo un’ultima cosa, fatele lasciare la scuola prima della fine delle lezioni, i paparazzi non si faranno riguardi per trovarla”
.

 
Ellery POV
Dalla finestra del salotto vedo papà e Harry parlare, ma non sento nulla.
“Si può sapere cos’è successo?”.
Il tono di mia madre non è irato, funesto, ma stranamente pacato, quasi dolce.
“Nulla di grave”.
L’atmosfera è fredda e piena d’imbarazzo.
Non riesco a sorriderle, ad abbracciarla e fingere che non abbia mai pronunciato quelle parole di pochi giorni fa. Ci ho provato, ma è stato inutile, non riesco a dimenticare, è impossibile accettare la sua ostilità nei confronti di Harry, è illogico. Non si è nemmeno pronunciata sull’intervista di ieri sera, come se il suo giudizio fosse importante. Se fosse negativo sarebbe una perseverazione diabolica, una cecità nei miei confronti e una chiusura mentale spaventosa. Se fosse positivo, sarebbe ipocrita, dettato dalla comodità, dalla notorietà, una posizione per i giornali.
“È meglio che vada a prepararmi, rischio di arrivare tardi a scuola”.
“Ellery puoi restare a casa se vuoi”.
“Un giorno non cambia le reazioni, se vuoi tenermi a casa per proteggermi, tanto vale che studi da privatista”.
“Se mi dirai che tutte le angherie che subirai valgono la pena, prometto che non criticherò te e Harry, vi sosterrò. Ti lascio una settimana di tempo”.
“Non ho bisogno del tuo consenso”
sottolineo dura andandomene.
Il freddo di questa notte mi è penetrato nelle ossa, ha generato una nuova linfa vitale che ora scorre in me.
Guerra.
Ciò che da oggi mi attende a scuola è guerra, finché non si saranno abituati alla notizia, so che molti di quelli che fino a ieri erano compagni, oggi mi daranno contro. Senza una buona ragione. Come se mi fosse mai importato, non è la prima volta che mi odiano senza motivo.
Il punto importante è un altro, Harry non dovrà sapere assolutamente nulla, per quanto possano essere gravi le offese recatemi, lui dovrà rimanerne all’oscuro. Potrò piangere, ma non di fronte a lui. Non lo sopporterebbe.
La mia divisa è pulita e linda, ha anche un leggero profumo di lavanda, grazie all’ammorbidente di mamma, una treccia corona incornicia il mio viso e la nuca. Sembro più un cavaliere con l’armatura, mi sento tale.
Qual è la mia arma? Qual è la mia spada?
Lo scoprirò oggi, sicuramente non Styles.
Ultimo promemoria per sopravvivere, non accettare alcun passaggio in macchina di Coleridge!

 
*****
 
“Sembri una regina”.
Antoinette ha insistito per farci portare a scuola in macchina, non riteneva abbastanza sicuro lo scuolabus, non solo per i compagni, ma anche per possibili paparazzi.
“Hai un aspetto così fiero e determinato, quei capelli poi sembrano una vera corona”.
“Uhm… grazie”.
“Sembri una giovane Elisabetta II”.
“Ok stai esagerando”.

Antoinette sorride. “Dico sul serio”.
“Stai cercando di farmi sentire meglio?”
chiedo ridacchiando.
“Forse…”.
“Inventa storie migliori allora!”.
“Lasciami spiegare!”.
“Non lo voglio sapere”:
“Eddai sorellona non fare la cattiva, so quanto tu ami la famiglia reale”.
“Appunto per questo ti devo fermare in ogni modo!”.

Ridiamo stupidamente, il discorso non ha né capo né coda, eppure mia sorella insiste per portarlo avanti, anche se ho capito che il suo scopo era di farmi sorridere un po’.
Come sapevo perfettamente che mio padre, a malincuore, avrebbe interrotto tutto questo, ci avrebbe fatto scendere dalla macchina e mi avrebbe lasciata in pasto agli avvoltoi. Che senso ha rimandare in eterno? Che passi un giorno, che passi un mese, o un anno, la reazione, lo scalpore dovuti a quell’intervista, mi investirebbero ugualmente.
“Se ci sono problemi chiama” continua a ripetermi mio padre.
E così ci sono. Eccomi qui.
Paura?
No.
“Ellery andiamo”.
No.
Terrore?
Sì.
Non faccio in tempo a entrare nel cortile, parte subito un urlo.
“Eccola!”.
In meno di un secondo, mi ritrovo circondata da una serie di ragazze urlanti.
Ci sono una serie di voci indistinte, volano parole, insulti, domande, insulti, complimenti, insulti, richieste, insulti, parole gentili e ancora insulti.
Abbasso la testa sopraffatta, cerco di muovermi velocemente verso l’entrata, ma la folla, non solo mi segue, addirittura non accenna a dissiparsi, forse aumenta. Mi gira forte la testa.
Antoinette urla a tutti di lasciarmi respirare, pur sapendo quanto sia inutile.
Mi sento afferrare per i capelli, fa male.
“Perché lei?”.
La mano che stringe i miei capelli si ritira, le voci sono ancora confuse, qualcuno si accanisce contro chi mi ha fatto male, altri su chi mi difende.
È un crescendo di confusione, di rabbia e di scontri verbali tendenti sempre di più a quelli fisici.
In questo clima asfissiante e caotico, Antoinette riesce ad aprire un varco per entrambe.
“Va fino al tuo armadietto e non fermarti per nulla al mondo. Rimani in zone vicine ai professori” mi ragguaglia preoccupata.
Le sorrido appena, per rassicurarla e dimostrarle che quello che è accaduto poco fa non è nulla, suona però come un tentativo per auto convincersi.
Cammino a passo spedito, sento un sacco di persone gridare il mio nome, non voglio ascoltare nessuno.
Va tutto bene Ellery, hai passato di peggio, procedi tranquilla, non hai fatto nulla di male.
"È lei, è la ragazza di Styles!".
"Ma è l'ex di Coleridge! Lei e Harry hanno danzato insieme al ballo!".
"Sì, è anche una principessa d'inverno".
"Io li shippo tantissimo!".

Mi allontano più in fretta possibile, per carità sono commenti carini, ma è ancora tutto troppo strano e non voglio essere accerchiata di nuovo.
Tanti sguardi mi accompagnano, troppi, sento la loro malvagità, rabbia e invidia trapassarmi da un capo all'altro del mio corpo.
Perché non sono più invisibile? Harry è la celebrità, non io.
Non sono una criminale, il corpo studentesco della Victorian Lions non può gentilmente smettere di additarmi e parlottare mentre passo?! Chiedo troppo?!
Anzi, se avessi ucciso un uomo non mi starebbero così addosso.
"Secondo me la loro storia è una copertura".
"Copertura?".
"Pensaci, la stampa parla sempre di Harry il puttaniere, ma adesso con la scusa che esce con una ragazza normale, un po' bruttina, la sua immagine verrà risanata. Il buon ragazzo innamorato della semplicità".
"Effettivamente non fa una piega, però che sia una storia vera o no, io quella la odio".

Allora io ti odio perché respiri, contenta?
Dove cazzo è il mio armadietto?!
La cosa peggiore che può accadermi adesso è incontrare Blake...
Per fortuna, ecco il mio armadietto, prendo i libri e poi corro in classe, altrimenti rischio veramente di uccidere qualcuno.
Afferro il lucchetto per inserire la combinazione, ma qualcosa distoglie il mio sguardo. Sull'anta metallica rossa, c'è una scritta grande e nera.
Puttana.
La fisso senza parole.
Abbasso la testa, tento di concentrarmi sul lucchetto, continuo a sbagliare quella maledetta combinazione. Andiamo non è difficile, è una stupida serie di numeri che inserisco ogni mattina, da quando ho messo piede in questa scuola per la prima volta!
Al settimo tentativo finalmente gli ingranaggi scattano, posso aprire l’anta metallica.
Una miriade di foglietti colorati si riversa sul pavimento del corridoio.
Mi abbasso per raccoglierne un paio, alcuni sono pieni di insulti sempre più pesanti, altri invece sono davvero carini, infine ci sono… inviti…
“Delacroix, raccogli tutto cara, non importa quanto tu sia famosa ora, non mi lerci il corridoio!” scherza Mr. Hunver avvicinandosi.
“Certamente professore” sorrido imbarazzata.
Raccolgo ogni singolo pezzetto di carta colorata, li sistemo distrattamente in un libro.
“Cosa c’è sul tuo armadietto?” domanda incupendosi notando l’infamia in nero.
“Professore non è importante”.
Le mie vacue parole non fanno altro che guadagnarmi una sua occhiataccia severa, molto dura.
“Coprire un crimine è come compierlo signorina. Va in classe, ci penso io qui. Se qualcosa ti ferisce, sei tenuta a riportarlo, so che ti imbarazza quello che ti sta succedendo, ma tacere non aiuta”.
Oh certo, chiunque ora sa esattamente cosa sia il meglio da fare in questa situazione, sono davvero colpita, sono solo io la stupida che non sa cosa fare. Giustamente, tutti quelli che vogliono darmi un consiglio, frequentano un cantante, escono tutti con Harry Styles. Dai su continuate a dirmi cosa bisogna fare in questi casi, prendo appunti, davvero. Sono tutti fottutamente esperti.
Se solo fosse riuscito a tenere la sua bocca chiusa…
È vero, gli avevo detto che poteva scegliere, ma forse ho sbagliato, forse quella era l’unica volta concessami per essere veramente egoista, forse io non sono pronta per tutto questo.
“Ha ragione” dissimulo con un finto sorriso.
Ormai non ho più voglia di restare in corridoio, le lezioni stanno per cominciare, ho una scusa per ritirarmi da tutto questo.
Da bravo automa, mi dirigo nella classe di scienze di Miss Bortlain, una graziosa professoressa giovane, dolce e severa quando serve. Mi piace come insegnante, tuttavia, per oggi non credo che seguirò la sua lezione.
Saluto velocemente Peasly, Marion e July.
Non voglia di parlare con loro e mi dispiace.
La lezione comincia, sono infondo all’aula, July è accanto a me e mi osserva preoccupata.
“Va tutto bene?”.
È davvero una persona incredibile, è stata l’ultima a essere coinvolta nella storia, non si è arrabbiata perché non le ho detto niente, mi ha capita e mi ha sostenuto fin da subito. Le ho mentito così tante volte e lei mi ha perdonato tutto.
“Sì, è solo che… è tutto diverso”.
“Purtroppo era inevitabile, ma lo sai, ci sono persone su cui puoi sempre contare, io e le altre siamo dalla tua parte”.
“Lo so, infatti, vi ringrazio”.

Miss Bortlain continua a spiegare, io riesco solo a sentire una serie di parole, non cerco nemmeno di coglierne il senso logico, mi sento troppo esausta.
Il mio sguardo ricade sulla mia cartella, vedo i rettangolini colorati spuntare fuori da un libro.
Li tiro fuori senza nemmeno pensarci troppo.
“Cosa sono questi?”.
“Erano nel mio armadietto”.
“Non leggerli”.
“Invece è proprio quello che farò”.

Lo schermo del mio cellulare s’illumina.
“Hai ricevuto un messaggio”.
“Chi è?”.
“Harry”.

Alzò gli occhi al cielo, torno a occuparmi dei miei bigliettini.
“Che fai non lo leggi?”.
“È l’ultima persona che voglio sentire in questo momento”.
“È l’unico che ti può aiutare davvero”.

Scrollo le spalle.
Torno a guardare quei pezzi di carta, lentamente li separo in tre grandi gruppi secondo il loro contenuto.
“Perché vuoi farti del male?” comenta July esasperata.
“Farmi del male?”.
“Diamine sì Ellery, insisti a voler leggere cose che ti possono ferire, ignori invece ciò che ti può far stare bene. Sei impossibile, te le vai a cercare. È come se cercassi continue ragioni per odiarti”
.
Che sto facendo.
July ha ragione, mi sto rovinando con le mie mani.
Butto giù dal banco tutti gli insulti e le minacce di morte, è  solo un rapido gesto con la mano, come se stessi cacciando via delle mosche. Sorrido leggendo quei pochi complimenti ricevuti e li metto via nello zaino.
Non devo svilirmi, sono più forte di un paio di male lingue.
“Cosa sono quelli rimasti?”.
“Inviti per varie feste…”.
“Oh sei la persona più popolare della scuola adesso!”.
“Lo sai vero che non ci andrò? Si aspettano che io ci vada accompagnata da Harry, o non so. Non ho intenzione di circondarmi di falsi e approfittatori”.
“Oh per fortuna, temevo già di essere finita nel dimenticatoio”.
“Non succederà mai mia cara… Jane… Ju… Judy… Come hai detto che ti chiami?”
domando grattandomi il mento.
“Vai a quel paese Ellery” ride lei. “Leggi quel maledetto messaggio”.
“Ok, ma non ti dico il contenuto”.
“Vuol dire che sbircerò”.
 
“Va tutto bene? C’è qualcosa che posso fare per te? H.”.

“Conosci Leonardo Dicaprio?”

“In che modo ti aiuterebbe?”.

“Non lo so, ma ho sempre voluto conoscerlo, io sono innamorata di quell’uomo”.

“Ti ricordo che sei innamorata di me”.

“Che cosa?! Com’è possibile, tu non sei Leo”.

“Non è divertente”.

“Sempre meglio dei tuoi Knock Knock Jokes”.

“Ma cosa! Dimmi qualcosa di più divertente di quelle barzellette!”.

“La matematica, farsi investire da un Tir”.

“Mi sento molto apprezzato -.-"… Scherzi a parte, sei hai bisogno di qualcosa chiamami per favore”.

“Lo farò”.

“Mi odi?”.

“Dovrei?”.

“Ho detto al mondo di noi…”.

“Non ti odio Harry, lo sai bene”.

 
*****
 
È passato qualche giorno, la situazione a scuola è variata leggermente.
C’è da sottolineare che adesso i paparazzi si appostano davanti al cancello principale all’inizio delle lezioni e io sono costretta ad entrare dal retro. Ho così scoperto che la scuola ha un secondo ingresso.
Gli studenti mi salutano in moltissimi ogni mattina, un gruppetto di ragazze del primo anno comincia a copiare le mie acconciature, altre timidamente mi chiedono di pranzare insieme in mensa. Giuro di aver visto il mio nome circondato di cuoricini sul quaderno di un ragazzo del terzo anno.
Tuttavia rimane ben nutrito l’insieme di tutti quelli che mi odiano, infatti qualcuno ha rimarcato la scritta sul mio armadietto, fatta rimuovere da Mr. Hunver.
C’è solo un gruppo che mi mette particolare soggezione. La squadra di polo.
Tutte le volte che gli passo accanto, vedo i loro occhi carichi di odio. Rimangono sempre fermi e muti alla presenza di Blake, probabilmente avrà chiesto loro di non farmi nulla, ma questo non li impedisce di ritenermi una traditrice, non si fanno problemi a celare il loro disprezzo nei miei confronti.
Quando ho la malaugurata sorte di incontrare uno di loro da sola, sono pesantemente apostrofata e insultata.
Grazie a loro ho un nuovo soprannome, adottato da quasi tutta la scuola: "La Styles".
Sinceramente lo detesto, è orribile.
Fino a poco tempo fa mi trattavano come una di loro, adesso invece mi darebbero fuoco se potessero. E dire che un po’ mi costavano simpatici.
Ora c’era una nuova ragazza nel loro gruppo, Claire, dato che ronza assiduamente intorno a Coleridge, senza però ricevere alcun interesse da parte sua. I membri scapoli della squadra amano prenderla in giro, e, ogni tanto, la usano per divertirsi nello spogliatoio.
L’unico che mi è rimasto amico è Brady, non è cambiato nulla fra di noi e ne sono felicissima.
Oggi Harry ha insistito per venirmi a prendere prima, si è sentito in colpa per non essere potuto venire nei giorni sorsi a causa di motivi di lavoro, ammetto che è un gesto davvero molto dolce, non lo nego ho voglia di stare un po’ con il mio ragazzo.
A distruggere il mio umore, però, ci sta pensando questa terribile ora di Fisica, non so cosa mi trattiene dall’alzarmi in piedi e urlare “Non me ne fotte un cazzo di tutta questa roba!” nel modo più rozzo e scortese possibile.
Alzo invece la mano esausta, supplicando di poter andare in bagno, e poter così lasciare quell’aula.
Allegramente passeggio per il corridoio verso la mia destinazione, assaporando a pieni polmoni un po’ di libertà.
“Ma guarda chi gira per i corridoi, la piccola Styles. Non dovresti essere in classe?” sputa aspra una voce alle mie spalle.
Mi volto. Un ragazzo alto dai capelli rossicci e gli occhi scuri, mi fissa con astio e strafottenza. È Scott Vaughan, il migliore amico di Blake, credo sia lui quello che mi odia di più.
“Sto andando in bagno Vaughan, lasciami in pace” dico riprendendo a camminare, ma in pochissimo il mio corpo finisce contro gli armadietti.
“Senti un po’ Styles, non m’interessa se Coleridge è ancora pazzo di te e ci ha proibito di darti addosso, tu sei una troia e te la farò pagare per quello che gli hai fatto” soffia maligno a un centimetro dal io viso. “Ti diverte tanto darla via a quel riccone del tuo ragazzo? L’hai preferito per i soldi e la fama, non è vero? Che ne dici, faccio pure io un giro sulla giostra! Avanti dimmi qual è il tuo prezzo”.
Inghiottisco rumorosamente la saliva, sì sono spaventata.
Istintivamente cominciò ad agitarmi, alzo il ginocchio e Scott si accascia davanti a me. Mi allontano correndo, verso la zona più deserta della scuola, il cuore batte a mille, mi rifugio nel primo bagno femminile che bagno, non può entrare qui.
Tremo.
Apro il rubinetto del lavandino, mi sciacquo mani e volto con l’acqua fredda, ho  bisogno di tranquillizzarmi anche solo un pochino.
Non appena finisco di asciugarmi la faccia, trovo tre ragazze davanti alla porta.
Mi guardano in silenzio, si fanno un rapido cenno e cominciano ad avvicinarsi. In due tengono le mani dietro alla schiena.
“Tu sei una hater” comincia la prima. Oh no… “Come osi stare con Harry?!”.
“Non sono affari che ti riguardano”.

Irritata dalla mia risposta mi spinge violentemente a terra.
“Tu sei una hater, tu non puoi stare con lui. Non sei abbastanza bella, non sei nessuno!”.
“Qual è il tuo problema?!”
urlo furibonda.
“Esisti!” risponde tirandomi uno schiaffo. “Devi lasciare Harry. Oggi stesso”:
“Ma chi ti credi di essere?”.

“Chi ti credi tu! Sei una perfetta nessuno, sei orribile e ti stai approfittando della fama di Harry per dare un senso alla tua squallida vita! Stai lontana da lui” mi minaccia tirandomi i capelli. “Adesso!”.
Le altre due ragazze mi lanciano addosso qualcosa, sento una sostanza viscida scorrere sul mio viso e sulla mia camicetta ormai imbrattata. Uova.
Poi ognuna mi tira nuovamente uno schiaffo, riempiendomi urlando cattiverie.
“O molli Harry, o riceverai molto peggio di questo” urlano prima di lasciare il bagno.
Rimango lì, rannicchiata in un angolo, completamente dolorante.
Stupidamente le mie lacrime cominciano a scorrere sulle mie guance.
Sembra di rivivere il passato, io non voglio che riaccada tutto, ma è come nuotare controcorrente in fiume, impossibile e un inutile dispendio di energie.
Non so per quanto rimango in quella posizione, solo il ciglio della porta mi riscuote un momento.
“Hai visto cosa succede alle puttanelle infedeli?”.
Scott.
“E questo era solo un assaggio, non azzardarti a tirarmi mai più una ginocchiata” continua minaccioso. “Dov’è la tua grinta? Ti sei già spenta Styles?”.
“Tu hai organizzato tutto questo”.
“Ci puoi scommettere. Vai a piangere da quel figlio di puttana”.

Immediatamente rizzo il capo.
“Non è un figlio di puttana” ribatto dura.
“Ah no? Beh apri le orecchie, il tuo ragazzo non è altro che uno sfigatissimo puttaniere, testa di cazzo, falso, privo di talento e montato. È insopportabile, cerca assiduamente l’attenzione dei media atteggiandosi da povera vittima, nemmeno le sue donazioni sono disinteressate e scommetto, cara mia, che ti cornifica tante di quelle volte, che non passi più dalle porte!”.
“Ritira subito quello che hai detto”
ordino alzandomi in piedi.
“Mai nella vita, quel defi…”.
Non gli permetto di finire la frase.
Mi avvento su di lui, furibonda come non mai lo spingo a terra, ritrovandoci così sul pavimento del corridoio. Afferro violentemente i sui capelli, li scuoto con forza.
“Puoi dire quello che vuoi su di me, ma se ti azzardi a parlare ancora in quel modo di Harry, io giuro che ti ammazzo”.
Gli mollo un pugno sulla guancia sinistra, l’altra mano invece affonda è ancora sulla sua testa. Scott si dimena, mi spinge via, ma mi aggrappo con le unghie alla sua gamba, con ferocia ferina affondo il gomito sul suo stomaco.
Non ho mai desiderato in tal modo di poter fare male sul serio a qualcuno,  voglio vedere Scott sputare sangue.
Due braccia mi strappano a fatica da Vaughan, mi agito in ogni modo per riuscire a sfuggire da quella stretta sempre più serrata.
“Lasciami andare”.
“Solo quando ti sarai calmata”
dice rude.
Smetto di muovermi, il mio petto si alza ancora affannato, accarezzo piano quelle braccia, le sue braccia. Appoggio la testa al suo petto e respiro profondamente.
“Sei tranquilla ora?”.
“Sì”
dico piano.
Aspetta ancora un momento, finalmente inizia a liberarmi lentamente, lasciando ricadere le sue braccia lungo i suoi fianchi.
Non aspettavo altro.
Nuovamente salto addosso a Scott, ancora intontito a terra, uno strano istinto mi sussurra all’orecchio parole invoglianti per convincermi a compiere quell’atto folle, animalesco e selvaggio.
Ebbra di quei sussurri, abbasso il colletto della sua divisa, la sua pelle sfiora i miei denti, prendendo la loro forma, non riescono tuttavia a farlo sanguinare, perché, nuovamente, sono trascinata via dalla mia vittima.
“Lasciami andare subito! È ancora vivo! Lo voglio morto, voglio vedere la luce spegnersi nei suoi occhi!”.
Questa non sono io, un qualche spirito mi sta manovrando.
“Ellery smettila, se ti trovano ti sospendono!”.
Mi trascina di peso nel bagno.
“Basta, o giuro che t’immobilizzo con le cattive” mi ringhia addosso. “Perché sei sporca di uova?”.
“Me le hanno tirate addosso
” dico ancora agitata.
Si sfila il maglione. “Metti questo, io lo porto in infermeria. Non ti azzardare a fare un solo passo fuori di qui”.
“Sì papà
” dico ironica alzando gli occhi al cielo.
Rimasta sola, avvicino il suo maglione al mio viso, lo annuso ispirando a pieni polmoni. Ha il suo profumo. Finalmente mi calmo.
Mi sciacquo velocemente il viso, sfilo la camicetta e la giacca della divisa, anche il reggiseno è un po’ sporco, ma non mi va di toglierlo, ci passo un po’ di carta igienica inumidita.
Infilo l’indumento prestatomi, sorrido alla mia immagine riflessa, è evidentemente largo, sono davvero buffa, però adoro indossarlo. Sarò patetica, ma è come se mi stesse dando uno di quei suoi fortissimi abbracci post battutaccia, che usa per vendicarsi ogni volta che gli rinfaccio quanto sia pessimo il suo umorismo. Tuttavia sono così fottutamente innamorata di Harry, che non riesco a non trovarlo adorabile nemmeno quando vorrei ammazzarlo.
 
Harry POV
“Come stai?” chiedo preoccupato guardando il ragazzo seduto sul lettino.
“Un po’ stranito” dice massaggiandosi il collo.
Ellery lo ha morso. Cazzo.
Ho avuto la grande idea di cercarla io per la scuola, risparmiando il compito ad un insegnate. Se l’avessero trovata i professori, l’avrebbero sospesa o, nella peggiore delle ipotesi, espulsa.
“Mi ripeti come ti chiami?” domando imbarazzato.
“Scott, Scott Vaughan”.
“Credimi, mi dispiace, non so cosa le sia preso, non è mai successo prima d’ora”.
“La Styles ha un bel caratterino”.

Aggrotto le sopracciglia, come l’ha chiamata?
“So che quello che sto per chiederti è meschino, ma potresti non raccontare in giro quello che è successo?”.
“Va bene, ma non lo avrei fatto comunque, è colpa mia se è accaduto”.
“Perché?”.
“Ho avvisato delle ragazze su dove fosse, volevano lanciarle le uova. Quando se ne sono andate, ho infierito verbalmente, ti ho infamato un bel po’. Per questo mi ha attaccato, perché ti ho insultato”.

Nella più sbagliata delle circostanze, un tenero sorriso ammirato sfugge alla mia razionalità, battendo i sensi di colpa, e nasce sulle mie labbra. Non mi è piaciuto affatto ciò che ho visto, ma il mi orgoglio è in festa per esserne la causa.
“Non farti strane idee non lo faccio per te, io ti detesto” mi riprende Scott. “Hai rubato la morosa al mio migliore amico”.
La morosa di… “Coleridge” grugnisco acido. È sempre in mezzo alle palle.
“Esatto”.
“Io devo andare adesso, è meglio che porti a casa la piccola furia”.
“Dille che le curerò la campagna per la nomina di reginetta del ballo”.

“Perché vuoi farlo?”.
Scott fissa un punto indefinito dietro di me, si morde il labbro inferiore e arrossisce lievemente.
“Perché non ho mai contrato una donna così, nessuno, in tutta la mia vita, mi ha mai picchiato come ha fatto lei. È incredibile” spiega con aria sognante.
È uno scherzo?! Si è preso una cotta per Ellery?! Perché l’ha pestato?!
“Va bene… Allora ciao”.
Questa scuola è un manicomio, ne sono sicuro, non è assolutamente razionale quello che è appena successo.
Sconcertato ritorno da Ellery, l’accompagno a prendere i libri nella sua classe, standomene fuori per non creare eventuali disagi. In silenzio andiamo sul retro della scuola, suo padre mi ha detto che per lei quella è l’uscita più sicura, non ci sono mai paparazzi.
“Dov’è l’auto?” mormora timorosa.
“Sono venuto in moto” rispondo vago indicandola.
Le mie parole accendono una scintilla nei suoi occhi, che esplode in un falò altissimo, non appena questi si posano sul veicolo scintillante parcheggiato poco distante.
Tiro fuori due caschi da sotto la seduta e vi metto il suo zaino.
Una volta saliti, sento il respiro teso della ragazza alle mie spalle, intenta trovare l’appiglio per le mani.
“Puoi stringerti a me”.
Sospira pesantemente, quasi fosse rimasta in apnea per tutto il tempo.
Le su mani tremanti si appoggiano alla mia schiena, scivolano lente sui miei fianchi e si intrecciando all’altezza del mio ombelico.
Posa dolcemente il capo sulla mia schiena.
“Ti disgusto?” sussurra flebile.
“No”.
“Sei arrabbiato?”.
“Un po’, un bel po’”
rispondo accarezzando le sue mani.
Metto in moto.
Rimane in silenzio per tutto il viaggio, il suo unico segno di vita sono i cerchietti immaginari che disegna leggermente con la mano appoggiata alla mia pancia.
Arriviamo a casa sua, salutiamo i suoi genitori e saliamo nella sua stanza.
Ellery si siede sul bordo del letto, tenendo uno sguardo basso si sfila le scarpe e le calcia via, si mette poi a dondolare le gambe in modo infantile. È una bambina che aspetta la punizione.
“Non so nemmeno da dove cominciare, sei fuori di testa? Cosa cazzo ti è preso? Non me ne frega un cazzo delle ragioni per cui l’hai fatto, non le voglio sapere”.
Per quanto se l’aspettasse, la mia voce la spaventa, infatti stringe le lunghe maniche del mio maglione.
“Quella persona non era certamente quella di cui sono innamorato”.
Una lacrima silenziosa scivola sulle sue guance.
“Allora vattene”.
“Invece resto e tu mi ascolti. Sei fortunata Scott non ha intenzione di dire nulla, ma guai a te se alzi ancora le mani su un tuo compagno di scuola”.
“Disse colui che picchiò il mio ragazzo al ballo”
sentenzia atona.
“Era legittima difesa, ha cominciato Coleridge. E se proprio insisti su questo punto, beh vuol dire che siamo fatti per stare insieme”.
Mi siedo accanto a lei.
“Mi racconti cos’è successo? Voglio sapere anche delle uova”.
Dopo un’ iniziale titubanza, Ellery mi narra le vicende della mattinata per filo e per segno, non tralascia alcun dettaglio, la sprono a proseguire quando vuole omettere qualcosa.
È un tuffo al cuore scoprire cosa sta subendo, ed è solo alla sua scuola, quello che vive è solo una piccola dose.
Mi mostra tutti i bigliettini accumulati, mi dice della scritta sul suo armadietto, perché io voglio sapere ogni cosa, ma così facendo scopro che in realtà lei Twitter l’ha già controllato, lei sa tutto.
“Non dovevi farlo”.
“Non ho resistito, July ha ragione io sono masochista”.
“Quando l’hai controllato?”.
“La mattina dopo l’intervista, mentre mi preparavo”.
“Non credere a quello che scrivono”.
“July mi ha fatto capire che devo fregarmene, però in bagno dopo le uova e le sberle sono crollata di nuovo”.

Mollo un pugno sul suo materasso. “Tu non dovevi passare nulla di tutto questo”.
“È un problema loro non mio. Io li odio tutti cazzo, alla faccia loro, noi due stiamo insieme, non capisco perché devo farmi mettere i piedi in testa quelle! Che si abituino all’idea, non intenzione di cedere a delle stronzate, cioè crede davvero che io ti molli per delle stupide minacce? Ma che problemi hanno tutti?!”.

Sorrido, questo è la mia Ellery, combattiva e decisa.
“Che si fotta quella zoccola, che si fottano tutti”.
Mi avvicino pericolosamente al suo viso.
“E che ne dici di fottere me?” sussurro malizioso, per lasciar giocherellare la mia lingua con il lobo del suo orecchio.
“Ci sono i miei genitori… Non è una buona idea”.
“Ok non posso perdere il favore di tuo padre, mi serve che uno dei tuoi mi adori, e, dopo la storia del giardino, non posso fare altri errori”.
“Già, peccato però. Non era una brutta idea”.
“Sei scorretta”.
“Tu un idiota”.
“Però a questo idiota ci tieni, provochi risse per lui”.
“Vuoi un pugno?”.
“A proposito di pugni hai un nuovo ammiratore”.
“Chi?”.
“Per quanto surreale sia, Scott ha una cotta per te, picchiandolo lo hai conquistato”.

Ellery mi fissa allibita.
“Sei serio?”.
“Assolutamente”.
“E tu cosa ne pensi di questo mio lato oscuro?”
chiede timida.
“Che non dovrò mai farti incazzare” baciandole la fronte.
“Risposta esatta”.

 

Hey Little Carrots!

Non sono morta!
Ho finito la maturità l'1 luglio, (ho preso 80! #SoProud)
Da quel giorno ho cazzeggiata, sono stata via e ho lavorato a diverse storie.
Avevo un po' perso l'ispirazione per questa storia.


Il capitolo personalmente non mi fa impazzire, ma l'ho messo perchè mi piace l'idea che ho per il successivo, che SPOILER sarà incentrato sul compleanno di Ellery.

Gli atteggiamenti degli studenti della Victorian Lions non vogliono offendere nessuno, siete liberi di amere e odiare chi volete, di shippare chi volete.
Perdonatemi, era solo a scopo narrativo!


RINGRAZIO TUTTE VOI PER IL SOSTEGNO, E LA PAZIENZA CHE AVETE!

∞ ∞

Vi lascio i link per le mie altre storie se vi interessano:
 

Di tutta la giornata c’era un determinato momento che Sofia amava di più, sicuramente nessuno aveva mai gustato più di lei il suono dell’ultima campanella, la salvatrice dopo tutte quelle estenuanti ore di scuola. Non l’amava solo perchè poneva fine al supplizio giornaliero, no il vero motivo era un altro.
“Andiamo da quanto tempo vieni qui? Possibile che balbetti ogni santa volta?” bisbigliò per non farsi sentire.
“Non è colpa mia, io mi sforzo anche, ma ho quell’orrenda maledizione di fare solo figuracce quando sono agitata”.
“No cara, quando sei con qualcuno che ti interessa”.
“Sta bruciando! Sta andando a fuoco”.
Quelle urla. Non poteva essere vero. Guardava ancora quel tetro spettacolo e ancora non ci credeva.
Quelle fiamme... Non erano normali, non si erano mai viste, erano innaturali, troppo alte, troppo indomabili, troppo dannose, troppo... scure.
Quel colore gli aveva fatto già capire la natura dell’incendio.
****
Orfana, rinchiusa in una stupida accademia per fenomeni da baraccone.
Era in grado di provare solo odio, per il mondo, per gli altri, per il genere umano, per sè.
Quei tre nomi sulla sua pelle erano un monito perenne, una pena che non avrebbe mai finito di scontare. Destinata all'oblio, all'oscurità e alla solitudine. Un'ombra.
Ma un'altra ombra, altrettanto dannosa, altrettanto instabile, fu così stupida da innamorarsi di lei.
 
Per tutti era quella buona, dolce e intelligente, ma nessuno sapeva della sua paura per il futuro, della sua incapacità di scegliere la sua strada, ma soprattutto nessuno era a conoscenza del suo lato oscuro. 
La sua vita fu stravolta da quel ragazzo, da quei suoi occhi stregati e magnetici, era diventato una presenza sempre più insistente nella sua vita. Lo amava e lo odiava allo stesso tempo.
Il loro era un amore proibito, un amore segreto, lui amava chiamarlo destino, lei... sapeva solo di amarlo.
*****
"Sii mia Ivy, almeno per una sola occasione, lascia che la luna e le stelle testimonino che io ti ho avuta, che anche se per poco siamo stati una cosa sola, è proibito lo so, sono il tuo professore e tu sei una mia alunna, ma per una volta voglio fregarmene. Voglio essere solo tuo stanotte"

E anche il link per tre storie che mi piacciono molto!

Ombre trasparenti di _sowhat
Ogni cosa racchiude un segreto, a partire dalla corteccia graffiata di un albero per finire con il più angelico dei volti.
Anche il cielo mente, anche l'oceano si fa beffa degli uomini. La natura e la psiche umana si assomigliano, essendo immancabilmente entusiaste di incantare l'innocenza trafiggendola alle spalle.
_sowhat
 
Quando Niall ha deciso di fare l'artista di strada e ha scelto di esibirsi nell'angolo delle due strade di Covent Garden, mai avrebbe pensato di imbattersi in una furia omicida, meglio nota come Anne Logan, che cerca di spiegargli, con i suoi soliti modi pacati e gentili, di muovere il culo perché quello è il suo posto e nessuno può rubarglielo. Nessuno.
Carrie, ha tutto, ma niente allo stesso tempo, NIENTE riesce a renderla felice eccetto la droga, l'alcol e il sesso, ma si renderà conto che solo una cosa potrà veramente renderla felice.


Ps perdonatemi gli errori, lo prometto appena ho tempo revisiono tutta la storia e la correggo!


∞LOVE YOU ALL!∞



 
  
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