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Autore: Ca7    08/08/2014    2 recensioni
Capita a volte che due persone si cullino nei ricordi quando sanno di non poterne creare altri. E se poi quei ricordi si creano e si eclissano ancora, come si trova la forza per continuare sulla propria strada?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ormai, erano poche le settimane che separavano gli studenti dell’ultimo anno dal diploma. E con la conclusione dei campionati, l’unica cosa che restava a Kate, era studiare per gli esami finali e farlo dopo quanto era successo tra Sarah e Alexis, non era facile. Era arrabbiata e triste e non riusciva nemmeno a incrociare lo sguardo della sua ragazza senza immaginarsi il bacio con la sorella. Pur non avendo assistito alla scena, era un’immagine che non riusciva a togliere dalla mente e la tormentava completamente. Così evitò Sarah per alcuni giorni, rifiutando anche le sue chiamate al cellulare.
Neanche per Sarah era una situazione facile: Kate si stava allontanando da lei ancora una volta e sopportare il suo silenzio, iniziava a diventare pesante. Si concentrò sullo studio e sull’organizzazione del ballo di fine anno, che si rivelò, essere la sola cosa che riusciva a tenerle la mente occupata. Il tema sarebbe stato un inno alla musica e alla sua magia di unire le persone, anche quelle più disparate. L’idea l’era venuta ripensando alla serata trascorsa a Philadelphia, alla parte bella in cui aveva ascoltato i due fratelli esibirsi; per questo aveva chiesto ad Alice il piacere di cantare dal vivo la sera in cui si sarebbe tenuto il ballo e per sua fortuna lei accettò.
Passò una settimana, Sarah camminava per i corridoi della scuola intenta a raggiungere l’aula di letteratura inglese, quando intravide Kate tra gli studenti davanti a lei. La sensazione che la loro relazione fosse in bilico non le andava giù, così accelerò il passo e raggiunta Kate la afferrò per un braccio trascinandola nella prima aula libera che trovò.
<< Adesso noi due staremo qui, finché tu non mi parlerai.>>, esordì decisa guardandola dritto negli occhi.
Kate sospirò a lungo.
<< Ci perderemo la lezione.>>
<< Non m’interessa della lezione.>>, tuonò Sarah.
<< Beh, ti ho parlato, quindi…>>, Kate fece per uscire ma Sarah le afferrò una mano.
<< No! Dico sul serio Kate. Non ce la faccio ad andare avanti così. Ci eravamo ritrovate, avevamo fatto passi in avanti e adesso… mi sembra di essere tornata indietro.>>
<< Non sono io quella da biasimare.>>, precisò Kate indietreggiando incrociando le braccia al petto.
<< Perché devi sempre trovare qualcuno da incolpare?>>, sbottò Sarah snervata.
<< Perché io sono responsabile delle mie azioni, Sarah. Non bacio una ragazza e poi dico “ma come cavolo è successo?”>>
<< Te lo ripeto ancora: è stata lei a baciare me.>>
<< Già, vero! Allora, è giusto dire che non sono stata io quella che si è lasciata baciare da Alexis.>>, replicò Kate con sarcasmo.
<< E’ perché è successo proprio con lei che ti fa così tanto arrabbiare?>>
<< Dio non ci posso credere che tu l’abbia detto.>>, Kate rise incredula, << Ma ehi… hai ragione! Quando ci siamo messe insieme, dovevo dirti “puoi baciare tutte tranne mia sorella”.>>
<< Questa potevi risparmiartela.>>, Sarah accusò il colpo, << La mia è una domanda legittima perché credo che tu stia esagerando. Sei ferita e lo capisco perfettamente, ma non usarmi per sfogare il tuo odio verso di lei.>>
<< Non è così!>>, precisò Kate, << Dimmi allora come avresti reagito tu, al mio posto.>>
<< Mi sarei incavolata anch’io, non lo nego. Ma avrei cercato di risolvere la situazione piuttosto che allontanarmi da te, evitandoti per giorni interi.>>, Sarah fece una pausa e prese respiro, << Posso continuare a dirti che mi dispiace, a cercare di convincerti che tra me e tua sorella non c’è niente e non c’è mai stato niente, che quello stupido bacio non ha significato nulla per entrambe, però se questa piccola cosa ti è bastata per farti ricredere sulla nostra storia… allora noi due abbiamo un problema e Alexis è solo un pretesto.>>, concluse e attese che Kate dicesse qualcosa, ma così non fu. Allora girò i tacchi e uscì dall’aula.
 
Nel pomeriggio, dopo essere uscita da scuola, Sarah guidò fino al Marion’s Restaurant. Vedere il nonno adoperarsi tra i fornelli, l’avrebbe sicuramente distratta almeno per qualche ora.
<< Ehilà, c’è nessuno?>>, disse a voce alta, entrando.
La sala principale era vuota, così si diresse verso la cucina. Con una mano spinse in avanti un’anta della porta.
<< Nonno, sei qui?>>
Jim spuntò tenendo tra le mani una teglia d’acciaio con un lungo salmone sopra.
<< Ciao, tesoro.>>, poggiò la teglia sul piano da cucina, << Scusami, ero nella cella frigorifera e non ti ho sentito entrare.>>, si avvicinò alla nipote e la abbracciò.
<< Tranquillo.>>, rispose Sarah strizzando l’occhio, << Posso farti un po’ di compagnia mentre prepari i tuoi piatti succulenti?>>
<< Non devi neanche chiederlo.>>, Jim le sorrise e impugnando un coltello affilato iniziò a tagliare in due il salmone.
<< Mamma mi ha detto di Stanford. Sono fiero di te.>>
<< Grazie! Ancora stento a crederci.>>, Sarah fece un ampio sorriso.
<< Sarà una bella esperienza e potrebbe cambiarti la vita, tesoro.>>, disse Jim mentre stendeva i filetti di salmone su di un piatto ovale.
<< Già! Anche se un po’ mi fa paura.>>
<< E’ comprensibile. Anch’io mi sono sentito un pesce fuor d’acqua i primi mesi, ma poi ti ambienti, inizi a fare nuove amicizie, prendi il ritmo e tutto diventa normale. Poi se non sbaglio, anche Kate è stata presa... probabilmente condividere tutto questo con la persona che ami, sarà ancora più piacevole.>>
<< Già!>>, rispose Sarah cercando di mantenere l’entusiasmo, pur chinando il capo.
Jim la guardò di sottecchi.
<< Ho detto qualcosa di sbagliato?>>
<< Cosa?>>, Sarah rialzò il capo e lo guardò, << No, no.>>
<< Tua nonna lo faceva sempre: quando non voleva che mi preoccupassi, usava un di tono di voce allegro ma allo stesso tempo chinava il capo. Ed io me ne accorgevo tutte le volte e sapevo che era successo qualcosa.>>
<< Abbiamo litigato e adesso non mi parla.>>, disse in sintesi.
<< Allora è qualcosa di serio.>>, Jim lanciò un’occhiata verso la nipote.
<< Diciamo di sì. E’ un po’ complicato, sai nonno.>>
<< Complicato del tipo “riusciremo a risolvere” o “meglio lasciar stare”?>>
<< Spero la prima.>>
<< Capisco.>>, Jim annuì, << E nel frattempo cosa può fare un vecchio come me per vedere quelle graziose fossette sul tuo viso?>>
Sarah sorrise e le indicò con entrambi gli indici.
<< Ti è bastato poco.>>, si avvicinò e gli diede un grosso bacio sulla guancia, << Vado in sala a studiare un po’, ti spiace?>>
<< No, fa pure.>>, rispose Jim sorridendole.
Un’ora dopo aver letto la stessa pagina di storia senza averci capito molto, Sarah prese il cellulare e compose un SMS:

S.O.S. Sorella. Sono al ristorante.
Pronto Soccorso Sorella in arrivo.

Fu la risposta immediata di Roxanne che, venti minuti dopo, arrivò al Marion’s Restaurant.
<< Allora?>>, esordì incamminandosi verso il tavolo in cui era seduta Sarah.
<< Non ti sarai mica messa a correre con la macchina di papà?>>
<< Macché! Ero già nei paraggi per una commissione.>>, disse sedendosi di fronte, poggiando la borsa sul tavolo, << Novità dopo stamattina?>>
Sarah avvicinò il cellulare verso di lei per farle notare di non aver ricevuto chiamate o SMS da parte di Kate.
<< Non immagini neanche quanto vorrei strangolare Alexis in questo momento. Giuro che se la vedo, lo faccio.>>, proseguì Roxanne, << Quella lì è portatrice sana di guai.>>
Con quest’ultima frase, Sarah scoppiò a ridere.
<< E’ vero! Non puoi negarlo. Una persona sana di mente e soprattutto non egoista, non si sarebbe comportata così. Dio, quanto mi fa incavolare!>>, imprecò Roxanne, << Certo, però che se devo dirla tutta… Kate è testarda come un mulo quando ci si mette.>>
<< Già!>>, rispose Sarah sospirando, << Ho la sensazione che lei non creda a ciò che le ho detto… ed è questo che mi fa più male.>>, confessò.
<< Okay, cambio di programma: strangolo anche Kate.>>
Sarah scoppiò a ridere di nuovo.
<< Grazie!>>, le disse poi guardandola.
<< E’ compito mio tirarti su di morale.>>, Roxanne le fece l’occhiolino.


 
Accesa l’ultima sigaretta rimasta nel pacchetto, Alexis si avvicinò alla finestra della sua camera e la aprì per far uscire il fumo. Teneva l’iPhone nella mano sinistra e scorrendo la rubrica chiamò Alice in vivavoce. Dopo una serie di lunghi squilli, scattò la segreteria telefonica, così le lasciò un messaggio in cui la avvisò che tra due giorni avrebbe fatto ritorno a San Francisco e le augurò un in bocca al lupo per il diploma. La decisione di partire prima del previsto, maturò con gli ultimi avvenimenti. Stava scappando dalle sue responsabilità per la seconda volta. Ma poco importava. Doveva farlo. Doveva andarsene da lì.
<< Ti disturbo?>>, chiese Martin entrando in camera reggendo due calici di vino rosso tra le mani.
<< Ehi papà!>>, Alexis si voltò verso di lui, << Niente affatto.>>
<< Mi fai compagnia?>>, Martin le offrì un bicchiere.
<< Certo!>>, Alexis lo prese sorridendogli.
<< E’ stata la prima bottiglia di vino che ho stappato dopo, non so quanto.>>, ammise guardando assorto il proprio calice.
Bevvero contemporaneamente un primo sorso, poi Alexis aspirò dalla sigaretta.
<< Ti sei presa un brutto vizio, Alexis.>>, disse Martin con tono ammonitore.
Alexis gettò uno sguardo verso la sigaretta.
<< Lo so!>>
<< Sei adulta ormai e non posso di certo dirti cosa devi o non devi fare, ma…>>
<< A nessun padre piacere vedere la propria figlia fumare.>>, continuò Alexis.
<< Esattamente!>>
<< Senti papà… tra due giorni parto. Devo rientrare a San Francisco.>>
<< Oh!>>, Martin fu visibilmente sorpreso.
<< Non era nei miei piani, ma gli Jenkins sono pronti per registrare il nuovo album, quindi…>>, mentì.
<< Non devi darmi spiegazioni, tesoro. E’ il tuo lavoro. Solo che, mi ero abituato di nuovo ad averti qui in casa.>>, replicò Martin sorridendole.
<< Tornerò appena potrò.>>, lo rassicurò lei, << Quando pensi che si riprenderà mamma?>>, tirò una boccata dalla sigaretta.
<< Spero presto. Oggi ho parlato con il medico che segue il suo percorso di riabilitazione e mi è parso fiducioso. Ha detto che tua madre è motivata a guarire completamente.>>
<< E’ una buona notizia, no?>>
<< Sì, lo è.>>, Martin smorzò un sorriso e bevve un altro goccio di vino.
<< Cercherò di ottenere un permesso per vederla, prima di partire.>>
<< Sarà difficile. Sai, hanno delle regole lì. Gli incontri con i familiari li fissano loro in base alla fase in cui si trova il paziente.>>
<< Capisco.>>, Alexis annuì un po’ delusa e tirò ancora dalla sigaretta.
<< Posso sapere cosa succede tra te e tua sorella?>>, chiese di punto in bianco Martin.
<< Mi odia. Ecco cosa succede.>>
<< Dovrò farmi una bella chiacchierata anche con lei.>>
<< Non servirà a molto perché non riguarda soltanto la storia dell’incidente.>>
<< E cos’altro, allora?>>
<< Ho… ho fatto una cosa che non avrei dovuto fare e l’ho ferita parecchio.>>
<< Beh, rimedia al tuo sbaglio finché sei ancora qui. Siete sorelle.>>, Martin la guardò dritto negli occhi. Dopodiché prese il calice della figlia e se ne andò.
Alexis sospirò e spense la sigaretta nel posacenere. Poi andò in bagno a spogliarsi e mettersi una canotta. Si lavò i denti e tornando in camera chiuse la finestra e si mise a letto.
  
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