Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: simply_me    11/09/2008    9 recensioni
"E' stato allora che ho iniziato a capirlo. Sono riuscita a veder dietro la maschera e finalmente sono riuscita a sentirla: la voce dell’anima, la voce della sua anima. Una voce gentile, delicata… come il suono di un’arpa circondata da tamburi battenti: tu non la senti, ma se presti bene orecchio lo capisci… è lì! Io… l’ho sentita…"
la mia storia parte esattamente dalla fine del volume 42
Capitolo 23 up
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Documento senza titolo nota dell'autore:mi scuso per l'enorme ritardo con il quale pubblico questo capitolo, ma, a dire il vero, non ho avuuto un'estate emotivamente facile, sono stata lì lì per mollare tante, tante cose. A poco a poco adesso mi sto riprendendo e spero di riprendere a ritmo periodico (quello precedente di un capitolo al giorno mi è impossibile, ma credo di poterne garantire uno ogni tre -__^ )
Come potete vedere, già qui le cose cambiano rispetto alla parte pubblicata nel mio sito, il capitolo si interrompe prima e il prossimo sarà parecchio differente,per come è strutturato... Spero di postarlo entro la fine della settimana.

A Blu_Rei: mi spiace per quanto ti è accaduto, ti faccio anche se molto molto in ritardo le mie condoglianze. Vorrei anche provare a partecipare alla Round "Quelle del club di garakame che hai aperto con un pezzo su un personaggio secondario, se me lo permetti..."

bè! spero che leggendo questo capitolo possiate pensare che ne sia valsa l'attesa... buona lettura!


Capitolo XXIII

 

Procedeva rapidamente lungo il viale, guardandosi attorno, nel tentativo di raggiungerla.
Masumi riusciva perfettamente a sentire il tonfo dei suoi passi affondare sul sentiero ormai ricoperto d'acqua.

“Dove sei ragazzina?” si chiese.


Maya aveva percorso di corsa l'intero vialetto e non molto dopo se ne era ritrovata alla fine.
Lì, in una specie di piazzetta nella quale confluivano anche gli altri due sentieri, aveva rallentato il passo dirigendosi all'uscita del parco, a pochi metri alla sua destra.
Solo allora, dopo essere uscita, si fermò, piegandosi su se stessa a prendere fiato e tentando di asciugarsi le lacrime.

Alzò il capo lasciando che le gocce di pioggia le lavassero il volto: la rabbia, il dolore, erano andati via.
Ciò che le era rimasto dentro, adesso, era un forte senso di solitudine, una profonda tristezza.

A testa bassa, riprese a camminare, imboccando la strada a destra, verso la stazione della metropolitana.

Percorse appena un paio di metri, prima di arrestarsi ancora.
La pioggia non accennava a smettere: aveva già i capelli interamente bagnati.
Un brivido le attraversò la schiena: si fermò a sfregarsi le braccia nel tentativo di scaldarsi.

Se le stava ancora sfregando, quando qualcosa le ricoprì braccia e spalle.
Battè le papebre un paio di volte, toccando l'indumento che l'aveva appena riparata: una giacca, una giacca grigia.
Spalancò gli occhi, voltandosi di scatto a osservare chi l'aveva riparata: Sakurakoji non indossava una giacca, né il signor Kuronuma. L'unica persona che indossava giacche abitualmente era…

Rimase senza fiato: era proprio lui, Masumi Hayami.

Lo guardò fisso negli occhi: l'espressione dell'uomo, quell'espressione mista di serietà e preoccupazione, quell'espressione per lei così difficile da interpretare... l'aveva già vista, una sola volta, quella notte nella valle dei susini.

Era davvero lui?
Non era un miraggio?

Mosse un passo nella sua direzione, allungando una mano sino a toccargli il petto, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

No, non era un miraggio: lui era lì per davvero.

Che ci faceva lì?
E da quanto era lì?
L'aveva vista anche prima?
L'aveva vista piangere?

Ma anche adesso piangeva…
Ritrasse la mano e si asciugò le lacrime cercando di farsi coraggio.

- Signor Hayami… - cominciò a voce spezzata – cosa… ci fa lei qui? – si strinse sotto la giacca tremando.


Masumi deglutì.
Fino a quel momento si era limitato a rincorrerla non curandosi di null'altro, ma adesso?
Non poteva certo dirle che aveva assistito alla scena con quel… Sakurakoji, che l'aveva vista andare via in lacrime e che adesso lui era lì per… per cosa?

Oh si!
Sapeva bene cosa avrebbe voluto fare: confortarla, abbracciarla, sussurrale che anche lui la amava, così come lei.

Non poteva.

Strinse il pugno della mano destra e si portò una mano ai capelli scostandoli dal viso, nel tentativo di ritrovare lucidità:

- Io… passavo con la mia auto da queste parti quando… ti ho vista camminare sotto la pioggia. - disse, cercando di mantenere il solito tono sicuro – Che diavolo ti salta in mente ragazzina! Camminare senza ombrello sotto la pioggia? Se continui così ti ammalerai. Vieni ti accompagno alla stazione –

Mentiva, spudoratamente.
Ma raccontarle la verità, dirle di averla vista lì nel parco con… con Sakurakoji, dirle di averla rincorsa… sarebbe stato peggio.

Le mise una mano dietro la schiena, per forzarla a muovere il primo passo.


Maya non disse nulla.
Avanzava sotto la pioggia, di fianco all'uomo, mentre una miriade di pensieri le attraversava la mente.

D'improvviso si rese conto che anche lui era sotto la pioggia senza alcun riparo.
Si tolse la giacca dalle spalle, la porse all'uomo.


Masumi la guardò perplesso.

- Ma allora vuoi proprio ammalarti! – esclamò sforzandosi di essere sarcastico – perché ti sei tolta la giacca? –

In realtà era preoccupato.


- Io… ecco… -gli rispose imbarazzata – anche lei è sotto la pioggia senza un ombrello. - la sua voce era dolce, preoccupata – ho pensato che la sua giacca potesse ripararla… -

“Maya…” pensò l'uomo “mia dolce, piccola ragazzina…”

- Tsk! – sorrise sprezzante – non sarà mica una pioggerella del genere a far ammalare un uomo come me! –
- Se la pensa così allora lo stesso vale anche per me! - disse la ragazza lanciandogli addosso la giacca.

Masumi sorrise. Si arrese.

- Un punto per te ragazzina! – disse con fare ironico – ma non voglio che ti ammali quindi… se mi permetti, lasciami comportare da uomo…-

Avanzò verso di lei portandosene al fianco, si voltò prese la giacca e se la portò sulle spalle, poi allungò un braccio sotto la giacca e lo distese sulle spalle della ragazza coprendola così col lato destro della stessa.

– in questo modo troveremo riparo entrambi… - osservò - andiamo? –

Maya arrossì immediatamente.
Chinò il capo a nascondendo rossore delle guance dietro il capelli.
Non riusciva a parlare: l'emozione di essere così vicina al signor Hayami era troppo forte.
Da così vicina, riusciva a sentire il tepore le suo corpo, il suo profumo. Era come stordita.

- Beh! prenderò il tuo silenzio come un si! – disse schiettamente l'uomo.

Avanzarono in silenzio, ognuno in preda a forti e diverse emozioni.

Maya era troppo emozionata, confusa, triste, arrabbiata per quanto era successo, imbarazzata per lo stato in cui il signor Hayami l'aveva trovata.
Masumi Hayami era preoccupato, felice di poterle finalmente stare accanto e triste dell'ingrata maschera che tutt'ora era costretto a indossare.

Sapeva che la feriva. E il sapere di causarle un tale dolore non era facilmente sopportabile, ma non aveva scelta, non fino a che tutto fosse stato sistemato, pronto.

Procedettero fianco a fianco per un centinaio di metri, raggiungendo l'ingresso della stazione metropolitana.
Una volta entrati il signor Hayami, suo malgrado, alzò lentamente il braccio che circondava le spalle della ragazza e mise via la giacca, ripiegandola sul braccio destro.
La accompagnò sino ai binari della metropolitana seguitando a fare silenzio e anche lei, Maya, non riusciva a parlargli.

Arrivato il treno, Maya vi salì sopra.

- La ringrazio per avermi riparata dalla pioggia… - gli disse – è stato un gesto davvero gentile da parte sua. Le sarò eternamente grata –

Si sforzò di essere allegra, ma in realtà non voleva lasciarlo.

- Di nulla… - rispose serenamente l'uomo.

Era contento di esserle stato d'aiuto… ma avrebbe voluto fare altro… voleva fare altro.
Non riuscì a continuare a quel modo. A voce bassa proseguì:

- vedendoti camminare sotto la pioggia… ho avuto l'impressione che fossi triste per questo io… - non riusciva a finire la frase.

La campanella della stazione suonò per avvisare che le portiere si sarebbero chiuse a momenti.

A quelle parole, poco più alte di un sussurro, il cuore di Maya prese a battere all'impazzata.
Non poteva andarsene proprio in quel momento: non voleva lasciarlo.

Mentre la portiera del treno stava per richiudersi, si precipitò fuori, finendo quasi col cadergli addosso.
Il signor Hayami le parò la caduta col proprio corpo, afferrandole le spalle con le mani quasi ad abbracciarla.

- Ma cosa fai? Sei forse impazzita? Lanciarsi in quel modo mentre si richiude la portiera… rischiavi di restare incastrata, ragazzina! – la rimproverò preoccupato, continuando a tenerla stretta.
- Ragazzina… - ripeté Maya ferita da quell'ennesimo rimprovero, indietreggiando di un passo – si… forse sono una ragazzina, ma… non posso tornare a casa proprio adesso! lei aveva ragione… ha ragione! – si mise a piangere – non posso tornare a casa in questo stato! Rei… la farei solo preoccupare! La prego signor Hayami, non mi faccia tornare a casa proprio adesso… - si aggrappò con forza alla camicia dell'uomo – non lo faccia! Mi faccia restare con lei! –

Masumi spalancò gli occhi stupito.

“Maya…”

  
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