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Autore: CreepyGirl    08/08/2014    3 recensioni
Chi sono?
Mi chiamo Gale, Gale Lightning Storm per la precisione, e ho 18 anni.
Se provate a tradurre il mio nome capirete che mia mamma è una fissata con la meteorologia, che oltretutto è il suo lavoro.
Prendete Gale, vuol dire tempesta.
Prendete Lightning, vuol dire lampo.
Prendete Storm (il cognome di mio padre) e avrete temporale.
Quindi il mio nome e cognome sono una presa per il culo, sia ben chiaro a tutti.
Per presentarmi basta poco: sono alto un metro e settantotto, capelli biondo scuro, occhi verde scuro e tratti abbastanza duri che mi rendono almeno un po’ più sicuro di me stesso (la natura è stata benevola con me, menomale), fisico asciutto da giocatore da basket e basta. Sono un ragazzo semplice, no? Almeno dal punto di vista fisico intendo.
A scuola mi conoscono come “Uragano” (come se già il mio nome non rovinasse tutto) perché sono abbastanza permaloso e aggressivo, e forse sono anche nevrotico e un po’ menefreghista. Ah, e mi piace starmene per conto mio, odio stare in compagnia. Quindi, quando vi verrà l’insana idea di avvicinarvi a me, sarà meglio per voi pensarci due volte...
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Tre Pezzi Grossi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La verità sulla mia nascita...state scherzando, vero?

Il bip ritmico del computer mi stava facendo impazzire da quando avevo ripreso mentalmente coscienza.
 
Gli ultimi ricordi che ho sono il capannone, un fulmine, schermi che esplodono, cose senza senso e l’enorme culo equino di Bart.
Poi niente più, buio assoluto.
 
Provo a fatica ad aprire gli occhi e vedo mia mamma con gli occhi rossi che dice qualcosa, ma è come se avessi ovatta nelle orecchie, l’unica cosa che riesco a sentire al 100% è quello stramaledetto “bip”.
 
Mia mamma trema e mi stringe la mano talmente forte da lasciarmi il segno delle unghie. Devo essere sopravvissuto per miracolo se è così preoccupata.
 
L’ultima vola che l’ho vista così è quando a sette anni mi sono sporto troppo dalla finestra e sono caduto in strada atterrando, miracolosamente, illeso. Dissi a mia madre di aver volato e lei mi diede tante di quelle sberle che le mie guance sembravano pomodori maturi.
 
–mamma...dov’è Bart?– chiedo riuscendo finalmente a scandire qualcosa, credo.
 
–sta bene, amore.
 
–e Marcus?– chiedo pentendomene subito.
 
Non risponde.
Credo di aver capito, il caro Marcus è morto stecchito.
 
Quando inizio una preghiera in mente per Marcus, eccolo che compare insieme a Bart sulla porta della mia stanza d’ospedale.
Fanculo, mi sono preoccupato per niente.
 
Bart mi raggiunge e si siede sul letto –stai bene?
 
–secondo te?– gli chiedo confuso e leggermente inquietato. Dove starà nascondendo il culo da cavallo? E mamma sa del suo “piccolo” segreto?
 
–lascialo stare Bart, deve riposarsi– gli dice Marcus con un braccio fasciato.
Lui cosa nasconde invece? Genitali bionici?
 
Il compagno di mia mamma annuisce e insieme all’amico esce fuori –tu resti con lui, Lily?
 
Mamma annuisce, ha paura che il suo piccolo stia male.
Ma peggio di questo è proprio impossibile.
 
È stato sempre così, ogni mio malanno per lei era motivo di paura e preoccupazione. Perfino un semplice naso che cola la preoccupa.
 
Spesso mi ripete se sia stata o meno una buona madre. Le dico sempre di essere fiera di se stessa per aver allevato un ragazzo come me, che non si droga, non fuma (o quasi) e beve saltuariamente.
Le voglio bene, e non posso crearle più problemi di quanti gliene procuri già.

–puoi staccare quel coso?– le chiedo innervosito da quel bip continuo e fastidioso.
 
Sorride –il tuo caratterino almeno è ancora intatto.
 
–perché ho qualcosa di rotto?– le chiedo muovendo gli arti.
 
Lei scuote la testa –è un miracolo che tu sia ancora vivo Gale– trattenendo un singhiozzo.
 
Lo so, ma non voglio parlarne. Ricordo poco di quello che è successo e, sinceramente, preferisco dimenticare –sto bene mamma, puoi tranquillizzarti.
 
Eccola che piange come una bambina. Non sapendo cosa fare abbozzo un sorriso e le stringo la mano che è sulla mia da almeno un quarto d’ora.
 
–mamma...
 
Mi guarda con una faccia strana, quando all’improvviso Hustler entra con una vistosa fasciatura alla testa.
 
–ciao Gale...posso parlarti?
 
Che ci fa Hustler qui?
 
Annuisco, sempre più irritato da tutta quella gente che si interessa a me.
 
–bene...umh...da dove comicio?– si chiede sulla porta e mamma lo invita ad avvicinarsi –beh, Lightning è un bel secondo nome– mi dice sedendosi accanto a me –tua madre te lo ha dato...
 
–perché è fissata con la meteorologia? E poi cosa c’entra il mio nome adesso?– lo interrompo.
 
Lui scuote la testa ignorando la seconda domanda –perché tuo padre è il dio dei fulmini, Zeus.
 
Credo di non aver capito, così non dico niente, ma sento di avere un’espressione stralunata stampata sul viso.
Se non erro è la terza volta che dicono che sono figlio di Zeus.
 
–stronzate– mi esce spontaneo da dire. Anche se ho sentito qualcosa sui semidei, tizi nati da umani e dei dell’Olimpo.
Ma l’Olimpo, Zeus e tutta l’allegra combriccola non esistono.
Giusto?
 
–è la verità Gale.
 
–ma si sente professore? Sembra un pazzoide!– gli dico schernendolo –capisco che lei è un fanatico di mitologia greca, ma inventarsi questa storiella, insomma, non le sembra una cavolata?– continuo guardando mia madre sorridendo come uno stupido. Ma lei ha tutt’altra espressione.
 
Lei guarda Hustler, poi me –è la verità...tuo padre è il dio dei fulmini e dell’Olimpo– sospira, probabilmente ricordando quel periodo –ci siamo innamorati...e dall’amore nasce sempre qualcosa Gale– dice abbassando lo sguardo –quel qualcosa sei tu.
 
La testa sembra scoppiarmi, un po’ per quello che è successo, un po’ perché mi rifiuto categoricamente di accettare quello che mia madre mi sta dicendo.
 
Guardo il prof e mia madre con rabbia –state scherzando, vero?
 
Hustler prende un grande respiro poi mi guarda serio –l’uomo che è venuto a cercarti è Ade.
 
Se non ricordo male, Ade dovrebbe essere il dio dei morti e signore degli inferi, fratello di Poseidone e Zeus. Ha detto di essere mio zio.
Facciamo due più due...
 
–è impossibile– continuo con la mia scetticità, ma il giochetto col fuoco...chi se lo scorda più!
 
Io, Gale Lightning Storm, un ragazzo qualsiasi, uno tra tanti figlio di un dio.
Del dio degli dèi.
Pazzesco.
 
–andrai al campo mezzosangue, raggiungerai gli altri ragazzi e ti allenerai– mi dice.
 
Campo mezzo cosa?
 
–non è pericoloso?– domanda mia madre spaventata.
 
–se anche gli altri pensano che lui abbia l’anello...
 
Loro due parlano e parlano, ma la mia testa è altrove.
Adesso so chi è mio padre.
Ma se stessi semplicemente sognando?
  
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