2.1 Konohagakure
continua a vivere, nessuna sa, nessuno pensa. Tutto continua a scorrere
come se niente fosse successo. Tsunade vorrebbe prendere a pugni il
terreno sotto di sè, se solo servisse realmente a qualcosa.
Di sicuro Dan non torna
magicamente in vita.
Neanche se n'è resa conto, che già è davanti alla casa di Jiraiya. La donna trattiene il respiro, mentre bussa contro il legno della porta; la ragazzina che si porta dietro, Shizune, si allontana silenziosa, per darle spazio ed intimità. Sa essere straordinariamente discreta, la marmocchia.
«Ci ho pensato a lungo e me ne sto andando» queste le parole con cui Tsunade apre il discorso, appena vede il volto abbacchiato dell'ormai ex compagno di team. Niente ciao, diritta al punto, secca.
«Te ne stai andando?».
L'eremita porcello strizza gli occhi mentre la guarda, abbagliato dal sole che nasce, e la domanda risuona della sua indecisione; Tsunade coglie una voce femminile domandare «chi è?» oltre le spalle di lui. Ha compagnia.
«Già».
Lui la guarda con più attenzione, sbatte le palpebre più volte, come per schiarirsi la mente, ed esce in strada, chiudendosi la porta dietro di sè.
«E dove staresti andando?».
La donna incrocia le braccia e con la mano destra sferza l'aria in un gesto generico. Nemmeno lei sa dove andrà a finire, spera solo di poter trovare un modo per stare meglio ― ammesso che sia possibile stare meglio.
«Capisco».
Mentre lo dice, Jiraiya si disordina i capelli già arruffati e osserva di sottecchi lo scollo della sua interlocutrice. Ne studia i contorni ben definiti, la pelle chiara, il ciondolo azzurro che, scivolando nel mezzo, si perde con armoniosità tra quelle curve dolci.
«Jiraiya!» e lui alza le spalle, incurante. «Chi sarebbe la mocciosa lì dietro?» domanda poi, indicando la ragazzina magra appoggiata al muretto, a qualche metro di distanza da loro. I capelli corti e mori le cadono lisci sul volto e gli occhi scuri osservano distratti il cielo.
«È sua¹ nipote. Shizune è il suo nome, lei verrà con me».
Con un grugnito l'uomo sancisce il suo assenso, un va bene alla Jiraiya.
«Buon viaggio allora» esplicita quindi.
«Credevo avresti tentato di fermarmi».
«Certe volte è necessario allontanarsi da casa per ritrovare la strada, no?»
«Grazie» per non giudicarmi una codarda, per non pensare che me ne stia andando solo per scappare.
E anche se Tsunade vuole andare, dargli le spalle non è mai stato tanto difficile.
1. Dan e Shizune sono imparentati, è suo zio.
Neanche se n'è resa conto, che già è davanti alla casa di Jiraiya. La donna trattiene il respiro, mentre bussa contro il legno della porta; la ragazzina che si porta dietro, Shizune, si allontana silenziosa, per darle spazio ed intimità. Sa essere straordinariamente discreta, la marmocchia.
«Ci ho pensato a lungo e me ne sto andando» queste le parole con cui Tsunade apre il discorso, appena vede il volto abbacchiato dell'ormai ex compagno di team. Niente ciao, diritta al punto, secca.
«Te ne stai andando?».
L'eremita porcello strizza gli occhi mentre la guarda, abbagliato dal sole che nasce, e la domanda risuona della sua indecisione; Tsunade coglie una voce femminile domandare «chi è?» oltre le spalle di lui. Ha compagnia.
«Già».
Lui la guarda con più attenzione, sbatte le palpebre più volte, come per schiarirsi la mente, ed esce in strada, chiudendosi la porta dietro di sè.
«E dove staresti andando?».
La donna incrocia le braccia e con la mano destra sferza l'aria in un gesto generico. Nemmeno lei sa dove andrà a finire, spera solo di poter trovare un modo per stare meglio ― ammesso che sia possibile stare meglio.
«Capisco».
Mentre lo dice, Jiraiya si disordina i capelli già arruffati e osserva di sottecchi lo scollo della sua interlocutrice. Ne studia i contorni ben definiti, la pelle chiara, il ciondolo azzurro che, scivolando nel mezzo, si perde con armoniosità tra quelle curve dolci.
«Jiraiya!» e lui alza le spalle, incurante. «Chi sarebbe la mocciosa lì dietro?» domanda poi, indicando la ragazzina magra appoggiata al muretto, a qualche metro di distanza da loro. I capelli corti e mori le cadono lisci sul volto e gli occhi scuri osservano distratti il cielo.
«È sua¹ nipote. Shizune è il suo nome, lei verrà con me».
Con un grugnito l'uomo sancisce il suo assenso, un va bene alla Jiraiya.
«Buon viaggio allora» esplicita quindi.
«Credevo avresti tentato di fermarmi».
«Certe volte è necessario allontanarsi da casa per ritrovare la strada, no?»
«Grazie» per non giudicarmi una codarda, per non pensare che me ne stia andando solo per scappare.
E anche se Tsunade vuole andare, dargli le spalle non è mai stato tanto difficile.
1. Dan e Shizune sono imparentati, è suo zio.