È
la terza volta questa settimana che finisco nell'ufficio del preside.
La
prima volta, stavo usando il telefono in classe, cosa piuttosto normale
insomma, chi non lo fa di questi tempi…Pff… ma va
bene. La seconda volta ero andata in bagno e quando la prof è entrata in classe
non mi ha trovata, ma insomma non sono neanche libera di avere un’urgenza
adesso?! Ma passi anche questa… Ora mi trovavo da lui
per aver difeso una mia compagna dalle grinfie di quell'arpia della
professoressa di arte… E non eh! Questa volta NO!
La porta si aprì di colpo secco e mi girai di scatto. Ciò che vidi fu la faccia
di un vecchio, stanca e piena di rughe, probabilmente non vedeva l'ora di
andare in pensione. Era infuriato, di sicuro non era la sua giornata. Si mise
seduto davanti a me mi disse: “Laura non so più cosa fare con te”.
Io non risposi.
“Ci mancavi solo tu oggi a rovinarmi la giornata” e dicendo questo si girò a
fissarmi con sguardo accusatorio, congiungendo le dita sotto il mento. Capì che
era il mio momento. “Ma non sono stata io e quell'arpia della profess...” proferii ma non mi lasciò continuare.
“Signorina cosa sta dicendo?! Se la sento insinuare ancora una cosa del genere
lei è espulsa capito?>> sbraitò sputacchiando saliva dappertutto.
“ Sì signore” assicurai come un soldato mettendomi sull’attenti, e facendo di tutto
per soffocare una risata.
“Sì che cosa?” urlò. Pensai che gli occhi stessero per uscirgli fuori dalle
orbite.
“Niente” borbottai rassegnandomi.
“Meglio cosi. Ora torna in classe e sta attenta a non fare sciocchezze” disse
puntandomi l’indice grassoccio contro.
Uscii di filato dall'ufficio del preside e tornai in classe deviando per il bagno. Mi sciacquai
il viso, finendo per fissarmi allo specchio. Le ore di scuola erano davvero
stressanti: ciò che vedevo nel mio riflesso era completamente diverso da quello
a cui ero abituata. I miei corti capelli marroni erano tutti arruffati, e il
filo di matita che avrebbe dovuto contornare i miei piccoli occhi marroni e
renderli più definiti adesso mi faceva sembrare un panda. Ero stanca di quella
vita noiosa, per questo il mio comportamento e la mia reputazione a scuola non
erano delle migliori; almeno avevo qualcosa a cui pensare … Provare il brivido
del rischio.
Tornai a casa, finalmente, e trovai i miei genitori che mi aspettavano seduti
sul divano. Quando chiusi la porta sbattendola, si girarono entrambi.
Li raggiunsi, gettai lo zaino vicino al divano e dissi a mo di saluto: “Che
succede? Avete delle facce…”. Per tutta risposta mia
madre si alzò e se ne andò in cucina. Che bello, di sicuro la mia giornata sarebbe
stata una delle migliori. Mi spaparanzai sul divano prendendo il telecomando e
chiesi:
“Papà
ma che ha fatto mamma? Non ho fatto niente di male…
Questa volta…”. Iniziai a fare zapping tra i canali,
aspettando una risposta.
“Aria io e tua madre abbiamo preso una decisione, e so che a te non piacerà” disse
mio padre con un tono davvero severo. Avrei dovuto preoccuparmi? Il modo in cui
aveva pronunciato il mio nome era davvero terrificante.
“Papà che sta succedendo? Se è per quello che è successo stamattina, stavo solo
cercando di aiutare una compagna a liberarsi dalle grinfie di quell' arpia
della prof di arte e...”. Ancora una volta non riuscii a finire la frase. Ma
insomma, ci provate gusto ad interrompermi?! Roba da pazzi!
“Aria basta! Tu domani prenderai l'aereo e andrai a Londra da tua zia. Resterai
là fino a quando non ti darai una calmata!”disse mio padre fissandomi con uno
sguardo di fuoco. Mi alzai di scatto. Erano tutti impazziti per caso?!
“Papà non puoi farmi questo! Non voglio andare! Io resto qua. E poi lascerei voi,
le mie sorelle e i miei amici. Non se ne parla.”. Ero sconvolta, non volevo
partire, non era possibile!
“Aria tu domani andrai li che ti piaccia oppure no. Non cambio idea”disse mio
padre. Era stato categorico. Senza degnarlo di uno sguardo, corsi in camera mia
e con orrore vidi che tutte le mie cose erano state impacchettate, pronte per
essere spedite. Non riuscivo a credere che tutto ciò stava accadendo davvero.
Non mi resto altro che buttarmi sul letto disfatto e cominciare a piangere come
non mai, fino ad addormentarmi.
Saaalve ragazze! Eccomi qui di nuovo... Ho seguito i vostri consigli per rendere questa storia leggibile e dovete perdonarmi ma non sono molto esperta sto cercando di imparare. Ho chiesto aiuto ad una delle mie migliori amiche, Sharon, di aiutarmi a rivisitarlo. Spero che adesso vada meglio. Probabilmente questa storia la scriverò in società con lei, quindi Sharon se stai leggendo questo sappi che ti nomino mia socia! Detto questo mi dileguo, fatemi sapere cosa ne pensate. Kiss