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Autore: Dama degli Intrighi    09/08/2014    4 recensioni
“Vi ringrazio per essere entrati nel mio blog e perché mi state leggendo.
Ah, vi do anche il benvenuto e vi ringrazio ancora. Io sono -Invisible Girl-, non dico il mio nome perché forse sono troppo timida o sono semplicemente stufa della mia condizione; questo lo lascio decidere a voi. Non sto cercando di fare la solita persona interessata di gossip, sbandierando a tutti i segreti delle persone più in vista.
Ho iniziato a scrivere questo blog perché cerco un amico, un amico che mi possa aiutare…”
[...]
-Invisible Girl- “Sapete come possono essere duri i giovani di oggi con gli altri loro coetanei, con me è peggio! Sono presa di mira dal bullismo da sempre e ora sono stufa… Non voglio più ricevere scherzi telefonici da quelli del football, non voglio più essere presa di mira da quelle arpie delle cheerleader solo perché loro hanno una stupida divisa mini e io no… Non ne posso più, ma non so nemmeno come uscirne.
Se qualcuno non mi aiuta ho paura di finire come la maggior parte delle ragazze americane prese di mira dal bullismo. Chiunque stia leggendo, Help me”
---
Alcuni episodi sono tratti da fatti veri...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blog of an InvisibleGirl'
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***

I miei erano già, ovviamente, usciti. Così mi accontentai e presi la macchina che mi avevano regalato per i miei sedici anni. Piccolina ma comoda, un po’ datata e di seconda mano, ma il motore almeno funziona. Con buone probabilità quando sarei tornata a casa avrei dovuto lavarla. Misi in moto e andai a scuola.
Ero in tempo per le due ore prima di pranzo. Parcheggia trattenendo il respiro e lottando con me stessa perché una parte di me voleva tornare a casa. Quando scesi mi assicurai di chiudere per bene la macchina. Salii la scalinata della scuola e spinsi la maniglia antipanico per entrare nell’edificio. La campanella non era ancora suonata e quindi i corridoi erano vuoti. Feci qualche passo a testa bassa, poi decisi di farmi più coraggio.
Come alzai lo sguardo mi mancò il respiro. Tutti i muri bianchi e gli armadietti grigi erano ricoperti da volantini colorati. Erano le candidature degli aspirati re e reginette della scuola, ma erano anche qualcos’altro. Da lontano non si leggeva bene e forse potevo sbagliarmi, così mi avvicinai. Ogni volantino aveva una foto e uno slogan subito sotto; e tutte le foto ritraevano me ricoperta di sporcizia.
“E’ lei che volete come regina? Votate Jennifer come reginetta della Jefferson High School e non ve ne pentirete”
“Jennifer come reginetta e la mensa sarà più pulita!”
“Regina del Lurido una volta, regina del Lurido per tutta la vita! Non fate un errore, votate Jennifer!”
Sentivo il cuore battere come non mai. Inizia a strappare quanti più volantini potevo. Riuscii a riempire un paio di cestini prima che la campanella suonasse il cambio dell’ora. Ma ogni fatica fu vana, ce n’erano troppi in giro. Gli studenti si riversarono fuori dalle aule mentre io stavo ancora staccando i volantini. Tutti si fermarono a guardarmi. Io continuavo con foga, stracciando la carta colorata.
Matt e Jennifer si fecero largo tra gli studenti.
-Lasciatemi passare! Sono capo Cheerleader io!- urlò quell’arpia. -Sfigatella!- sorrise nel vedermi.
Lasciai cadere dalle mani i fogli che avevo strappato dai muri e guardai la ragazza dai capelli cotonati.
-Jennifer… Matt-
-Penavamo non saresti più tornata- mi sorrise Matt avvicinandosi a me. -Ci dispiaceva, ci fai divertire così tanto. Hai visto che belle foto? Le ha fatte tutte Jennifer. La campagna pubblicitaria è importante se si vuole essere eletti-
Matt prese a girarmi intorno, sembrava un avvoltoio che aspetta che la sua preda esali l’ultimo respiro prima di avventarsi sulla sua carcassa. Mi morsicai le labbra per non scoppiare a piangere, dovevo essere forte.
-Non avete paura che vi soffi la corona? Nelle foto ci sono io-
Jennifer e Matt scoppiarono a ridere e presto anche tutti gli studenti intorno a me li imitarono come tanti cagnolini ammaestrati.
-Di te non potremmo mai avere paura!- mi sorrise Jennifer. Nel suo sguardo si vedeva tutto il suo disprezzo per me.
La mia dose di coraggio stava già finendo. Strinsi i pugni e deglutii a fatica.
-Questo sarà da vedere- risposi in un sussurro. -Devo andare in classe, ora- conclusi aggiustandomi la borsa sulle spalle e dando una leggera spinta a Jennifer e a Matt quando gli passai in mezzo.
Tutti gli studenti si aprirono davanti a me, senza parole, per lasciarmi passare. Non so bene cosa fecero i due arroganti che avevo appena lasciato in mezzo alla folla, perché ero di spalle, ma so che pochi secondi dopo il flussi di alunni fu ripristinato e arrivai nella classe di inglese con gli altri alunni. Mi asciugai una solitaria lacrima che mi era sfuggita e aprii il libro alla pagina indicata dalla professoressa. Sospirai.
-Invisible Girl- “Ho finalmente sfidato Jennifer in pubblico. Morale? Mi sono firmata da sola la mia condanna a morte. Ora è solo questione di tempo. I giorni che mancano al ballo sono ormai pochi. Ci andrò? Non lo so ancora. Ma ora non ci voglio pensare, devo concentrarmi anche nello studio. Non voglio essere qui quando una nuova Jennifer prenderà il posto di quella che se ne va.
Dicono che le nuove api regine siano più permalose della precedente per paura che le api operai si ribellino. Io dico che sono solo più stupide. Vado a seguire questa lezione di inglese e spero di riuscire a scrivervi più tardi. Baci”
 
-Invisible Girl- “Sapete cosa dice una goccia di sangue a terra? Non sono in vena. E’ così che mi sento ora. A dirla tutta non sono nemmeno in arteria. Lo studio mi sfinisce e i giorni scarseggiano. Ma tranquilli, nessuna svolta sul terreno me contro bulli. Forse le acque si stanno calmando. Avrei scommesso in una sorta di attacco a bomba atomica sulla mia persona per ogni giorno fino al diploma.
Invece, a parte i soliti scherzi stupidi con schiuma da barba o coriandoli assortiti, tutto va tranquillo. Le prese in giro non mancano, ma posso ancora sopportare. Purtroppo le mie notti non sono tranquille, gli incubi mi assalgono. Ma non parliamo di questo.
Ho notato che le visite di questo blog stanno crescendo, spero che non siano da parte di qualcuno della mia scuola. Non ho veramente mai pensato cosa potesse succedere se gli studenti che conosco venissero a sapere che scrivo qui tutto. Verrei derisa? Probabile.
Vi farà piacere sapere che Matt si sta un po’ risparmiando con i suoi scherzetti telefonici. Starà finendo le battutine? Non pensavo potesse avere questo tipo di problemi. È sempre riuscito a trovare le parole giuste per farmi sentire in colpa per essere me, ma grazie al cielo ora mi sento meglio e non guardo più il mio cellulare con paura. Vorrei poter intimidirlo con la stessa facilità con cui lui lo fa con me.
A proposito. Devo ringraziare -RedBoy-, grazie al suo aiuto ora sto meglio. E’ tutto merito tuo.”

Una sola settimana prima del grande momento. Mia madre è di sotto che traffica con le padelle. Fa un rumore davvero assordante. È riuscita a farsi eleggere tra i rappresentati dei genitori che aiuteranno l’organizzazione del rinfresco del ballo. Sono contenta per lei, è davvero eccitata che stia per arrivare quella sera.
Io non so ancora che decidere. Forse aspetterò l’ultimo momento, come sempre. Intanto sto curvata sui libri aperti sopra la mia scrivania, accanto al computer con la pagina del mio blog aperto. -RedBoy- deve essere impegnato perché non ha ancora risposto al mio ultimo post. Siamo diventati amici. È la prima volta che parlo così con qualcuno.
Mi ricordo quando era alle medie. Tutto sembrava veramente più semplice. Non sono mai stata nemmeno lì la più popolare, ma non ero nemmeno quella presa di mira. Erano bei tempi. Non avevo amici, mi concentravo nello studio e nella lettura. I vestiti non erano griffati, ma nemmeno presi al discount. Il primo giorno di scuola superiore è stato quasi un mistero per me.
Sono arrivata con i migliori propostiti del mondo. Salutavo chiunque incrociasse il mio guardo, sorridevo a tutti e camminavo a testa alta. Ricordo perfettamente la mia prima ora di lezione, fu lì che conobbi una Jennifer del primo anno non ancora diventata un’arpia strappa cuori. Mi sedetti addirittura accanto a lei. Si vedeva subito che era una persona con la puzza sotto il naso. Guardava già tutti dall’alto in basso e indossava solo cose rigorosamente firmate. La salutai con un radiante sorriso e lei mi rispose seccamente. Non so bene cosa accadde dopo, ma quando mi alzai per andare alla lavagna su richiesta della professoressa tutti iniziarono a ridere alle mie spalle.
Non riuscii a concentrarmi, feci una figuraccia davanti alla professoressa e quando tornai a posto Jennifer era già diventata la più popolare della classe. Solo quando a fine lezione passai davanti al cestino per uscire dall’aula e mi accorsi che era pieno di bigliettini con battutine sciocche si di me, capii.
Jennifer aveva iniziato a prendermi in giro e ogni ora che passava più la sua popolarità cresceva e io sprofondavo. Percorrevo il corridoio e tutti mi ridevano in faccia e io non ne sapevo il perché. Nei giorni successivi il mio armadietto fu scassinato e le mie cose furono messe nei bagni dei maschi. Dovetti chiedere ai bidelli di prenderle per me.
Ancora adesso tutto questo rimane un mistero. Forse ho fatto qualcosa a Jennifer e non me lo ricordo. Un giorno glielo chiederò.
-Tesoro?- mi chiamò mia madre dal piano di sotto. -C’è qualcuno che ti cerca qui! Arriva subito, siediti pure in salotto…-
Chi poteva essere? In casa mia non era mai venuto nessuno se non parenti e amici dei miei genitori.
-Arrivo mamma!- presi il cellulare e scesi.
  
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