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Autore: Damson    12/09/2008    4 recensioni
Una piccola satira sui luoghi comuni dei romanzi dell'800.
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagura, Kohaku, Rin, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Il lettore si sarà domandato in quale posto si stesse recando Sesshomaru, dato che reputava tanto sconvolgente recarvisi con un Napoleone al collo.
Ebbene, come abbiamo già visto in precedenza, una delle poche cose (o forse l’unica) che Lord Tallant aveva ereditato dal suo beneamato padre era il titolo nobiliare.
I Lords dell’impero britannico furono un’istituzione diversa dalla nobiltà di ogni altro stato: insieme al titolo ed a tutti i vantaggi che ne derivavano il primogenito di famiglia ereditava il posto del padre nella Camera dei Lords, luogo in cui i Pari del Regno pagavano i privilegi della loro posizione con il servizio.
L’entusiasmo di Sesshomaru per tale compito rasentava l’indifferenza più totale.
Avrebbe con molto piacere rinunciato alla carica se non fosse stato per Kagura: si sentiva in dovere di fare qualcosa di materiale per contribuire al benestare della loro piccola famiglia, poiché a causa del suo diletto padre, tutte le entrate gravavano sulla testa di sua moglie e dei privilegi di lei. Se poi il lavoro materiale che doveva fare consisteva nello stare seduto su una poltroncina a sputare sentenze, cosa che gli veniva oltremodo bene, era un compito che poteva assumersi tranquillamente. Tra le varie cose che lo infastidivano di quel luogo, ed erano molte, quella che più gli dava pena era l’esser chiamato Pari: lui non era il pari proprio di nessuno, meno che mai di certa gente che si trovava lì.
Di uno in modo particolare.
Non appena ebbe varcato il portone d’ingresso si sentì chiamare a gran voce.
“Sesshomaru!”
Era un tono parecchio colloquiale e soltanto una persona di sua conoscenza si sarebbe azzardata ad urlare il suo nome con tanta confidenza in un luogo pubblico. Non ebbe neanche il bisogno di girarsi per sapere che colui che in quel momento stava scendendo le scale di gran lena era Inuyasha.
Aveva un carico non indifferente di libri e documenti che cercava di tenere in equilibrio, riuscendoci solo in maniera pericolosamente precaria. A Sesshomaru non passò neanche nei meandri più reconditi del cervello che avrebbe potuto aiutarlo a portare qualche cosa.
Non era mai riuscito a capire come, usando chissà quali influenze, suo padre era riuscito ad infilare il figlio illegittimo in Parlamento. Forse era tutto dovuto alla bontà di Lord Knightely, l’uomo per cui Inuyasha faceva il portaborse.
“Sesshomaru!”
Lord Tallant era troppo impegnato nella contemplazione dei cassettoni del soffitto per prestare attenzione al fratello.
Inuyasha, non potendo usare le mani, gli dette una gomitata “Ehi!”
“Oh, Inuyasha” disse con finto stupore “non ti avevo visto”
“E’ una settimana buona che non ti fai vedere da queste parti!” disse Inuyasha tutto giulivo, evidentemente felice di rivedere il fratello (felicità di cui non era ricambiato) “Eppure non è passato così tanto tempo! Sembra ieri”
“Invece è oggi”
“Volevo passare a casa vostra a salutarvi, però ho avuto troppo lavoro da fare”
“Immagino”
“Da quando Lord Knightely è stato eletto capo-gruppo e la Svezia ci ha proposto il trattato, non abbiamo avuto un attimo di tregua”
“Mi rincresce”
“Molto probabilmente aderiranno anche l’Austria e la Russia”
“Ma senti”
Inuyasha alzò gli occhi al Cielo “Feh! Invece di far finta che io non esista potresti anche ascoltarmi! Non mi sembra una fatica così mostruosa!”
“Infatti”
“Basta! Vado a cercare Lord Knightley!” esclamò Inuyasha cominciando ad allontanarsi “e mi raccomando: attento quando sali le scale, non vorrei che ti si sgualcissero i pantaloni!”
Fu però Sesshomaru ad incontrare Lord Knightley: lo trovò giusto in cima alle scale, svoltando per il corridoio.
“Lord Tallant, che piacere vedervi! Era da una settimana che non vi facevate vivo in Parlamento”
“Per il Cielo, Miroku! Avete detto le stesse identiche cose che ha detto il vostro portaborse!”
“Beh, Inuyasha ha ragione”
“Le parole Inuyasha e ragione non possono stare nella stessa frase: è un ossimoro”
Miroku rise di gusto.
La presenza di Sesshomaru in Parlamento era molto più che gradevole, era allettante: questo non perché egli fosse un elemento indispensabile per la politica del suo gruppo, anzi, da quel punto di vista Lord Tallant era inutile, se non addirittura dannoso.
Miroku aveva il sentore che Sesshomaru provasse un segreto piacere nel seminare discordia, anche se non aveva i mezzi per provarlo.
Il fatto era che, lo facesse o no con intenzione, con una parolina messa qua, un’altra là, dette nel momento giusto, riusciva ad innescare la miccia di certe discussioni che il più delle volte esplodevano in veri e propri litigi assembleali, ai quali ovviamente non partecipava.
Restava nel suo seggio a rimirare l’opera: come un pittore che ha appena terminato di dipingere il suo ultimo quadro e lo osserva, come per decidere se sia perfetto o se abbia bisogno di un ultimo ritocco.
E gli ultimi ritocchi di Sesshomaru erano delle pennellate da vero maestro.
Miroku, in quanto capogruppo, avrebbe dovuto adirarsi non poco, eppure trovava il tutto molto divertente.
Inoltre c’era Inuyasha: i quadretti comici che si creavano tra i due fratelli erano meravigliosi.
“Venite, avviamoci ai nostri posti, devo informarvi di tutto ciò che è capitato in vostra assenza”
Sesshomaru indicò con un gesto della mano il corridoio alle sue spalle.
Mentre Miroku lo sorpassava notò che teneva una rivista sotto il braccio “cos’avete lì?”
“Ah, questa? È il English Chronicle, il giornale che finanzio”
“Politica?” chiese Sesshomaru accettando la rivista che l’altro gli porgeva.
“Cultura”
Lord Tallant annuì compiaciuto: aveva trovato qualcosa di interessante a cui dedicare il suo tempo quella mattina. Arrivati che furono alle loro poltroncine si sedette comodamente ed iniziò a sfogliare il giornale.
“Lo finanziate e basta?”
“ Ne sono il vero e proprio editore. Potrei dire che a tutti gli effetti è il mio giornale, se non fosse che non vi ho mai scritto su una riga”
Sessshomaru iniziò a sfogliare la rivista, senza soffermarsi su nessun articolo in particolare mentre Lord Knightely lo informava degli ultimi sviluppi politici: Napoleone infatti, da poco incoronatosi re d’Italia, era riuscito ad annettere anche la Repubblica di Genova al suo vasto impero.
“Con tutto il rispetto Lord Knightely, ma per quale motivo vi angustiate tanto per una cosa che è successa a miglia e miglia da qui? Potrei capirvi se si fosse incoronato re dello Yorkshire, anche se dubito fortemente che ciò possa avvenire”
“Credo che riuscire ad interessarvi a qualcosa sia un’impresa molto più ardua che unificare l’Italia, anche Napoleone avrebbe il suo bel da farsi”
“Riprovate”
“Molto probabilmente verranno firmati a breve degli Atti che permetteranno a Scozia ed Irlanda di avere dei rappresentanti eletti in Parlamento”
“Era anche l’ora”
“Tallant mi stupite! Io vi ho sempre creduto un nazionalista…”
“Perché dovremmo pensare noi ai loro affari? Che se li sbrighino per conto loro. Se per farlo hanno bisogno di qualcuno che ciondoli qui con noi, liberissimi”
“…ma, a quanto pare, siete solo infingardo”
Finalmente un articolo riuscì ad attirare l’attenzione di Sesshomaru, in una colonna a bordo pagina era stata riportata la recensione di un pamphlet in difesa dei diritti della donna, The Female Advocate*. Non ne aveva mai sentito parlare e gli riusciva anche facile indovinarne il motivo: Kagura non lo aveva letto. Fosse stato diversamente se lo sarebbe trovato ogni giorno sbandierato sotto il naso. Per un breve istante pensò di far distruggere tutte le copie che si trovavano entro un raggio di trenta miglia da casa sua, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Adesso che lui era venuto a conoscenza dell’esistenza di quell’affare, entro breve anche sua moglie lo avrebbe letto: era una legge di natura, la stessa che fa cadere la tartina sul tappeto sempre dal lato imburrato. Quella che il comune popolo chiama sfortuna.
“Perché avete pubblicato questa cosa?”
Miroku alzò le spalle “perché sono cose vere, no? Vero è che la nostra società rispetta le donne, a parole lo facciamo tutti. Vero anche è che nei fatti quella stessa società che le esalta in realtà le soggioga: non da loro la possibilità di essere indipendenti economicamente o di poter svolgere un qualsiasi tipo di lavoro e quelle che hanno del denaro proprio devono lasciare che siano i loro mariti ad amministrarlo. L’unico modo che hanno per ottenere la felicità è fare un bel matrimonio”
“Parlate come se rispettaste le donne”
“Ma io le rispetto! Il fatto che mi piacciano tutte è un altro discorso!”
“Tutte…” bofonchiò Sesshomaru “Tutte son troppe: sorvolando sul fatto che quel tutte comprende anche mia moglie e mia figlia, esistono tali donne in società la cui stupidità è seconda solo alla loro bruttezza.”
“Non siate discriminatorio”
“Avete ragione: vale lo stesso anche per gli uomini”
“Suvvia Tallant! Dovrete ammettere che le donne sono esseri particolari, divini forse!” declamò Miroku con occhi pericolosamente luccicanti.
Sesshomaru, memore della disavventura di quel mattino, fu costretto ad ammettere, almeno con se stesso, che in tutto il globo c’erano almeno due donne che esercitavano quel potere su di lui. Il fatto che fossero solo due e che fossero riuscite comunque a trovarlo ed incastrarlo era la prova tangibile che se Dio si era fatto uomo, il Diavolo si era fatto donna.* “Volete un consiglio? Non mettetevene in casa più di una. Diventa un problema tener loro testa: si coalizzano”
Miroku sospirò “…e pensare che volevo solo figlie femmine”
Sesshomaru non aveva mai sentito desiderio tanto bizzarro. E, soprattutto, pericoloso: lui non aveva il coraggio di dir di no a sua moglie sola, figurarsi se era circondata da delle piccole Kagure in miniatura. Era una prospettiva a dir poco raggelante.
Siccome qualcuno aveva deciso che non era abbastanza quel pensiero per raccapricciarlo, fece la sua comparsa Inuyasha.
“Miroku! Eri qui allora!” sbraitò con poco garbo verso i due Lords.
Sesshomaru tornò a leggere l’English Chronicle, poiché all’improvviso si era sviluppato in lui un interesse particolare per un racconto su di una abbazia che prima non aveva degnato neanche di uno sguardo.
“Inuyasha! Quante volte devo dirti che quando siamo qui dentro devi chiamarmi con il mio titolo!?”
Inuyasha gli battè una mano sulla spalla “Scusa Miroku, me ne dimentico sempre” disse, ottenendo un sogghigno da parte di Sesshomaru. Non se ne curò e si sedette nella poltroncina accanto a Miroku. “Inuyasha che fai?! Quello è il posto di Lord Rosebery ”
“Feh, figurati se quel vecchio si degna di venire, avrebbe dovuto alzarsi troppo presto stamattina”
“Quel vecchio invece si trova proprio qui” lo rimbeccò una voce alquanto alterata. Inuyasha si voltò per constatare con i proprio occhi ciò che temeva: Lord Rosebery era proprio dietro di lui.
Mentre il fratellastro si dilungava in scuse Sesshomaru se la rideva nascosto dietro il giornale, ma aveva poco di che essere felice perché Inuyasha, che non ne voleva sentire di starsene in piedi, si andò a sedere accanto a lui.
Sesshomaru, fece subito per alzarsi, come se temesse che lo stare troppo vicino al fratellastro lo esponesse ai batteri di una qualche malattia contagiosa: purtroppo per lui in quel momento entrò il primo ministro, chiedendo il silenzio dell’assemblea.
Sesshomaru si sedette di nuovo al suo posto, sbattendo con un gesto di stizza il Chronicle sulle gambe di Miroku.
“Gurda Pitt” cominciò a mormorargli Inuyasha “non ti sembra provato poveretto? Guarda che occhiaie. Farebbe meglio a restarsene a letto”
“Se avessi a disposizione la lampada dei desideri chiederei di diventare sordo e muto, così non sarei obbligato ad ascoltare le tue chiacchiere e soprattutto, non sarei obbligato a dirti in continuazione di chiudere quella maledettissima bocca”
“Feh! Che sciocchezza, invece di auto-menomarti faresti meglio a desiderare che il genio renda me invalido!”
“No, quello è un piacere che non voglio delegare ad altri”
I toni del discorso di William Pitt si fecero più accesi ed Inuyasha fu, suo malgrado, costretto a fare silenzio.
La flotta dell’ammiraglio Villeneuve si era unita alle navi spagnole e si erano ammassati tutti a Boulogne: ciò faceva presagire un imminente attacco alla flotta di Nelson oppure un vero e proprio tentativo di sbarco sulle coste Inglesi.
“Ma scusa, questa non è la prova che siamo nei guai? Perché la gente non da il suo appoggio a Pitt per fare questa benedetta coalizione con gli altri stati che sono contro Napoleone?”
Sesshomaru alzò le spalle “Non c’è motivo di preoccuparsi”
“Come non c’è motivo?! Quel tizio si conquista l’Europa intera! Se sbarca anche qui sarà colpa di tutti quelli come te che preferivano bere il the e fumare sigari invece di rimboccarsi le maniche!”
“”Non dire sciocchezze Inuyasha. Napoleone non può sbarcare in Inghilterra”
“Feh, non è certo merito tuo! Siccome c’è Nelson te stattene li seduto fregandotene di tutto e tutti! C’è qualcosa al mondo che possa attirare un minimo il tuo interesse?”
“Non qualcosa che dici tu”
Vennero interrotti da un fracasso infernale che veniva dal corridoio. William Pitt fu costretto ad interrompere il suo discorso poiché non riusciva ad alzare la voce sopra la confusione. Alcuni dei Lords che si trovavano più vicini all’entrata si alzarono per andare a scoprire le causa di quel trambusto, ma la maggior parte di loro rimase a seduta a guardare la porta con aria irritata.
Dal corridoio provenivano le voci degli uscieri ed il suono di passi affrettati, alternati ogni tanto dal rumore di qualcosa di metallico che cadeva.
L’orrido presentimento di Sesshomaru si avverò non appena Bonnie face irruzione in aula dirigendosi senza indugio verso di lui.
Era indeciso su cosa fare: quale sarebbe stata la soluzione migliore? Porre fine alle sofferenze sue od a quelle del cane?
Un inaspettato colpo di fortuna fece si che Bonnie si fermasse ad annusare Lord Felton (noto per il suo spregiudicato amore per un cane da compagnia che si portava molto spesso appresso) ed iniziasse ad abbaiargli contro inferocito da chissà che sfumatura strana l’odore del parlamentare gli avesse ricordato.
“Chi ha fatto entrare quell’animale?” esclamò il primo ministro esasperato “fatelo uscire!”
Gli uscieri, che si erano educatamente fermati all’ingresso, partirono a corsa verso Bonnie che, fiutando il pericolo imminente, si affrettò a sparire tra i seggi.
“Finalmente qualcosa di interessante” commentò Miroku divertito, il ragazzo infatti aveva la ferma convinzione che Sesshomaru fosse pietrificato dall’irritazione che gli dava tutto quel fracasso, non dal terrore che qualcuno potesse riconoscere quel cane come suo.
Lord Tallant sbuffò una frase che non era molto intelligibile, ma che dava l’idea che stesse cercando una pistola o un oggetto contundente.
“Ecco! Lo vedi?!” esclamò Inuyasha “questa è la prova che ho ragione! Non ti importa di nulla di niente, nemmeno di un povero cane!”
Sesshomaru stava per dire al fratello che la cosa di cui gli importasse di meno in assoluto era per l’appunto proprio Inuyasha, quando una geniale idea gli fece visita.
Gli mise una mano sulla spalla e disse con espressione affabile “Fratello, permettimi una confidenza, in verità devi sapere che di quel cagnolino un po’ mi dispiace, pensa a quanto deve essere spaventato, da solo fra tutti questi sconosciuti. Sai che amo i cani. Vorrei andarlo a prendere ma non posso farlo, sono un Lord, tu sei un portaborse, perché non vai?”
“Non ci posso credere…..tu! Interessato a qualcosa!” Al sommo della sorpresa che una mente sana può provare Inuyasha scese le scale, si infiltrò tra i seggi e riacchiappò il fuggitivo.
Scusandosi con Pitt uscì dall’aula, seguito dagli uscieri: orecchie abbassate e coda tra le gambe.
Il primo ministro riprese il suo discorso e Miroku fu sconcertato nel constatare che, per un qualche motivo, lo scontroso Lord Tallant era diventato improvvisamente una persona socievole, quasi amabile e poterono passare insieme una costruttiva mattinata.
Il lettore potrà facilmente intuire la motivazione del buon umore di Sesshomaru: con una singola frase aveva realizzato due sogni impensabili: aveva evitato Bonnie e si era liberato di Inuyasha.

Nel primo pomeriggio Miroku e Sesshomaru uscirono all’aperto, dove li aspettava Inuyasha in compagnia di Bonnie. Il cane corse subito verso il padrone, accogliendolo come deve fare ogni buon cane: saltelli festosi, guaiti felici e scodinzolamenti vari.
Il suo affetto era tanto grande da far insospettire non solo l’acuto Miroku, ma anche il meno acuto Inuyasha che non potè fare a meno di chiedere se quel cane fosse di sua proprietà, o almeno se lo conoscesse.
Sesshomaru fece spallucce e, sentendosi ormai al sicuro, stava per assentire, quando Lord Rosebery fece la sua comparsa.
Guardò prima Bonnie, per poi fermare il suo sguardo sull’oggetto dell’adorazione del cane.
Rimase qualche secondo a fissare Lord Tallant ed infine, puntandogli contro un dito accusatore, esclamò:
“Lord Tallant, è inaudito! Voi avete un Napoleone al collo!”

***

Note
*The Female Advocate: or, an attempt to recover the rights of woman from male usurpation di Mary Anne Radcliffe, 1799
*V. Hugo

Come promesso la storia è finalmente ripartita da dove si era interrotta. Di nuovo grazie a Blackvirgo, Rosencrantz e KaDe , non so come farei senza di voi.

  
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