Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: disasterology    10/08/2014    6 recensioni
Frank Iero pensava di essere l'adolescente medio ossessionato dalla musica. Quando la sua casa bruciò, i suoi genitori perirono nell'incendio, i genitori del suo migliore amico furono abbastanza carini da prenderlo con loro. Due anni dopo la loro amicizia finì bruscamente. Ora è bloccato in una casa dove non è benvenuto e benvoluto. Il venire picchiato e l'essere quasi lasciato a morire di fame lo portano alla depressione. Un giorno, un misterioso ragazzo vestito di nero entra in scena. E' strano, mormora cose a caso sottovoce ed è molto inquietante. Dall'arrivo del nuovo ragazzo, Frank comincia a vedere cose. Casuali lampi di colori gli confondono la testa. Lui sa che il ragazzo ed i colori sono connessi, ma non riesce a spiegarsi come. Presto Frank ed il ragazzo si avvicinano, vicini abbastanza da far scoprire a Frank un oscuro segreto che potrebbe portarlo ad essere ucciso se persone sbagliate lo scoprissero. C'era qualcosa di strano nel sangue di Frank. Apparentemente, non era così normale come credeva di essere.
VERSIONE TRADOTTA DI UNA FANFIC GIA' ESISTENTE, PRESENTE SU WATTPAD. NON E' OPERA MIA, LA TRADUCO SEMPLICEMENTE. Ed ovviamente ho il permesso dell'autrice.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

4. Difendi ciò in cui credi.





Quando tornai a casa, andai diritto in camera mia. Non appena misi il piede sul primo gradino, però, una mano mi prese il polso e mi fece girare.

"Cosa..-" Cominciai a gridare, ma mi fermai quando vidi chi stava dietro di me. Era alto, coi capelli biondi a spazzola, la faccia ricoperta di acne e il suo solito abbigliamento da coglione: una maglia con scritto 'swag', dei pantaloni di tuta ed un paio di scarpe da tennis che erano popolari sono perchè erano di marca.

"Iero." sputò.

"Jay." trattenni un'altra risposta.

"Farai meglio a non far cazzate stasera." mi avvertì, avvicinandosi a me.

"Non so di cosa tu stia parlando." strappai il mio braccio dalla sua presa. Ovviamente, sapevo a cosa si stesse riferendo, ma non lo avrei mai ammesso.

KJ aveva una di quelle cene d'affari stasera. Una di quelle importanti col capo ed il presidente della società. Tutta la famiglia era stata invitata, me incluso. Normalmente, sarei stato a casa, considerando che non facevo parte della famiglia per loro, ma un assistente sociale disse a KJ che io non sarei rimasto a casa perchè mi sarei sentito come se non fossi parte della famiglia, quindi avrei dovuto partecipare.

Non avevo bisogno di un assistente sociale che lo dicesse. Mi sentivo già così, ogni giorno.

"Controllati. Hai ancora due anni da passare qui."

"Ne parli come se fosse una sentenza di prigionia."

"Lo è finchè stai in casa mia." accennò una risata amara, sputacchiandomi. Pulii disgustato la mia faccia dai suoi sputacchi, cercando in ogni modo di stare calmo. Sapevo che ruolo avevo in questa casa, sapevo che non era il mio posto. Non avevo alcun diritto di disprezzare nessuno, anche se erano i più grandi bastardi del mondo. Potevo essere buttati fuori di casa senza problemi e spedito in affidamento.

"Devi solo controllarti e non ti ucciderò." Jay mi spinse ed io caddi all'indietro sulle scale. Uno degli scalini sbattè esattamente contro la mia schiena, facendomi sussultare e lasciandomi per un attimo senza fiato. Il dolore partiva dalla colonna vertebrale e da lì si espandeva. Si sarebbe formato un livido, lo sapevo.

"Bene." mormorai guardando in basso. Non avevo scelta, dovevo ascoltarlo. Se mandavo all'aria la cena, KJ avrebbe perso il lavoro. E voleva anche dire che non avrebbe comprato la macchina a Jay per il suo compleanno, motivo principale per cui mi aveva detto di comportarmi al meglio.

"Jay? Frank?" chiamò KJ dalla cucina. Jay lasciò in fretta la stanza, e io mi mossi per alzarmi, ma non riuscii prima del suo arrivo.

"Frank, che è successo?" mi chiese, avvicinandosi. Voleva controllare che non mi fossi fatto male, ma con un gesto della mano la allontanai.

"Sto bene, sono solo caduto." la rassicurai, aggrappandomi al corrimano per sollevarmi. Tolsi lo sporco dai pantaloni e mi voltai per andare in camera, ma lei mi fermò con una domanda.

"Erano questi i vestivi che indossavi stamattina?"

"Uh..." mi guardai. Avevo ancora i jeans e la maglia che Gerard mi aveva prestato. "No..."

"Almeno sono tuoi?"

"Emh, non esattamente-"

"-hai rubato i vestiti di qualcuno?" domandò, guardandomi confusa.

"No, umh, ho strappato i miei pantaloni quindi questo ragazzo, uh...mi ha dato questi." balbettai, sentendomi in imbarazzo solo a ricordare cosa successe. Non sapevo se Gerard fosse strano o solo perverso. Non ne avevo idea.

"Oh. Beh," si fermò, insicura su cosa dire dopo. "Dovresti andare a vestirti per cena in fretta, Assicurati di essere presentabile, se la cena va bene potrei ottenere una promozione!"

"Davvero?"

"Sì," sorrise. "Sto cercando di ottenere questo lavoro da due anni, questa sera avrò la mia possibilità. Se tutto va bene e piaccio al presidente potrei anche ottenere un aumento."

"Spero tu piaccia a chiunque lui sia. Te lo meriti." dissi, non perchè lo pensavo realmente, ma perchè volevo andarmene.

"Grazie Frank. Ora, vai a vestirti. I vecchi vestiti di Jay dovrebbero andarti bene quindi prendi qualcosa di carino dal suo armadio, ok? Devi essere pronto per le 5:30."

"Okay." annuii, lamentandomi mentalmente. Non volevo mettere piede nella camera di Jay. Mi sentivo che neanche lui mi voleva lì. Ma lo dovevo a KJ. Mi aveva lasciato vivere in casa sua, a gratis. Dovevo ripagarla in qualche modo. Andare in camera di suo figlio non avrebbe ucciso, cosa che però non mi sarebbe dispiaciuta.

 

***

 

Le cinque e mezza arrivarono e passarono, ed eravamo ancora a casa. Jay aveva dovuto rispondere ad un'"importante" chiamata dalla sua ragazza, quindi stavamo facendo tardi. KJ, Sean ed io eravamo seduto al tavolo ad aspettarlo. Mentre aspettavo, trovai un pennarello nero. lo presi e lo stappai, pensando a cosa scarabocchiare.

Decisi di disegnarmi sulla mano. Era una vecchia abitudine che non son mai riuscito ad eliminare. Ogni volta che avevo pennarelli, mi scarabocchiavo sulle mani o sulle braccia. Non so perchè, e neanche mi importava.

Cominciai a disegnare una ragnatela, anche se odiavo i ragni. Ma se dobbiamo fare comunque le cose che ci spaventano, che senso ha averne paura?

"-cosa? Oh, sì," Sentii Jay dire al telefono. "lui viene con noi."

La stretta sul mio pennarello si fece più salda, ma non dimostravo altri segni di star ascoltando ciò che diceva. Era quello che voleva, una mia reazione, un mio attacco. Era per questo che continuava a minacciarmi. Voleva che esplodessi e cercassi di ucciderlo o qualcosa di simile. Se lo avessi fatto, non mi sarebbe più stato permesso di vivere con loro. Il fatto che mi sarei ritrovato in orfanotrofio o per strada era l'unica cosa che mi tratteneva dal prenderlo a calci in culo.

"Lo so, ma deve. Praticamente, il suo assistente sociale non vuole che lo lasciamo qui," rise. "Lo so, patetico, vero?"

Strinsi i denti per evitare di dire qualsiasi cosa. Presi dei respiri profondi dal naso. Stringevo così forte il pennarello da farlo tremare. Continuavo a ripetermi nella mente "Non ne vale la pena... non ne vale la pena..."

"Lo so! Non ha i genitori quindi deve scroccare i miei. E' un cazzo di parassita."

Guardai KJ. So che lo aveva sentito. Lo sapevo. Ma mi guardò semplicemente con dispiacere. Potevo vedere la compassione nuotare nei suoi occhi. Non avrebbe rimproverato Jay. Non gli avrebbe detto di smetterla. Me lo avrebbe fatto sopportare...

Sei migliore di lui Frank... non fare nulla di stupido...

"Sai, a volte mi dispiace per lui-"

"Ecco, cazzo!" urlai alzandomi di scatto dalla sedia. Feci saltare tutti nella stanza. La rabbia ribolliva in me. Scorreva nelle mie vene, rossa ed incandescente. Non riuscivo più a controllarla. Ero stufo. Fottutamente stufo. Ero stufo di fare il bravo, di fingere che mi importasse un cazzo di qualcosa. Non mi prendevo più in giro. Non me ne fregava più di nessuno, neanche di me. Mi odiavo.

E poi, tutto all'improvviso.. la rabbia svanì. Come se fosse semplicemente evaporata. Per un paio di secondi mi sentii privo di emozioni, quasi morto. Ma fu sono per un paio di secondi.

Un dolore acuto mi colpì dritto al petto. Boccheggiai e guardai in basso, ma niente mi aveva colpito. Mi aveva afferrato il cuore e continuava a peggiorare. Mi guardai attorno, principalmente per guardare se Jay mi avesse tirato qualcosa, ma non vidi nulla di strano, se non le espressioni di KJ, Sean e Jay. Mi ci volle un minuto per realizzare che nulla mi aveva toccato. Nulla di fisico, almeno.

Un altra fotte fitta distruttiva mi colpì di nuovo. Urlai, faceva davvero male, cazzo. Era di sicuro il dolore peggiore che avessi mai provato. Era come se Wolverine mi avesse strappato violentemente il cuore dal petto e nello stesso tempo un fulmine lo avesse colpito. Collassai sul pavimento senza alcun preavviso, cominciando a piangere come una cascata. Come una fontana rotta, non riuscivo a fermarmi.

Tutto quello che riuscivo a provare era un senso di tragedia straziante. No- tragedia trascendentale. Ancora peggio di una tragedia. Era.. una tortura.

Quasi soffocai nei miei stessi singhiozzi, disteso tremante sul pavimento. KJ stava urlando qualcosa, non so cosa, non riuscivo a sentirla. Riuscivo solo a vedere la sua bocca che si muoveva. Si agitava in giro, probabilmente chiedendo ai suoi figli di fare qualcosa. Ecco, lei è il tipo di persona che entra nel panico in brutte situazioni.

"Fatelo smettere!" dissi a fatica, stringendomi il petto. Stava diventando insopportabile. Piansi ancora più forte, le lacrime calde mi rigavano le guance e cadevano sul pavimento. Questo era un tipo completamente nuovo di tristezza. Non sentivo solamente il cuore spezzato per chissà quale ragione, ma anche inutile e patetico. Disperazione, solitudine, miseria...presero possesso di ogni fibra, ogni molecola del mio corpo.

Emisi un altro strillo mentre una convulsione scosse il mio corpo. Non ce la facevo più. Continuando ad perdere e riacquistare conoscenza. Puntini neri danzarono davanti ai miei occhi. Non vedevo più niente, era tutto scuro.

Poi, qualcosa di familiare avvenne. Qualcosa per cui avemo impegato ore al fine di convincermi che non fosse vero, che non fosse mai successo, che fosse tutto nella mia mente.

Un lampo. Vidi un lampo.

Successe come l'altra volta, un accecante colore bianco mi lasciò cieco per un paio di secondi. E poi, proprio come mi aspettavo, del blu colorò la mia vista quando fui di nuovo capace di vedere. Lentamente, il dolore si ne andò dal mio petto. Fu come se qualcuno lo avesse letteralmente portato via. Però, mi ci vollero un paio di momenti prima che se ne andasse completamente, lasciando un colore blu zaffiro davanti ai miei occhi. Questa volta però non mi rimase una bella sensazione, non sentivo nulla.

"Frank! Frank, cosa non va?" Sentii KJ urlare.

"Nulla." risposi distante. Smisi di tremare, di piangere e mi sedetti. Non riuscivo a vedere nulla, ma mi alzai e spolverai i miei vestiti. Le gambe erano un po' molli e mi sentivo confuso.

"S-sei sicuro? Sei appena.. appena.."

"Giuro, KJ, sto bene," dissi senza alcuna espressione facciale verso la direzione da cui proveniva la sua voce. "dobbiamo andare. Arriverai in ritardo alla tua cena, ricordi?"

"Oh, sì.." disse come se si fosse ricordata di quanto fosse importante solo ora. "Hai ragione. Tu dovresti stare qui però, non sembri stare bene."

"Sto bene, KJ."

"Sicuro? Puoi stare qui se non ti senti bene." suggerì. Sembrava davvero volesse che io stessi a casa.

"Sto bene." enfatizzai. "B-E-N-E, bene."

"Okay.." disse calmandosi. "Andiamo allora. Tutti, forza. In macchina. Siamo in ritardo.

Camminai verso da direzione dove credevo ci fosse la porta, ma mi sbagliavo del tutto e finii con lo sbattere contro un muro. Sentii Jay ridacchiare, così lo guardai male voltandomi verso di lui.

"Amico," disse, cambiando il tono di voce da assillante a sotto shock. "cosa non va ai tuoi occhi?"

"Cosa?" chiesi, realizzando solo poi cosa stesse succedendo. I miei occhi- forse non era tutto nella mia testa? Forse davvero i miei occhi erano diventati blu? "Niente!" serrai gli occhi e lo sorpassai. Questa volta, riuscendo a passare la porta senza sbattere al muro. In qualche modo, riuscii ad arrivare alla macchina senza ammazzarmi.

Nel tempo che impiegai ad uscir dal vialetto, il blu se ne andò.

 

***

 

Rimasi a bocca aperta vedendo il ristorante. Era di sicuro il posto più caro ed elegante nel quale fossi mai stato. Mi sentivo fuori luogo solo a guardarlo da fuori, figuriamoci a starci dentro. Sembrava un cazzo di palazzo, non un piccolo ristorante per ricchi.

"Per favore, non mi mandate tutto all'aria." sussurrò KJ mentre ci avvicinavamo al tavolo al quale due anziani signori erano seduti.

"Già Frank, non rovinare tutto." Jay fece da eco a sua madre. Alzai semplicemente gli occhi. Pensavano che non fossi capace di comportarmi bene in pubblico o cosa?

"Certo." mormorai in modo che nessuno i sentisse. Arrivammo al tavolo e i due uomini alzarono lo sguardo.

Katrina!" esclamarono assieme. Ero sorpreso, nessuno chiamava mai KJ col suo vero nome.

"E' un piacere finalmente conoscerla," disse l'uomo sulla sinistra. Era il presidente della compagnia, supposi. Non sapevo molto di lui, solo che il suo cognome era difficile da pronunciare. "Ho sentito belle cose su di lei, Katrina."

"La ringrazio, Signor Giacalone," lo ringraziò KJ -o Katrina- . "E salve, Signor Vegas." si voltò verso il capo e sorrise.

"'Sera, KJ. E' bello vederti di nuovo fuori dall'ufficio." salutò il Signor Vegas. "Prego, sedetevi.

Decisi di sedermi di fianco a Sean, sapendo che non parla molto avrei evitato la conversazione con gli anziani. Mi stavo per sedere, quando Jay mi rubò la sedia, costringendomi a sedermi vicino a KJ e al presidente.

"Prego, mi presenti i suoi figli." disse il Signor Giacalone.

"Questo è il mio figlio maggiore, Jay, e quello laggiù è il minore, Sean."

"Salve!" dissero Jay e Sean in contemporanea, proprio come avevano provato in macchina.

"E questo qui?" chiese, guardandomi.

"E' Frank. Tecnicamente non è mio figlio, ma lo vedo come tale. Ha vissuto con noi da quando i suoi genitori morirono, tre anni fa."

"E' terribile." si accigliò. "Dev'essere stato davvero difficile per te."

Uno, pensai, sono due anni, non tre. E due- non mi vedi come tuo figlio. Non mentire cazzo. Davvero, cosa stava facendo?

"Lo è, a volte." ammisi, guardandomi le gambe. Mi senti a disagio tutto ad un tratto. Non volevo stare lì, tutti mi fissavano, lo odiavo.

"E' così generoso da parte sua Katrina," disse il Signor Giacalone. "Ha davvero un gran cuore."

"La ringrazio, Signore."

"Spero non vi dispiaccia se abbiamo ordinato per voi. La cameriera è arrivata quindi abbiamo pensato di prendere qualcosa per tutti voi."

"Va benissimo! Mi dispiace tanto per il ritardo, comunque. Il traffico è stato terribile."

"Sì, traffico." rise Jay sotto i baffi. Gli diedi un calcio da sotto al tavolo.

"Owh!" saltò il Signor Giacalone, guardandomi. "Ti dev'essere partita la gamba, ragazzo."

"Mi-mi dispiace tanto Signore." balbettai immediatamente, ad occhi spalancati. "Le giuro, non volevo farlo." Lanciai un occhiata a Jay, il quale continuava a ridacchiare.

"Mi spiace, Frank ha dei tick ogni tanto..." si scusò KJ.

La guardai confuso. Un tick, davvero?

"E' tutto a posto Katrina," rise. "quindi, Frank, pratichi qualche sport?"

"Io sì!" intervenne Jay. Sospirai, questa sera sarebbe andata come le altre.

"Davvero?" Chiese curioso l'uomo.

"Sì, pratico tutto ciò che la scuola ha da offrire!"

"Ma è fantastico! Tuo fratello o Frank praticano qualcosa?

"Sean non è ancora a scuola, quindi no. Frank neanche. Lui non esce quasi neanche di casa, proprio per niente.

"Perchè mai no? Quando avevo la tua età," Oh mio dio no, non le stronzate del 'quando avevo la tua età' "adoravo stare all'aperto!"

"Non mi interessano molto gli sport Signore. Preferisco la musica e la scrittura."

"Musica! Io ero eccellente col violino tempo fa! Cosa suoni?"

"Chitarra, basso, batteria, e canto, risposi. "Mio padre amava la musica e mi ha insegnato tutto quello che sapeva prima di morire."

L'uomo sembrò shockato. "Quelli non sono veri strumenti! Devi imparare a suonare il violino, ragazzo. E' da lì che viene la musica."

"Umh.. no grazie?" non volevo esagerare dicendo 'No vecchio. Io suonerò quello che cazzo voglio."

"Come puoi dire ciò?!"

"So suonare il pianoforte." cambiai l'argomento così da poter mantenere la pace. KJ sembrava se la stesse per fare addosso.

"Ecco che ci siamo! Questa è la vera musica." sorride, facendo così corrugare ulteriormente la sua pelle ormai datata. "Quindi, scrivi?"

"Sì, Signore." annuii.

"Di cosa?"

"Tutto e tutti."

"Scommetto che vai veramente bene a scuola. Io sì, quando avevo la tua età."

"Veramente è insufficiente in quasi tutte le materie," disse Jay prima che potessi rispondere. "Sta andando particolarmente male in storia."

"Non ti impegni?" chiese il Signor Giacalone, inarcando un sopracciglio. Dio, era la serata interroghiamo-a-morte-Frank o cosa? Perchè non interrogava il ragazzo d'oro invece che me?

"No." rispose Jay per me.

Prima che Jay potesse dire qualcos'altro riguardo ai miei mancati compiti di storia, un uomo con un vassoio da cibo arrivò al tavolo. Poggiò sul tavolo le bevande e rapidamente se ne andò. Presi un sorso di quello che avevo davanti a me, cercando poi di non sputare ovunque. Quella bevanda sapeva di grasso e liquame. A tutti gli altri però sembrava piacere, cosa che mi lasciò perplesso.

"Come sono i tuoi voti, Jay?" domandò il Signor Giacalone.

"Tutte A, Signore."

"Buon per te! Devi esserne molto fiera, Katrina."

"Sono fiera di entrambi i miei figli."

Oh, figo. Io allora sarò del fegato tritato...

L'intera conversazione andò avanti così. Il Signor Giacalone faceva domande, Jay si impicciava e diceva che ero terribile, il Signor Giacalone chiedeva perchè e Jay rispondeva dicendo quanto lui invece fosse perfetto, così a ripetizione. Non dissi nulla. Rimanevo seduto lì, cercando di non mugugnare qualcosa sottovoce. Nel frattempo, del vero cibo cominciò ad avvicinarsi a noi. Entrambi i capi di KJ continuavano a congratularsi per quanto fossero spettacolari i suoi figli. Volevo vomitare.

Guardai disgustato il piatto di aragosta -era davvero una cazzo di aragosta, il Signor Giacalone cercava di mostrarci quanto fosse ricco- che venne poggiato davanti a me ed agli altri. Cercai di dire qualcosa al cameriere, magari di portarmi qualcosa di diverso, ma non ne ebbi l'opportunità. Se ne andò prima che riuscissi anche solo ad iniziare la frase.

"Scaviamo tutti!" esultò il Signor Vegas. "Ci trattano bene qui dal vecchio Walter! esultò nuovamente, affondando la faccia nella coda dell'aragosta. Mi stavo sentendo male a guardare tutti mangiarla. Volevo semplicemente star seduto lì senza mangiare niente per poi andarmene, ma qualcuno se ne sarebbe accorto. Non sarebbe normale andarsene in quel modo, dopo tutto.

"Perchè non stai mangiando figliolo?" mi rimproverò il Signor Giacalone. "Non hai fame?"

"Figliolo?" chiesi. Seriamente?

"Probabilmente non ha fame." intervenne KJ. "In realtà non mangia molto-"

"-mo, veramente fame ne ho." la interruppi. Ero stufo delle sue bugie.

"Perchè non mangi allora? L'ho pagata un sacco."

"Ha un po' di mal di stomaco-" cominciò KJ, ma la interruppi.

"Non ho problemi di stomaco. Sono vegetariano. Non mangio carne."

"Non mangi-? Andiamo, non è male!" il Signor Giacalone rimase senza fiato.

"Mi rifiuto di mangiare carne. E' uccidere animali, ed è sbagliato. Mi dispiace, ma non può obbligarmi a mangiarla."

"Come assumi proteine?!"

"Probabilmente è per quello che è così basso." rise Jay.

"Chiudi quella cazzo di bocca." gli ringhiai. Ero stufo di farmi sminuire da lui. Ne avevo avuto abbastanza per quella sera.

"E hai problemi di linguaggio!" disse incredulo il Signor Giacalone. "Che tipo di ragazzo hanno cresciuto i tuoi veri genitori?"

"Hanno cresciuto un ragazzo perfetto, la ringrazio." lo fissai. Ero stufo di fingere di esser carino; insulta i miei genitori e non mi importa chi tu sia, mi sentirai.

"Ovviamente no se usi un linguaggio così volgare! KJ, come gli permetti di parlare così?"

"Le assicuro che non ne avevo idea!" Kj finse di essere shockata, proprio come Jay.

"Ma cosa diavolo? Lo sai che dico parolacce! Me lo lasci fare. Perchè tutto ad un tratto ti comporti come se ti importasse?"

Il Signor Giacalone ed il Signor Vegas si voltarono guardandola con un espressione da davvero-ma-che-cazzo. Lei si bloccò per qualche secondo, ma si riprese subito.

"Sta mentendo. Non gli lascerei mai fare una cosa simile. Frank, scusati per il tuo linguaggio."

"Cosa?!" chiesi, non credendo a quello che aveva appena detto.

"Mi hai sentita."

"Io non mi-"

"Adesso, Frank." chiese lei. La fissai per un minuto, prima di cedere.

"Chiedo scusa." dissi cercando di usare meno veleno possibile nel tono di voce.

"Scuse accettate." disse il Signor Giacalone con un tono severo. "Ora, torniamo al pasto. Frank, tu puoi bere il the se non hai fame."

"Le ho detto-" cominciai, ma non finii. Lo sguardo che Kj mi lanciò mi trattenne dal dire qualsiasi cosa sull'omicidio di una pietanza. "Sto bene così, la ringrazio. Starò qui seduto."

"Non ti piace il the?" mi chiese il Signor Vegas.

"No, a quanto pare."

"Posso chiamare la cameriera per farti portare altro. Cosa vorresti?"

"Limonata rosa" risposi automaticamente. Era la bevanda migliore mai esistita.

"Limonata rosa? E' solo per donne e froci, ragazzo." rise il Signor Giacalone.

"Allora farebbe meglio a prendermi tutta la brocca." dissi con un ghigno sfacciato, lasciando tutti quanti senza parole. Non so perchè, ma un senso di soddisfazione mi travolse. Come se mi fossi tolto un peso dalle spalle.

"E'-è disgustoso." sbottarono entrambi i capi di KJ.

"L'amore è amore." scrollai le spalle con aria di indifferenza.

"Quindi se uno dichiara amore ad un cavallo o ad un oggetto inanimato va bene perchè l'amore è amore, giusto?!" urlò il Signor Vegas, attirando l'attenzione di tutta la stanza.

"L'amore. E'. Amore." ripetei. "Se mi piace un ragazzo non sono una persona terribile."

"Non terribile-? Sì che lo sei!" il Signor Giacalone allontanò la sua sedia dalla mia.

"Non puoi dare la caccia ai gay." Alzai gli occhi al cielo. Idiota.

"Katrina, ti prego dimmi che sta scherzando!"

"Non lo sto facendo." risposi per lei. Non mi servivano le sue menzogne.

"Questa è la cosa più schifosa che io abbia mai sentito" dichiarò il boss di KJ.

"Quel the è la cosa più schifosa che io abbia mai bevuto."

"Come permetti ad una persona così di stare in casa tua?

"Non avevo idea che fosse.. in quel modo." disse KJ sentendosi a disagio. Mi guardò, ma non negli occhi.

"Bisogna che impari la lezione prima che vada all'inferno."

"Sa, gli omofobi mi danno veramente sui nervi. E' davvero così difficile accettare le persone per quello che sono?

"Non siete considerate 'persone'."

"Non potrei essere più d'accordo." lo assecondò il Signor Vegas.

"Non potrei essere meno d'accordo." dissi allegramente.

"Frank, smettila." disse Kj, sembrava disperata.

"No. Non prenderò più merda da nessuno stasera. Ne ho abbastanza. Quindi, voi due potreste gentilmente fottervi?"

"C-come ti permetti?"

"Come ti permetti tu, faccia da cazzo."

"Probabilmente è quello che vuoi tu, no?"

Che diavolo, pensai. Non ho nulla da perdere. Tirai il mio drink addosso ad entrambi i coglioni, ridendo a crepapelle tutto il tempo. Mi farfugliarono qualcosa, ma mi fecero solo ridere di più.

"Puoi salutare la tua promozione." urlò il Signor Giacalone, alzandosi improvvisamente. Smisi di ridere.

"Puoi anche considerarti licenziata." strillò il Signor Vegas.

E dopo ciò, se ne andarono. Senza pagare.

"KJ, io-" cominciai a scusarmi. Un'onda di colpevolezza mi colpì come una tempesta. L'avevo appena fatta licenziare.

"No."

"Ma-"

"Stai zitto. Stai zitto, cazzo, Frank." Sospirò, prendendosi la testa fra le mani.

"Ti ucciderò" mi minacciò Jay. Sapevo che era serio.

Beh, fanculo alla mia vita.










Ebbene sì, ce l'ho fatta, non ci credevo neanche io, ho i tendini delle mani che chiedono pietà in russo(?).
Ma ne è valsa la pena, il nostro Frankie ha deciso di ribellarsi! Lo so, in questo capitolo Gerard non appare manco per sbaglio, dovrete aspettare il prossimo, mi spiace..
Grazie di nuovo per le recensioni e anche a chi semplicemente legge, vi voglio bene, davvero.
Nulla, ci si sente al prossimo capitolo.
xx

-Eve.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: disasterology