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Autore: _Giuls17_    10/08/2014    2 recensioni
E' il compleanno di Clary, ma tutto ciò che noi conosciamo tramite City of Bones, verrà sovvertito dall'arrivo di Valentine Morgenstern a casa di lei, proponendole una dolce e allettante proposta: conoscere il Mondo Invisibile, conoscere suo fratello, conoscere se stessa.
Cosa deciderà di fare Clary? Proseguire sulla retta via o deragliare assieme al padre?
C2: Lei mi ha mentito per tutta la mia vita, non mi ha mai raccontato la verità, né su mio padre né su mio fratello.
C3:Clary, tu sei mia sorella e io non ti posso solo volere bene, a modo mio io ti amo...
C10:-Clarissa!- Jonathan si girò e urlò il nome verso il lago, come se lei potesse sentirla e solo allora Jace decise di agire e con la spada colpì quel punto sulla schiena
C12: Si girò di lato ed osservò il suo Marchio del parabatai sbiadito, proprio vicino all’orecchio.
C14:-Io…Ho paura, c’è questo rumore, c’è qualcosa dentro la mia testa.-
C18:-Eri morta? Clary come hai potuto tenermelo nascosto ! E tu Jace, che hai da dire?- *
La verità è che mi manchi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Valentine Morgenstern
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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La Coppa Mortale
 
 
Clary avrebbe voluto dormire fino a tardi quella mattina, gli allenamenti erano diventati sempre più duri, dato che Valentine ma soprattutto Jonathan mirava a farla diventare davvero brava, e una parte di lei doveva ammettere di esserci riuscita.
Dopo due settimane poteva vantare un addestramento al pari di un qualsiasi Shadowhunters dopo anni di accademia, suo fratello l’aveva resa perfetta.
Si sporse a guardare verso il basso e trovò la brandina, dove lui riposava, occupata, neanche lui quella mattina si era ancora alzato e lei potè osservarlo in pace.
Jonathan era totalmente diverso da lei, ma non solo per il colore dei capelli e per gli occhi neri, loro erano diversi nell’animo, forse perché lei era cresciuta con una figura materna accanto e lui no, forse perché semplicemente erano diversi, ma c’erano dei momenti, dove sentiva che non lo erano poi così tanto.
Quando si allenavano, e quando i loro occhi si incrociavano Clary sentiva qualcosa, sentiva che aveva trovato la sua famiglia, le persone per cui avrebbe sacrificato se stesa.
“Un po’ come trovare l’anima gemella.”
No, non è come essere innamorati. Non sono innamorata di mio fratello, ma siamo legati.
“Tu non lo ami, ma ci sono momenti in cui lui ti guarda come se fossi la sua ragazza.”
 
Clary inghiottì il groppo che si era formato in gola, sapeva che lo sguardo del fratello su di lei non era lecito, che quel tipo di rapporto era sbagliato e che avrebbe dovuto scoraggiare qualsiasi avvenire, lo avrebbe perso se no, e lei non voleva perdere Jonathan solo per un errore.
Silenziosamente prese il codice dal comodino, la sera aveva preso a leggerlo prima di andare a letto e aveva imparato quasi tutte le rune del Libro Grigio, anche se spesso nella sua mente apparivano rune diverse, rune che nel libro non c’erano, ne aveva parlato col fratello ma avrebbe dovuto farlo anche col padre, al più presto.
Improvvisamente l’occhio le cadde su un argomento all’interno del Codice, lo lesse velocemente e anche una seconda volta, voleva esserne cerca, voleva essere sicura di poter risolvere il problema di suo fratello e forse aveva trovato una soluzione.
Il cuore le pulsava al massimo, e dovette fare qualche respiro profondo prima di guardare nuovamente.
-Clary, stai male?-
La voce di Jonathan la riscosse e si sporse per guardarlo, si stava già svegliando e la stava guardando con i suoi occhi neri.
-Sto bene, ho solo caldo.-
-Okay.- si alzò e ancora una volta si sentì osservata, ma stavolta ricambiò con un sorriso, sapeva cosa fare e l’avrebbe fatta.
-Alzati nostro padre ci aspetta, oggi sarà un giorno importante.-
-Davvero?-
Tolse le coperte e uscì anche lei fuori dalla camera, Valentine le aveva procurato qualche vestito, anche se i gusti dei cittadini di Alicante non erano gli stessi di quelli di New York finalmente poteva indossare un pigiama, anche se prettamente estivo e a maniche corte.
-Mi cambio allora.- prese la sua tenuta dall’armadio e sparì nel piccolo bagno, sarebbe stata pronta quel giorno.
Quando uscì da esso sentì la voce di suo padre e si diresse direttamente fuori senza neanche fare colazione, in quelle settimane non era dimagrita ma aveva messo su massa muscolare e nonostante la piccola taglia adesso non si spezzava così facilmente.
-Eccoti, stavamo aspettando te.- disse Valentine guardandola, con un sorriso enorme.
-Che succede?-
-Clary è arrivato il momento che tu sappia del nostro piano, perché anche tu ne farai parte.-
-Io?- chiese incredula, -Ma sono a malapena una Shadowhunters.-
-Sei migliorata e se Jonathan non fosse stato sicuro di te io, non avrei preso questa decisione.
Devi sapere che molti anni fa avevo già provato a cambiare le cose.-
-Cosa intendi per cambiare?-
-Intendo modificare il nostro mondo, solo che era un’epoca troppo chiusa, per essere pronta a quel genere di cambiamento.-
-Perché pensi che questo momento sia migliore?-
-Siamo in procinto di rinnovare gli accordi, ma il Conclave è corrotto e non darà mai una possibilità ai Nascosti quello che voglio fare io, invece, darà a loro una chance e noi potremo avere altri Shadowhunters.-
-Io… Non credo di capire.- ammise.
-Dobbiamo radunare gli Strumenti Mortali, dobbiamo invocare l’Angelo Raziel e chiedere che ci venga concessa una nuova coppa per creare nuovi Shadowhunters.-
-Questo che cosa ha a che fare col Conclave?-
-Che lui non ci darà l’autorizzazione per farlo, loro vogliono dominare.-
-Perciò dobbiamo prenderli con la forza?-
-Dobbiamo porli davanti al fatto concluso, così quando avremo la Coppa non potranno più negare che i Morgenstern sono a tutti gli effetti le “Stelle del Mattino” e meritano di far parte del Conclave.-
Clary rimase un attiamo in silenzio, fissando prima suo padre e poi suo fratello, aveva capito fin dal primo racconto che il Conclave era il centro del potere degli Shadowhunters, ma ne sapeva anche poco per giudicarlo corrotto, ma si disse che se suo padre confidava in lei per quel compito allora doveva fidarsi.
-Ci sto.-
-Figlia mia, mi riempi di orgoglio!- la strinse a se velocemente, ma per Clary fu sufficiente, non l’aveva ancora abbracciata in quelle settimane e quel gesto le scaldò il cuore.
-Partiamo oggi stesso, dobbiamo solo farci aprire un portale.-
-Posso farlo io.- si lasciò sfuggire.
-Davvero?-
-Posso creare le rune, anche quelle che non ho mai visto, anche nuove.-
-Ma bene, questa è un’ottima notizia.- Valentine entrò dentro casa per sistemare delle cose, lasciando lei sola con Jonathan.
-Devo chiederti una cosa.- disse prendendo il polso del fratello e trascinandolo lontano.
-Che succede?- chiese lievemente preoccupato.
-Io sto bene, ma devo chiederti una cosa.-
-Qualunque cosa Clary.- disse sfiorandole delicatamente una guancia.
-Io credo… Che noi dovremo diventare parabatai…-
-Co… Davvero?-
Osservò suo fratello, meravigliato e felice, per quella proposta.
-Ho letto che quando si sceglie il proprio parabatai è per la vita, che si viene legati da uno stesso destino, che tu combatterai le miei battaglie e io le tue, e poi si vogliono bene e io ti voglio bene Jonathan, sei mio fratello.-
Lui la osservò, non potendo negare a se stessa che suo fratello fosse bello, ma sperò che il suo discorso l’avesse spinto a smettere di amarla.
-Clary, tu sei mia sorella e io non ti posso solo volere bene, a modo mio io ti amo, e se diventare il tuo parabatai ti renderà felice allora, per me va bene.-
Non seppe dire se la sua risposta l’avesse lasciata troppo confusa o troppo spaventata, suo fratello le aveva detto di amarla, ma nonostante quelle parole il suo cuore si sentì protetto, al sicuro, era questo che Jonathan faceva per lei, la salvava.
-Dove si fa?- chiese uscendo lo stilo.
-Di solito dietro l’orecchio.-
-Posso iniziare io?- chiese facendo un passo avanti.
-Certo.-
Jonathan voltò il capo cosi che lei potesse vedere la pelle nuda tra l’orecchio e il collo, la sfiorò piano con la mano, poi strinse lo stile e iniziò a muoverlo delicatamente sulla pelle; lui si avvicinò e le strinse i fianchi con le mani, troppo delicatamente, ma Clary non ci badò, non voleva sbagliare o meglio non poteva farlo.
Dopo pochi attimi guardò la sua opera, era la sua seconda runa ed era venuta bene.
-Tocca a te.-
Prese lo stilo dalle sue mani e anche lei si voltò e scostò i capelli, suo fratello iniziò quasi subito a disegnare, Clary sentì il respiro sul collo che le faceva il solletico, ma provò in tutti i modi  a non muoversi.
-Ecco.-
Clary sentì una piccola scarica elettrica invaderle il corpo e poi più niente.
-Dovrei sentirmi diversa?-
-No, il legame parabatai non è fatto solo di emozioni ma anche di sensazioni fisiche.-
-Dobbiamo andare.-
La voce di Valentine la riportò alla realtà e si affrettò a tornare indietro, prese uno zaino e iniziò a riempirlo con Spade Angeliche e altre armi, di tutte le dimensioni, prese i suoi pochi vestiti e uscì per raggiungerli.
-Renwick.-
Clary annuì prese nuovamente lo stilo e in poche semplici mosse disegnò una runa perfetta, pensando al posto che suo padre aveva nominato e ricordando quando con Simon era passata di lì per osservarne le rovine e il paesaggio.
Si allontanò un poco e il Portale prese vita davanti a lei.
-Andiamo.-
Non se lo fece ripetere due volte e lo attraversò per prima.
 
 
Si era quasi dimenticata cosa volesse dire passare attraverso un Portale per cui provò nuovamente la sensazione di cadere a pezzi, e di ricomporsi l’attimo dopo.
Aspettò che anche gli altri arrivassero e in poco tempo il Portale si chiuse alle loro spalle.
-Non sono mai entrata qua.-
-Ho pensato spesso a un posto sicuro, questo mi è sembrato l’ideale.- disse posando su un tavolo lo zaino con le armi.
-Adesso Clary mi devi ascoltare.- disse Jonathan parandosi davanti a lei, e tutto il suo essere fu conquistato dal fratello.
-Sì.-
-Il tuo compito come ti ha detto nostro padre è trovare gli Strumenti Mortali, abbiamo scoperto dov’è la Coppa, dopo tante ricerche.-
-Ottimo.- rispose entusiasta per quella botta di fortuna.
-Ti ricordi di una certa Dorothea?-
-Madame Dorothea? La signoria che vive sotto casa mia!-
-Esatto, lei tiene la Coppa Mortale, ma devi stare attenta, è nascosta, noi sappiamo solo che Jocelyn ha fatto in modo che quasi nessuno potesse prenderla.-
-Perché quasi?-
-Perché a te lo ha detto.-
-Ma io non me lo ricordo.- ammise, scuotendo la testa.
-E´per via del blocco, lo ricorderai presto, fidati.-
-Inoltre Jocelyn si è recata all’Istituto di New York per ottenere rinforzi e Hodge ha mandato sulle tue tracce tre Shadowhunters, ti cercano e se possono ti fermeranno, tu non farti abbindolare, direbbero di tutto per portarti da lei.-
Valentine la guardò dritto negli occhi e lei annuì.
-Perché mi cerca così tanto?-
-Non ha mai accettato il fatto che Jonathan fosse diverso e non voleva che lo stesso succedesse a te, come puoi vedere siete due guerrieri fantastici, ma Clary ti posso dare un’arma che ti darà la possibilità di allontanarti quei tre.-
-Quale?-
-Cominciamo con chi: Jace Wayland.-
 
***
 
Clary si era disegnata sul palmo della mano la runa dell’Invisibilità, e se come aveva detto suo padre Jocelyn la stava cercando, avrà sparso la notizia della sua scomparsa anche nel quartiere e non aveva intenzione di farsi trovare dal vicino.
Affrettò il passo e si ritrovò in poco tempo di fronte a casa, aveva usato un Portale per uscire da Renwick ma poi aveva preferito muoversi a piedi, onde evitare che gli Shadowhunters la individuassero.
Osservò le finestre di casa sua e notò che le serrande erano abbassate e che probabilmente sia Luke che sua madre erano fuori casa a cercarla, così con un unico colpo si cancellò la runa e aprì il portone che avrebbe condotto non solo al suo piano ma anche alla porta di casa di Madame Dorothea.
Fece un respiro profondo e nascoste le Spade sotto il giubbotto di pelle, per poi suonare il campanello.
La porta di casa si aprì in un colpo solo e dietro apparve Dorothea, col suo vestito a fiori e la carnagione leggermente scura.
-Clary.- disse sorpresa.
-Mi fa entrare?- chiese, senza aspettare una risposta si fece largo nella piccola casa ed entrò nel salone, cominciò a vagare con lo sguardo, finché la diretta interessata non la richiamò con un colpo di tosse.
-Lo sai che tua madre ti sta cercando, ragazzina.-
-Sì e farò in modo da darle mie notizie al più presto.- rispose asciutta.
-Sei diversa, e non solo per l’aspetto ha una luce dentro.-
-Mi serve qualcosa da lei.-
-Cosa?-
Clary osservò la signora di fronte a lei e anche lei notò qualcosa di diverso dal suo solito atteggiamento, le tremava la mano e il colore degli occhi era diverso.
-Mi dia la Coppa.-
-Perché non provi a prenderla?-
 
Clary si scansò in tempo prima di essere colpita dal Madame Dorothea, solo che guardandola bene si rese conto che non era più la vecchietta che aveva conosciuto una volta, al posto suo si stagliava un essere immondo, un Demone.
“Questo non è un semplice DEMONE!”
Clary lo osservò bene, Jonathan gli aveva insegnato i nomi di alcuni demoni solo che quello non assomigliava a nessuno, le ricordò uno scheletro in decomposizione, vestito di stracci e sporco, la cui testa deforme era senza occhi e naso, l’unica cosa che non aveva perso erano i denti: di vetro tagliente.
-Malik.- disse estraendo una Spada dalla tasca e schivando un altro colpo.
-Non ti darò la Coppa.-
-Allora sarò costretta ad usare le maniere forti.- caricò un colpò ma nonostante avesse colpito il braccio non successe niente, il Demone sorrise e la spinse contro la parete, dall’altro lato della stanza.
Cadde a terra pesantemente e con lei anche gli oggetti che Dorothea teneva sul tavolo e solo allora l’occhio individuò il suo obiettivo, e ripensò velocemente alle parole del padre: Jocelyn le ha nascoste cosi bene così che quasi nessuno potesse trovarle.
E improvvisamente ricordò sua madre quando era più piccola, disegnare delle carte, dei tarocchi, con la mano cercò velocemente e alla fine lo sollevò: l’asso di coppe.
Una riproduzione perfetta della Coppa Mortale o per meglio dire, il nascondiglio perfetto, fu semplice e spontaneo, vide la sua mano entrare dentro la carta e con essa vide uscire la Coppa.
Sorrise a se stessa e la rimise al suo posto.
-Voi Shadowhunters non avrete la Coppa.-
-Peccato che io non la sto cercando per il Conclave.- prese nuovamente Malik, mettendosi la carta nella tasca e tornò all’attacco.
-Pensi di poter battere Abbadon? Sono un Demone Superiore e le tue spade non mi fanno niente, adesso dammi la Coppa e il Conclave non perderà un altro guerriero.-
-Tu e il Conclave potete anche andare all’Inferno, io eseguo gli ordini di mio padre. Uriel!- urlò prendendo un’altra Spada e lanciandosi all’attacco.
Il Demone si mise sulla difensiva e accusò tutti i colpi, ma per quante volte Clary lo ferisse lui rimaneva sempre in piedi.
Improvvisamente ricordò qualcosa che aveva letto nel Codice, un modo per uccidere i Demoni Superiori, le bastò guardare verso l’alto per sorridere, avrebbe vinto, ma prima di poter compiere qualsiasi mossa Abbadon la spinse via graffiandole il braccio con i suoi artigli scheletrici.
Clary urlò per il dolore e cercò di concentrarsi, ma la vista iniziò a farsi sempre più scura, si morse il labbro fino a farlo sanguinare per far scorrere ancora l’adrenalina nel proprio corpo, guardò il lucernaio e brandendo Malik con il braccio sano si preparò a lanciarlo.
-Di all’Inferno che Valentine Morgenstern è tornato e che i suoi figli sono pronti a combattere per lui.-
Il Demone la guardò sorpreso, come se il vuoto dei suoi occhi potesse veramente esprimere sentimenti e dopo pochi attimi venne colpito dalla luce del sole, Malik aveva centrato il suo obiettivo e Clary corse fuori dalla porta, non le importava assicurarsi che il Demone sparisse, ma l’urlo di dolore le fece capire di non aver sbagliato.
Strinse il braccio ferito con la mano destra, e si riversò nel sole del mattino, anche se le sembrarono passate ore invece che pochi minuti.
 
-Clary!-
Avrebbe riconosciuto quella voce anche dormendo, guardò davanti a se e vide Simon con gli Shadowhunters, la stavano guardando leggermente preoccupati e curiosi.
-Oh cielo, stai bene allora, Clary non hai idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare.-
-Simon non ti avvicinare.- lasciò il braccio ferito e prese una nuova Spada dalla tasca.
-Sei ferita, Clary, tua madre ti sta cercando, loro ti porteranno all’Istituto.-
-Io non vado da nessuna parte.- scese le scale e guardò i ragazzi che avevano uscito nel frattempo le Spade.
-Clarissa, sono Jace, tu non capisci, Valentine è un pazzo e intende usarti per i suoi piani. Non puoi fidarti di lui.-
-So chi sei, so chi siete tutti quanti, voi siete i Lightwood e tu Wayland. Ma non mi interessa, voi non conoscete mio padre.-
-E´ impazzita!- disse Simon alzando le mani al cielo.
-Puoi venire con noi, ti cureremo e…-
-Sta zitto, non ho intenzione di fare niente del genere.- con un unico movimento, anche se il braccio le doleva troppo, prese lo stilo e disegnò un runa in aria rivolta verso Alec e Isabelle e improvvisamente non si mossero più.
-Cosa hai fatto?-
Osservò Jace e dovette ammettere che era carino, no era più che bello, se aveva pensato che Jonathan fosse bello si era dovuta ricredere, i capelli biondi che al sole sembravano risplendere, i muscoli fasciati dalla tenuta e gli occhi ambrati.
-Fammi passare.-
-Io non conosco quella runa.- disse non muovendosi dal suo posto.
-L’ho creata io e poi chi sei tu per criticare tanto mio padre se non conosci tutta la storia.-
-Che intendi?-
Clary sorrise, notando di aver attirato la sua attenzione, strinse i denti e proseguì, la sua runa non sarebbe durata molto e doveva creare un Portale prima che arrivasse sua madre.
-Tu sostieni che mio padre sia un pazzo, un folle, che i suoi piani portino distruzione e morte, ma perché disprezzi tanto il mio sangue quando è stato mio padre ad allevarti per i primi dieci anni della tua vita.-
Vide gli occhi di Jace scurirsi, e il respiro diventare pesante, aveva colpito; con unico scatto sollevò la gamba per centrare la pancia del ragazzo col suo piede, lo vide barcollare all’indietro non per il dolore ma per la sorpresa, così ebbe il tempo di voltargli le spalle e correre verso il muro di casa sua, prese lo stilo e iniziò a disegnare.
-Clary che stai facendo? Loro sanno quello che dicono!-
-Simon, sei il mio migliore amico, ma questa non è la tua battaglia.-
La runa che aveva disegnato non era perfetta ma riuscì lo stesso ad aprire un Portale, guardò il gruppetto un ultima volta e vide che l’effetto della sua runa stava iniziando a sparire e che presto i Lightwood sarebbero stati operativi, poi guardò Jace che si stava rialzando e che la cercava, così senza pensarci si lasciò cadere dentro il Portale, sperando che suo fratello la trovasse e la salvasse.

Sclero Personale_ Ed eccomi tornata con un nuovo capitolo, allora le cose adesso entrano nel vivo della storia, lo potete notare anche dal titolo ^^ Con cosa pocco cominciare? Come vedete Valentine ha creato una sorta di piccolo mostro, è riuscito ad addesstrare la figlia e penso che due settimane con Sebastian siano sufficienti per ottenere quel tipo di allenamento.
Ma entra anche in gioco Jace, la mia analisi di questo personaggio sarà diversa da quella di Cassandra, non sarà un Jace indifeso e vittima del suo passato, ma uno combattivo che tiene alle proprie cose... Spero che il capitolo vi piaccia e vi lascio a un piccolo spoiler!!


-Resta con me.- gli prese il polso, per bloccarlo, -Ho sognato ancora Abbadon e tutto quel dolore, non riesco se non so che tu sarai qui a proteggermi.-
-Sempre.-
 
   
 
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