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Autore: Danya    10/08/2014    5 recensioni
Vide Mew Puddy trascinata da un piede. Aveva gli occhi socchiusi e mormorava qualche cosa.
I suoi istinti felini la aiutarono a capire.
“Addio, Strawberry. Ti voglio bene”.
**
La guerra è ormai finita da un paio di settimane ma la pace tarda ad arrivare. Le Mew Mew si ritrovano rapite e portate via, sul pianeta alieno. Ryan, Kyle, Pai, Gish e Tart le stanno cercando per salvarle ma le cose non vanno nel verso giusto. Vecchi amori, nuovi incontri, incontri inattesi e nuovi poteri si affacciano nella vita delle nostre eroine, questa volta in lotta per salvare se stesse e chi amano.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Mint Aizawa/Mina, Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.

[Ria, questo è per teee ahahah ]
Nyaaaaah!
Scusate per il ritardo ma le mie non vacanze mi consumano completamente ^^”
Non vi trattengo qui ma vi lascio subito a queste pagine… attenzione, capitolo melenso =P
 




Capitolo 19
 
Kisshu era sprofondato nel divano di Zakuro, coperto da un semplice lenzuolo. La viola gli aveva dato una vecchia maglietta larga e sbiadita per dormire, ma quello alla fine aveva preferito dormire a petto nudo, stravaccato sul divano.
Il suo era stato un sonno stranamente tranquillo e senza sogni, probabilmente aiutato da quella cosa, la birra, che Zakuro gli aveva rifilato la sera prima.
-Sveglia!
Una voce imperiosa, fastidiosa gli fece aprire un occhio –Mmh?
- Zakuro ma cosa ti è venuto in mente di ospitare questo qui a casa tua? Avrebbe potuto molestarti durante la notte!- Kisshu si sentì apostrofare.
“Non sono ancora sveglio. Cosa avrò fatto per incorrere nelle sue ire?” pensò, estenuato.
-Minto, non urlare, ho mal di testa.- bofonchiò, coprendosi fin sopra la testa.
-Zitto, tu!- rimbeccò la moretta, scoprendolo dal lenzuolo –Ed esci da questa casa!
Kisshu aprì stancamente gli occhi, passando una mano sulla fronte spettinata –Sei fastidiosa. Non sono neanche…- guardò l’orologio appeso al muro –Ah no. Siamo quasi a l’ora di pranzo- constatò –Potente quella cosa. Zakuro, me ne procuri un po’?
-Minto- Zakuro chiamò la ballerina e quella, ubbidiente ma fumante di rabbia si avvicinò alla viola, che era seduta su uno sgabello vicino a una penisola in marmo –Per piacere, porta Kisshu via di qui, adesso- disse a bassa voce –Non vorrei che a Keiichiro prendesse un colpo.. o alla mia manager. Ecco, forse rischierebbe di spaventare più lei che Kei.
Minto annuì –Ma perché io?- domandò, afflitta. Non sopportava quell’alieno. Era fastidioso, arrogante e pieno di sé.
Zakuro strinse le spalle –Forse ha bisogno di qualcuno che lo sbatacchi di qua e di là.
Minto annuì per la seconda volta, ma questa volta sorrise cattiva e senza guardare l’alieno, alzò una mano, e questo si alzò dal divinano –Eeeeeeehy!- Kisshu si sentì strappare dal comodo divano e quando vide la ragazza muovere le dita con fare agile e avvicinarlo alla finestra spalancata, impallidì –Va bene! Mi alzo! Mi alzo!
 
Quella mattina, mentre Minto era a scuola, era arrivato un messaggio di Zakuro, dove chiedeva alla moretta un piccolo servizio da parte sua: “Liberami di Kisshu”.
Un semplice messaggio che aveva confuso la ballerina, e quando aveva chiesto delucidazioni, la modella le aveva risposto “Me lo sono trovata questa notte a casa mia, sembrava che gli fosse passato un tir di sopra”. Inizialmente le era venuto un colpo, pensando a come l’alieno si fosse potuto approfittare della sua adorata Zakuro, ma poi, quando lo aveva visto  profondamente addormentato, si era calmata.
Ora Kisshu le camminava accanto, vestito da umano e sembrava seccato, il viso imbronciato.
-Come mai eri da Zakuro?- domandò Minto, mentre camminavano verso il Caffè Mew Mew.
Kisshu non rispose, perso nei suoi pensieri.
Se Rei era veramente suo fratello, cosa della quale non dubitava visto le parole di Pai e Retasu della sera prima, perché non si era mai fatto vivo, tornando da loro, da lui?
Ricordava poco di quel fratello lontano nel passato, allegro e furbo, sempre in giro a far marachelle mentre lui, piccolo e gracile si nascondeva tra le braccia della madre biologica.
Rei era sulla Terra ed era suo nemico. Ma mancavano pezzi del puzzle, ovvero: come era sopravvissuto? E come era finito a lavorare con quei pazzi ladri di DNA?
E poi…
“Perché non mi ha mai cercato?”.
Non era spinto dalla curiosità verso il fratello minore? Quella strana curiosità che ora stava divorando lui? Certo, amava i suoi genitori adottivi, voleva bene a Pai e Taruto ma si domandava come sarebbe stata la sua vita se fosse cresciuto con i suoi familiari biologici, con la donna che lo aveva partorito, col padre che lo aveva cullato e col fratello con il quale aveva condiviso i primi anni della dura vita su quel pianeta.
- Kisshu? Ma mi stai ascoltando?
Il verde alzò lo sguardo verso Minto e la ragazza si sorprese di quello che vide negli occhi del verde: confusione e smarrimento.
Non era un’espressione che poteva accostare facilmente a Kisshu, sempre spavaldo e sicuro e si sentì immediatamente preoccupata, per quanto fosse una cosa illogica da parte sua.
- Kisshu? Stai bene?- domandò, cauta.
L’alieno sospirò –Senti, Minto, non ho voglia di andare al Caffè. Ti teletrasporto e me ne vado- disse, alzando una mano e pronto a usare i suoi poteri.
Mino afferrò d’impulso il braccio di Kisshu –Vengo con te!- disse, avvampando subito dopo.
Kisshu ghignò –Che fai, salti il lavoro? Le brave signorine fanno anche questo?- la canzonò.
Minto cercò di ricomporsi, voltando la testa dall’altra parte –Semplicemente oggi posso non andare. E poi lasciare uno stupido in giro non è mai una cosa buona da fare. Potresti, che so, far danni.
Kisshu soffio tra le labbra, trattenendo una risata.
Minto era veramente una bambolina smorfiosa e arrogante ma dal rossore della guance e dal suoi irrigidirsi capì che aveva agito d’impulso e che stava miseramente cercando di arrampicarsi sugli specchi. E, stranamente, non gli diede fastidio.
Minto era eccentrica, arrogante e presuntuosa ma si era reso conto di quanto la ragazza fingesse. Portava una maschera, un po’ con lui.
-Allora ti porto nel mio posto preferito- disse l’alieno, sorridendo.
Il cuore di Minto perse più battiti.
 
Ichigo camminava come una furia verso la prima fermata dell’autobus, sbattendo i piedi con forza quasi volesse sfondare l’asfalto.
-Cretino! Idiota!- urlò, rossa di rabbia.
- Ichigo!- la ragazza si voltò e le venne un colpo quando vide che Ryou le stava correndo dietro –Ma cosa stai facendo? Non abbiamo ancora finito!
Lei voltò il capo dall’altra parte –Non m’importa!
Ryou la fissò allibito –Ma ti rendi conto che te ne sei andata via durante un controllo? Non sappiamo cosa potrà accadere al tuo corpo e…
- Shirogane, puoi zittirti, per piacere?- urlò la ragazza, rossa di rabbia.
-Ma cosa…- Ryou la afferrò per un polso, strattonandola indietro –Si può sapere che ho fatto?
Ichigo aprì la bocca per parlare e questa rimase aperta. Che dirgli?
“Ryou speravo tanto che il tuo fosse un invito per un appuntamento e invece mi sono sentita una cavia da laboratorio!”
No, suonava certo male. E poi, perché aveva sperato in un appuntamento?
“Perché Ryou Shirogane ti piace più di quanto ti piacesse Masaya Aoyama!” le disse una voce maligna nella sua testa.
- Ichigo, entreranno le mosche.
L’americano le chiuse la bocca spalancata con due dita, e Ichigo divenne rossa di vergogna. Si era persa nei suoi giri mentali dimenticandosi funzioni basilari come aprire e chiudere la bocca.
Ryou si passò una mano tra i capelli biondi, portandoli all’indietro –Facciamo così. Capisco che sei stanca e stressata, quindi di propongo un patto- la guardò, sorridendo –Ti faccio fare un giro in moto, gelato e poi torniamo dal povero Pai che ho mollato da solo.
Ichigo sbatté gli occhi ripetutamente.
“Un giro… in moto?”.
-Aspettami qui, va bene?
E come avrebbe potuto muoversi? Era diventata improvvisamente di sale, diritta e impalata neanche l’avessero bloccata sul cemento.
Ryou arrivò in meno di due minuti, sulla sua moto rossa. Le lanciò un casco e Ichigo dovette far ricorso ai suoi istinti felini per non farlo cadere a terra, presa come era alla sprovvista dal ragazzo. Il cuore martellava furioso nel petto come un piccolo uccellino e la bocca era improvvisamente arsa.
“Appuntamento” urlava la vocina nella sua testa “Appuntamento! Approfittane!”
Ryou ridacchiò della sua goffaggine –Sali- ordinò.
Ichigo guardò dubbiosa la moto: non era mai salita su quella cosa e per un attimo si vide cadere alla prima curva.
-Vedi che ti mollo qui- minacciò non troppo seriamente Ryou.
Ichigo annuì, avvicinandosi alla moto –Prima il casco- le disse l’americano.
Ichigo mise la testa dentro il casco nero, colta subito da un senso di claustrofobia che peggiorò quando Ryou mise mani intorno al sottile collo per controllare che fosse ben fissato. Le alzò la mascherina scura –Reggiti a me, va bene?
Perfetto.
Si agguantò ai fianchi dell’americano e sentì il cuore partire per la sua strada, battendo furiosamente nel petto quasi fino a esplodere.
“Calmati, Ichigo!” cercò di dirsi “Calmati!” ripeté, ma stava andando in iperventilazione e quando Ryou partì, si strinse ancora di più, strappando un sorriso soddisfatto al biondo.
 
Minto aprì gli occhi. Il teletrasporto non le andava particolarmente a genio ma quando alzò le palpebre, dimenticò il malessere immediato.
Kisshu l’aveva portata su una radura, sicuramente fuori Tokyo, dove poteva vedere il mare azzurro e sconfinato senza intravedere la città. Intorno a loro alberi che davano il sollievo dell’ombra e un prato con tanti fiorellini colorati. Non andava pazza per la montagna, preferiva più la città o al massimo, la villa al mare, ma doveva ammettere che il paesaggio non era niente male. Il verde degli alberi che poteva vedere oltre la radura si estendeva fino a confondersi con l’orizzonte e sembrava un mare verde con un mare blu vicino (*).
-Bello- le sfuggì.
-Minto, mi stai per staccare il braccio.
Minto si ricordò di aver agguantato Kisshu con forza durante il teletrasporto e si staccò immediatamente, avvampando di vergogna.
Kisshu ridacchiò, lasciandosi cadere a terra con un tonfo.
-Ma che posto è questo?- domandò la ragazza, ammirando il panorama.
-Periferia della vostra inquinata città. L’ho scoperto mesi fa. Bello, no?
Minto annuì –Sono stranamente d’accordo con te, Kisshu- rispose.
Il sole del pomeriggio era dietro di loro e una leggera brezza fresca portava i profumi del bosco lì vicino.
Kisshu osservò Minto andare in esplorazione, camminando vicino ai cespugli e sfiorando gli alberi grandi almeno il suo doppio. La figura di Minto era piccola, mingherlina ma sapeva che dietro quei modi aggraziati c’era tanta forza e arroganza ma non malizia. Tra le cinque Mew Mew era quella più complessa, secondo il suo modesto parere.
Non era bella come Zakuro, non era pimpante come Purin, né dolce come Retasu e non possedeva la grinta di Ichigo. Presuntuosa, altezzosa, caparbia, testona … tutti sinonimi che andavano a porre l’accento sul carattere della ballerina.
Però…
Era anche insicura, dimostrato dal fatto che anelasse alla così detta perfezione di Zakuro o quando l’aveva accompagnata alla lezione di ballo. Litigava con Ichigo, la insultava ma era sempre accanto alla rossa quando aveva avuto bisogno ed era coraggiosa e battagliera. Era anche estremamente intelligente nonostante non lo dimostrasse sempre e anche se non era gentile, sapeva bene adattarsi alle situazioni.
La vide china su un cespuglio e la sentì borbottare qualche cosa.
Si alzò e levitando a un paio di centimetri da terra, senza farsi sentire, si avvicinò alle sue spalle.
Stava riempiendo le mani di piccoli frutti neri ed era concentrata e si mordicchiava il labbro mentre strappava i frutti cercando di non graffiarsi con delle spine.
-Che stai facendo?- domandò improvvisamente.
Minto saltò, spaventata –Idiota!- lo fulminò con lo sguardo –Mi hai fatto prendere un colpo!
Kisshu prese uno dei frutti caduti a Minto –Che cosa sono?
-More di rovo-  rispose –Non le hai mai assaggiate?
Kisshu scosse la testa –Che sapore hanno?
Minto tirò le labbra fino a fare un sorriso furbo –Provala.
L’alieno lanciò il frutto in aria e lo fece scendere in bocca. Masticò un attimo e inghiottì.
-E’ un po’ acida- cominciò, leccandosi le labbra –Ma non è male- ammise infine.
Minto se ne portò una in bocca –Da piccola ne andavo pazza. Quando la mia tata ci portava in campagna, ne cercavamo sempre per poi divorarle.
-Ci? Tu e chi?
-Io e mio fratello.
Kisshu ricordava vagamente il ragazzo che una volta aveva incrociato durante le battaglie.
-Ci divertivano un mondo- continuò la ragazza, nostalgica.
-Parli al passato- notò Kisshu –Non le fate più queste cose?- domandò, improvvisamente curioso.
Lei scosse il capo –No. Mio fratello è…l’erede degli Aizawa. Qualche anno fa è stato assorbito dai suoi… obblighi.
-E tu?- Kisshu si accomodò accanto a lei, prendendo un’altra mora.
-Io? Sono la figlia minore. Meno oneri, diciamo.
Kisshu notò il cambio di tono e di espressione di Minto, irrigiditosi come un pezzo di ghiaccio –Non ne sembri entusiasta. Forse volevi una fetta di torta più grande?- la stuzzicò Kisshu ma il sorriso gli morì sul nascere quando Minto gli puntò addosso uno sguardo ardente e ferito –Non ho mai chiesto niente, io- disse, quasi rabbiosa.
Kisshu alzò le mani –Scusami!- cercò le parole adatte –Non volevo offenderti… scherzavo.- disse, talmente serio che Minto non poté arrabbiarsi con lui.
Minto inghiottì due more, rimanendo in silenzio.
-Non andate d’accordo, forse?- provò, un po’ timoroso.
Minto abbassò lo sguardo, triste –No. Gli voglio molto bene, sia a lui che ai miei genitori…
-Ma? Ne sento uno molto grosso- la incalzò Kisshu.
-Non ci sono mai- mormorò –I miei sono sempre in giro per affari… ci riuniamo per eventi… ma manca la… quotidianità- disse, atona –Invidio un po’ Retasu e Ichigo perché le loro famiglie sono più unite.
Ecco. Un altro lato di Minto nuovo. Un po’ malinconica. L’espressine della mewbird era estremamente dolce ma triste e Kisshu sentì smuoversi qualche cosa nello stomaco. Per una volta si sentiva vicino alla ragazza.
-E tuo fratello?
Minto respirò a fondo –Non c’è mai. Cerca di essere presente ma… ha la responsabilità degli Aizawa sul capo… la sua spada di Damocle.
-Chi?
-Mio fratello.
-Tuo fratello va in giro con una spada?
-…no…
- Si chiama Damocle?
Minto sbatté gli occhi –No…
-Qualcuno lo minaccia, forse? Non c’è un modo per aiutarlo?
-… è… un modo di dire- mormorò l’altra, per poi scoppiare a ridere.
-Che c’è?- domandò Kisshu offeso.
-E’ un modo di dire. Avere la spada di Damocle sul capo… come dire che c’è un pesante fardello su di sé!
-Ma chi è Damocle?
Minto rise ancora, cercando di ricomporsi.
–Lascia stare- sbottò Kisshu, imbarazzato –Comunque sia, la tua sembra una famiglia assai poco calorosa.
Minto guardò il cielo azzurro –Già. Quando eravamo un po’ più piccoli, mio fratello è stato mandato a studiare fuori e da allora ci vediamo poco… mi manca un po’.
-Sembra una cosa che ti sei abituata a dire- disse Kisshu. Rimasero in silenzio, ognuno assorto nei loro pensieri.
E se fosse cresciuto con Rei? Come sarebbe stato?
-Sai…- Kisshu ruppe il silenzio –A casa mia le cose funzionano bene. Insomma, Saku e Ierol sono i genitori ideali e stranamente Pai e Taruto non sono male, specialmente Pai, nonostante sia monotono.
-Anche da te si sente un “ma” grande come una casa- mormorò Minto attenta.
Era certa che Kisshu le stesse dando la possibilità di creare una breccia nel muro di spacconaggine che lo caratterizzava –Non sono la mia vera famiglia. Sono zii. E mi chiedo come sarebbe stato vivere con i miei veri genitori.
Minto annuì –Mi spiace.
Kisshu si strinse le spalle –Non mi è mai mancato niente. Né affetto né altro… solo che…
-… ti sei sempre chiesto come sarebbe ora se le cose fossero andate diversamente- concluse Minto.
Kisshu e Minto si guardarono, scambiandosi un lungo sguardo.
Erano simili. Erano come due note che suonavano bene insieme. Pensando a una tastiera di pianoforte, Minto intonò due note che insieme non sembravano suonare: il fa diesis e il si bemolle. Due piccoli tasti neri che già detti ad alta voce suonavano strani, ma insieme, armonicamente davano un bell’effetto.
Erano un fa diesis e un si bemolle.
Kisshu pensò a quanto la ragazza davanti ai suoi occhi fosse particolare e strana. Appariva arrogante, presuntuosa e lo era… ma era anche, dopo un’attenta analisi insicura e stranamente dolce. Come una mora di rovo. Un po’ acida ma buona da mangiare.
-Tu… non sei poi tanto male- disse Kisshu.
-Tu, invece, sei pessimo. Peggio di quello che sembri.
 
Retasu era arrivata al Caffè con largo anticipo. Aveva intravisto Ichigo scappare via e Ryou che la inseguiva quasi travolgendola.
“Avranno litigato di nuovo” sospirò rassegnata.
Si era cambiata e sistemata la cuffia in testa e si fermò ad osservare la sua immagine allo specchio.
Aveva delle occhiaie, segno del sonno perduto ma uno strano sorriso stampato.
Ogni volta che ripensava alla notte precedente, non poteva che sorridere. Pai era dalla sua parte. Aveva fatto pace con Pai. Pai l’aveva abbracciata. Pai…
“Bene, sto diventando pazza” si disse, chiudendo lo sportelletto con n gesto secco e arrossendo fino alla punta dei piedi.
Uscì dallo spogliatoio, e la testa era talmente presa dal fantasticare, quasi saltellava dalla contentezza, che non si rese conto di finire addosso proprio all’alieno che stava risalendo dal laboratorio.
Rimbalzò sul corpo dell’alieno e sarebbe caduta miseramente a terra se i riflessi pronti dell’altro non l’avessero aiutata, afferrandola per una mano e tirandola nuovamente diritta.
-Oh… io.. Pai ecco…- abbassò lo sguardo, avvampando come mai in vita sua e cercò di sistemarsi la cuffietta e la gonna, con gesti goffi borbottando delle scuse.
Pai si avvicinò e le inforcò gli occhiali –Sono tutti storti.- disse solamente, aggiustandoli meglio sul naso e mettendo un’asticina dietro le orecchie e sistemando meglio un ciuffo verde di capelli.
Retasu rimase immobile per quei secondi troppo lunghi e logoranti. Pai era talmente vicino che poteva ben vedere ogni tratto del volto, notare il filo di barba sulle guance e lo sguardo sempre serio e attento.
-Vanno bene così?
Retasu si svegliò dal suo sonno, deglutendo a fatica.
-Io… gra…grazie... vanno bene- borbottò, nervosa.
Abbassò nuovamente lo sguardo, unendo le mani al ventre, incapace di muoversi.
“Era solo una gentilezza!” pensò, cercando di darsi una calmata. Ma la notte precedente era troppo fresca perché ragionasse più lucidamente.
“Stai calma! E se ti avesse baciato, cosa avresti fatto?” le disse la vocina maligna nella sua testa.
Improvvisamente la scena di lei e Pai che si scambiavano un bacio, magari al tramonto, magari in riva al mare, magari avvolti da una leggera brezza, magari stretti e vicini tanto da sembrare un’unica cosa le piacque così tanto che entrò quasi in catalessi.  
- Retasu, stai bene?
L’alieno le alzò il viso con una mano, scrutando gli occhi lucidi della ragazza, il viso rosso e l’espressione inebetita.
Quello fu troppo. Pai era così vicino che…
-Si, grazie!- quasi urlò, chiudendo gli occhi e scappando via nella sala principale, con il cuore che galoppava nel petto.
Pai era rimasto con la mano alzata e fissava il punto in cui era scappata.
-Ma che hanno tutti, oggi?- sospirò, rassegnato.
 
Ichigo ingollò l’ultimo cucchiaio di gelato –Buoooono!- trillò, soddisfatta.
Ryou trattenne una risata –Sei una ghiottona- le puntò il dito contro e con la punta le sfiorò la guancia –E non sai mangiare senza sporcarti.
Ichigo arrossì un po’ –E’ un po’ di panna…
Ryou scosse la testa, sorridendo lievemente.
Erano seduti al tavolino di un bar del centro, un po’ appartati e la ragazza aveva ordinato un enorme coppa, ormai vuota, al cioccolato e panna.
–Possiamo tornare al laboratorio, ora che abbiamo soddisfatto le tue esigenze?
Ichigo sbuffò –Neanche per sogno- borbottò –Sei stato scortese, prima!
-Solo perché ti ho dato della fifona? Suvvia, Ichigo…
Quella non rispose e Ryou sospettò che ci fosse altro nascosto dietro la faccia imbronciata della ragazza –Ichigo… non è che tu…
“Ecco, mi ha scoperto!” Ichigo chiuse gli occhi, stringendoli forti e sentendo un brivido lungo tutto il corpo. Ryou aveva capito che gli piaceva.
“E’ arrivato il momento, Ichigo!”
-…non è che tu hai preso l’ennesimo brutto voto a scuola?
*SDENG*
-Co… come?- domandò la ragazza con voce tremante.
-Si… insomma… hai quella faccia. Se vuoi posso vedere di trovarti un bravo professore privato. Forse Kei potrebbe essere disponibile.
Ichigo sentì un macigno al petto –Credi che sia questo? Che io abbia preso un brutto voto a scuola?- era diventata seria.
Ryou fissò la ragazza intensamente. Ichigo era rossa, non lo guardava direttamente e aveva un leggero tremore alle mani –Scusami- disse, credendo fosse la cosa giusta da dire.
Ichigo incassò la testa dentro le spalle. Doveva dirglielo. Oramai era quasi tutto al suo posto, nella sua testa. Era quasi riuscita a recuperare la sua memoria e i pezzi tornavano al loro posto.
Masaya aveva un posto speciale nel suo cuore, non poteva dire di no. Ma chi aveva di fronte la mandava in confusione e il saperlo vicino la mandava in brodo di giuggiole.
-Ryou… tu… non esci con nessuno?
-Ora sono con te. Ma non ho molto tempo visto che al Caffè…
- Intendevo- Ichigo prese un respiro profondo – Non hai la ragazza?
Ryou rimase di sasso –Co… come?- Ichigo era paonazza e sicuramente si stava trattenendo per non far spuntare le orecchie e la coda da gatto. Sentì il cuore gonfiarsi –No, Ichigo. Non esco con nessuno.
La rossa lo guardò per la prima volta negli occhi. Poteva spingersi oltre, adesso. Avrebbe potuto chiedergli un appuntamento, uno vero. Avrebbe indossato un bel vestitino, si sarebbe pettinata i capelli e avrebbe messo un po’ di profumo. Sarebbero andati allo zoo o a qualche mostra o semplicemente avrebbero fatto un giro per negozi.
“Retasu”.
Il volto dell’amica occhialuta le apparve davanti agli occhi. Era certa che la verde si stesse avvicinando all’alieno, a Pai, ma non ne era certa. Però era sicura che a Retasu piacesse il biondo, lo sapevano tutti e forse pure Ryou che però la trattava con gentilezza e cortesia ma niente di che.
Per un attimo avvertì Retasu come un’avversaria, ma si diede della sciocca perché la verde tutto era, ma non una rivale in amore.
“Prima devo parlare con lei” si disse, decisa.
-Ryou, torniamo al Caffè?- disse improvvisamente.
Ryou scrutò Ichigo senza dire niente e annuì, lasciando una banconota sul tavolino –Andiamo.
 
Natsu era fermo davanti a uno specchio. Aveva il fiato corto e sentiva la testa pesante.
“Non ora…” pensò, scrutando lo specchio “Dove sei, dannazione?”.
Immerse la testa nello specchio e fino alle spalle scomparve.
Aprì gli occhi nella dimensione, completamente nera e vuota ma interruppe quasi subiti il contatto a causa di un eccesso di tosse. Si piegò in due e si coprì la bocca con la mano e notò che, ancora una volta, sputava sangue insieme alla saliva.
Si pulì un rivolo di sangue dalla bocca, imprecando “Non ho più molto tempo” guardò lo specchio.
Era una superficie liscia, azzurrognola e la cornice era semplice, senza particolari decorazioni. La fece sparire con un gesto debole del braccio e si accucciò a terra in posizione fetale.
Quando aveva cominciato a prendere parte al progetto, sapeva a cosa andava incontro e conosceva tutti i rischi ma il tempo a sua disposizione stava finendo.
“Devo farcela” si disse “Devo farcela da solo”.
 
Due persone lo stavano spiando ma non sapendo l’uno dell’altro.
Nadia e Rei erano nascosti dietro a delle grosse colonne e osservavano Natsu mentre annaspava di dolore.
Rei era dannatamente curioso di capire cosa nascondesse il compagno. Come Colonne Portanti avrebbero dovuto ubbidire agli ordini di Syrio, ma Natsu era restio, un po’ come lui ma per motivi sicuramente differenti. Rei aveva accettato solo per vendetta. Avrebbe sterminato gli Ikisatashi che lo avevano abbandonato al suo destino e per quel motivo aveva seguito Lui e Syrio, che negli anni era rimasto immutato. Di certo quello non era normale. L’aspetto del capo non era cambiato, rimanendo sempre giovane e forte ma non aveva mai rivelato i suoi poteri veri e proprio e per anni si era allenato con lui ubbidendo ad ogni suo ordine, per quanto stupido o umiliante che fosse. Aveva bisogno di potere e gli era stato concesso.
Lui si era mostrato poche volte e ogni volta in forma diversa e Rei forse, era l’unico delle Colonne a conoscere il volto dell’entità che servivano.
Nadia invece, era dannatamente preoccupata.
Syrio si faceva vedere di rado e ogni volta era sempre più nervoso e il bel volto diventava austero. Aveva capito che qualche cosa, nei piani di Syrio era andato storto, ma cosa non sapeva. Lei come le altre quattro Colonne avevano reagito bene al Potere Mew e avevano dolorosamente scoperto che la Mew Aqua era ormai finita. Quando avevano aperto quel locale, avevano raccolto tanto di quel materiale, come lo chiamava per superare il disgusto delle azioni che faceva, che oramai dovevano aver raggiunto il limite adatto.
Quanto sangue avevano raccolto? Non lo sapeva né sapeva dove andava a finire.
Natsu era diventato più pallido e malaticcio e spariva per ore intere senza dar segno di sé e lei voleva vederci chiaro. Che cosa nascondeva Natsu? E quello specchio…
Si morse un’unghia, nervosa.
“Dannati uomini!” pensò stizzita, teletrasportandosi via.
 
Note:
(*) espressione rubata dalla canzone scout “Il delfino e la colomba”
 
https://www.youtube.com/watch?v=TJV0ONVRjDY&hd=1... Per chi avesse pazienza ahah X°D
 
Eeeeeh ecco a voi *_* Per le fan RyouxIchigo forse non finirò lapidata, per oggi X°D forse un po’ per quelle di Kisshu e Pai… XD
Mi sono divertita un mondo a scrivere qeusto capitolo *_* soprautto la parte MintoxKisshu ma vi prometto che nel prossimo ci sarà più azione ;).
Un ringraziamento grande quanto un palazzo va a chi ha commentato, Hypnotic Poison, mobo, Ria, Broken, SilviettaDbz e grazie a chi legge e dedica un po’ di tempo ai miei capitoli (però un commentino me lo potete lasciare… tanto per dire “Ehy, che schifo” XD).
Un bacio e .. spero a presto ^__________^
   
 
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