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Autore: roby_lia    10/08/2014    4 recensioni
Tony lo fissa senza espressione, il telefono in mano.
“è Steve. C’è stato un incidente”
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Thor sembrava quasi lo stesso. La barba leggermente sfatto di un paio di giorni, i capelli finalmente liberi dal taglio militare erano ricresciuti, anche se non lunghi come quando si erano incontrati per la prima volta.
Ma erano le differenze che facevano più male: l’espressione esitante con cui lo guardava, il sorriso incerto e la catenella con le piastrine al collo che risaltava rispetto alla maglietta rossa.
Quando era con lui, Thor le toglieva sempre, sapendo che a Loki dava fastidio vederle, sapendo che ricordavano troppo che era poco il tempo che avevano a disposizione per stare insieme.
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AU, seguito del capitolo 24 di Thunderfrost's Alphabet, XOXO (baci e abbracci)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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Forgotten who we first met

Loki riusciva ad ignorare, con una facilità acquisita grazie ad anni di pratica, le urla di Tony dall’altro lato della porta.
Sapeva che aveva sbagliato, ma di certo non voleva che Stark glielo rinfacciasse ancora di più di quella pseudo coscienza che gli si agita sempre nel petto quando si parla di Thor.
Perché è quella la questione per cui Tony sta tentando di abbattere a suon si imprecazioni la porta del suo stesso laboratorio.
“Tu non puoi presentarti di nuovo qui dopo settimane che non ti fai nemmeno sentire e chiuderti nel mio laboratorio!! … almeno non senza dirmi cos’è successo!!! … eddai apri e prometto che non ti urlerò contro perché hai di nuovo mandato in palla Jarvis!... Loki!! Apri! Adesso! O dovrò ricorrere alla mia arma segreta!”
Loki continuava a girare su stesso, dandosi una spinta ogni volta che la sedia rallentava, e intanto fissava il soffitto.
Quando quella mattina si era alzato, l’ultima cosa che immaginava di vedere era Thor ancora beatamente addormentato sul divano.
Prima aveva volutamente ignorato i fatti del giorno prima, credendoli semplici allucinazioni per il poco sonno, il troppo alcool e una dieta tutt’altro che equilibrata.
Ma trovarsi un vichingo di due metri (con cui si intrattiene una pseudo relazione, si sentì in dovere d’aggiungere la sua pseudo coscienza) che dormiva come un bebè nel proprio salotto l’aveva leggermente destabilizzato.
E quindi era uscito di casa senza nemmeno fare colazione.
Forse dopotutto si era trattata di una semplice visione dovuta ai pochi zuccheri  (la sua pseudo coscienza si allea con la parte stupida del suo cervello, ennesima conseguenza della sua pseudo relazione con Thor, e si agitano con fare arcigno).
L’unico lato positivo di tutto quello era che, avendo lo stomaco vuoto non stava ricoprendo il laboratorio di vomito (cosa a cui il laboratorio era assai abituato invero).
Un bussare molto più gentile e contenuto lo fece accorgere al contempo che Tony aveva smesso di sbraitare come un assatanato ed era davvero ricorso all’arma segreta.
“Loki?”
L’interessato smise di far girare la sedia, cercando di mettere a fuoco la porta nonostante la stanza intorno a lui continuasse incurante la sua corsa.
“Ciao Bruce”
Uno scoppio di urla rapidamente soffocate gli fece capire che Tony stava ancora tentando di origliare e non aveva apprezzato che lui rispondesse solo a Bruce.
“è bello averti di nuovo qui. Sei allenato come sempre vedo. Direi che il prossimo progetto dovrebbe essere l’aggiornamento del sistema di Jarvis, Tony”
L’uomo mugugnò tra sé e sé, senza intervenire davvero.
Bruce tuttavia non lo badò a tornò a parlare con Loki “Allora, è successo qualcosa di grave che sei venuto qua?”
“Soprattutto visto che sono solo le sei di mattina!” rincarò la dose il padrone di casa.
Loki distolse lo sguardo dalla porta soffermandosi sull’idea di ricominciare ad ignorarli e riprendere a girare sulla sedia.
“Thor” disse alla fine, tenendo lo sguardo puntato sul tavolo.
“Ma dai?! Quello è il tuo problema da tipo qualche mese, senza prendere in considerazione tutti gli anni prima!” esplose Tony, probabilmente digrignando i denti. E molto probabilmente era solo la presenza di Bruce che gl’impediva di ricominciare a malmenare la porta.
“Thor cosa, Loki?” domandò invece gentilmente l’altro.
“è tornato”
Il silenzio oltre la porta durò per dei lunghi istanti “Intendi dire che…”
“è tornato. Ieri è venuto a casa. Non ha idea di chi io sia”
Questa volta il silenzio oltre la porta durò più a lungo “Loki, adesso dov’è Thor?”
“A casa. Stava dormendo quando me ne sono andato”
Dopo un istante Tony riprese ad urlare qualcosa su “…stupido che non sei altro, perché l’hai lasciato solo…” ma Loki aveva già ricominciato a girare.
 
 
Quella mattina Thor si era svegliato stranamente di buon umore rispetto i suoi ultimi risvegli.
Aveva sperato che Loki accettasse di fargli fare un giro per la città, magari fermandosi nei loro soliti posti.
Magari sarebbe anche riuscito a farlo di nuovo sorridere.
Aveva aspettato un paio d’ore prima di decidersi a bussare con esitazione alla camera di Loki, trovandola irrimediabilmente vuota.
Inizialmente aveva cercato di darsi una risposta logica, magari Loki aveva qualche impegno ed era dovuto uscire presto.
Poi si era reso conto che in quel caso gli avrebbe lasciato un biglietto o qualcosa del genere e la sua giornata era peggiorata all’improvviso.
Sapeva che avrebbe dovuto chiudere di nuovo la porta e magari andarsene, ma la tentazione di capire il suo starno ospite era troppo forte.
Il letto era più che sfatto, con metà delle coperte riverse a terra. L’armadio era aperto e c’erano vestiti buttati ovunque.
I due comodini, così come la scrivania e il largo rientro della finestra, erano occupati di libri e fogli, mentre quelli che occupavano il pavimento erano tutti strappati e rovinati.
Sembrava la camera di un folle.
Come in un sorta di trance, Thor fece qualche altro passo avanti, guardando incredulo tutto quello sfacelo.
Aveva capito che Loki non era un tipo ordinato, ma tutto quello dev’essere esagerato anche per i suoi standard.
E poi c’erano le pareti. La parte superiore di quella dietro il letto era completamente occupata da un tavolato di sughero su cui era appeso di tutto, da un mappamondo ad una carta celeste, post-it, cartoline e foto.
Thor si avvicinò con esitazione, sfiorando con le dita i fogli pieni di annotazioni. La sua scrittura gli era familiare. Probabilmente perché aveva letto più volte tutte le lettere che si erano scambiati, ma la parte meno razionale di Thor spera quasi che sia un segno di tutt’altro tipo.
Anche l’altra parete di fronte era occupata in parte da una libreria, appena sopra la scrivania, mentre nel resto imperversava una lavagna bianca, con diversi cancellini e pennarelli attaccati, insieme a delle calamite per tener fermi gli appunti vicino alle scritte corrispondenti.
Quella stanza era sconvolgente.
Soprattutto perché gli sembrava praticamente perfetta, tralasciando il troppo disordine sul pavimento.
Tutto quello era così tanto da Loki, e il saperlo gli fece mancare il fiato.
Oltre che ricordargli che Loki non c’era.
Il sorriso gli si spense sulle labbra.
Stava per voltarsi e lasciare la stanza, quando un riflesso colpì la sua attenzione.
Cercando di non pestare troppi fogli, si diresse verso la finestra aperta dove, a terra, erano state buttate delle foto.
Alcune erano strappate, altre accartocciate. Poche si erano salvate dal massacro.
Alcune le riconobbe, erano le stesse che sua madre gli aveva fatto vedere: lui e Loki con altre persone, loro due soli al mare, Loki ancora mezzo addormentato tra le coperte mentre lo guardava con un sorriso, lui con le guance gonfie mentre azzannava una brioche.
Ma la maggior parte gli erano sconosciute ed erano ridotte troppo male per riuscire a ricomporle.
Thor ne prese in mano una stranamente integra: Loki fissava l’obbiettivo guardando storto il fotografo ma con un sorriso sulle labbra, mentre lui rideva e teneva un braccio attorno alle sue spalle.
Sembravano molto felici.
La girò, cercandoci una qualche indicazione, un posto, una data magari, ma c’era solo una scritta di quattro righe.
Era la sua scrittura, si rese conto. Conosceva quelle frasi.
Se le era fatte tatuare poche settimane prima di perdere la memoria, o almeno così gli avevano detto.
Sapeva a cosa si riferivano, le aveva cercate su internet. Ma solo vederle scritte a mano gli fece tornare in mente che in verità, una parte di esse le aveva lette più e più volte in quell’ultimo periodo.
Loki lo scriveva sempre come saluto nelle sue lettere.
Never doubt.
Thor lasciò cadere la foto e uscì di corsa.
 
 
Loki riuscì a trovare il coraggio per tornare a casa solo nel pomeriggio.
Aprì con incertezza la porta, una parte di sé che sperava di trovarla vuota e abbandonata come solito (mentre l’altra sua parte lo sta ancora insultando per il comportamento infantile e poco ragionevole. Detto dalla sua parte più sentimentale tutto ciò assume un’aria stranamente ironica).
La scena che gli si presenta davanti agli occhi lo fa pentire immediatamente di essere tornato.
Tutto quello ha un’aria stramaledettamente familiare.
Lo sguardo serio di Thor, il modo in cui si passa una mano tra i capelli mentre ricontrolla di aver preso tutto, e il borsone pieno ai suoi piedi.
Basta quello per fargli venire la nausea.
“Spero che non ti dispiaccia, ma ho preso i vestiti che avevo lasciato qui. Credo di aver preso tutta la mia roba, casomai puoi mandarmi il resto, o chiamarmi, o farne quel che ti pare” sono le prime parole che Thor gli rivolge, senza nemmeno guardarlo in viso.
“Thor…”
“Mi dispiace di essere venuto ed averti disturbato. Io… ti ringrazio, ma ora è meglio se torno a casa” continuò come se non lo avesse nemmeno sentito.
Un’altra fitta colpisce Loki allo stomaco. Thor aveva sempre definito casa quell’appartamento. Gli piaceva il modo in cui quella parola suonava sulle sue labbra e gli piaceva che in quel dolce suono fosse compreso anche lui.
“Thor, mi dispiace per questa mattina, ma io…”
“Tu cosa? Dimmelo chiaramente Loki! Non è che ti leggo la mente dannazione!” la rabbia nel suo tono era una cosa insolita per Loki. Anche quando litigavano Thor cercava sempre di controllarsi, perché lo conosceva e sapeva come reagiva. Ma lui non era Thor, non quello di prima in ogni caso.
“è strano Thor. Noi… io ho aspettato questo momento, cioè… ho aspettato che tu tornassi, che potessimo davvero stare insieme… solo che adesso tutto e diverso, e io…” Loki smise di parlare , sospirando mentre incrociava le braccia la petto.
“Lo so, stamattina ho sbagliato, non avrei dovuto andarmene e mi dispiace. Capisco di aver rovinato tutto, ma sei sempre stato tu quello bravo nelle relazioni. Era grazie a te se la nostra storia funzionava” si strinse nelle spalle, cercando di trattenere la delusione.
“Credevo che una vera storia si costruisse in due” ribattè Thor, dopo qualche momento di silenzio.
Il tono più controllato convinse Loki a risollevare lo sguardo, con una piega dolceamara sulle labbra.
“Tieni, questo l’ho costruito oggi per te” riprese la parola Loki, allungando una mano verso l’altro.
Thor prese con esitazione la sfera nera con una superfice irregolare che Loki gli stava porgendo.
“è un proiettore” spiegò, notando lo sguardo confuso di Thor.
“Un proiettore?”
“Sì, basta che spingi qui” gli disse, mostrandogli il tasto nascosto.
Una sfera azzurrina si espanse, avvolgendoli, mentre dei riquadri colorati apparivano attorno a loro.
“è interattivo, si collega automaticamente ad ogni sistema disponibile. È una raccolta delle nostre foto. A te piaceva farne, dicevi che così non rischiavi di perdere nessun momento importate. Spero che ti possano essere utili dopotutto sono sempre parte del tuo passato. Ovviamente non sei obbligato a usarle come riferimento, insomma se vuoi cancellare tutto ciò che è successo e ricominciare da capo io ti capisco e-“
“è perfetto. Davvero, grazie- lo interruppe l’altro, continuando a guardare le immagini- e davvero, mi dispiace che adesso le cose non vadano bene tra di noi, solo che…” scrollò la testa.
“Non importa. Probabilmente la nostra era solo… una storia comoda per entrambi. A te andava bene non dover tornare a casa da tuo padre e io avevo una buona scusa per non dovermi impegnare in una relazione più impegnativa”  
“Capisco- mormorò asciutto Thor, abbassando lo sguardo sul suo borsone- allora credo che sia meglio se vado”
Loki serrò gli occhi, mentre il respiro gli si bloccava in gola.
“Se, ecco… ormai è tarsi per partire, se vuoi puoi fermarti anche sta notte”
“Non credo sia una buona idea”
“Tony e gli altri vorrebbero incontrarti per salutarti, mangiamo qualcosa fuori e se vuoi domani mattina parti con calma”
Loki riuscì a sostenere a fatica il suo sguardo: era così dannatamente diverso dal quello che l’aveva fatto innamorare.
“Sono… nostri amici?”
“Sì. Tony e Bruce lavorano con me. Poi c’è anche Steve, lui-“
“Il capitano Rogers?”
“Sì, ce l’hai presentato tu. È stato lui ad avvertirmi quando…”  Loki non trovò la voce per continuare.
“Potrei partire dopo averli incontrati. Non mi dispiace viaggiare di notte”
Loki sentì qualcosa spezzarsi.
 
 
Thor non sapeva nemmeno perché aveva accettato la proposta di Loki.
Forse per la curiosità di vedere gli altri.
Forse qualcosa nel viso di Loki, con gli occhi vuoti e il sorriso a pezzi.
Quella mattina aveva sperato di riuscire a vedere di nuovo il suo sorriso, di sentire la sua risata.
Invece adesso lo vedeva nascondere continuamente  l’espressione tesa e amareggiata dietro il bicchiere di birra. Dalle condizioni della cucina, aveva bevuto molto in quell’ultimo periodo.
“Allora Thor, come vanno le cose?”
Scosse la testa, cercando di riportare l’attenzione sugli altri “Sto… migliorando. Ma ci vuole tempo hanno detto. E nel frattempo ho dei divertentissimi giochi mnemonici per tenermi in allenamento” rispose, con una leggera risata alla fine.
“Oh certo, un piacevole passatempo” bofonchiò al suo fianco Loki, prima di prendere un’altra lunga sorsata.  Thor notò l’occhiata che Tony lanciò all’altro, ma Loki continuò a far finta di niente.
“Bhe, se ti serve qualcosa basta chiedere, non c’è nessun problema” disse alla fine Tony, appoggiandosi contro il muro.
Thor annuì, abbassando lo sguardo sulla sua birra “Vi ringrazio. Il fatto è che… è come avere costantemente una parola sulla punta della lingua. Ma per quanto ti sforzi non riesci a ricordare cosa volevi dire” cercò di spiegarsi, passandosi una mano tra i capelli. Erano cresciuti, ma poteva ancora sentire le cicatrici se passava le dita nel punto giusto.
“Sei stato fortunato non c’è che dire, insomma non tutti riescono a rimettersi così bene dopo aver subito danni neurologici del genere” aggiunse Bruce.
“Mi ci è voluto un po’ per riprendere il controllo, all’inizio avevo problemi d’equilibrio e di coordinazione. Non so quante volte ho tentato di bere attraverso il naso”  rivelò facendo ridere gli altri tre.
Solo Loki non partecipò, irrigidendo le spalle e finendo la sua birra.
“Io vado a prendere da bere, voi volete altro?” domandò cupo il moro, facendo per alzarsi dal suo posto, ma Steve lo precedette.
“Vado io. Thor, mi dai una mano?” si offrì, facendogli un cenno con la testa.
“Certo capitano” rispose, alzandosi anche lui e seguendolo al bancone.
“Solo Steve, Thor, te l’ho già detto” sorrise l’altro biondo, prima di ordinare un altro giro di birre.
“Sono rimasto sorpreso quando Loki mi ha detto che ci saresti stato anche tu”
Steve scrollò le spalle “Dopo quello che è successo con l’attacco… tu senza memoria, Bucky in coma, Robb, Charlie e Sam morti… già la squadra era praticamente dimezzata, in molti hanno sentito la necessità di cambiamento”
Thor annuì. Aveva letto il rapporto di quel giorno, dell’ordigno esplosivo che li aveva sorpresi. Per un secondo un lampo di dolore gli attraversò il cervello, per poi propagarsi lungo la schiena, dove altre cicatrici ricordavano cos’era successo.
“Allora, quanto ti fermi?” domandò poi Steve, cercando di sorridere.
“Pensavo di partire questa notte, dopo che abbiamo finito qua” rispose, vedendo Steve raggelarsi mentre stava per prendere le birre.
“Come sarebbe a dire?!” esclamò riportando lo sguardo su di lui.
Thor si strinse le spalle “Sì, io… ho già parlato con Loki, lui mi ha detto tutto e io… credo di non aver altro da fare a New York”
“Quindi dopo tutto quello che Loki ha sopportato per poter stare con te, tu... lo lasci di nuovo” la voce dell’altro era rigida di rabbia.
Anche Thor s’irrigidì, cercando di combattere il senso di accusa che sentiva “Non ho altro da fare.  Oggi speravo di poter passare del tempo insieme e credevo che lui mi avrebbe aiutato, invece ha passato la giornata via. È …è freddo e distaccato, non credo che mi voglia intorno. Penso che sia meglio per tutti e due se facciamo finta di nulla e andiamo avanti per le nostre strade”
“Ma è Loki! Lui ha un carattere… particolare, l’hai sempre detto anche tu, ma questo non ti ha mai impedito di stare con lui. Sapevi come comportarti con lui, sei l’unico a cui ha permesso di  vedere davvero chi è”
Thor scosse la testa, incrociando le braccia sul petto “E allora perché non c’era lui al mio fianco quando mi sono risvegliato senza avere idea di chi fossi?”
“Non chiedere”
“Ecco vedi, non…- Thor si blocco di scatto, mentre un brivido lo attraversava- dire* ” mormorò alla fine con occhi sgranati.
Steve annuì “Quando ti sei arruolato era ancora in vigore, e per evitare di venire congedato hai messo il nome di tuo padre invece che quello di Loki, da contattare se ti fosse successo qualcosa. Per questo l’ho dovuto avvertire io. Certo, adesso le cose sono cambiate, ma tu non hai mai messo il suo nome e lui… non voleva rischiare la tua carriera” il biondo fece un profondo respiro, prima di prendere il vassoio con le bottiglie.
“Ma fai come vuoi. Chiediti solo una cosa: questa situazione fa più male a te che non ti ricordi niente, o a lui, che ha conservato ogni istante passato insieme come un tesoro e adesso deve sopportare di essere trattato come un estraneo?”
 
“Non serviva che mi accompagnassi, hai un lungo viaggio da fare e-“
“Non importa, guidare di notte mi aiuta a concentrarmi. E poi ho lasciato il borsone nel tuo appartamento”
“Sì giusto” lo sentì bofonchiare più a sé stesso che in risposta a lui.
Thor guardò l’espressione tesa, gli occhi lucidi e le mani tremanti. Aveva bevuto davvero troppo.
Lo seguì incerto dentro l’appartamento, fermandosi vicino al suo bagaglio.
“Ti ringrazio Loki, davvero, di tutto. E mi dispiace dover andare ma-“
“Non importa” lo interruppe, passandosi i pugni sugli occhi. Era un gesto quasi infantile, ma che gli si adattava.
Lo guardò ancora, mentre si stringeva nelle braccia. Non voleva lasciarlo così. In verità non era più certo di volersene andarsene.
“Loki, io-“
“Aspetta un attimo” lo interruppe l’altro, sparendo nella sua stanza.
Quando tornò aveva un mazzo di lettere tra le mani.
“Tieni, queste servono più a te”
Thor le afferrò quasi per riflesso “Sono…”
“Le lettere che mi hai mandato sì”
“Loki, non posso accettarle, io no… non posso” protestò, cercando di restituirgliele.
Loki scosse la testa “Magari ti aiuteranno. Io… in questi mesi mi sono vietato anche solo di pensarle, o le avrei bruciate. E prima ridotte a brandelli microscopici. E poi me ne sarei pentito” si voltò di scatto, iniziando a cercare tra gli scaffali della cucina, per poi uscirne vittorioso con una bottiglia di scotch.
“Sapevo di avere ancora qualcosa di commestibile” ghignò soddisfatto.
Thor le guardò per un altro lungo istante “Posso farti ancora una domanda?”
“Certo”
“Cos’hai fatto quando hai saputo cosa mi era successo?”
Le mani di Loki ebbero uno spasimo più forte, che gli fece quasi perdere la presa sulla bottiglia. Quando lo guardò in viso sembrava essere impallidito, le occhiaie e i suoi occhi verdi che risaltavano ancora di più.
“Come?” domandò con un filo di voce.
“Sì, insomma, come hai reagito, cos’hai fatto”
“P-perché me lo chiedi?” chiese ancora, cercando nuovamente di versarsi da bere.
“Loki…-Thor lo fermò delicatamente, sottraendo la bottiglia dalla sua stretta incerta- non importa, scusami” le mani erano gelide tra le sue.
Loki gli rispose tenendo lo sguardo basso sulle loro mani che si sfioravano “All’inizio ho fatto finta di nulla. Ho continuato a lavorare, sono restato in laboratorio con Tony per settimane intere. Volevo solo continuare a lavorare e- la voce gli s’incrinò per un istante, mentre stringeva con forza gli occhi per impedire alle lacrime di scappare- credevo che mi sarebbe bastato. Ma poi Pepper, la… segretaria/baby-sitter/amministratore delegato delle Stark Industries ci ha letteralmente trascinato fuori dal laboratorio, spedendo me qua e Tony in Australia per lavoro”
Loki sospirò, scostandosi dalla sua presa leggera “Quando sono tornato qua ho trovato una tua lettera, devi avermela spedita poco prima dell’attacco. E quello è stato… mi ha fatto crollare”
Thor aspetto qualche altro istante, ma quando Loki non aggiunse altro concentrò la sua attenzione sull’ultima lettera della pila.
Era quella in condizioni peggiori, la carta era stata stropicciata più volte e poi appiattita nuovamente ed alcune parole erano sbavate.
Erano lacrime, si rese conto Thor, guardando l’inchiostro. Loki aveva pianto mentre la leggeva.
Distolse lo sguardo con la bocca secca, non volendo davvero credere a ciò che c’era scritto “Qui… qui dice che mi sarei fermato per altri due anni, anche se ti avevo promesso di tornare. Solo perché le cose non stavano andando bene laggiù” riuscì a leggere nonostante tutto. Forse questo spiegava perché si era fatto fare quel tatuaggio.
L’altro annuì, con un sorriso triste “In un caso o nell’altro non saremmo stati insieme Thor. Forse è un segno del destino. Ognuno per la sua strada e ricominciamo una nuova vita facendo finta di nulla, è la cosa migliore per entrambi”
Poi, com’era successo il giorno prima, iniziò freneticamente a cercare di riordinare la stanza, ma questa volta Thor non voleva credergli.
“Non è vero” gli disse, prendendolo per un braccio. Loki sobbalzò, ritirandosi di scatto. A Thor sembrava quasi terrorizzato, come se il suo tocco l’avesse bruciato, ma continuò.
“La nostra… quello che c’era tra di noi, non era qualcosa di pura comodità. Se avessi voluto una storia del genere sarei restato con Jane, starei tutt’ora con Jane! Tu non staresti così male se lo fosse, le nostre lettere non sarebbero così belle se lo fosse e io, io non voglio essere una persona del genere! Non mi sento uno del genere, non lo sono!!” forse aveva alzato troppo la voce, ma era stanco delle bugie.
“Thor, calmati-” cercò di dire Loki, ma lui non lo ascoltò.
“Sto cercando la verità, sto cercando di capire chi sono, ma è difficile se tutti quelli che mi conoscono meglio mi mentono!”
“Thor…” il ragazzo aveva serrato gli occhi, e si era avvolto le spalle con le mani, come se volesse tenere uniti i pezzi di sé stesso.
“Sono stanco delle bugie, fanno sempre soffrire qualcuno, fanno sempre soffrire te! E non capisco perché non riesci ad essere sincero con me, perché non mi dici che quello che c’era tra di noi era davvero come sembrava: bellissimo, praticamente impossibile, ma vero. Quindi mi dispiace, so che ti farà soffrire, ma ho bisogno di te. Ti prego”
Lo sguardo di Loki sembrava affaticato, come se non riuscisse davvero a mettere a fuoco la situazione. Doveva essere per le lacrime che stava trattenendo.
“Cosa stai dicendo?” sussurrò, con la voce roca come se avesse urlato.
“Che voglio restare”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Non chiedere, non dire (Don’t ask, don’t tell) è stata la politica dell’esercito americano nei confronti di gay/lesbiche/bisessuali fino al 2011/2012, che ufficialmente vietava di interessarsi sull’orientamento dei soldati, ma questo non ha impedito che venissero eseguite delle vere e proprie caccie alle streghe che portavano al licenziamento per chi venisse ritenuto “colpevole”
Note
Lo so è tutto così allegro, ma un po’ di angst ci vuole sempre e la pioggia continua di questi giorni aiuta a creare l’atmosfera u.u
Questa volta il titolo è preso da Battlefield, di Lea Michele http://www.youtube.com/watch?v=uSzB_z9Pngg
Vi ringrazio di cuore e se avete consigli sentitevi più che libere di esprimerli
 
Ciao ciao
roby_lia
  
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