Don’t cry
Ore 3:00<< Forse oggi non si sveglierà >> sussurrò David all’orecchio della moglie che si trovava in uno stato di semicoscienza.
<< Mmm.. Speriamo. >> Mugugnò la donna assonnata.
Il piccolo Neal si rigirò nella culletta, si stiracchio, un piccolo vagito iniziale che si trasformò ben presto in un pianto disperato. Erano notti che non riuscivano a dormire, il bimbo sembrava animato da chissà quale forza sovrannaturale che gli conferiva le energie necessarie per star sveglio sia di giorno che di notte, ed i genitori erano stanchi ed irritati dalla mancanza di sonno.
<< Devo andare al lavoro tra poche ore. >> Disse l’uomo, pensando che questo smuovesse la donna, ma questa non sembrava intenzionata ad alzarsi.
Lo stress degli ultimi giorni si era accumulato in lei, portandola a diventare un grande vulcano pronto all’eruzione.
<< L’ho cullato ieri, oggi tocca a te. >> Rispose semplicemente, mettendo la testa sotto il cuscino per cercare di riprendere sonno.
David, dal canto suo, cercava di contenere quel vulcano, così si alzò senza replicare e prese il bambino in braccio cominciando a cullarlo.
<< Principino, perché piangi? >> Chiese, come se il bambino avesse potuto rispondergli. Cominciò ad intonare una ninna nanna che non sortì l’effetto sperato, anzi acuì la disperazione del piccolo.
<< Vieni, mettilo a letto con noi. >> Sussurrò Mary Margaret ormai sveglia, era stanca e provata dal lungo pianto del figlio, ma riusciva comunque a mantenere un’espressione amorevole.
<< Ma si abituerà male >> rispose il marito.
<< Non importa, se questo ci permetterà di riposare qualche ora. >> Concluse, battendo ripetutamente la mano sul letto e spostandosi vicino al margine per fargli spazio.
David adagiò delicatamente il piccolo al centro del letto e vi posò un tenero bacio sul capo, la stessa cosa fece la moglie e poi guardandolo, gioirono insieme della fatica dell’essere genitori, d’altronde non avevano potuto farlo con Emma, ma adesso avevano un’altra occasione.
<< Non piangere, amore. >> Sussurrò la donna al piccolo, provando a sua volta ad intonare una canzoncina. Il bimbo quasi istantaneamente si calmò, cullato dal suono della voce materna.
<< Hai visto che la tua voce lo calma, per questo dovresti sempre cullarlo tu quando piange. >> Proruppe David, conquistandosi un’occhiata di disapprovazione, seguita da una risata.
La donna continuò a cantare fino a quando il piccolo riprese sonno, poi si rannicchiò da un parte e lo stesso fece David dall’altra, per lasciare maggior spazio al piccolo Neal che riposò tranquillamente tutta la notte.