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Autore: Pamaras    10/08/2014    3 recensioni
Dalla battaglia finale, un viaggio insieme alla Morte, ripercorrendo i cinque stadi che la precedono: Rifiuto, Rabbia, Valutazione, Depressione e infine Accettazione.
Una storia breve divisa in atti, leggera nel suo piccolo.
Harry Potter era morto, per me, dovevo solo attendere.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Angolino: la storia non parla di morte, bensì DELLA MORTE. che sono due cose differenti! E... se il tema è delicato, è stato affrontato con un tono leggero... non per minimizzare, solo per necessità di raccontare un viaggio sotto un altro punto di vista!

Mi ero ripromessa di non scrivere mai storie con Morte di un personaggio principale. Merlino, lo avevo promesso a me stessa... poi, beh, poi è uscita questa cosa.

EDIT 07/10/2014:    MI SEMBRA IL CASO DI FAR SAPERE CHE L'AVVERTIMENTO: "morte di un personaggio principale" E' STATO TOLTO PERCHE' LA STORIA E' DANNATAMENTE A LIETO FINE. EH Sì, NON CI RIESCO PROPRIO AD ESSERE CATTIVA! ^.-  

Accompagna dal ritmo delicato di una sonata al piano, che secondo me da' il giusto tono alla lettura.

Ludovico Einaudi e Ballaké Sissoko - Dessert Dans Le Desert

Non mi resta che augurarvi buona lettura.

un abbraccio. Pam.



SGRETOLARSI

 

 

" Dicono che ci sono cinque stadi prima della morte:

Rifiuto, rabbia, valutazione, depressione e infine accettazione.

È il momento in cui dici a te stesso 'non c'è un cazzo da fare tocca morire e basta' "

Oz - VFC Augustus, 1.04

 

 

I PARTE, ATTO PRIMO, SCENA I

L'attesa del piacere è essa stessa il piacere.

Gotthold Ephraim Lessing (tratto da 'Minna von Barnhelm')

 

Avevo raggiunto quel luogo nel pieno della mattina. Rimasi molto stupita quando riconobbi in quelle macerie Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria più potente del mondo.

Non l'avevo mai vista così distrutta.

 

Eppure, negli ultimi tempi, ero stata spesso lì, per un motivo o per un altro; come quando andai a prendere il Preside, Albus Silente. Era un uomo onesto e mi attendeva, c'eravamo dati appuntamento mesi prima, quando fu toccato da quella maledizione. Se ne stava lì, su quell'alta torre di Astronomia ed insieme in quell'attimo guardammo il suo corpo vuoto cadere.

Vidi la tristezza invadergli per un attimo gli occhi, ma deciso più che mai mi seguì, era un uomo onesto Albus... Ma in fondo questa è tutta un'altra storia, diversa da quella che vi volevo raccontare... perché adesso ero arrivata a Hogwarts e se c'erano macerie, c'erano corpi in attesa di essere svuotati, era il mio territorio ora.

Mi preparai a lavorare.

Girai un po', aggirandomi silenziosa e cauta tra la gente, stavo eseguendo alla perfezione il mio incarico, colsi un ragazzo con i capelli rossi, mi attendeva già da un po', ma il ritardo, in quel caso, non era colpa mia... poi improvvisamente mi accorsi:

Harry Potter stava per morire.

 

Era durante l'ultima battaglia; Harry e Voldemort si stavano fronteggiando, tutti i presenti si erano fermati a guardarli, era tutto sospeso. Loro gli attori principali.

I due maghi più potenti si stavano affrontando, e io ero la.

Uno, solo un ragazzo lo conoscevo per fama, poco più che maggiorenne, una grande forza nel cuore, tanto coraggio ma anche tanta Paura. Io la vedevo.

Le sue mani tremavano attorno alla bacchetta, la sua voce era bassa e cercava di stringergli la gola. I suoi peli erano eretti lungo le braccia mentre il respiro era superficiale.

L'altro, Voldemort, era semplicemente un assassino. Lo sapevano tutti. Anche io.
Era fiero di ciò che stava per fare glielo avevo letto negli occhi. Era sicuro di volere la morte di quel ragazzo.

E io ero lì. Mi misi in attesa.

 

Fremetti nel constatare che Harry Potter stava morendo e mi avvicinai un po' di più, giusto il tempo di vederlo mentre si accorgeva inconsciamente che stava per essere invaso dalla morte. Si spaventò mentre la luce verde scaturiva dalla bacchetta di Voldemort, mentre le labbra di quell'Oscuro Signore, pronunciavano le più brutte parole che potessero esistere. Per loro.

 

 

 

 

I PARTE, ATTO PRIMO, SCENA II

C'è un odore che va a braccetto con la Morte

 

Il fango era scivoloso sotto i suoi piedi, le scarpe sporche affondavano nel terreno molle e scuro, bagnato da pioggia, sudore e sangue, Harry scivolò leggermente indietro mentre sguainava la bacchetta per difendersi, mentre i suoi occhi si assottigliavano in risposta al pericolo.

Il suo cuore batteva veloce sotto l'effetto dell'adrenalina, io lo sentivo.
Ho sempre avuto una passione per il pericolo e mi eccitai guardando le sue labbra che tremavano e la gola che a spasmi si preparava a parlare.

Desideravo sentirlo parlare, godere nel sentire la vibrazione delle corde vocali di una persona che sta per morire.

C'era un odore nell'aria, Harry se ne accorse nello stesso momento in cui iniziò a morire e io ero la e annusavo quell'odore con gusto, me ne riempivo il torace consapevole che era un olezzo forte e strano per le sue narici di mortale, gli avrebbe pizzicato il naso e la mente.
Un odore di bruciato, carico degli ormoni della paura, carico dello sgradevole fetore dei morti. Carico di dolore.

 

Lo toccai, Harry Potter era appena morto con quella puzza che gli invadeva le narici e con un cielo nero da fargli da teatro. C'era silenzio tutt'attorno, era tutto sospeso. Ancora.
Lo guardai sorridendogli ma lui non mi rispose, anzi, si girò dall'altra parte guardando le persone dietro di lui. Anche io mi voltai, senza prendermela, le persone in fondo, non ricambiano mai il mio saluto. Osservai tuttavia un po' stralunata il punto dove avrebbe dovuto giacere il corpo dell'Oscuro Signore... non c'era né corpo, né anima.
Non capita spesso che non ci sia niente da raccogliere, "peccato" mi dissi. Sono davvero poche le persone davvero vuote.

 

Stetti quindi ad osservare quel ragazzo moro, con i capelli sporchi di fuliggine e un sorriso strano sul viso. Anche io sorrisi, vittoriosa.

 

Quello è il mio ghigno famelico e glielo disegnai sulle labbra, perché Harry Potter non era morto nel vero senso del termine, il suo corpo era ancora in piedi, stanco, malconcio, dolorante ma ancora in piedi e i morti non stanno mai in piedi quando li incontro, cadono sempre. O sono già stesi.

No. Harry Potter era ancora vivo, il suo cuore batteva ancora, io lo percepivo, forse più flebilmente ma c'era quel battito ora ritmico e stanco, però c'era e io sapevo che per un po' avrebbe continuato a battere.

Ma io non ho fretta.

Attendo. Sono capace di attendere e mi appassionai a quegli occhi verdi, ora grandi per l'emozione mentre la Paura fluiva via dal suo corpo veloce come una scheggia, facendogli piegare le spalle sotto il peso di ciò che era appena finito.

La salutai, la Paura. Mia amica da sempre.

Ella mi rispose con la sua mano scura e un sorriso strambo sul volto.

È strana la paura, non l'ho mai capita davvero.

Comunque mi innamorai di questo ragazzo così forte, tenace.

Ma io sono più tenace di lui, come ho già detto, non ho tempi da rispettare, so essere molto paziente. Possiamo sederci e aspettare il tramonto, io non ho problemi. Davvero.

Tanto lo sapevo che Harry Potter stava morendo. Era lui che ancora non lo sapeva.

 

 

Poi il ragazzo guardò quella folla, la scorse cercandoci i suoi amici, li vide sorridere stanchi e lacerati, dovevano farsi forza perché stavano per andare a contare tutti quei corpi, vuoti. Li avevo già raccolti.

Non lascio il lavoro indietro, io.

Quando è ora, è ora.

E io sono sempre lì, non tardo mai. E a volte, appunto, sono lì anche quando c'è da attendere ancora il tramonto. Ma non mi fermo mai oltre il sorgere del sole del giorno dopo. Sono sempre in anticipo. Mai in ritardo.

E così Harry lo attesi. E ve lo voglio raccontare.

Perché io gli ero già entrata nel cuore, ma lui ancora non lo sapeva.

Harry Potter era morto, per me, dovevo solo attendere.

 

Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore.

La morte è dolce se le facciamo buon viso,

se la accettiamo come una della grandi,

eterne forme dell'amore e della trasformazione.
Hermann Hesse



(segue...)

  
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